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Ambasciatore a Kiev Zazo: guerra uno shock, primi giorni i più rischiosi

Ambasciatore a Kiev Zazo: guerra uno shock, primi giorni i più rischiosiRoma, 24 feb. (askanews) – Uno “shock” e anche “un’esperienza molto intensa sul piano professionale e non facile sul piano psicologico”. Così, in un’intervista a RaiNews24, l’ambasciatore italiano a Kiev – Pierfrancesco Zazo – definisce la guerra in Ucraina, di cui oggi ricorre il primo anniversario.
“L’invasione è stato uno shock, sicuramente i primi giorni sono stati i più difficili e rischiosi”, ha raccontato Zazo all’emittente televisiva, “la situazione era molto confusa, c’erano sparatorie e soprattutto un grande problema rappresentato dal fatto che la grande maggioranza degli italiani – nonostante i nostri avvertimenti – non aveva lasciato il Paese, parliamo di 2mila persone”.
Il 24 febbraio, ha ricordato l’ambasciatore italiano, “è successo che centinaia di connazionali, tra i quali anche molti neonati e bambini, si sono riversati in ambasciata. Io ricevetti l’istruzione della Farnesina di riparare, di andare nella residenza, perché situata in un quartiere più tranquillo e più lontano dai siti strategici della città. Per cui per una settimana abbiamo dovuto ospitare fino a 150 persone, abbiamo organizzato varie evacuazioni e tutto è andato bene”.
Sicuramente, ha proseguito Zazo nel suo racconto, “posso dire che nelle prime settimane la priorità assoluta è stata quella di garantire l’evacuazione in sicurezza dei nostri connazionali. E’ stato un anno sicuramente molto impegnativo sul piano del lavoro, poiché l’ambasciata ovviamente è costretta a seguire tantissimi dossier internazionali, come sapete la crisi ucraina è al centro dell’attenzione della comunità internazionale: abbiamo tantissime delegazioni, abbiamo tantissime riunioni, abbiamo i problemi della sicurezza, i temi politici, temi economici, le questioni umanitarie, la stampa… tutto questo ci impegna molto”.
“Il tutto in un contesto molto difficile, poiché ovviamente parliamo di un Paese in guerra”, ha concluso l’ambasciatore italiano a Kiev, “È difficile non partecipare emotivamente al dramma di questa guerra, non partecipare alla sofferenza, non essere coinvolto in quanto è successo. A questo si aggiungano pure poi i problemi derivanti dai numerosi allarmi aerei e dagli attacchi missilistici che si sono succeduti in questi mesi. Un’esperienza molto intensa sul piano professionale e non facile sul piano psicologico”.

