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Seggi aperti in Abruzzo fino alle 23,sfida a due Marsilio-D’Amico

Seggi aperti in Abruzzo fino alle 23,sfida a due Marsilio-D’AmicoRoma, 10 mar. (askanews) – Seggi aperti fino alle 23 in tutta la Regione Abruzzo, oggi al voto per scegliere il nuovo presidente della Regione e per rinnovare il Consiglio regionale. Dopo il risultato a sorpresa in Sardegna, che ha visto imporsi per una manciata di preferenze Alessandra Todde, espressione del centrosinistra, provocando una crisi interna alla maggioranza di governo del Paese, l’esito delle urne abruzzesi sembra configurarsi come un match decisivo: una sorta di gara di ritorno di una finale di Champions, con il ‘campo largo’ in vantaggio per 1-0. Il verdetto è atteso in nottata. Antonio Noto ha promesso a stampa e tv abruzzesi exit poll già a chiusura seggi e proiezioni dalla mezzanotte. Lo scrutinio proseguirà no stop la notte fino al risultato definitivo.


Gli abruzzesi chiamati alle urne sono 1.214.984: 619.921 elettrici e 595.063 elettori. Cruciale il peso dell’astensionismo. Tre le rilevazioni dell’affluenza previste in giornata : alle 12, alle 19 e alle 23, a chiusura seggi. A seguire lo spoglio. Con Anro Nel 2019, alle ultime elezioni aveva votato il 53,11%, vale a dire 643.287 persone su 1.211.204. I candidati in lista erano tre: Marsilio per il Cdx, che ottenne il 48% dei consensi, Giovanni Legnini per il Cs, che si fermò a 31% e Sara Marcozzi per M5s, al 20%. Il Consiglio regionale è composto da 31 membri, con sette consiglieri per le circoscrizioni dell’Aquila, Teramo, Pescara, e otto consiglieri per Chieti. Oltre ai 29 consiglieri eletti nelle liste circoscrizionali, entreranno a far parte di diritto dell’Assemblea, il presidente eletto e il candidato alla carica di presidente che si è piazzato al secondo posto.


A differenza della Sardegna non è consentito il voto disgiunto: non vale ed è annullata la scheda che vede la preferenza per un Governatore e per liste e candidati al Consiglio regionale collegati al suo avversario. L’elettore nell’urna ha dunque tre opzioni: può votare un candidato presidente e il voto non si estende alle liste ad esso collegate; può votare una lista e il voto si estende anche al candidato presidente ad essa collegato; può votare un candidato presidente e una delle liste ad esso collegate. Si possono esprimere una o due preferenze per i candidati a consigliere della lista prescelta. In caso di voto con due preferenze queste devono essere di genere diverso (per una donna e per un uomo, ma sempre della stessa lista); in caso contrario la seconda preferenza è nulla e resta valida solo la prima.


Diventa presidente della Regione il candidato governatore che ottiene il maggior numero di preferenze valide. Non è previsto il ballottaggio perché in corsa sono solo in due. La legge elettorale prevede un sistema proporzionale con una soglia di sbarramento per ogni lista all’interno di una coalizione fissata al 2% dei voti. Gli ultimi giorni di campagna elettorale hanno catapultato all’ombra del Gran Sasso i pezzi da novanta dei due schieramenti, a cominciare dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che assieme al leader della Lega, Matteo Salvini e al segretario Nazionale di FI, Antonio Tajani, ha partecipato a un evento a Pescara a sostegno dell’uscente Marsilio che esclude “un effetto domino”. Per D’Amico abruzzese doc, ex rettore dell’università di Teramo, sono arrivati da Roma, la segretaria del Pd, Elly Schlein, il presidente di M5s, Giuseppe Conte, il leader di Azione, Carlo Calenda, e da Cagliari anche la neo governatrice della Sardegna, Todde giunta in Abruzzo “per mandare a casa questa destra”.

