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L’Rt sale sopra la soglia epidemica: è 1,08. Scende l’incidenza dei contagi da Covid-19

L’Rt sale sopra la soglia epidemica: è 1,08. Scende l’incidenza dei contagi da Covid-19Roma, 28 apr. (askanews) – Secondo il monitoraggio settimanale sull’andamento del Covid in Italia di Ministero della Salute e Istituto superiore di sanità, nel periodo 5 – 18 aprile 2023, l’Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 1,08 (range 0,85-1,37), in aumento rispetto al periodo precedente (era a 0,93) e al di sopra della soglia epidemica.

L’indice di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero è invece in diminuzione e sotto la soglia epidemica: Rt=0,96 (0,91-1,02) al 18/04/2023 vs Rt=1,07 (1,02-1,13) al 11/04/2023. In calo anche l’incidenza settimanale a livello nazionale: 39 ogni 100.000 abitanti (21/04/2023 -27/04/2023) vs 48 ogni 100.000 abitanti (14/04/2023 -20/04/2023).

Secondo il monitoraggio settimanale sull’andamento del Covid in Italia di Ministero della Salute e Istituto superiore di sanità, il tasso di occupazione in terapia intensiva è stabile all’1% (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 27 aprile) vs l’1% (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 20 aprile); il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale sale leggermente al 4,7% (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 27 aprile) vs il 4,5% (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 20 aprile).

Occultare la mitologia: i 70 anni segreti di Roberto Bolaño

Occultare la mitologia: i 70 anni segreti di Roberto BolañoMilano, 28 apr. (askanews) – Benno von Arcimboldi era scomparso da sempre. Di Cesárea Tinajero si erano perse le tracce da molti anni. Il primo era un leggendario scrittore tedesco che nessuno pareva avesse mai incontrato di persona, ma i cui libri lasciavano sempre uno strascico, tanto che il suo nome, puntualmente, rientrava tra i papabili per il Nobel. La seconda era una poetessa messicana, autrice di un unico componimento, che però è bastato, nella sua forza oscura, a dare vita a un intero movimento, il realvisceralismo. Sono scomparsi, sono invisibili, in qualche modo la loro voce sembra arrivare da dopo la morte. Sono anche due personaggi letterari, sono coloro intorno ai quali Roberto Bolaño ha costruito i suoi due monumentali romanzi, il postumo e totalizzante 2666 e il rivoluzionario e ingannatore I detective selvaggi, che lo portò al successo internazionale negli ultimi 5 anni della sua vita. Arcimboldi e Tinajero erano il santo Graal della sua letteratura, che ha vissuto di una serie di mitologie minori: quella dei giovani poeti sudamericani e delle loro sconfitte, quella della violenza insondabile dei confini messicani e delle dittature militari, quella dell’amore senza senso tanto per dei libri quanto per due sorelle, sempre le stesse, seppur con nomi diversi, in romanzi e racconti. Ma il talento di questo cileno, che scriveva poesie e si racconta che sia passato alla narrativa per tentare di garantire un futuro ai suoi due figli, Lautaro e Alexandra, una volta scopertosi gravemente malato, è stato proprio quello di fare diventare le sue storie una mitologia per i suoi lettori. Che, forse anche senza accorgersene, con I detective selvaggi nel 1998 si sono trovati in mano un oggetto letterario voluminoso – sono 845 pagine nella prima edizione italiana di Sellerio, poco meno di 700 nella successiva Adelphi – che al tempo stesso ribaltava clamorosamente il tavolo del romanzo contemporaneo a livello di struttura e lo faceva da una posizione non di nicchia colta, come spesso accade, ma in aperto, e probabilmente anche un po’ incosciente, confronto con il mainstream. I suoi romanzi a uno sguardo veloce sembrano essere dei gialli o dei noir, ma in realtà fingono; fingono di essere qualcosa di conosciuto e gestibile, qualcosa che sia meno terrificante, ma sono a tutti gli effetti fatti della stessa materia di cui è fatto, per dire, Moby Dick. E come il capolavoro di Melville finisce nella desolazione di un mare che si richiude sopra la scomparsa di Achab e della Balena Bianca (così come si richiudeva sopra il folle volo di Ulisse nella Divina Commedia), nello stesso modo l’epica segreta e devastata di Bolaño si chiude nel deserto, sempre lo stesso, quello del Sonora. Nello stesso silenzio assordante che deve avere sentito Ismaele alla fine della caccia in mare aperto.

