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Napoli campione, lo scudetto di Spalletti

Napoli campione, lo scudetto di SpallettiRoma, 4 mag. (askanews) – Da “perdente di successo” ad allenatore dei record. La parabola sportiva di Luciano Spalletti si può sintetizzare così. Ormai prossimo al traguardo, del suo primo scudetto in Italia, l’allenatore del Napoli da anni è tra le figure più importanti ed anche più controverse del nostro calcio. Finora non è mai riuscito a centrare l’obiettivo più ambizioso: laurearsi campione d’Italia. Tutto ciò sebbene sia generalmente considerato, da calciatori ed addetti ai lavori, tra gli allenatori più bravi. E d’altronde sono in tanti gli sportivi che lo ricordano sfiorare la grande impresa da allenatore e leader (fuori campo) della Roma. Ben tre i secondi posti consecutivi, nella sua carriera alla guida dei giallorossi: una prima volta nella stagione 2005/2006, alla luce della “riscrittura” della classica causa Calciopoli. Poi in altre due circostanze in virtù dei punti e delle posizioni ottenute sul campo (stagioni 2006/2007 e 2007/2008), sempre dietro l’Inter. Dopo l’espatrio sportivo ed i successi in terra russa, dove ha allenato per quattro anni lo Zenit San Pietroburgo ed ha vinto due campionati, Spalletti è tornato a casa ma si è trovato a dover gestire due situazioni di fuoco: prima nello spogliatoio della Roma, al centro del braccio di ferro tra la società ed il capitano Totti, poi in quello dell’Inter con tanto di tensione nella gestione del bomber argentino Mauro Icardi. A giugno 2021 ecco Spalletti approdare a Napoli , accolto nell’indifferenza generale da una piazza inviperita per aver perso da poco l’accesso alla Champions League. Il tutto a causa di un impensabile pareggio con il Verona all’ultima giornata. Dopo il primo anno di rodaggio, Spalletti diventa artefice del successo azzurro, sebbene nell’estate 2022 fosse avvenuta una rivoluzione nell’undici titolare dopo le cessioni di Mertens, Koulibaly e Insigne. Il mister di Certaldo è riuscito in poco tempo ad amalgamare una rosa ampia e molto tecnica, valorizzando tutti a partire dai nuovi arrivati come Kim, Kvaratskhelia, Raspadori, Simeone fino ai calciatori come Osimhen probabile capocannoniere a fine stagione. Insomma è al comando di una squadra con numeri da record, il Napoli in serie A è il club con l’attacco più prolifico e la difesa meno battuta, ha raggiunto un record di vittorie e la imminente vittoria dello Scudetto con diverse giornate di anticipo (evento mai accaduto nella storia della Serie A).

