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Ucraina,Polonia: aumentate misure sicurezza al confine con Russia

Ucraina,Polonia: aumentate misure sicurezza al confine con Russia

E Bielorussia. “Prime fortificazioni al confine con Kaliningrad”

Milano, 23 feb. (askanews) – La Polonia ha iniziato a dispiegare fortificazioni al confine con l’oblast di Kaliningrad e sta ampliando le sue misure di sicurezza preventive e difensive al confine con la Bielorussia e la Russia. L’annuncio all’indomani della visita del presidente Usa Joe Biden a Varsavia e alla vigilia del primo anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina.
Il ministro della Difesa della Polonia Mariusz Blaszczak ha annunciato il rafforzamento delle misure di sicurezza ai confini con Bielorussia e Russia. “Abbiamo avviato un’espansione preventiva delle misure di sicurezza al confine con Russia e Bielorussia. Questo fa parte della nostra strategia di difesa e deterrenza”, ha affermato il ministro della Difesa polacco. “Le prime fortificazioni sono già state collocate al confine con l’oblast di Kaliningrad”, ha aggiunto il capo del ministero della Difesa polacco in un tweet.
“Militarmente, la Russia non ha ottenuto alcun successo. L’Ucraina oppone una resistenza effettiva, ma è una conseguenza del sostegno dell’Occidente”, ha detto il generale Miroslaw Rózanski nella conversazione pomeridiana su RMF FM alla vigilia dell’anniversario della Russia aggressione contro l’Ucraina.