Azerbaigian, “Requiem per Khojaly” tra ricordo e ricostruzione

Azerbaigian, “Requiem per Khojaly” tra ricordo e ricostruzioneRoma, 24 feb. (askanews) – Nel 31esimo anniversario del massacro di Khojaly, l’ambasciata dell’Azerbaigian e la Fondazione Heydar Aliyev hanno organizzato il concerto “Requiem per Khojaly” e una mostra fotografica toccante. Oltre al ricordo e alla richiesta di giustizia per le 613 vittime civili della notte tra il 25 e il 26 febbraio del 1992, uccise dalle truppe armene o morte per il freddo durante la fuga, si è parlato anche di ricostruzione di questi territori feriti, una ricostruzione dove c’è spazio per le aziende italiane, come ha spiegato ad askanews l’ambasciatore Rashad Aslanov.
“E’ una pagina molto dolorosa della storia dell’Azerbaigian e del conflitto terminato due anni fa. Ogni anno facciamo questa commemorazione per le vittime perché vogliamo avere giustizia per le vittime di Khojaly che non ancora l’hanno ricevuta”, ha dichiarato.
“Dopo la guerra patriottica ci sono tante imprese italiane che stanno partecipando nella ricostruzione di questi territori liberati che sono totalmente distrutti, in una situazione grave, con gli sfollati che non possono tornare nelle loro case, che non esistono più – ha spiegato l’ambasciatore – Per questo è una sfida per noi ricostruire gli edifici pubblici, residenziali, i musei e i teatri. Ci sono tante imprese italiane che stanno lavorando e vogliamo invitare anche altre aziende del settore delle costruzioni e del restauro a venire e lavorare in questi territori”.
Successivamente, la parola è stata presa dalla rappresentante della Fondazione Heydar Aliyev Fidan Yusibova, che dopo aver ripercorso gli eventi del 1992 ha anche ricordato che, con la Guerra Patriottica del 2020, l’Azerbaigian ha liberato i territori occupati e ripristinato la sua integrità territoriale.
Pochi sono stati i superstiti di Khojaly. Tra questi, Suriyye Muslim qizi, una maestra della cittadina di Khojaly che ha scritto un libro sui suoi piccoli alunni morti in quella notte. Ilduza, ragazza di 12 anni, studentessa azerbaigiana di una scuola media di Roma, ha letto una di queste storie dolorose davanti al pubblico.
Spazio poi alla musica degli artisti Islam Manafov, autore molto stimato in Azerbaigian, che ha alternato al pianoforte brani del repertorio nazionale e internazionale, e della più giovane direttrice d’orchestra dell’Azerbaigian sulla scena mondiale, Turan Manafzade.
Al termine del concerto il numeroso pubblico ha visitato una mostra fotografica di grande impatto, con istantanee del massacro del febbraio 1992, testimonianze silenziose di terrore e sofferenza.

A un anno da invasione russa Zelensky parla di vittoria. E scende in campo la Cina