Napoli campione: dalla C alla Champions al Campionato

Napoli campione: dalla C alla Champions al CampionatoRoma, 4 mag. (askanews) – Dalla C alla Champions, dalla Champions al Campionato. Il 2 agosto del 2004 la settima sezione del Tribunale fallimentare di Napoli decretò il fallimento della società per eccesso di debiti. Il Napoli non esisteva più. Addio allo stemma azzurro con la N, ai trofei vinti e alla possibilità di giocare ad alti livelli contro i club più prestigiosi del mondo. Alla fine la spuntò l’imprenditore cinematografico Aurelio De Laurentiis che divenne presidente della Napoli Soccer. Grazie al lodo Petrucci, la squadra azzurra ricominciò dalla Serie C. Il primo acquisto fu il centrocampista Montervino che si allenava senza palloni e divisa ufficiale, il tecnico, Giampiero Ventura (poi esonerato, al suo posto fu scelto Edy Reja). E’ dai campi polverosi di Paestum che comincia l’avventura di De Laurentiis presidente del Napoli. Il campionato di Serie B 2006/2007 fu uno dei più seguiti. La Juve, dopo Calciopoli ricominciava dalla B, il Napoli cercava la promozione immediata. Il 10 giugno 2007 grazie al pareggio con il Genoa, entrambe le squadre festeggiarono sul campo la conquista della Serie A. Nel primo anno di Serie A il Napoli di Reja, con Hamsik e Lavezzi, arrivò ottavo, giocando l’Intertoto per partecipare alla Uefa. L’anno successivo dodicesimo, poi il Napoli cambiò allenatore (da Donadoni a Mazzarri) e arrivò sesto, partecipando alla Uefa. Nella stagione 2010/2011 arrivò terzo e tornò in Champions League. L’anno successivo quinto in campionato ma riuscì a conquistare il suo primo trofeo post fallimento. Il 20 Maggio 2012, allo stadio Olimpico, il Napoli sconfisse la Juve 2 a 0, grazie alle reti di Cavani e Hamsik, e vinse la Coppa Italia. Nel campionato 2012/2013 il Napoli arrivò secondo, vicino alla Juve campione d’Italia (87 punti contro 78 degli azzurri). Via Mazzarri e Cavani, arrivano Benitez e Higuain. Il Napoli disputa una Champions eccellente, nel ‘Girone della morte’ con Borussia, Arsenal e Marsiglia gli azzurri vengono eliminati nonostante i 12 punti conquistati. In campionato il Napoli arriva terzo ma riesce a vincere la sua seconda Coppa Italia contro la Fiorentina (3 a 1 con doppietta di Insigne e gol di Mertens). La successiva gestione di Rafael Benítez vide gli azzurri vincere la quinta Coppa Italia, e proseguire i successi nella stagione successiva, con la vittoria della seconda Supercoppa italiana. NEL 2015-2016 Maurizio Sarri rese il Napoli campione d’inverno (non succedeva dalla stagione 1989-1990), pur non riuscendo a vincere lo scudetto, battuto solo dalla Juventus. Terzi nel 2016-2017, secondi con 91 punti l’anno successivo. Nel 2020, con Gennaro Gattuso in panchina, gli azzurri conquistarono la sesta Coppa Italia della loro storia, superando la Juventus ai calci di rigore. La stagione successiva, complice una serie di giocatori indisponibili per infortuni e positività al COVID-19 tra dicembre e febbraio, si rivela essere molto complessa per la squadra di Gattuso, che termina quinta, con la Champions a solo un punto di distanza. Nella stagione 2021-22, Luciano Spalletti viene ingaggiato come allenatore del Napoli: la stagione in Serie A inizia in maniera ottimale, con otto vittorie in altrettante giornate, tra cui un 2-1 in rimonta contro la Juventus e due 4-0 consecutivi contro l’Udinese e la Sampdoria; viene così eguagliata la migliore partenza della loro storia di quattro anni prima, sotto la gestione Sarri. Il club partenopeo fatica però a mantenere il passo con Inter e Milan, e alla fine giunge al terzo posto, sufficiente comunque per la Champions League, dietro ai due club di Milano. In Coppa Italia il Napoli crolla invece clamorosamente contro la Fiorentina agli ottavi di finale. In Europa League finisce secondo nel suo girone dietro allo Spartak Mosca, ed è costretto a disputare gli spareggi della fase a eliminazione diretta, dove soccombe contro il Barcellona. Nella seconda stagione di Spalletti il Napoli straccia tutti chiudendo con quasi venti lunghezze di vantaggio sulla seconda. In Champions raggiunge i quarti di finale, vetta mai toccata nella storia, e venendo eliminato dal Milan. Oggi il terzo scudetto e la grande festa azzurra