Roberto Bolaño era nato a Santago del Cile il 28 aprile del 1953 e, complice il successo dei suoi Detective negli Stati Uniti, fenomeno molto raro per scrittori non aglofoni, è diventato rapidamente un autore di culto, soprattutto per lettori consapevoli, adulti. Quel tipo di persone che continuano ad amare David Foster Wallace, per fare un esempio. E come DFW, anche Bolaño è riuscito nell’impresa dei essere al tempo stesso di culto e di massa, andando a smuovere qualche meccanismo profondo delle dinamiche culturali più contemporanee, pur essendo entrambi scrittori che non hanno visto l’avvento della società iperconnessa e dei social media, ma in qualche modo i loro libri l’avevano anticipata o forse, come Philip Dick, l’avevano anche prevista, seppur in modi molto meno didascalici rispetto all’autore di Blade Runner. Oggi Roberto Bolaño avrebbe compiuto 70 anni. È morto a Barcellona aspettando un trapianto di fegato il 14 luglio del 2003, trapianto rimandato perché stava scrivendo 2666 e l’onda di quel romanzo non la poteva – e non la può – fermare nessuno. Enrique Vila-Matas, altro grandissimo scrittore e amico di Bolaño, per raccontare cosa significasse la scrittura per il cileno ha citato Kafka, che nelle Lettere a Felice spiegava che ‘scrivere è un sogno più profondo. Come la morte’. Noi oggi, con il senno dei lettori di poi e un vago senso di disperazione per la perdita, possiamo aggiungere che anche i suoi grandi romanzi erano così, in maniera talmente evidente da sembrare quasi intollerabile, come la morte. Tanto da far pensare che ci fosse un trucco, come se tutto fosse, per stare ancora nei territori kafkiani (la sua America così immaginaria e quella di Bolaño, così lontana dagli stereotipi americani classici, si toccano di continuo), una messa in scena del Teatro Naturale dell’Oklahoma, quel teatro descritto da Kafka dove tutti sono scritturati e ognuno deve solo interpretare se stesso. E in effetti i trucchi ci sono: Bolaño gioca con le sospensioni, solleva nebbie ad arte, usa gli strumenti del genere in maniera a volte spudorata, come quando scrive frasi come: ‘Da questo momento gli eventi si fanno più confusi’. I suoi romanzi potrebbero essere delle serie tv lisergiche e di successo. Ma il punto è che questi trucchi servono a rendere gestibile l’incandescenza della materia che la sua letteratura maneggia in ogni frase, servono a gestire la paura, profonda, che è sottesa a ogni storia, servono a farci attraversare la notte pensando che si tratti solo di una nuvola passeggera che oscura il sole per qualche minuto.

A un certo punto in 2666 il vecchio che noleggia ad Hans Reiter, che ha appena inventato lo pseudonimo Arcimboldi, la sua prima macchina per scrivere, gli dice, dopo avere parlato a lungo di scrittura, di capolavori e opere minori, mentre Benno sta per andarsene, con quel perfetto tempismo cinematografico che è un altro dei trucchi del mestiere di Bolaño: ‘Gesù è il capolavoro. I ladroni sono le opere minori. Perché sono lì? Non per mettere in risalto la crocifissione, come credono certe anime candide, ma per occultarla’. In un certo senso si può forse pensare che tutta la grandezza dello scrittore stia proprio in questa capacità di rendere manifesta la sua potenza letteraria fingendo di nasconderla, camuffandola in molti modi, vestendola da opera minore o lasciando che a passare siano il clamore di certe scene anziché il vuoto assoluto che raccontano. Il deserto di Sonora che c’è in fondo al cuore di tutti. Ma eravamo partiti da Arcimboldi e Tinajero, i due scrittori di cui si narra la ricerca. Come in ogni chanson de geste che si rispetti c’è l’oggetto da conquistare, ma ci sono anche gli eroi che cercano l’impresa, i cavalieri della tavola rotonda. Nella Camelot di Bolaño, tutta fatta di letteratura, i cercatori sono quattro critici in 2666, i massimi esperti di Arcimboldi: Jean-Claude Pelletier, Manuel Espinoza, Piero Morini e Liz Norton. Arriveranno in Messico, arriveranno a Santa Teresa, a due passi all’obiettivo. Ma, nonostante la loro passione e preparazione, nonostante un certo coraggio, non incontreranno Arcimboldi (‘Non troveremo Arcimboldi – dice Pelletier -. Lui è qua e noi siamo qua, e non gli arriveremo mai più vicino di così’).