Il voto sul filo in Abruzzo ultimo test per la Lega di Salvini

Il voto sul filo in Abruzzo ultimo test per la Lega di SalviniRoma, 10 mar. (askanews) – Quando una partita si gioca sul filo di poche migliaia di voti, come è stato alle Regionali in Sardegna e come potrebbe di nuovo ripetersi oggi in Abruzzo, è fisiologico che gli occhi siano puntati verso l’anello debole della coalizione, quello in caduta libera soprattutto da quando Fdi guidato da Giorgia Meloni è diventato il primo partito del centrodestra. Dopo lo scarsissimo 3,9% ottenuto dalla Lega sull’isola, dove Paolo Truzzu è uscito sconfitto, un crollo del partito di Matteo Salvini anche in Abruzzo potrebbe costare la sconfitta del governatore uscente Marco Marsilio, candidato del centrodestra.


In Fdi in campagna elettorale è scattato l’allarme, fatto trapelare anche sulla stampa nei vari retroscena. Se la Lega va sotto il 5% il candidato del campo largo Luciano D’Amico potrebbe spuntarla. Perché è vero che, a guardare i risultati delle ultime elezioni politiche, molti dei voti che portarono la Lega a essere primo partito nel 2019, sia alle Regionali in Abruzzo che alle Europee, non sembrano usciti dal centrodestra contribuendo al successo di Meloni e alla crescita di Fi. Ma nelle elezioni locali le variabili sono troppe per affidarsi soltanto alla teoria dei vasi comunicanti e alle somme aritmetiche. Alle Regionali del 2019 la Lega in Abruzzo ottenne il 27,5% e nello stesso anno alle Europee raggiunse l’ormai mitologico 34,3%. Alle Politiche il partito di Salvini nella Regione si è fermato poco sopra l’8% e ora si parla di cifre anche inferiori. Salvini lo sa bene tanto che ha battuto per giorni in lungo e in largo l’Abruzzo sia in veste di ministro con una tappa dell’iniziativa sulle infrastrutture ‘L’Italia dei sì’, sia in veste di leader di uno dei partiti di governo. Fino a chiudere la campagna con il suo partito al Pala Becci di Pescara, dove si è celebrata la festa della Lega. Sull’Abruzzo si gioca anche la partita del segretario all’interno del Carroccio dove, di fronte a risultati elettorali impietosi, cresce il malcontento degli ambienti nostalgici della Lega Nord che fu.


“Secondo me in Abuzzo si vince e si vince bene. Non sono uno scommettitore; sull’Abruzzo ho scommesso un caffè la squadra è compatta, non ci sono stati i litigi e le divisioni che ci sono stati in Sardegna…Abbiamo lavorato bene e penso che domenica vinceremo e la Lega avrà un ottimo risultato”, ha ostentato Salvini in una delle innumerevoli tappe toccate in campagna elettorale. Il riferimento è alle divisioni sulla candidatura in Sardegna con la Lega che chiedeva la conferma dell’uscente Christian Solinas e Meloni che ha imposto il suo Paolo Truzzu uscito sconfitto con meno voti di quelli ottenuti dalla coalizione. All’indomani, non è mancata qualche velata accusa di aver sobillato il voto disgiunto per ‘punire’ l’uomo voluto a tutti i costi dalla premier ma questa volta il risultato sarà netto: non esiste in Abruzzo la possibilità di votare un partito e un presidente di coalizioni differenti. In caso di sconfitta di Marsilio, c’è da scommettere che non mancherà qualche accusa incrociata. Se Fdi fa trapelare preoccupazione per la tenuta della Lega indicandola come ago della bilancia nella contesa abruzzese, il Carroccio rilancia. “Bisogna vedere se Fdi tiene la percentuale ottenuta alle Politiche, se non tiene, come accaduto in Sardegna, sarà difficile per Marsilio farcela”, è l’analisi di un esponente di spicco della Lega.