Ucraina, Cina si propone come facilitatrice di una difficile pace

Ucraina, Cina si propone come facilitatrice di una difficile paceRoma, 23 feb. (askanews) – Lo sforzo della Cina nel porsi come mediatrice per una possibile pace in Ucraina non sembra destinato a portare una concreta ricaduta immediatamente, tanto che Pechino si guarda bene dal definire quello che dovrebbe essere annunciato a breve, dato l’anniversario dell’anniversario dell’invasione russa, un “piano di pace”. E’ stato lo stesso ambasciatore cinese all’Onu Zhang Jun, due giorni fa, a chiarirlo. “Noi non l’abbiamo mai chiamato piano di pace”, ha detto. E, in effetti, finora da Pechino si è parlato di “position paper”, anche se ieri il Global Times – una testata del Partito comunista cinese – titolava un suo articolo: “La Cina cerca un piano di pace per il conflitto Russia-Ucraina, mentre l’Occidente non è riuscito a mediare ma ha solo ad aggiungere combustibile al fuoco”. Nei giorni scorsi anche l’Italia aveva parlato di un discorso del presidente Xi Jinping il 24 febbraio.
L’alto diplomatico cinese Wang Yi – direttore del Comitato centrale affari esteri del Partito comunista cinese e membro del Politburo – ha concluso ieri la sua visita a Mosca, dopo aver incontrato il presidente russo Vladimir Putin e il suo ministro degli Esteri Sergey Lavrov. Stando alle dichiarazioni ufficiali di Pechino, Wang Yi ha apprezzato “molto la conferma da parte della Russia della sua disponibilità a risolvere il problema” della guerra in Ucraina “attraverso il dialogo e i negoziati”. Ma – ha precisato Mosca – “non è stato discusso negli incontri alcun piano di pace per l’Ucraina”. E, d’altronde, anche a Kiev questo piano di pace non l’hanno ancora visto. Sebbene il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, dopo l’incontro nel weekend con Wang, abbia detto di aver ricevuto dall’alto diplomatico informazione sui “punti chiave” del documento cinese, il documento stesso non è ancora stato consegnato. L’ha ribadito oggi anche il presidente Volodymyr Zelensky, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Reuters.
Oggi il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin, nella quotidiana conferenza stampa a Pechino, è stato interpellato più volte sugli esiti della visita di Wang a Mosca, ma è rimasto abbastanza abbottonato, mantenendosi su un registro di formale ripetizione delle dichiarazioni di prammatica. “La Cina – ha detto – come sempre ha una posizione obiettiva e giusta e svolge un ruolo costruttivo nel cercare una soluzione politica della crisi”. E ha aggiunto: “Noi continueremo a svolgere un ruolo costruttivo alla nostra maniera per facilitare una soluzione pacifica della crisi”. Che è sostanzialmente quello che Pechino dice da un anno a questa parte.
Nel discorso di sabato scorso alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, Wang Yi ha annunciato la presentazione di un documento, un “position paper”, sulla guerra in Ucraina. A quanto ha anticipato l’alto diplomatico cinese, questo documento ribadirà il concetto del rispetto della sovranità e integrità degli stati; del rispetto delle legittime preoccupazioni di sicurezza da parte degli stati sovrani; dell’impossibilità di una guerra nucleare, che nessuno potrebbe vincere; del rafforzameto della sicurezza dei siti nucleari nelle aree di guerra, in particolare la centrale di Zaporizhzhia; degli sforzi congiunti contro l’uso di armi biochimiche.