Ne I detective selvaggi la missione di cercare la poetessa originaria è affidata a due esponenti della stessa corrente del realvisceralismo, Ulises Lima e Arturo Belano, poeti e spacciatori, in fuga su una Impala inseguiti dal protettore di una prostituta che era scappata con loro. Contro ogni previsione Lima e Belano trovano davvero Cesárea Tinajero, che addirittura, come in una Pietà barocca, muore tra le loro braccia. Ma senza risolvere il mistero, senza che sveli dove stava davvero il Graal. Perché, nella luce accecante del Sonora, con le nuvole che passano rapide nel cielo e il vento che soffia come una tortura silenziata all’orizzonte, la verità sembra essere che non c’è nessun Graal, solo una donna anziana e due vagabondi sopravvissuti per caso all’orrore della storia sudamericana. C’è il pianto muto delle centinaia di donne uccisa a Santa Teresa, nella parte più incredibile e bruciante di 2666, che da romanzo mondo ha voluto anche scavare nella vera storia dei femminicidi di Ciudad-Juarez, c’è la necessità di costruirsi una mitologia letteraria che dia un senso alla vita. Ecco il punto, Roberto Bolaño costruisce la sua mitologia letteraria mettendo in scena il bisogno dei suoi personaggi di farlo. È lo scrittore che partecipa alla quest insieme alle sue creazioni, è William Shakespeare che interpreta Amleto sulla scena del Globe Theatre. Facendo finta che poi, in fondo, non sia proprio così. Nella sua opera, che è intricata – ‘come un rizoma’ ha detto la sua traduttrice Ilide Carmignani – e piena di rimandi incrociati tra i vari romanzi, nulla è mai certo. Ma in questo suo settantesimo non compleanno (perché c’è in lui anche qualcosa del mondo ribaltato dietro lo specchio di Lewis Carroll) possiamo forse azzardarci a dire che proprio in questo fare finta di non crederci fino in fondo ci sia la sua grandezza assoluta, la sua strategia di occultamento che ha la forza di generare il miracolo della letteratura. Quasi senza che ce ne accorgiamo. Ma magari anche questo è solo un altro modo di trarci in inganno, di confondere le tracce. Perché Arcimboldi in realtà viene trovato in una notte di Città del Messico, non dai critici-eroi, ma da un grigio funzionario del governo messicano, tale Almendro, detto Il Porco. Una telefonata a mezzanotte (altro perfetto stereotipo di genere), una conversazione in tedesco, poi in macchina, con una pistola al fianco per andare a vedere cosa stava succedendo a questo vecchio venuto dalla Germania e infastidito dalle attenzioni della polizia. Un vecchio altissimo e già pronto a ripartire verso il nord del Paese. Il Porco, con le sue unghie luride e il suo romanzo mai portato a termine incontra Arcimboldi, lo aiuta, gli toglie di dosso i poliziotti e lo porta a mangiare tacos e a bere tequila, gli mostra la città notturna dalla macchina, lo accompagna in aeroporto e gli lascia un biglietto da visita. Nella metafora il Porco trova il Santo Graal e non solo, ci beve pure dentro, se lo mette in tasca, potremmo dire. Fine della mitologia? Forse. Abbiamo sbagliato tutto? È possibile. Però c’è un momento indimenticabile, che vale il rischio che stiamo correndo. Perché a un certo punto, ‘all’improvviso’, il Porco chiede al vecchio: ‘Senta, non si diceva che lei non fosse mai stato visto da nessuno?’. E Arcimboldi lo guarda e ‘sorride educatamente’. Il Porco ha trovato il Graal, ma è probabile che non lo sappia. E allora questo riapre i giochi, crea un’altra, l’ennesima, cortina di fumo bolañiana, spariglia ancora una volta le carte per nascondere (per ‘occultare’ direbbe l’uomo della macchina per scrivere) il bluff oppure per proteggerci dalla Verità Spaventosa. Entrambe le ipotesi sono valide e proprio questo ci dà la misura dell’importanza come autore di Roberto Bolaño, 70enne immaginario e scrittore totale.

di Leonardo Merlini

”Le infinite possibilità” di Giovanni Truppi nel suo nuovo disco

”Le infinite possibilità” di Giovanni Truppi nel suo nuovo discoMilano, 28 apr. (askanews) – “Infinite possibilità per esseri finiti” è il nuovo disco di inediti di Giovanni Truppi. Il cantautore torna con un album pieno di storie, personaggi e domande.