Il clima tra gli alleati è questo. E, al di là delle elezioni regionali, si accenderà ancora di più in vista delle elezioni europee dove il divario tra Meloni e Tajani da una parte e Salvini dall’altra è in questo momento molto marcato con la Lega che non perde occasione per attaccare pubblicamente “le politiche folli della sciagurata e sinistra Commissione”, guidata da Ursula von der Leyen. L’ultima volta lo ha fatto giovedì proprio mentre il Ppe la incoronava candidata unica a un secondo mandato. Una candidatura che sembra orientata ad avere l’appoggio anche di Meloni che in Europa guida il Partito dei Conservatori e dei Riformisti Europei. Nè può essere considerato un caso il preavviso di regolamento di conti interni alla Lega scattato nell’ultimo giorno di campagna elettorale abruzzese. Da un lato la Liga veneta ha espulso l’europarlamentare Da Re che pubblicamente ha apostrofato come “cretino” il capitano per la sua linea politica. Dall’altro, un attimo dopo il “comitato per il Nord” raccolto intorno a Umberto Bossi di cui Da Re fa parte, un attimo dopo l’espulsione ha profetizzato l’imminente detronizzazione del Capitano e l’avvento di Fedriga al timone di via Bellerio, condicio sine qua no per evitare imminenti diaspore. Quando? Sicuramente il voto proporzionale di giugno per le Europee sarà spartiacque. Ma già stanotte il verdetto abruzzese in un senso o nell’altro ha sapore di antipasto

In Abruzzo per Meloni sfida (senza alibi) che non può perdere

In Abruzzo per Meloni sfida (senza alibi) che non può perdereRoma, 10 mar. (askanews) – Se la Sardegna è stata lo scricchiolio, l’Abruzzo sarebbe il tonfo. Perché nella corsa alla rielezione di Marco Marsilio alla guida della Regione, Giorgia Meloni ha investito molto di suo, sia di politico che di personale. Basta un breve elenco a dare l’idea: è il suo collegio di elezione, è la terra che ha dato a Fratelli d’Italia il primo governatore della sua storia quando ancora la strada per palazzo Chigi era lontana, e poi il candidato è un amico fraterno, cresciuto con lei alla scuola politica di Colle Oppio. Non è un caso, insomma, se tra i meloniani si consideri l’Abruzzo – tra il serio e il faceto – come una succursale di via della Scrofa.Per questo, quella abruzzese oggi per la premier-leader Fdi è una sfida che semplicemente non può permettersi di perdere.


Le differenze con il caso Sardegna sono molte, troppe perché sia possibile trovare eventuali alibi di fronte a una sconfitta. In questo caso, infatti, non c’è il voto disgiunto, non ci sarebbe un Paolo Truzzu che potrebbe personalmente addossarsi la colpa del flop, né si potrebbe dire che la candidatura è arrivata all’ultimo minuto. Marco Marsilio è l’uscente e, paradossalmente, è proprio nella storia elettorale di questa terra che si potrebbe trovare un mezzo capro espiatorio: l’Abruzzo, infatti, finora non ha mai concesso il bis a nessun presidente di Regione. E’ vero, in questo caso il centrosinistra è riuscito a costruire un unico campo larghissimo attorno alla candidatura di Luciano D’Amico, ma nemmeno puntare il dito – come Meloni ha fatto durante il comizio di Pescara – sui leader della fazione avversa che “si vergognano” a dire che stanno insieme, potrebbe bastare a costituire una via di fuga. Sarà forse per tutte queste ragioni che intorno alla presidente del Consiglio si dicono fiduciosi sull’esito di queste elezioni, anche se si ammette che nelle ultime settimane il divario tra i due sfidanti si è molto accorciato. Meloni allontana da sè il rischio domino dell’effetto Sardegna e si dice “ottimista”. Ma per sicurezza ha spedito ministri e parlamentari in lungo e in largo in Abruzzo a raccontare quello che il governo ha fatto e i soldi che ha stanziato per la Regione e due settimane prima del voto si è premurata di far approvare dal Cipess i fondi per la ferrovia Roma-Pescara. D’altra parte le infrastrutture, insieme alla sanità, sono i due temi caldi su cui si è giocata la campagna elettorale. E d’altra parte l’immagine pubbblica che ha voluto consegnare di sè alla vigilia del voto nel giorno di silenzio elettorale abruzzese, è stata quella di unica donna vincente in mezzo agli azzurri del rugby festanti per la storica vittoria sulla Scozia all’Olimpico nel 6 Nazioni