Si tratta di affermazioni che trovano la loro base nei principi di fondo proposti nell’Iniziativa per la sicurezza globale (GSI), illustrata due giorni fa dal ministro degli Esteri cinese Qin Gang. Questa iniziativa, a dire di Pechino, ha ricevuto già l’adesione di 80 paesi e, tra questi, la Russia: proprio negli incontri di Wang Yi, Mosca – secondo quanto ha detto oggi Wang Wenbin – “ha espresso il suo fermo sostegno per la GSI”.
La prudenza di Pechino nel parlare di un vero e proprio piano di pace è giustificata dal contesto in cui la sua iniziativa di facilitatore della pace in Ucraina si va a collocare. Il segretario di stato Usa Antony Blinken ha apertamente sostenuto che la Cina sta valutando di fornire armi letali alla Russia e di aver in tal senso delle concrete intelligence. Pechino ha reagito rispondendo che si tratta soltanto di menzogne e oggi Wang Wenbin ha detto che questo punta a “sabotare il processo di soluzione politica della crisi ucraina”, oltre che a danneggiare ulteriormente le relazioni Pechino-Washington, che sono ai minimi termini dopo la crisi dei palloni aerostatici.
Insomma l’iniziativa di Pechino non ha particolari speranze di successo immediato, ma – secondo alcuni osservatori – tende a inserire della sabbia nei meccanismi occidentali che appaiono al momento compatti. Pechino manda un messaggio ai partner europeo-occidentali, in particolare quelli che più possono essere sensibili a un ammorbidimento. Non a caso Wang Yi, prima di andare a Mosca, è stato a Parigi, a Roma, in Germania e Ungheria.
Proprio la scorsa settimana, il presidente francese Emmanuel Macron ha espresso l’opinione che la Russia vada “sconfitta, non schiacciata”. E i tentennamenti tedeschi in merito alla fornitura dei carri armati Leopard all’Ucraina sono un segnale evidente proveniente da Berlino. Per quanto riguarda l’Italia, è l’unico paese del G7 che ha siglato il memorandum d’intesa sull’Initiziativa Belt and Road, che scade nel 2024, e Pechino vorrebbe che venisse rinnovato. Il tema sarà certamente central nella visita che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni dovrebbe fare quest’anno in Cina. Infine, l’Ungheria è da sempre il membro Ue più vicino a Mosca.
“La guerra ucraina ha avuto un ruolo cruciale nel deterioramento delle relazioni della Cina con l’Europa” ha segnalato al Financial Times Li Mingjiang, un esperto dell’Università tecnologica Nanyang di Singapore. “Questo è stato un dei fattori principali che hanno messo la Cina sulla difensiva. Adesso questa vuole fare qualcosa per cambiare la corrente”.

Covid, capo team scientifico Pechino: in Cina finita epidemia

Covid, capo team scientifico Pechino: in Cina finita epidemiaRoma, 23 feb. (askanews) – L’epidemia Covid-19 in Cina “può essere basicamente finita, nonostante casi sporadici”. L’ha affermato oggi il capo del comitato scientifico sulla pandemia del Consiglio nazionale di sanità di Pechino Liang Wannian, secondo i media cinesi.
“La pandemia esiste ancora da una prospettiva globale e e i danni della malattia ancora esistono, ma noi possiamo dire che il nostro paese ha ottenuto una grande e decisiva vittoria nella prevenzione e nel controllo della pandemia Covid-19”, ha detto Liang. “Come paese popoloso – ha aggiunto – abbiamo creato un buon esempio di superamento con successo dalla pandemia”.
La dichiarazione di Liang viene dopo che il Comitato permanente del Politburo del Partito comunista cinese – massimo organo decisionale del partito e del paese – ha lodato la “vittoria decisiva” sulla pandemia in una riunione presieduta dal presidente Xi Jinping, definendola “un miracolo”.