“Di fatto sono felice che chi lo ascolta lo percepisca come storia e mi sembra un disco che funziona molto bene quando è ascoltato dall’inizio alla fine come una storia”, ha spiegato ad askanews, raccontando che al centro dell’album e dei testi che lo compongono ci sono le relazioni, “amicali e amorose, e poi tutta una serie di altre cose che mi sembra siano accomunate dal domandarsi come possiamo vivere tutti insieme”. Un disco variegato, che mescola molti stili musicali: “Avevo molto l’idea di voler fare un disco con tante parti parlate, una specie di mare di parole nel quale potessero galleggiare isole canzoni”.

L’album è in uscita il 28 aprile per Virgin Music Las-Universal Music Italia.

Libri, esce “Una pianta per amica” di Daniela e Luca Sardella

Libri, esce “Una pianta per amica” di Daniela e Luca SardellaRoma, 28 apr. (askanews) – Un legame antico e profondo, quello tra uomo e natura, da riscoprire e rinsaldare giorno dopo giorno. Perché l’ambiente che ci circonda e il verde che incontriamo nelle nostre vite, custodiscono la chiave per affrontare la transizione ecologica, via obbligata per salvare il Pianeta e mettere al sicuro le nuove generazioni. Il libro di Daniela e Luca Sardella sensibilizza il lettore al rispetto e alla cura del verde casalingo (e non solo) e alla salvaguardia ambientale. Se è provato che le piante ci aiutano a vivere meglio, a essere determinanti sono sempre più le nostre scelte quotidiane. Il volume affronta il tema della gestione del verde in tempi di crisi idrica e termica, spiega come annaffiare utilizzando poca acqua, descrive le piante che meglio purificano l’aria e quelle adatte ai climi caldi. Non mancano consigli pratici di giardinaggio e di concimazione, e suggerimenti su come prevenire e combattere le malattie delle nostre piante.

“Una pianta per amica” di Daniela e Luca Sardella, edito da Rai Libri, è in vendita nelle librerie e negli store digitali dal 28 aprile 2023. Daniela Sardella, figlia di Luca, e’ avvocato, criminologa, giornalista e conduttrice televisiva. Ha co-condotto i programmi televisivi “Il Pollice Verde sono io” su La7, “Parola di Pollice Verde” e “Sempre Verde” in onda sulle reti Mediaset e ha curato le rubriche televisive sul verde per “Quelle brave ragazze”, “Unomattina”, “Unomattina estate”, in onda sulla Rai.

Luca Sardella, autore e conduttore di diversi programmi di successo, in onda sulle reti Rai, Mediaset e su La7, tra cui “Verdissimo”, “Verde Mattina”, “Una pianta al giorno”, “Il Pollice Verde sono io”, “La vecchia Fattoria”, “Garden”, “Linea Verde Orizzonti”, “Parola di Pollice Verde”, “Sempre Verde”, e’ considerato tra i massimi esperti in agronomia della tv nonché “Pollice Verde d’Italia”. Lo stesso Michael Jackson gli ha aperto i cancelli del suo ranch di Neverland per avere dei suggerimenti. Conduce la rubrica “Speranza Verde” per il programma televisivo “Striscia la Notizia” in onda su Canale 5. E’ autore di numerosi volumi di successo editi da Rai e da Cairo Editore. Ha collaborato con prestigiosi quotidiani e periodici e cura una rubrica su TV Sorrisi e Canzoni dedicata alle piante. Cantautore e musicista, ha scritto molti brani di successo tra cui il pluripremiato Spettacolare ghiacciato composto per un noto spot televisivo, interpretato con la figlia Daniela.

Il Padiglione Italia di Fosbury: architettura collaborativa

Il Padiglione Italia di Fosbury: architettura collaborativaMilano, 27 apr. (askanews) – “Spaziale. Ognuno appartiene a tutti gli altri” è il titolo del Padiglione Italia alla 18. Mostra Internazionale di Architettura – La Biennale di Venezia, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della cultura e curato da Fosbury Architecture (Giacomo Ardesio, Alessandro Bonizzoni, Nicola Campri, Veronica Caprino e Claudia Mainardi).