E’ per tutte queste ragioni che una eventuale sconfitta difficilmente potrebbe essere raccontata come un insuccesso del candidato. Ma nemmeno della coalizione nel suo complesso. I tre leader del centrodestra non hanno mancato di presentarsi tutti e tre insieme in Abruzzo per un comizio a sostegno di Marsilio, ma la competizione interna ai partiti della maggioranza cresce inevitabilmente di giorno in giorno man mano che si avvicinano le Europee, ossia la sfida che, sull’altare della legge proporzionale, porterà tutti a contarsi a quasi due anni dall’inizio del governo. Ed è proprio per questo che mentre si dichiara che “si vince assieme e si perde assieme” sono tutti pienamente consapevoli che magari il successo si potrà anche condividere ma il tonfo sarà sulla testa di uno solo. E per l’Abruzzo quella testa è quella di Giorgia Meloni. Gli scossoni degli ultimi mesi, soprattutto causati dalle corse a distinguersi del leader della Lega, con ogni probabilità si moltiplicherebbero se per due volte di seguito, in meno di un mese, un candidatro con il marchio meloniano doc dovesse perdere la sfida elettorale per la presidenza della regione. C’è sempre, ovviamente, la possibilità di dire che si tratta di un voto locale e che palazzo Chigi è un’altra cosa. Peccato che a questa teoria non creda nemmeno la presidente del Consiglio che in più di una occasione, da quando è a capo del governo, ha ribadito quella che è una sua convinzione da sempre: il voto amministrativo, con le debite valutazioni sul peso delle dinamiche locali, è sempre anche un giudizio sullo stato di salute del governo.

In Abruzzo Schlein tenta bis,per blindare il “campo larghissimo”

In Abruzzo Schlein tenta bis,per blindare il “campo larghissimo”Roma, 10 mar. (askanews) – Elly Schlein ci spera: l’Abruzzo come la Sardegna. La segretaria Pd è convinta che si possa fare il bis, tanto più che stavolta il “campo” è non solo largo ma larghissimo, da M5s ai centristi di Renzi e Calenda, e in questi giorni si è fatta strada l’idea che “l’effetto Todde” possa aiutare a colmare il divario dal candidato del centrodestra Marco Marsilio. Il voto nelle regioni potrebbe dare una grande mano alla leader democratica, che deve fare i conti con la concorrenza del leader M5s e con le fibrillazioni della minoranza Pd, che è sempre più preoccupata per una linea ritenuta troppo focalizzata proprio sul dialogo con i 5 stelle.


Una vittoria anche in Abruzzo permetterebbe alla Schlein di prolungare quella tregua interna che si era incrinata sul terzo mandato e che è stata nuovamente imposta dal risultato sardo. Ma sarebbe anche una conferma per la linea “testardamente unitaria” che rivendica ogni giorno, nonostante la ritrosia di Giuseppe Conte e Carlo Calenda. Il leader M5s non rinuncia ad incalzare il Pd, anche se adesso anche lui parla con più decisione della necessità di costruire un’alleanza. “Sono testardamente votato a costruire un’alternanza rispetto a questo governo”, ha detto giovedì sera a ‘Otto e mezzo’, riecheggiando l’avverbio che usa sempre la Schlein. Ovviamente sempre ribadendo che l’accordo può nascere solo “sulla base di principi e progetti seri e condivisi che ci consentano non solo di vincere ma di cambiare il Paese”. Ma, appunto, Conte ribadisce anche la distanza che lo separa dal Pd: “Sulla politica estera c’è molto da discutere”.