Tokyo vuole sostegno G7 per rilascio acqua Fukushima in oceano

Tokyo vuole sostegno G7 per rilascio acqua Fukushima in oceanoRoma, 23 feb. (askanews) – Il Giappone chiederà il sostegno dei paesi membri del G7 al suo piano di disperdere le acque trattate provenienti dalla centrale nucleare Fukushima-1, teatro dell’incidente nucleare del 2011, nell’Oceano Pacifico, prospettiva a cui i paesi vicini – Cina e Corea del Sud in primis – sono ostili.
Il 15-16 aprile si terrà ad aprile l’incontro ministeriale G7 dedicato all’ambiente, al clima e all’energia. Secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa Kyodo, il governo di Tokyo vuole includere nel documento che verrà licenziato in quella sede, una formula che esprima adesione all’approccio “trasparente” adottato dal Giappone rispetto allo smaltimento delle acque.
L’acqua è utilizzata per il raffreddamento dei nuclei dei reattori in cui si trova combustibile nucleare fuso in seguito all’incidente innescato dal devastante tsunami dell’11 marzo 2011, che provocò quasi 20mila morti nel Giappone nordorientale. L’acqua che viene pompata nella centrale, oltre all’acqua piovana viene accumulata continuamente in silos, che ormai stanno riempendo tutti gli spazi disponibili e sono diventati un problema, dopo essere stati trattati attraverso un processo che rimuove la gran parte dei radionuclidi, ma non tutti. Per questo motivo, gli esperti nipponici sostengono che l’acqua da disperdere ha bassi livelli di radioattività che la rende sicura.
Su questa valutazione non sono d’accordo Pechino e Seoul, ma neanche le cooperative di pescatori giapponesi dell’area interessata, ai quali il governo di Tokyo vorrebbero promettere aiuti economici.

Al Senato si ricorda Khojaly puntando a giustizia e riconciliazione

Al Senato si ricorda Khojaly puntando a giustizia e riconciliazioneRoma, 23 feb. (askanews) – Nella Sala Caduti di Nassirya di Palazzo Madama è stato ricordato l’anniversario della strage di Khojaly con la conferenza “L’importanza della giustizia per la riconciliazione e il peace-building, 31 anni dopo la tragedia di Khojali”, organizzata su iniziativa del senatore Giuliomaria Terzi di Sant’Agata, presidente della Commissione Politiche dell’Unione Europea del Senato.
Ai lavori, oltre al senatore Terzi, sono intervenuti il professor Antonio Stango, presidente della Federazione italiana diritti umani – Comitato Italiano Helsinki, il senatore Salvatore Sallemi, il consigliere Emanuele Farruggia e Rashad Aslanov, ambasciatore della Repubblica dell’Azerbaigian in Italia.
L’evento è stato organizzato in occasione del 31mo anniversario della strage di Khojaly, in cui in una sola notte, tra il 25 e il 26 febbraio, sono morte 613 persone, tra cui donne, bambini ed anziani, sotto l’attacco delle forze armate dell’Armenia o congelate nel tentativo di fuggire.
Gli interventi, avviati da Terzi, hanno evidenziato l’importanza di rendere giustizia a quanto accaduto 31 anni fa a Khojaly, momento di memoria doveroso, quando il mondo vive ancora grandi tragedie. Terzi ha citato la sentenza della Corte europea dei Diritti dell’uomo relativa a Khojaly sottolineando che “abbiamo l’onore di ricordare” i fatti di Khojaly, per il diritto internazionale e per la giustizia internazionale.
Stango nel suo intervento ha evidenziato come quanto avvenuto a Khojaly sia stata una diretta conseguenza della violazione dell’integrità territoriale dell’Azerbaigian avvenuta con l’occupazione dei territori azerbaigiani da parte delle forze armate dell’Armenia. L’incontro del 22 febbraio 2023 si inserisce nel percorso iniziato con la Coalizione di Roma dell’iniziativa “Riconoscere per Riconciliare”, avviata lo scorso anno in questa stessa ricorrenza, quando venne firmata la Dichiarazione della Coalizione internazionale.
Il senatore Sallemi ha messo in rilievo alcuni parallelismi tra la storia azerbaigiana e quella italiana e ha sottolineato l’importanza del ricordo, perché a Khojaly si è trattato di un tentativo di pulizia etnica ed è importante che certi eventi non si ripetano mai più. Farruggia ha ricordato la sua esperienza nell’ambito dell’OSCE in relazione all’ex-conflitto tra Armenia ed Azerbaigian in cui nonostante i tentativi, i negoziati per quasi 30 anni non hanno portato ad alcun risultato.
A concludere i lavori l’Ambasciatore Aslanov, che ha evidenziato ancora una volta l’importanza di parlare della realtà sottolineando la parola “genocidio” riguardo ai fatti avvenuti a Khojaly contro la parte più debole della popolazione, i bambini, gli anziani, un ricordo che possa garantire che non si ripeta più altrove. La Dichiarazione Trilaterale del 2020, ha sottolineato l’ambasciatore, ha creato le opportunità per la normalizzazione dei rapporti interstatali tra l’Azerbaigian e l’Armenia, puntando alla giustizia, alla pace, alla verità, alla riconciliazione e ai diritti umani delle vittime.