Per la prima volta un gruppo curatoriale costituito da architetti nati tra il 1987 e il 1989 porta a Venezia le istanze di una nuova generazione di progettisti under 40 (nove gruppi di progettisti e altrettanti advisor, professionisti provenienti da diversi campi delle industrie creative, per un totale di circa 50 persone con età media di 33 anni) cresciuta e formatasi in uno scenario di crisi permanente e che per questo ha fatto della collaborazione, della condivisione e del dialogo la base di ogni propria attività. Una generazione consapevole, da un lato, dell’impatto e della responsabilità del settore delle costruzioni nella crisi ambientale e, dall’altro, della crisi di rilevanza dell’architettura e del progetto nella trasformazione di città e territori. Una generazione di progettisti che, rispetto alle precedenti, è cresciuta in un regime di scarsità di risorse e di opportunità, che vive come cruciale il tema della sostenibilità, e che sa che questo è l’unico contesto nel quale potrà operare ora e in futuro. Fosbury Architecture si fa portavoce di quei progettisti italiani “nativi sostenibili” che hanno già accettato tutte queste sfide, per i quali la transdisciplinarietà è uno strumento per espandere i limiti dell’architettura e il manufatto costruito è un mezzo e non un fine ultimo. “Spaziale. Ognuno appartiene a tutti gli altri” nasce da questi presupposti e si fonda sulla visione dell’Architettura come pratica di ricerca multidisciplinare al di là dei manufatti e della Progettazione come risultato di un lavoro collettivo e collaborativo, che supera l’idea dell’architetto-autore. In questa visione, lo spazio è inteso come luogo fisico e simbolico, area geografica e dimensione astratta, sistema di riferimenti conosciuti e territorio di possibilità.

Spaziale fa dunque riferimento a una nozione espansa del campo dell’architettura: intervenire nello spazio significa operare su quel tessuto di relazioni tra persone e luoghi che è alla base di ogni progetto. “Spaziale. Ognuno appartiene a tutti gli altri” porta al centro del Padiglione Italia un processo collaborativo ad ampio spettro, un progetto inclusivo che coinvolge figure di eccellenza e comunità locali, mettendo in scena le migliori ricerche portate avanti da architetti italiani under 40 in relazione a specifiche necessità territoriali.

Per la prima volta, infatti, il Padiglione Italia è stato interpretato dai curatori come l’occasione per realizzare nuovi progetti: un attivatore di azioni concrete a beneficio di territori e comunità locali, oltre l’idea che una mostra debba essere solo “esibizione”. Per questa ragione una parte consistente dei fondi pubblici destinati al Padiglione è stata utilizzata per innescare nuovi processi o potenziare progetti esistenti aggiungendovi un nuovo capitolo. Fosbury Architecture ha individuato e invitato a collaborare nove pratiche spaziali, progettisti chiamati a sviluppare nove progetti pionieri per il Padiglione Italia: nove pratiche di architettura – architetti o gruppi italiani under 40 rappresentativi di ricerche originali, attivi in Italia e all’estero – selezionati in base all’attitudine con cui operano, i territori in cui intervengono, i mezzi che utilizzano, le questioni che sollevano e le risposte che suggeriscono, e che rappresentano un elenco, seppure incompleto, di professionisti italiani che lavorano lungo il perimetro di ciò che è considerato oggi architettura.

Per rendere i nove progetti dei prodotti transdisciplinari genuini, i curatori hanno affiancato a ciascun progettista un advisor, proveniente da altri campi della creatività: artisti visivi e performer, esperti di alimentazione e di intelligenza artificiale, scrittori e registi. Sono state poi individuate nove stazioni, siti rappresentativi di condizioni di fragilità o trasformazione del nostro Paese, dove ciascun gruppo transdisciplinare è stato chiamato a intervenire. Infine, ciascun gruppo di progettazione ha collaborato e collaborerà con una serie di incubatori – attori locali come musei, associazioni, festival culturali – con l’obiettivo di radicare ciascun progetto nel territorio di riferimento.

In questo modo i nove progetti legati al Padiglione Italia andranno a configurare le tappe di un’inedita geografia, diventando mete simboliche di un rinnovato Viaggio in Italia.

Il lavoro di ciascun gruppo risponde a una serie di temi urgenti per il contesto italiano e la disciplina in generale: sfide ‘impossibili’ se arontate a livello globale ma che arontate nei contesti locali sono in grado di produrre riscontri immediati e tangibili.

A Taranto la convivenza con il disastro verrà raccontata sui tetti della città dal collettivo Post Disaster in dialogo con Silvia Calderoni e Ilenia Caleo. Nella Baia di Ieranto, oasi naturalistica del FAI nei pressi di Napoli, gli architetti BB – Alessandro Bava e Fabrizio Ballabio – con Terraforma Festival metteranno in scena la riconciliazione con l’ambiente. A Trieste la coesistenza multiculturale verrà analizzata lungo il confine italo-sloveno da Giuditta Vendrame con Ana Shametaj. A Ripa Teatina, in provincia di Chieti, gli HPO con Claudia Durastanti coinvolgeranno la comunità nel recupero del patrimonio incompiuto. Nella terraferma veneziana, tra Mestre e Marghera, i Parasite 2.0 con Elia Fornari affronteranno il tema dell’inclusione sociale lavorando sulla democratizzazione delle attività ricreative. A Cabras, nel Montiferru in Sardegna, il gruppo Lemonot lavorerà con Roberto Flore sulla transizione alimentare. A Librino, quartiere di Catania, Studio Ossidiana collaborerà con Adelita Husni Bey a un progetto di rigenerazione delle periferie. A Belmonte Calabro, a rappresentare le aree interne italiane, il collettivo Orizzontale con Bruno Zamborlin si interrogherà sul superamento del divario digitale. Infine, nella piana fra Prato e Pistoia, i progettisti (ab)Normal e CAPTCHA in collaborazione con Emilio Vavarella investigheranno i limiti della tutela del paesaggio e della sua riproducibilità.