Conte non risparmia nemmeno un accenno malizioso alle divisioni tra i democratici, sottolineando che “c’è una svolta che voglio sottolineare: Schlein ha detto che non appoggeranno questo patto di stabilità e crescita. E’ una convergenza importante perché da subito ho denunciato che questo patto, nonostante abbia dietro anche Gentiloni, sarà un disastro per l’economia, e il Pd lo ha compreso”. E proprio Gentiloni è l’ospite principale dell’evento a Milano nel giorno del voto abruzzese ‘Energia popolare’, l’area di Stefano Bonaccini. Con loro sul palco il candidato Pse alla guida della Ue: Nicholas Schmit. La leader Pd è consapevole che i prossimi tre mesi, fino alle europee, saranno decisivi per la sua scommessa, come segretaria del partito e come punto di riferimento del centrosinistra. I parlamentari più vicini a lei sono convinti che “dopo le europee tutti – da Conte a Calenda – dovranno cambiare atteggiamento e lavorare seriamente per una coalizione”. Ma proprio per questo è fondamentale per la Schlein uscire bene dalla tornata elettorale di questa primavera.


Del resto, dal punto di vista aritmetico i sondaggi danno ragione alla leader Pd, il fronte delle opposizioni unito sarebbe in grado di competere con il centrodestra già ora. E se è vero che le differenze sulla linea politica sono in alcuni casi profonde – dalla politica estera ai temi dell’ambiente dell’energia – è anche indiscutibile che le stesse divisioni si ritrovano anche nella coalizione di centrodestra. Senza contare che – sono convinti i parlamentari più vicini alla segretaria – molti dei distinguo visti fin qui vengono esasperati proprio a fini elettorali, per provare a capitalizzare voti in più alle europee. Ecco perché la Schlein insiste con la linea “testardamente unitaria”, la segretaria è convinta che alla fine tutti dovranno prendere atto della forza dei numeri. E se i numeri stanotte fossero benevoli anche in Abruzzo la leader Pd si presenterebbe alle europee con due regioni strappate alla destra, un “bottino” che farebbe pendere parecchio dalla sua parte la bilancia di questa tornata elettorale.

Rugby, Quesada: “Questa vittoria è solo l’inizio”

Rugby, Quesada: “Questa vittoria è solo l’inizio”Roma, 9 mar. (askanews) – “Oggi la Scozia era una squadra durissima da affrontare. Non abbiamo avuto fortuna all’inizio. La prima meta la subiamo per un rimbalzo sfortunato e poi arrivano altre due mete molto difficili. Noi però non abbiamo mollato e abbiamo avuto qualche sequenza di attacco molto interessante e questo mi fa un piacere enorme. Sono felice per i giocatori che fanno un lavoro enorme e adesso devono godere di questo momento”. Così Gonzalo Quesada ct della Nazionale italiana di Rugby commenta lo storico successo sulla Scozia nel Sei Nazioni.


Poi un occhio al futuro, per cui questa vittoria può essere un punto di inizio: “Avevo detto in una precedente conferenza stampa che questa squadra avrebbe fatto parlare di lei. C’è ancora tanto lavoro da fare, ma quello che oggi è stato positivo è che non abbiamo mai perso la nostra identità. Siamo andati molto meglio rispetto a quanto fatto con l’Inghilterra e la Francia e abbiamo ancora margini per migliorare. Sarà durissima in Galles, ma spero che potremo fare un passo in più perchè questa squadra ha l’opportunità di arrivare non è mai arrivata”.