Commissione Ue chiede a dipendenti di cancellare app TikTok

Commissione Ue chiede a dipendenti di cancellare app TikTokRoma, 23 feb. (askanews) – Il servizio di sicurezza informatica della Commissione europea ha chiesto oggi ai dipendenti dell’esecutivo europeo di disinstallare l’app TikTok, di proprietà della compagnia tech cinese ByteDance, dai device di servizio e personali. Lo riferisce EurActiv che ha avuto accesso alla mail con la quale è stata fatta la richiesta.
“Per proteggere i dati della Commissione e accrescere la cybersicurezza, il EC Corporate Management Board ha deciso di sospendere l’app TikTok sui device personali e di servizio inseriti nei servizi mobili della Commissione”. Inoltre è stato chiesto di cancellare l’app al più presto e non oltre il 15 marzo. Chi non ottempererà vedrà sospesi i servizi corporate di email e Skype for Business.

Imperatore Giappone: prego per pace, aiutare persone in difficoltà

Imperatore Giappone: prego per pace, aiutare persone in difficoltàRoma, 23 feb. (askanews) – Il “tenno” del Giappone Naruhito, in occasione del suo 63mo genetliaco, ha tenuto oggi il primo discorso pubblico dall’ascesa al trono il primo maggio 2019. L’imperatore ha espresso solidarietà per le persone che soffrono nelle guerre nel mondo e ha offerto preghiere per la pace.
Il simbolo del Giappone – questo il ruolo che la Costituzione nipponica assegna a quello che un tempo è stato il monarca-dio dell’impero – ha anche espresso partecipazione a coloro che in Giappone “hanno difficoltà nella loro vita quotidiana tra la pandemia e i prezzi che crescono”.
Naruhito è apparso nei giardini del Palazzo imperiale di Tokyo, dietro un vetro antiproiettile, assieme all’imperatrice consorte Masako, alla figlia ventunenne Aiko, al fratello minore e principe della Corona (primo nella linea di successione) Akishino, accompagnato dalla moglie e da una delle figlie. Tutti indossavano mascherine leggere bianche. Non era invece presente il giovane principe Hisahito, secondo in linea di successione ma probabile futuro imperatore.
All’udienza pubblica – che dal 2020 è stata sospesa per due anni a causa della pandemia Covid-19 – hanno potuto assistere soltanto 4.800 persone, selezionate in una lotteria tra le oltre 60mila che avevano fatto richiesta. Si tratta di una dimensione ancora limitata dalle restrizioni Covid: prima della pandemia l’udienza per il genetliaco del Tenno era aperta a tutti.
“Sono veramente grato per il fatto di poter celebrare in questo modo, per la prima volta con tutti voi, il mio compleanno”, ha detto Naruhito nel suo pbreve saluto alla folla. “Nell’inverno abbiamo avuto grandi navicate e freddo intenso, sono vicino alle persone che hanno subito del danni. Ma anche in questo freddo, percepisco ogni giorno di più che ci stiamo avviando alla primavera. Io mi auguro – ha continuato – che questa primavera sia pacifica per ognuno di voi. Prego per la salute e la felicità di tutti”.
L’imperatore ha elaborato di più il suo pensiero in una conferenza stampa tenuta nel Palazzo imperiale, nel giorno che è sì del suo compleanno, ma anche alla vigilia del primo anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina. “Sento con forza l’importanza di pensare al di là del proprio singolo paese per impegnarsi in un dialogo che superi le differenze e porti a cooperare per risolvere i problemi”, ha detto l’imperatore. “Ognuno di noi – ha aggiunto Naruhito – è interpellato ancora una volta a contribuire nella costruzione di un mondo pacifico”.
In Giappone il Tenno è una figura esclusivamente simbolica in base alla Costituzione imposta dalle forze di occupazione statunitense nell’immediato dopoguerra e non ha alcun potere di natura politica. Gli è anzi preclusa la facoltà di incidere sugli equilibri politici. Questo, tuttavia, non gli impedisce di indicare, in maniera indiretta e generica, alcuni punti chiave. Per esempio, oggi dal balcone del Palazzo imperiale, ha evidenziato il fatto che “molte persone stanno avendo difficoltà nella vita quotidiana per la pandemia e l’inflazione”, in particolare “persone in posizioni vulberabili, anziane, con disabilità, che hanno bisogno di sostegno, oltre che persone in povertà, con i loro bambini”. Quindi ha definito “incoraggiante, io sono grato di saperle, che ci sono molti che sostengono queste persone in situazione vulnerabile”. Queste frasi avranno una ricaduta certamente sulle politiche del governo nipponico.
Sul fronte più “leggero, nella conferenza stampa, l’imperatore ha espresso gioia perché a giugno festeggerà i 30 anni di matrimonio con Masako, con la quale finora “abbiamo condiviso le nostre gioie e dolori”. Naruhito ha sottolineato come l’imperatrice consorte sia “un’importante presenza che mi sostiene nella vita quotidiana e aucluno con cui posso parlare sia di affari pubblici che privati”.
Masako è stata spesso nel cono dei riflettori negli anni precedenti all’ascesa al trono, per gli episodi di stanchezza psicologica che ha vissuto anche alla luce della difficoltà di dare un erede maschio alla dinastia. Dopo l’ascesa al trono, in molti si chiedevano se avrebbe retto alle pressioni che sono consuete perla coppia imperiale, ma il Covid-19 ha un po’ tolto le castagne dal fuoco rarefacendo le uscite pubbliche.
Con la fine della fase acuta dell’emergenza, anche la Casa imperiale però dovrà di nuovo dare un segnale di presenza. L’agenzia che ne gestisce le attività (Kunaicho), tendenzialmente, è molto protettiva e non fornisce un’esposizione ampia alla famiglia imperiale come accade in altre parti del mondo, per esempio la Gran Bretagna. Lo stesso sito internet del Kunaicho sembra venire dagli albori della rete. Tuttavia qualcosa sta per cambiare. Lo ha indicato oggi lo stesos imperatore: “E’ importante comunicare l’informazione sulla sulla famiglia imperale nei tempi giusti e in una maniera che sia favile da comprendere per costruire relazioni di fiducia con il pubblico attraverso scambi ripetuti”. In effetti la presenza dell’attuale imperatore, dopo l’intronazione, si è sentita pochissimo.