Napoli campione, la cavalcata degli azzurri

Napoli campione, la cavalcata degli azzurriRoma, 4 mag. (askanews) – Una straordinaria e trionfale cavalcata verso il terzo scudetto: si può definire così l’annata calcistica del Napoli allenato da Luciano Spalletti. Un titolo mai messo concretamente in discussione, in un campionato dominato in lungo e in largo. Solo in un preciso momento della stagione gli azzurri hanno rallentato (se così si può dire). Mercoledì 4 gennaio 2023: vittoria del Milan a Salerno e sconfitta dei partenopei con l’Inter. Era la prima giornata dopo la lunga pausa dovuta ai mondiali disputati in Qatar. In quella fase l’undici di Spalletti ha avuto il minor vantaggio in classifica sulla seconda (5 punti). Ma le avversarie hanno subito ripreso a perdere colpi e gli azzurri già venerdì 13 gennaio 2023 hanno messo definitivamente in chiaro le cose. 5-1 in casa contro la Juventus e un chiaro messaggio a tutto il campionato. Attacco più prolifico, difesa meno battuta: già questi due dati offrono la cifra del dominio partenopeo. Dominio che viene corroborato da altri record come: il capocannoniere (Osimhen primo per numero di reti segnate) e il miglior uomo assist (Kvaratskhelia unico in Serie A già in doppia cifra). Difficilmente, per non dire quasi mai, si è visto un tale distacco e una tale superiorità in un campionato come quello italiano che, da sempre, è tra i più competitivi e difficili. La squadra ha trovato il suo assetto tattico di base col 4-3-3 e Spalletti ha spesso fatto affidamento a 11 giocatori-titolari, ma punti molto importanti per la classifica sono arrivati da una rosa ampia e completa. Simeone, Raspadori, Elmas, per citare tre panchinari di lusso, spesso subentrano a partita in corso ed in diversi match hanno messo a segno goal e giocate fondamentali per vincere partite difficilissime (solo per citarne alcune: a Milano con i rossoneri 1-2, in casa con la Roma 2-1, a Torino con la Juve 0-1). Se come tutto lascia supporre, lo scudetto arriverà addirittura con sei giornate di anticipo sarà l’ulteriore e definitivo record a suggellare una stagione calcistica che in futuro sarà difficile da ripetere. La forza e il gioco spumeggiante del Napoli, in una certa fase della stagione, ha fatto sognare i supporter azzurri anche per la Champions League, ma tutto si è infranto nello sfortunato doppio match con il Milan che a breve sarà di scena in Europa per un altro derby italiano (e cittadino) con l’Inter.

 

Udinese-Napoli 1-1, E’ di Osimhen il gol scudetto

Udinese-Napoli 1-1, E’ di Osimhen il gol scudettoRoma, 4 mag. (askanews) – E’ di Victor Osimhen il gol scudetto del Napoli. Quello che porta all’ombra del Vesuvio il terzo tricolore dopo 33 anni. Fa esplodere sei milioni di tifosi del mondo, unisce i napoletani dell’Australia e dell’Inghilterra. Un tifo dove non tramonta mail il sole. Primo tempo di sofferenza per gli azzurri che chiudono sotto 1-0. Poi nella ripresa l’accelerata vincente ed il colpo di biliardo del nigeriano. E’ il 46° gol in Serie A per lui, eguagliando il primato di Weah per un calciatore africano. Udine napoletana si infiamma con i dodicimila allo stadio ed almeno altri cinquemila all’esterno della Dacia Arena. Gioia incontenibile e festa tutta la notte.