Il Papa: la guerra è peccato collettivo, le fabbriche di armi creano reddito

Il Papa: la guerra è peccato collettivo, le fabbriche di armi creano redditoRoma, 9 mar. (askanews) – Le guerre sono un “peccato collettivo”. Lo ha detto, tra le altre cose, Papa Francesco in una intervista alla Radio Televisione Svizzera. “È un peccato collettivo questo. Mi diceva l’economo, un mese fa – mi dava il rendiconto di come stavano le cose in Vaticano, sempre in deficit – mi diceva: lei sa dove oggi gli investimenti danno più reddito? La fabbrica delle armi. Tu guadagni per uccidere. Più reddito: la fabbrica delle armi. Terribile la guerra. E non esiste una guerra bianca. La guerra è rossa o nera”.


Il Santo Padre ha poi sottolineato: “Io questo lo dico sempre: quando sono stato nel 2014 al Redipuglia ho pianto. Poi lo stesso mi è successo ad Anzio, poi tutti i 2 novembre vado a celebrare in un cimitero. L’ultima volta sono andato al cimitero britannico e guardavo l’età dei ragazzi. Terribile. Questo l’ho detto già, ma lo ripeto: quando c’è stata la commemorazione dello sbarco in Normandia, tutti i capi di governo hanno celebrato quella data ma nessuno ha detto che su quella spiaggia sono rimasti ben 20 mila ragazzi”. L’uomo ha la percezione netta di quello che le guerre comportano ma ci ricasca sempre. Penso anche a lei, con i suoi appellià Come mai non si riesce a far passare il messaggio di quante vittime comporta la guerra? Papa Francesco alla Radio Televisione Svizzera ha spiegato: “Due immagini. Una che a me sempre tocca e la dico: l’immagine della mamma quando riceve quella lettera: ‘Signora, abbiamo l’onore di dirle che lei ha un figlio eroe e questa è la medaglia. A me importa del figlio, non della medaglia. Le hanno tolto il figlio e le danno una medaglia. Si sentono prese in giro. E poi un’altra immagine. Ero in Slovacchia. Dovevo andare da una città a un’altra in elicottero. Ma c’era maltempo e non si poteva. Ho fatto il tragitto in macchina. Sono passato per diversi paesini. La gente sentiva per la radio che il Papa passava e veniva per strada per vedermi. C’erano bambini, bambine, coppie giovani, e poi nonne. Mancavano i nonni: la guerra. È il risultato della guerra. Non ci sono nonni”.

Dossieraggio, Renzi: credo parte FdI voglia insabbiare tutto

Dossieraggio, Renzi: credo parte FdI voglia insabbiare tuttoFirenze, 9 mar. (askanews) – “Ho ragione di credere che c’è tutta un’altra parte di FdI che la commissione non la vuole per niente, a dire di no alla presenza di Nordio è la preoccupazione che nella commissione di inchiesta si potesse saldare una maggioranza trasversale e credo sia interesse di chi guida il paese in questo momento cercare di abbuiare tutto. Perchè? Se le vittime sono tre o quattro si può discutere, ma se ci sono state decine di migliaia di accessi è evidente che il motto non disturbare il manovratore riguarda chi le mani in pasta le ha avute e le ha adesso”. Lo ha detto Matteo Renzi dal palco della Leopolda sottolineando che “è questo il modello con cui ci hanno portato dal 40% al 4%”.


“Cara Meloni misureremo la tua voglia di trasparenza dalla capacità di dare corso a richiesta Crosetto e Nordio” sulla commissione di inchiesta sugli accessi abusivi, “io dico che una parte di Fdi e della maggioranza farà di tutto per insabbiare, ci sono pezzi di Stato che hanno paura che venga fuori la verità e ci sono giornalisti che quando vengono indagati non viene mai fuori il loro nome”, ha concluso Renzi.