A un anno da invasione russa Zelensky parla di vittoria. E scende in campo la CinaRoma, 24 feb. (askanews) – Dopo “un anno di dolore, tristezza, fede e unità”, Volodymyr Zelensky prevede “che questo sarà l’anno della nostra vittoria”. Forte della capacità di reazione e resilienza mostrata dai suoi connazionali, incoraggiato dal compatto sostegno occidentale e dagli aiuti militari andati oltre le aspettative dei più, il presidente ucraino ha vinto la sfida lanciata esattamente un anno fa, quando i carri armati russi entravano nel suo Paese e gli americani gli offrivano l’espatrio per motivi di sicurezza. “Non mi serve un taxi, mi servono armi”, rispondeva allora Zelensky, che oggi può dire: “Il 24 febbraio, milioni di noi hanno fatto una scelta: non una bandiera bianca, ma una bandiera blu e gialla. Non fuggire, ma affrontare. Affrontare il nemico. Resistenza e lotta. È stato un anno di dolore, tristezza, fede e unità. E’ un anno della nostra invincibilità”.
Il primo anniversario dell’invasione russa spinge il leader ucraino a esortare a credere nella vittoria, mentre sul terreno la situazione minaccia una guerra di logoramento dai tempi lunghi. E’ il giorno dell’emozione, dei ricordi, delle speranze. Ma anche giorno di passi tanto simbolici quanto concreti. Esattamente a un anno dall’inizio della guerra, infatti, a Kiev è in visita Mateusz Morawiecki, premier polacco, in prima linea nel sostegno alle autorità ucraine e alla linea più dura nei confronti della Russia, che a Varsavia auspicano di vedere sconfitta una volta per tutte. Il capo del governo polacco ha ufficializzato la consegna di due carri armati Leopard, “il primo lotto”. Zelensky lo ha ringraziato per “la difesa disinteressata dell’Ucraina”, indiretta replica alle tesi insinuate da Mosca, secondo cui la Polonia ha mire territoriali sulla parte occidentale dell’Ucraina.
In quella orientale, dove un anno dopo la Russia occupa il 18% del territorio ucraino e cerca di avanzare dopo una serie di incredibili rovesci militari, i combattimenti più duri sono sempre attorno a Bakhmut. Non c’è stata in questi giorni la grande offensiva russa annunciata e temuta da parte occidentale. I russi, anzi, temono la controffensiva ucraina, che potrebbe prendere forma in primavera, forse all’inizio dell’estate. Potrebbe essere questo l’orizzonte temporale per verificare se una parte o l’altra è in grado di rompere la situazione di stallo.
Oggi Evgenij Prigozhin, il regista della Wagner, la compagnia di mercenari russi in prima fila al fronte, ha annunciato di avere preso il villaggio di Berkhovka, 6,5 km a nord-ovest di Bakhmut. Niente di grandioso, come avrebbe voluto il Cremlino per rimarcare l’anniversario. Lo stesso Prigozhin ha ammesso che attorno a Bakhmut i combattimenti sono feroci, sanguinosi e con ampie perdite da parte russa. Zelensky ha lasciato intendere nei giorni scorsi che gli ucraini potrebbero anche ritirarsi se la caduta di Bakhmut diventasse inevitabile. Non è questo che deciderà l’esito della guerra, ha lasciato intendere.
La visita di Joe Biden, lunedì scorso, è stata il vero regalo dopo un anno di bombardamenti russi. La presenza del presidente statunitense ha rincuorato gli ucraini e alzato il morale delle truppe che comincia a vacillare, riferiscono anche gli inviati dal fronte. Vedere il capo della Casa Bianca nel centro di Kiev ha fugato anche le indiscrezioni di stampa americane, secondo cui l’Amministrazione ha avvertito le autorità ucraine che l’invio di armi e tecnologia militare non può essere infinito e che i prossimi mesi saranno decisivi, in un modo o nell’altro.
Oggi affiorano invece i retroscena su possibili aiuti militari dalla Cina alla Russia: li rilancia Der Spiegel scrivendo che Mosca sarebbe in trattative con la società cinese Xian Bingo Intelligent Aviation Technology per la produzione di droni kamikaze destinati al suo esercito. Secondo la rivista tedesca il produttore cinese ha affermato di essere pronto a realizzare 100 prototipi del suo drone ZT-180, che secondo la rivista potrebbe trasportare una testata da 35-50 kg.
Pechino ha respinto finora, irritata, le accuse di un suo asse militare in formazione con l’alleato russo. Stamattina il ministero degli Esteri cinese ha pubblicato un ‘position paper’ in 12 punti per la soluzione politica della crisi ucraina che fa insospettire gli Stati Uniti e trova scettici gli europei. Il documento sancisce il necessario rispetto del diritto e della sovranità territoriale, ma afferma anche che “la sicurezza di un paese non deve essere perseguita a spese di altri. La sicurezza di una regione non deve essere ottenuta rafforzando o espandendo blocchi militari”, concetti molto graditi al Cremlino, dove oggi il presidente Putin non si è affrettato a commentare. Un anno dopo l’avvio della Operazione militare speciale il leader russo sembra aver scelto un profilo basso, e le ore di silenzio moscovita contrastano con i proclami da Kiev. Nei giorni scorsi d’altronde Putin ha alzato l’asticella dello scontro annunciando la sospensione del trattato New Start per la limitazione delle testate nucleari.
Sull’iniziativa cinese, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha dichiarato che “il position paper” sulla guerra in Ucraina è viziato dalla posizione assunta da Pechino riguardo all’invasione russa del paese: “Esamineremo i principi, ovviamente, ma li esamineremo tenendo conto del fatto che la Cina si è schierata” ha spiegato, sottolineando che “non è un piano di pace”. Comunque sia, la discesa in campo cinese promette sviluppi.