All’interno del Padiglione Italia non verrà dunque presentato un progetto finito, ma l’avvio di una serie di iniziative che avrà un impatto di lunga durata.

Dal punto di vista espositivo, il Padiglione restituirà la sintesi formale e teorica dei processi innescati nei nove territori nei mesi precedenti all’apertura, da gennaio a maggio, restituendo una diversa e originale immagine dell’architettura italiana nel contesto internazionale.

Il governo va sotto sul Def, domani si rivota. Meloni: solo un brutto scivolone

Il governo va sotto sul Def, domani si rivota. Meloni: solo un brutto scivoloneRoma, 27 apr. (askanews) – Un “brutto scivolone ma non un segnale politico” per Giorgia Meloni, “dilettantismo” per Elly Schlein. Comunque venga definito (e alla fine risolto) il caso, oggi è stato il giorno più difficile per il governo, andato sotto alla Camera sulla risoluzione con cui chiedeva l’autorizzazione allo scostamento di bilancio, necessario per i provvedimenti sul lavoro che dovrebbero andare nel Consiglio dei ministri convocato simbolicamente il primo maggio.

Al Senato il passaggio del Def è andato liscio: poco dopo le 16 l’aula di Palazzo Madama ha dato via libera alla risoluzione di maggioranza. Dato che proprio al Senato il centrodestra ha numeri meno ampi, sembrava profilarsi un pomeriggio tranquillo e invece alla Camera è arrivata la sorpresa: risoluzione bocciata per sei voti. Tra i banchi della maggioranza, secondo quanto ricostruito poi dai tabulati, al momento del voto sono assenti (al netto degli onorevoli in missione) 26 deputati: 11 della Lega, 9 di Fi, 5 di Fdi e 1 di Noi moderati. “Il problema è che i deputati non si rendono conto”, sibila scuro in volto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti attraversando il Transatlantico mentre l’opposizione esulta. Va trovata una soluzione d’urgenza, anche per non aggiungere alla figuraccia (il Def non era mai stato bocciato prima) un’altra figuraccia, ovvero essere costretti a far saltare il Cdm del primo maggio. A Londra, dove stava incontrando il premier britannico Rishi Sunak, Giorgia Meloni viene informata e alla fine, dopo un consulto con i tecnici, la soluzione viene trovata convocando d’urgenza un nuovo Cdm, che si riunisce a Palazzo Chigi sotto la presidenza del vicepremier Antonio Tajani. Pochi minuti per decidere di non toccare il Def, ma di modificare la relazione sullo scostamento sottolineando “le finalità di sostegno al lavoro e alle famiglie oggetto degli interventi programmati per il Consiglio dei ministri già fissato per il primo maggio”. Un Cdm che, assicura una (furiosa) Meloni dal Regno Unito, viene confermato. Per questo si torna subito in Parlamento. Le capigruppo decidono che alla Camera si va in commissione stasera e domani mattina in Aula, al Senato commissione domani mattina e voto in Aula alle 14.

Per tutti, parlamentari, sottosegretari, vice ministri e ministri scatta la precettazione, a scanso di sorprese. Poi, al rientro di Meloni, è prevedibile che arrivi anche una “strigliata”.

Governo va sotto sul Def, dopo passaggio in Cdm ci sarà nuovo voto

Governo va sotto sul Def, dopo passaggio in Cdm ci sarà nuovo votoRoma, 27 apr. (askanews) – Un “brutto scivolone ma non un segnale politico” per Giorgia Meloni, “dilettantismo” per Elly Schlein. Comunque venga definito (e alla fine risolto) il caso, oggi è stato il giorno più difficile per il governo, andato sotto alla Camera sulla risoluzione con cui chiedeva l’autorizzazione allo scostamento di bilancio, necessario per i provvedimenti sul lavoro che dovrebbero andare nel Consiglio dei ministri convocato simbolicamente il primo maggio.