L’Abruzzo sceglie il Governatore: sfida a due Marsilio-D’Amico

L’Abruzzo sceglie il Governatore: sfida a due Marsilio-D’AmicoRoma, 9 mar. (askanews) – L’Abruzzo domani va al voto per scegliere il nuovo presidente della Regione e per rinnovare il Consiglio regionale. Dopo il risultato a sorpresa in Sardegna, che ha visto imporsi per una manciata di preferenze Alessandra Todde, espressione del centrosinistra, provocando una crisi interna alla maggioranza di governo del Paese, l’esito delle urne abruzzesi sembra configurarsi come un match decisivo: una sorta di gara di ritorno di una finale di Champions, con il ‘campo largo’ in vantaggio per 1-0.


A contendersi lo scranno più alto di Palazzo Silone a L’Aquila saranno il governatore uscente, Marco Marsilio, sostenuto da tutto il centrodestra (FdI, Lega, FI, Noi Moderati, UdC e Democrazia Cristiana con Rotondi e la lista civica Marsilio Presidente) e lo sfidante, Luciano D’Amico, appoggiato da una coalizione di centrosinistra (Pd, M5s, Azione, Alleanza Verdi e Sinistra con Democrazia Solidale, Italia Viva, Psi, +Europa e la lista civica Abruzzo Insieme). Una sfida secca a due one to one che non lascia margini: domenica sera direttamente dalle urne uscirà uno vincitore e uno sconfitto. Gli ultimi giorni di campagna elettorale hanno catapultato all’ombra del Gran Sasso i pezzi da novanta dei due schieramenti, a cominciare dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che assieme al leader della Lega, Matteo Salvini e al segretario Nazionale di FI, Antonio Tajani, ha partecipato a un evento a Pescara a sostegno dell’uscente Marsilio che esclude “un effetto domino”. Per D’Amico abruzzese doc, ex rettore dell’università di Teramo, sono arrivati da Roma, la segretaria del Pd, Elly Schlein, il presidente di M5s, Giuseppe Conte, il leader di Azione, Carlo Calenda, e da Cagliari anche la neo governatrice della Sardegna, Todde giunta in Abruzzo “per mandare a casa questa destra”.


Sono 1.214.984 (619.921 donne e 595.063 uomini) i cittadini aventi diritto di voto. Nel 2019, alle ultime elezioni, ha votato il 53,11%, vale a dire 643.287 persone su 1.211.204. I candidati in lista erano tre: Marsilio per il Cdx, che ottenne il 48% dei consensi, Giovanni Legnini per il Cs, che si fermò a 31% e Sara Marcozzi per M5s, al 20%. Le urne saranno aperte dalle 7 alle 23. Lo spoglio inizierà subito dopo il termine del voto.


Il Consiglio regionale è composto da 31 membri, con sette consiglieri per le circoscrizioni dell’Aquila, Teramo, Pescara, e otto consiglieri per Chieti. Oltre ai 29 consiglieri eletti nelle liste circoscrizionali, entreranno a far parte di diritto dell’Assemblea, il presidente eletto e il candidato alla carica di presidente che si è piazzato al secondo posto. L’elettore nell’urna ha tre opzioni: può votare un candidato presidente e il voto non si estende alle liste ad esso collegate; può votare una lista e il voto si estende anche al candidato presidente ad essa collegato; può votare un candidato presidente e una delle liste ad esso collegate. Non è consentito il voto disgiunto: sarà considerata nulla la scheda con il voto per un candidato presidente e per una lista diversa da quelle a lui collegate. Si possono esprimere una o due preferenze per i candidati a consigliere della lista prescelta. In caso di voto con due preferenze queste devono essere di genere diverso (per una donna e per un uomo, ma sempre della stessa lista); in caso contrario la seconda preferenza è nulla e resta valida solo la prima.


Diventa presidente della Regione il candidato governatore che ottiene il maggior numero di preferenze valide. Non è previsto il ballottaggio perché in corsa sono solo in due. La legge elettorale prevede un sistema proporzionale con una soglia di sbarramento per ogni lista all’interno di una coalizione fissata al 2% dei voti.