Kishida: al G7 presenterò idea di nuove sanzioni

Kishida: al G7 presenterò idea di nuove sanzioniRoma, 24 feb. (askanews) – Il Giappone proporrà al G7 nuove sanzioni contro la Russia. L’ha detto oggi il primo ministro Fumio Kishida, che ha convocato per oggi un G7 straordinario online dei leader, allargato al presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in una conferenza stampa.
Kishida affermato, nell’anniversario dell’invasione russa, che la “comunità internazionale deve unirsi, mostrare solidarietà e imporre forti sanzioni contro la Russia”. Ha aggiunto inoltre che “è necessario ripristinare un ordine mondiale pacifico basato sullo stato di diritto contro l’uso della forza per modificare lo status quo”.
Il primo ministro giapponese ha anche riferito che “è in corso di valutazione” l’ipotesi di andare in visita in Ucraina come segno di solidarietà.
Nel G7 convocato per oggi, ha affermato Kishida, i leader intendono “scambiarsi opinioni sull’evoluzione della situazione, ribadire la solidarietà del G7 all’Ucraina e discutere con intensità al sostegno per la ricostruzione”.
Il premier nipponico inoltre vuole “presentare la sua idea rispetto alla possibilità di nuove sanzioni come G7 nei confronti della Russia”. E, dal summit, secondo Kishida dovrebbe uscire anche un appello a paesi terzi a non aiutare Mosca militarmente.
Kishida inoltre, rispetto alla decisione della Russia di sospendere la propria partecipazione al Trattato New Start sulla diminuzione delle armi strategiche, ha detto: “La storia di 77 anni di non uso delle armi nucleari non deve essere offuscata”. Il capo del governo giapponese ha come suo collegio elettorale proprio la città di Hiroshima, che è stata distrutta nel 1945 dal primo bombardamento nucleare Usa, e non a caso ha convocato il summit in presenza dei Sette proprio nella città martire.
Il Giappone ha imposto sanzioni contro Mosca, ma non si è ritirato da progetti gasieri e petroliferi congiunti che sono cruciali per il suo approvvigionamento. Inoltre non ha fornito a Kiev armi letali, diversamente dagli Usa e dai paesi occidentali. Kishida ha ribadito che Tokyo ha devi vincoli costituzionali che impediscono di dare a Kiev armi letali.

Ambasciatore Ue in Cina: Pechino non fornisca armi a Mosca

Ambasciatore Ue in Cina: Pechino non fornisca armi a MoscaRoma, 24 feb. (askanews) – L’ambasciatore dell’Unione europea in Cina Jorge Toledo ha lanciato oggi un avvertimento prospettando conseguenze economiche se Pechino cominciasse a fornire armi alla Russia. Toledo ha parlato nell’anniversario dell’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca.
Il segretario di Stato Usa Antony Blinken, nel suo intervento alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco sabato scorso, ha affermato che gli Usa hanno notizie d’intelligence secondo le quali Pechino starebbe valutando la possibilità di fornire a Mosca armi letali.
“Sarebbe il superamento di una linea rossa per noi e le conseguenze sarebbero assai rilevanti anche per le nostre relazioni economiche. Ma non è questo il caso al momento, così noi siamo in continuo contatto con la Cina”, ha detto Toledo rispondendo a una domanda dopo il suo intervento.
Toledo ha sottolineato come la Cina abbia una “speciale responsabilità” in quanto membro del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite. E, in un’indiretta risposta al “position paper” diffuso oggi da Pechino per sostenere l’ipotesi di una trattativa di pace, ha affermato che “non possono esserci cosiddette preoccupazioni di sicurezza legittime per giustificare questa guerra d’aggressione o una tale violazione dell’integrità territoriale e dell’indipendenza politica dell’Ucraina”.
In uno dei dodici punti del “position paper” cinese diffuso oggi si dice esplicitamente: “I legittimi interessi di sicurezza e le preoccupazioni di tutti i Paesi devono essere presi seriamente e gestiti appropriatamente”.

Giappone, misteriosa palla in spiaggia era solo una boa

Giappone, misteriosa palla in spiaggia era solo una boaRoma, 24 feb. (askanews) – Una boa, soltanto una boa. La grande sfera di metallo apparsa su una spiaggia giapponese aveva suscitato la curiosità dell’opinione pubblica nel Sol levante e in tutto il mondo, grazie anche alla potenza di diffusione dei social network, e aveva provocato anche tante battute. C’era chi favoleggiava di possibili oggetti spaziali, chi ironizzava affermando che potesse trattarsi di un uovo di Godzilla o anche di altre parti, meno dicibili, del corpaccione del mostro nucleare. Invece – a quanto riferisce oggi la televisione pubblica NHK – si trattava semplicemente dell’oggetto più ovvio di quella forma che il mare potesse restituire: una boa.
La grande sfera di metallo era apparsa giorni fa sulla spiaggia di Hamamatsu. Vigili del fuoco avevano cordonato l’oggetto e cominciato a effettuare delle valutaziomni sulla sua natura.
La diffusione sui social media della foto dell’oggetto, però, aveva suscitato un’ondata di curiosità. Qualcuno aveva ipotizzato che si trattasse di un oggetto-spia, sulla scia della crisi dei palloni aerostatici tra Cina e Stati uniti. Altri di una vecchia mina. Tuttavia, dopo aver fatto la radiografia alla palla, si è capito che si tratta semplicemente di una vecchia boa. Che, a quanto ha comunicato la polizia di Shizuoka, farà la fine che deve fare: sarà mandata da un ferrivecchi per riciclare il metallo che sarà possibile riciclare.