Al Senato il passaggio del Def è andato liscio: poco dopo le 16 l’aula di Palazzo Madama ha dato via libera alla risoluzione di maggioranza. Dato che proprio al Senato il centrodestra ha numeri meno ampi, sembrava profilarsi un pomeriggio tranquillo e invece alla Camera è arrivata la sorpresa: risoluzione bocciata per sei voti. Tra i banchi della maggioranza, secondo quanto ricostruito poi dai tabulati, al momento del voto sono assenti (al netto degli onorevoli in missione) 26 deputati: 11 della Lega, 9 di Fi, 5 di Fdi e 1 di Noi moderati. “Il problema è che i deputati non si rendono conto”, sibila scuro in volto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti attraversando il Transatlantico mentre l’opposizione esulta. Va trovata una soluzione d’urgenza, anche per non aggiungere alla figuraccia (il Def non era mai stato bocciato prima) un’altra figuraccia, ovvero essere costretti a far saltare il Cdm del primo maggio. A Londra, dove stava incontrando il premier britannico Rishi Sunak, Giorgia Meloni viene informata e alla fine, dopo un consulto con i tecnici, la soluzione viene trovata convocando d’urgenza un nuovo Cdm, che si riunisce a Palazzo Chigi sotto la presidenza del vicepremier Antonio Tajani. Pochi minuti per decidere di non toccare il Def, ma di modificare la relazione sullo scostamento sottolineando “le finalità di sostegno al lavoro e alle famiglie oggetto degli interventi programmati per il Consiglio dei ministri già fissato per il primo maggio”. Un Cdm che, assicura una (furiosa) Meloni dal Regno Unito, viene confermato. Per questo si torna subito in Parlamento. Le capigruppo decidono che alla Camera si va in commissione stasera e venerdì mattina in Aula, al Senato commissione venerdì mattina e voto in Aula alle 14.

Per tutti, parlamentari, sottosegretari, vice ministri e ministri scatta la precettazione, a scanso di sorprese. Poi, al rientro di Meloni, è prevedibile che arrivi anche una “strigliata”.

Partita (e festa scudetto) posticipata, Napoli-Salernitana si gioca domenica

Partita (e festa scudetto) posticipata, Napoli-Salernitana si gioca domenicaRoma, 27 apr. (askanews) – Napoli-Salernitana si giocherà domenica per motivi di ordine pubblico, orario (anche se la Lega lo deve confermare) le 15. Si giocherà al termine di Inter-Lazio, in programma alle ore 12,30. Lo ha deciso, per motivi di ordine pubblico, il Casms (Comitato analisi sicurezza manifestazioni sportive), che si è riunito al Viminale. Contestualmente è stata posticipata a giovedì sera anche la trasferta di Udine, originariamente prevista martedì alle 20.45.

“Per il parere del Casms mi accingo ad adottare un provvedimento di urgenza con cui determino lo spostamento della partita per necessità pubbliche, saranno giornate particolarmente convulse, mantenere il sabato avrebbe comportato predisporre servizi sia il sabato che la domenica con risorse duplicate, perciò abbiamo ragionato in questo senso e predisposto una serie di misure”, così il prefetto di Napoli, Claudio Palomba in merito allo slittamento a domenica di Napoli-Salernitana. “Ci aspettiamo centinaia di migliaia di persone per strada – ha proseguito il prefetto Palomba – Le chiusure saranno circa 90, aver circoscritto in un unico giorno ci consente di chiedere rinforzi solo per domenica. Domani il Questore avrà un tavolo tecnico. La necessità ad esempio di chiudere dei varchi è perché abbiamo ragionato su una grande zona di pedonalizzazione in cui speriamo di governare anche la mobilità dei tifosi. C’è un piano sanitario e uno di tutela dei monumenti, con i militari di Strade Sicure, i vigili del fuoco affiancati dalle forze dell’ordine. Abbiamo lavorato in modo preventivo sperando che quanto abbiamo messo a punto sia una governance dell’evento che aspettiamo da 33 anni. In piena sintonia con De Laurentiis, che ha partecipato a tutti gli incontri, c’è stata piena condivisione”. Quindi, “domenica mattina ci sarà alle 12,30 Inter-Lazio e a seguire Napoli-Salernitana. Preciso che l’orario non lo fissa il prefetto, la Lega pare abbia anticipato alle 15, ma aspettiamo l’ufficialità”. Presente all’incontro anche il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi: “Finalmente siamo arrivati alla conclusione di concentrare i due eventi nello stesso giorno, che noi auspicavamo. Questa è stata una richiesta fatta per garantire migliore utilizzazione delle risorse da mettere in campo, come ha detto il Prefetto, in un fine settimana lungo e denso per i tanti eventi in programma. Con Questura, Prefettura e le altre forze dell’ordine abbiamo deciso di garantire la massima libertà nell’esprimere la gioia tanto attesa ma facendo in modo si possa garantire la sicurezza di tutti quelli che parteciperanno all’evento. La tipologia di dispositivo è replicabile anche se non dovesse arrivare lo scudetto domenica ma più avanti. Napoli deve dimostrare la sua gioia ma anche la sua capacità organizzativa. Bisogna garantire soprattutto nel centro storico che sia una festa che si faccia a piedi e non con scorribande di auto e motorini che potrebbero essere incompatibili con la sicurezza. Si creerà una grande area pedonale nel centro storico, dalle 12 di domenica e qualora ci fossero i festeggiamenti si prolungherà fino alle 4 del mattino. Area presidiata ai varchi da presenza mista di polizia municipale e forze dell’ordine. Ci sarà anche il presidio di alcuni monumenti individuati con la Soprintendenza per evitarne il danneggiamento. Grande lavoro con aziende di trasporto per aumentare la frequenza dei trasporti, un presidio alle stazioni. Sono convinto che sarà una bellissima festa in cui tutti potranno esprimere la loro gioia con responsabilità. Napoli sa festeggiare e domenica lo dimostreremo”.