Giustizia, Cassese: ordine giornalisti faccia regole più stringenti

Giustizia, Cassese: ordine giornalisti faccia regole più stringentiRoma, 9 mar. (askanews) – “Credo non ci sarebbe nulla di male se l’ordine dei giornalisti stilasse regole più stringenti che impediscano che i giornalisti diventino portavoce” delle Procure perchè, viceversa, “abbiamo bisogno di un giornalismo indipendente” ma “se l’interprete diventa il messagero non è più l’interprete, i media ci devono aiutare a capire qualcosa della realtà che ci circonda e non diventare i tramiti di interessi di categoria o anche generali”. Lo ha detto Sabino Cassesse intervistato, in collegamento, da Matteo Renzi alla Leopolda 12.

Rugby, Italia batte Scozia 31-29: trionfo a Roma dopo 11 anni

Rugby, Italia batte Scozia 31-29: trionfo a Roma dopo 11 anniRoma, 9 mar. (askanews) – L’Italia batte la Scozia 31-29 all’Olimpico nel Sei Nazioni e torna a vincere dopo 11 anni a Roma. Dopo il pari in Francia arriva una vittoria arrivata grazie ad un secondo tempo entusiasmante dopo una prima frazione in cui la Scozia aveva avuto una partenza fulminante. Vittoria da squadra, con gioco e con gli ultimi minuti giocati con disciplina e ordine a difendere il 31-29 finale. Per l’Italia mete di Brex, Lynagh, Varney, tre piazzati e due trasformazione di Garbisi, un piazzato di Page-Relo. Per la Scozia mete di Fargeson, Steyn, Schoeman, una punizione e tre trasformazioni di Russell. In tribuna la premier Giorgia Meloni.


Dopo due minuti vantaggio Italia: Paolo Garbisi rompe il ghiaccio e trasforma una punizione: 3-0 Italia. Al 6′ meta Scozia con Fagerson: la pressione della Scozia ha i suoi frutti con il pilone destro, 7-3 il punteggio con la trasformazione di Russell. La seconda meta scozzese al 12′: Kyle Steyn segna l’11^ meta della sua carriera in Nazionale. Superbo inizio di partita della Scozia, che guida 12-3. Russell completa la seconda trasformazione (14-3). La prima meta azzurra arriva al 15′: calcio molto bello di Page-Relo che lancia centralmente Brex e trova la meta. Garbisi trasforma ed è 14-10 Scozia. Russell riporta con un calcio l’Italia a -7 (17-10) che diventa -12 con la meta di Schoeman al 28′. Due calci ci Garbisi e Page Relo portano l’Italia a -6 (22-16) chiusura del primo tempo. Nella ripresa l’italia parte forte: calcetto di Garbisi che spiana la strada a Lynagh, in meta al suo esordio con l’Italia. Peccato però per il successivo sbaglio di Garbisi, che colpisce un altro palo e non trasforma: 22-21 all’Olimpico per la Scozia. Ma il sorpasso è nell’aria e al 57′ arriva con la meta di Varney. Azione insistita degli azzurri nata da un’iniziativa di Vintcent, fermato a pochissimi metri dalla linea di meta. Il subentrante ha poi il guizzo giusto e firma la sua quarta meta con l’Italia. Garbisi poi trasforma e siamo 28-22. Al 73′ l’Italia piazza il break con il piede di Garbisi: 31-22. Al 78′ la Scozia mette paura all’Italia: Fagerson schiaccia a terra la meta e Russell trasforma subito. C’è bisogno di un’epica resistenza negli ultimi due minuti: Italia avanti 31-29. Ultimi minuti da leggenda con la Scozia che attacca e l’Italia che difende strenuamente ma con ordine e disciplina. L’ultimo successo contro la Scozia era datato 2016.