Da Roma a Oslo, Parigi e Londra: un tripudio di bandiere ucraine

Da Roma a Oslo, Parigi e Londra: un tripudio di bandiere ucraineMilano, 24 feb. (askanews) – Ieri sera Parigi ha illuminato la Torre Eiffel con i colori blu e giallo, della bandiera dell’Ucraina per segnare un anno dall’inizio dell’invasione russa del Paese. E oggi ci sono bandiere ucraine un po’ in tutte le piazze europee e non solo: dallo Storting norvegese (il Parlamento) al Monumento alla Libertà di Riga, sino alle ambasciate francese e tedesca che installano la bandiera ucraina davanti al loro edificio condiviso della rappresentanza a Dacca, in Bangladesh. “Noi, le ambasciate di Australia, Danimarca, Giappone e Regno Unito, questa sera illumineremo il nostro comune complesso delle ambasciate qui a Beirut con i colori della bandiera ucraina” si legge in un messaggio congiunto di ancora altre ambasciate in Libano.
A Roma in segno di vicinanza e sostegno al popolo afflitto dalla guerra avrà luogo la proiezione della bandiera ucraina sulla facciata di Palazzo Senatorio e l’illuminazione del Colosseo con gli stessi colori. Illuminazione straordinaria dalle 18 alle 24. Iniziative affini in tutto il nostro Paese, compresa Bari (città culturalmente vicina all’oriente europeo) dove la torre del palazzo della Città Metropolitana e la Chiesa di San Ferdinando saranno illuminate di giallo e blu.
Giallo e blu anche su tutte le Missioni statunitensi in Italia, la Santa Sede e le Agenzie delle Nazioni Unite a Roma illumineranno i loro uffici a Roma, Firenze, Milano e Napoli. Mentre nei giorni scorsi a Milano l’ex calciatore Andriy Shevchenko ha consegnato al sindaco del capoluogo meneghino, Giuseppe Sala, una bandiera dell’Ucraina firmata dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, per ringraziare la città dell’aiuto fornito ai profughi ucraini.
Attivisti di un gruppo di protesta intanto hanno dipinto ieri una gigantesca bandiera ucraina in una strada nel centro di Londra, dove si trova l’ambasciata russa. “È il primo anniversario dell’invasione imperialista dell’Ucraina da parte del (presidente russo Vladimir) Putin, uno stato indipendente e un popolo con tutto il diritto all’autodeterminazione. L’esistenza di una enorme bandiera ucraina fuori dalla sua ambasciata a Londra servirà a ricordarglielo”, ha detto su Twitter. Nel frattempo però, la polizia di Londra ha dichiarato che quattro persone – tre uomini e una donna – sono state arrestate per “danno criminale e ostruzione della strada”.
Tra le tante iniziative lecite invece, quella della città di Cambridge, sede della prestigiosa università, che ha deciso di illuminare la Guildhall sulla piazza del mercato con i colori della bandiera ucraina durante il fine settimana.