“Sono soddisfatto della modalità di prevenire piuttosto che curare – le parole del presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis dopo la decisione di posticipare a Domenica la partita tra Napoli e Salernitana – in passato mai fatte queste riunioni per organizzare e non lasciare al caso accadimenti che possono scaturire quando si festeggia. Ci sono state altre occasioni in passato per festeggiare, come la Coppa Italia e la Supercoppa. Questa è una città che ama molto festeggiare, ma bisogna farlo in totale sicurezza. Ci fa molto piacere vedere come la città sia diventata estremamente matura e cosciente del successo che sta riscuotendo in tutto il mondo, al di là del calcio. Il mio plauso a chi sovrintende all’organizzazione e alla gestione della festa”. “Vogliamo evitare che il calcio Napoli aggiunga caos al caos, quindi ritengo che eventuali festeggiamenti devono iniziare e terminare nello stadio Maradona”. Sulla festa il presidente aggiunge: “Ho visto delle strade addobbate con l’essenza della napoletanità, con immagini di De Filippo, Troisi, Maradona, i calciatori, c’è sempre la supremazia della bellezza che tanti decantano. I nostri concittadini vivono già da tempo questo evento come un evento che gli appartiene, il terzo scudetto, anche dopo molte delusioni, su cui evitiamo di discutere… Cari concittadini, date ancora una volta al mondo la dimostrazione che a Napoli si può vivere con bellezza e serenità e si può credere di essere straordinari come la città dimostra da secoli”.

Cdm non modifica Def, solo relazione sullo scostamento di bilancio

Cdm non modifica Def, solo relazione sullo scostamento di bilancioRoma, 27 apr. (askanews) – Il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro dell’Economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti, ha approvato una nuova Relazione al Parlamento ai sensi dell’art. 6 della legge 24 dicembre 2012, n. 243. Lo si apprende da fonti di Palazzo Chigi.

Restano confermati i saldi di finanza pubblica già riportati dal Documento di economia e finanza 2023, mentre la nuova Relazione sottolinea le finalità di sostegno al lavoro e alle famiglie oggetto degli interventi programmati per il Consiglio dei ministri già fissato per il primo maggio.

Def, Schlein: siamo al dilettantismo, purtroppo lo paga l’Italia

Def, Schlein: siamo al dilettantismo, purtroppo lo paga l’ItaliaRoma, 27 apr. (askanews) – “Delle due l’una: o siamo di fronte a un episodio di imperdonabile sciatteria o alla prova conclamata delle divisioni della maggioranza. In entrambi i casi si dimostra la totale inadeguatezza di questo Governo e di questa maggioranza, che dovranno risponderne davanti al Paese”. Lo afferma la segretaria del Pd Elly Schlein, commentando la bocciatura alla Camera della relazione sullo scostamento di bilancio.

Aggiunge Schlein: “Sono andati sotto per mancanza dei voti necessari sullo scostamento di bilancio, ovvero una decisione fondamentale che impatta sui conti pubblici e quindi sulle famiglie e sulle imprese. Siamo al dilettantismo, il problema è che lo pagano l’Italia e la sua credibilità”.