Lunedì a Roma si celebra la tradizione della Festa del Martisor

Lunedì a Roma si celebra la tradizione della Festa del MartisorRoma, 23 feb. (askanews) – Una tradizione che si celebra da centinaia di anni in Romania e Moldova, l’arrivo della Primavera, la Festa del Martisor. Quest’anno, in occasione della ricorrenza tradizionale, si svolgerà a Roma l’evento “MARTISOR. Simbolo della primavera incluso nel patrimonio immateriale dell’UNESCO”.
La giornata di lunedì 27 febbraio è stata organizzata dall’Ambasciata di Romania nella Repubblica Italiana, in partenariato con il Museo Nazionale del Villaggio “Dimitrie Gusti” di Bucarest, il Centro di Documentazione Sito Patrimonio Mondiale UNESCO di Roma, l’Ambasciata della Repubblica di Moldova nella Repubblica Italiana e la Lega degli Studenti Romeni all’Estero – filiale Italia e con il patrocinio di Roma Capitale, e si svolgerà presso la Sala Laudato Si’ del Palazzo Senatorio di Roma in Piazza del Campidoglio.
Oltre ai saluti istituzionali degli Ambasciatori della Romania e della Repubblica di Moldova, ci saranno anche dei brevi interventi dei rappresentanti delle istituzioni italiane: Georgiana Onoiu, Capo della Sezione dei Beni Culturali del Museo Nazionale del Villaggio “Dimitrie Gusti” di Bucarest illustrerà il tema: Il martisor, elemento iscritto nell’elenco rappresentativo del patrimonio culturale immateriale dell’umanità; Elisabetta Maffioli, Responsabile del Centro di Documentazione Sito Patrimonio Mondiale UNESCO parlerà del Centro di Documentazione Sito Unesco di Roma per la promozione della città come Patrimonio Mondiale.
Sempre in quest’occasione, uno specialista del Museo Nazionale del Villaggio “Dimitrie Gusti” di Bucarest insieme alla comunità moldava di Roma, presenteranno il Martisor – l’amuleto della primavera. Infine la squadra della Lega degli Studenti Romeni all’Estero – filiale Italia distribuiranno i martiros, tradizionali con i colori rosso e bianco, nella Piazza del Campidoglio, nell’ambito della campagna “Martisor fra dono e memoria”.

Attanasio, la moglie: “Fiducia in giustizia, arriverà giorno verità”

Attanasio, la moglie: “Fiducia in giustizia, arriverà giorno verità”Roma, 22 feb. (askanews) – “Io mi fido della magistratura e della giustizia italiana, si tratta di una verità che non serve solo a noi familiari, ma all’Italia e agli italiani, al mondo intero. Mi fido che ci sarà il giorno della verità e della giustizia”. Così ad askanews, Zakia Attanasio, moglie dell’ambasciatore italiano Luca Attanasio, ucciso esattamente due anni fa, il 22 febbraio 2021, vicino Goma, nell’Est della Repubblica democratica del Congo, insieme all’autista del convoglio Mustapha Milambo e al carabiniere della scorta, Vittorio Iacovacci.

Attanasio, la moglie: oggi non è giorno triste ma di rinascita

Attanasio, la moglie: oggi non è giorno triste ma di rinascita

Con borse di studio lo ricordiamo concretamente. Avrebbe voluto così

Roma, 22 feb. (askanews) – E’ tornata, con le sue bimbe, nel luogo che ha strappato Luca alla sua vita. Ma lo ha fatto per lanciare un messaggio di speranza, di vita, di rinascita. Zakia Attanasio si trova a Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo, a due anni esatti dal terribile attentato all’ambasciatore italiano ucciso a Goma, nell’est del Paese.
“Abbiamo deciso di tornare nel luogo della tragedia dove con Luca abbiamo creato un rapporto umano con bambine e donne in difficoltà. Ricordare Luca – dice Zakia ad askanews – è ricordarlo in modo concreto, lui era molto concreto. L’ambasciata, in collegamento con la Farnesina, ha lanciato il bando delle borse di studio. Il lancio è avvenuto dal luogo degli ultimi giorni di vita di Luca come ambasciatore. Poi è stata celebrata una messa, e infine ci sarà l’intitolazione della via dell’ambasciata a Luca. Questo è il messaggio: dare continuità a ciò che ha iniziato Luca”.
“Oggi è una giornata difficile, è normale che sia così – prosegue la donna – ma con lo spirito di Luca, nella sua positività, dobbiamo rendere questo giorno non triste ma di continuazione e di rinascita. Lui continuerà a darci forza per ricordarlo nella maniera giusta”.
“Con i suoi colleghi, con la sua seconda famiglia, la Farnesina, questo progetto – spiega ancora Zakia Attanasio – è stato pensato per ricordarlo nella maniera giusta e concreta. Grazie a queste borse di studio, ci sono giovani che potranno cambiare il loro futuro, rimanendo nella loro Patria”.
Zakia Attanasio non andrà nell’est della Repubblica democratica del Congo. Laddove fu assassinato Luca, l’autista del convoglio Mustapha Milambo e il carabiniere della scorta, Vittorio Iacovacci. “In questo momento è impossibile recarsi all’Est – conclude Zakia – la situazione è molto complicata, dobbiamo aspettare quando è possibile. Rischiare non è il nostro obiettivo, aspetteremo il momento giusto”.
Di Serena Sartini