Nordcorea: effettuato test di lancio di quattro missili strategici

Nordcorea: effettuato test di lancio di quattro missili strategiciRoma, 24 feb. (askanews) – La Corea del Nord ha condotto in questa settimana test di lancio di quattro “missili cruise strategici” in “postura di guerra” per dimostrare le capacità di combattimento nucleare. Lo ha sostenuto oggi l’apparato dei media ufficiali di Pyongyang. Il lancio sarebbe avvenuto mentre Corea del Sud, Giappone e Stati uniti conducevano esercitazioni congiunte.
Secondo il comunicato nordcoreano, le forze nucleari nordcoreano hanno lanciato quattro “missili da crociera strategici Hwasal-2” da un sito nell’area della città nordorientale di Kim Chak, provincia di Nord Hamgyong, sul Mar del Giappone, ieri sera, secondo l’agenzia di stampa ufficiale KCNA, che ha diffuso anche delle foto dell’esercitaqzione.
“I quattro missili strategici hanno colpito con precisione l’obiettivo predeterminato nel Mare orientale di Corea (Mar del Giappone, ndr.) dopoa ver viaggiato per 2mila km lungo orbite ellittiche e a otto per un tempo da 10.208 a 10.224 secondi”, si legge in un resoconto in inglese della KCNA. “Il test – continua – ha confermato l’affidabilità del sistema d’arma e ha consentito di esaminare la postura di rapida risposta delle unità missilistiche stragiche che costituiscono una delle principali forze del deterrente nucleare della Repubblica democratica popolare di Corea (DPRK)”.
La nota poi assume che, grazie a questo test, è stato “dimostrato ancora una volta che la postura id guerra della forza di combattimento della DPRK sta rafforzando in ogni senso la sua capacità di contrattacco nucleare contro forze ostili”.
Corea del Sud e Giappone non hanno annunciato il rilevamento di lanci missilistici da parte della Corea del Nord, come accade di consueto. I comandi congiunti sudcoreani hanno riferito di aver attivato delle analisi per verificare le affermazioni di Pyongyang, segnalando che comunque “gli asset di sorveglianza e rilevamento della Corea del Sud e degli Stati uniti stavano strettamente monitorando l’area in questione al momento del rivendicato lancio nordcoreano”.
La Corea del Sud ha recentemente effettuato diversi lanci missilistici, compreso uno con un missile a lungo raggio, rilevati da Seoul, Tokyo e Washington.
Mercoledì Usa e Corea del Sud hanno effettuato manovre congiunte. Inoltre, con la partecipazione anche del Giappone, hanno tenuto un’esercitazione di difesa missilistica trilaterale.
Si tratta di operazioni che Pyogyang vede come “pratiche ostili” e, secondo un comunicato pubblicato oggi a firma del direttore generale degli affari statunitensi del ministero degli Esteri nordcoreano Kwon Jong Gun, di vere e proprie “dichiarazioni di guerra”.
“Gli Usa devono tenere in mente che, se persistono nelle loro pratiche ostili e provocatorie contro la DPRK nonostante le ripetute proteste e avvertimenti, quelle potranno essere tratate come una dichiarazione di guerra contro la DPRK”, ha detto il funzionario secondo la KCNA, che ha definito le esercitazioni Usa-Sudcorea dell’altro giorno come una “dimostrazione di guerra nucleare contro la DPRK”.

Seoul offre a fuoriusciti nordcoreani test contaminazione nucleare

Seoul offre a fuoriusciti nordcoreani test contaminazione nucleareRoma, 24 feb. (askanews) – La Corea del Sud sottoporrà a test sulle radiazioni 881 fuoriusciti nordcoreani dopo le preoccupazioni che sono state sollevate rispetto alla loro esposizione a test nucleari. Lo riferisce oggi la BBC.
La decisione viene dopo uno studio del think tank Transitional Justice Working Group il quale ha sostenuto che i residenti attorno a Punggye-ri, il sito dei test nucleari nordcoreani, potrebbero essere esposti a radioattività. La ricerca ha parlato di qualcosa come mezzo milione di residenti a rischio, con una possibilità anche che le fuoriuscite di acqua contaminata abbiano conseguenze per le persone in Cina, Corea del Sud e Giappone.
Il rapporto è stato elaborato dal gruppo con base a Seoul, fondato nel 2014 da attivisti e ricercatori, utilizzando informazioni open-source.
L’ultimo test nucleare nordcoreano, il sesto, è stato nel 2017 e si è trattato anche del più potente.
Pyongyang sostiene che è stato condotto in sicurezza, ma scienziati hanno ipotizzato che invece potrebbero esserci state fuoriuscite di radioattività che potrebbe essere filtrata nell’acqua delle falde.
Ci sono stati casi di fuoriusciti nordcoreani provenienti da aree vicine a Punggye-ri che hanno sviluppato strani malesseri nelle loro comunità, ma non c’è alcuna evidenza scientifica che leghi i fatti.
Seoul, però, ha deciso di offrire ai fuoriusciti nordcoreani test radiologici per verificare la loro eventuale esposizione alla radioattività.

Il “position paper” della Cina sulla guerra in Ucraina

Il “position paper” della Cina sulla guerra in UcrainaRoma, 24 feb. (askanews) – Come preannunciato da giorni, la Cina ha diffuso oggi un suo “position paper” sulla guerra in Ucraina, documento nel quale chiede l’attivazione di un percorso di dialogo per pervenire alla pace. Si tratta di un documento in 12 punti che, diversamente da quanto ipotizzato da diversi media occidentali, non è stato lanciato in un discorso del presidente Xi Jinping, ma dal ministero degli Esteri.
Ecco per punti quanto enunciato nel documento cinese:
“1. Rispettare la sovranità di tutti i Paesi
La legge internazionale universalemnte riconosciuta, comprese le enunciazioni e i principi della Carte delle Nazioni unite, deve essere strettamente osservata. La sovranità, l’indipendenza e l’integrità territoriale di tutti i paesi deve essere effettivamente mantenuta. Tutti i Paesi, grandi o piccoli, forti o deboli, ricchi o poveri, sono ugualmente membri della comunità internazionale. Tutti i Paesi devono congiuntamente rispettare le norme basi che governano le relazioni internazionali e difendere l’equità e la giustizia internazionali. Deve essere promossa un’applicazione equa e uniforme della legge internazionale, debbono essere rigettati i doppi standard.
2. Abbandonare la mentalità da Guerra fredda.
La sicurezza di un paese non deve essere perseguita a spese di altri. La sicurezza di una regione non deve essere ottenuta rafforzando o espandendo blocchi militari. I legittimi interessi di sicurezza e le preoccupazioni di tutti i Paesi devono essere presi seriamente e gestiti appropriatamente. Non c’è una semplice soluzione e una questione complessa. Tutte le parti, seguendo una visione di sicurezza comune, complessiva, cooperativa e sostenibile, e tenendo a mente la pace e la stabilità a lungo termine del mondo, aiutino a forgiare una bilanciata, efficace e sostenibile architettura di sicurezza europea. Tutte le parti devono opporsi al perseguire una sicurezza unilaterale a costo della sicurezza altrui, prevenire uno scontro tra blocchi e lavorare assieme per la pace e la stabilità del continente euroasiatico.
3. Cessare le ostilità.
Il conflitto e la guerra non sono di beneficio a nessuno. Tutte le parti devono rimanere razionali e contenersi evitando di alimentare gli incendi, aggravare le tensioni e devono prevenire che le crisi si deteriorino ulteriormente o finiscano fuori controllo. Tutte le parti devono incoraggiare Russia e Ucraina a lavorare nella stessa direzione per riprendere il dialogo diretto al più presto possibile, oltre a effettuare una graduale de-escalation della situazione e alla fine raggiungere un complessivo cessate-il-fuoco.
4. Riprendere i colloqui di pace
Il dialogo e il negoziato sono l’unica possibile soluzione della crisi ucraina. Tutti gli sforzi che conducano a un aggiustamento pacifico della crisi devono essere incoraggiati e sostenuti. La Comunità internazionale deve essere impegnata a un corretto approccio verso la promozione di colloqui di pace, ad aiutare le parti in conflitto ad aprile la porta a una soluzione pacifica il prima possibile, a creare le condizioni e le piattaforme per la ripresa del negoziato. La Cina continuerà ad avere un ruolo costruttivo a questo riguardo.
5. Risolvere la crisi umanitaria
Tutte le misure che portano ad alleggerire la crisi umanitaria devono essere incoraggiate e sostenute. Le operazioni umanitarie dovrebbero seguire i principi di neutralità e imparzialità, e le questioni umanitarie non dovrebbero essere politicizzate. La salvezza dei civili deve essere effettivamente perseguita e corridoi umanitari devono essere messi in campo per l’evacuazione dei civili dalle zone di conflitto. Sono necessari sforzi per accrescere l’assistenza umanitaria nelle aree coinvolte, migliare le condizioni umanitarie e fornire accesso umanitario rapido, sicuro e senza impedimenti, con una visione diretta a prevenire una crisi umanitaria su più larga scala. L’Onu deve essere sostenuto nello svolgere un ruolo di coordinamento nella canalizzazione degli aiuti umanitari nelle aree di conflitto.
6. Proteggere i civili e prigionieri di guerra (POW)
Le parti in conflitto devono strettamente attenersi alla legge umanitaria internazionale, evitando di attaccare i civili o le strutture civili, proteggendo le donne, i bambini e le altre vittime del conflitto e rispettando i diritti di base dei POW. La Cina è a favore degli scambi di prigionieri di guerra tra Russia e Ucraina e chiede a tutte le parti di creare condizioni più favorevoli a questo scopo.
7. Tenere al sicuro gli impianti nucleari
La Cina è contraria agli attacchi armati contro centrali nucleari o altre strutture nucleari pacifiche e chiede a tutte le parti di attenersi alla legge internazionale, a partire dalla Convenzione sulla sicurezza nucleare (CNS) e (chiede) risolutamente di evitare incidenti nucleari prodotti dall’uomo. La Cina sostiene l’Agenzia internaizonale per l’energia atomica (Aiea) nel suo ruolo costruttivo per promuovere la sicurezza delle strutture nucleari pacifiche.
8. Ridurre i rischi strategici
Le armi nucleari non devono essere usate e le guerre nucleari non devono essere combattute. La minaccia o l’uso di armi nucleari devono essere contrastati. La proliferazione nucleare deve essere impedita e una crisi nucleare evitata. La Cina è contraria alla riceerca, sviluppo e uso di armi chimiche e biologiche da parte di ogni paese in ogni circostanza.
9. Facilitare le esportazioni di grano
Tutte le parti devono implementare l’Iniziativa per il grano del Mar Nero firmato da Russia, Turchia, Ucraine a Onu pienamente e concreamente in una maniera bilanciato, e devono esostenere l’Onu nello svolgere un ruolo importante a questo riguardo. L’iniziativa di cooperazione sulla sicurezza alimentare globale proposta dalla Cina fornisce una soluzione percorribile per la crisi alimentare globale.
10. Fermare le sanzioni unilaterali
Le sanzioni unilaterali e la massima pressione non possono risolvere la questione, ma creano soltanto nuovi problemi. La Cina si oppone a sanzioni unilaterali non autorizzate dal Consiglio di sicurezza dell’Onu. I Paesi convolti dovrebbero astenersi dall’abuso di sanzioni unilaterali e da “giurisdizioni a distanza” contro altri Paesi, in modo da fare la loro parte nella de-escalation della crisi ucraina e per creare le condizioni nelle quali Paesi in via di sviluppo possano far crescere le loro economie e gestire meglio le vite dei loro popoli.
11. Mantenere stabili le catene industriali e di approvvigionamento
Tutte le parti devono mantenerre con forza il sistema economico esistenente nel mondo e opporsi all’uso dell’economia mondiale come strumento o arma per scopi politici. Sforzi congiunti sono necessari per mitigare lo spillover della crisi e per impedire che interrompa la cooperaizone internazionale nell’energia, nella finanza, nel commercio del cibo e nel trasporto, minanco la ripresa economica globale.
12. Promuovere la ricostruzione post-conflitto
La Comunità internaizonale deve assumere misure per sostenere la ricostruzione postbellica nelle zone di conflitto. La Cina è pronta a fornire assistenza e ad avere un ruolo costruttivo in questo campo”.