Eppure le cose non erano cominciate benissimo. Napoli sotto alla fine del primo tempo. La grande gioia degli undicimila napoletani presenti alla Dacia Arena è gelata dopo un quarto d’ora. In avvio sfuriata del Napoli con Osimhen grande protagonista. Ma è l’Udinese a passare in vantaggio dopo 13′. Un gol che non arriva dal nulla: dopo la sfuriata iniziale del Napoli, l’Udinese era cresciuta e aveva cercato di mettere il pallone al centro con diversi cross imprecisi di Ehizibue e Udogie. Un accerchiamento che alla fine ha portato al pallone imbucato in mezzo all’area per Lovric, poi precisissimo nella conclusione alle spalle di Meret. Al 21′ Kvaratskhelia punta Becao all’ingresso in area, all’altezza del vertice sinistro, lo salta e poi cade a terra. Abisso lascia proseguire. Il Var dà ragione all’arbitro. Il Napoli non riesce ad accelerare e l’Udinese è ancora pericolosa. Al 31′ ancora Lovric. Udogie semina il panico al limite dell’area e alla fine viene messo giù, Abisso fa segno di proseguire e il primo ad arrivare sul pallone è Lovric, che scarica il destro. Meret si distende e para. La risposta del Napoli è in un colpo di testa di Osimhen. Il Napoli riparte fortissimo e dopo 7′ arriva il pareggio di Osimhen. Anguissa mette in mezzo, Kvara tira, respinge Silvestri, arriva Osimhen che fa centro. Esultanza incontenibile dei giocatori del Napoli, tanto che nei festeggiamenti si rompe anche la mascherina di Osimhen e l’attaccante è costretto a chiederne una di ricambio alla panchina. Scattano le sostituzioni: Al 63′ Zielinski per Ndombele. Napoli vicino al raddoppio. Al 67′ Kvara lavora a sinistra un gran pallone, liberandosi per il cross morbido con una serie di finte. Palla scodellata, Elmas ci si avventa in gioco pericoloso, l’azione prosegue e Osimhen scarica in porta il pallone che era finito sul suo piede, ma quando l’arbitro aveva già interrotto il gioco. Al 71′ gran tiro di prima di Zielinski su passaggio di Elmas e gran risposta in tuffo di Silvestri. Cantano i tifosi del Napoli alla Dacia Arena, mentre Spalletti con i suoi continua a predicare calma. Gli ultimi quindici minuti sono di palleggio e attesa del 90′. Poi è solo festa. Le bandiere al vento sono azzurre.

Udinese-Napoli, gelo al Maradona al primo tempo

Udinese-Napoli, gelo al Maradona al primo tempoRoma, 4 mag. (askanews) – Un minuto di gelido silenzio e poi nuovi cori per spingere la squadra. Hanno reagito così i 50.000 del Maradona al gol dell’Udinese per il vantaggio sul Napoli. Lo stadio è rimasto gelato sapendo di dover ora rimontare, sentendo ancora più faticosa l’attesa del punto-scudetto. L’entusiasmo allo stadio resta forte, anche se meno di quando i calciatori sono in campo, ma i maxischermi danno l’emozione della partita in trasferta che di solito si vive a casa con gli amici o i parenti, mentre stavolta si è tutti insieme allo stadio.

Meloni in Cdm ‘ottiene’ norma Fuortes, niente accordo su Gdf

Meloni in Cdm ‘ottiene’ norma Fuortes, niente accordo su GdfRoma, 4 mag. (askanews) – Raccontano che per quasi due ore, Giorgia Meloni, Giancarlo Giorgetti e Alfredo Mantovano siano rimasti chiusi nello studio della premier a discutere, mentre tutti gli altri ministri erano seduti intorno al tavolo in attesa che cominciasse un Consiglio che, da convocazione, era in programma alle 16.

Un confronto che, però, non è riuscito a sciogliere il nodo: quello della nomina del nuovo comandante della Guardia di Finanza, su cui in mattinata c’era stato anche un faccia a faccia tra il responsabile dell’Economia e il ministro della Difesa, Guido Crosetto. Alla fine tutto rinviato, la ‘pratica’ (che peraltro non era inserita nell’ordine del giorno) non viene proprio affrontata quando finalmente comincia la riunione. Sarà forse il prossimo Consiglio dei ministri a decidere chi prenderà il posto di Giuseppe Zafarana, nel frattempo indicato come presidente dell’Eni. Da un lato c’è appunto il nome prescelto dalla stessa premier e dal sottosegretario Mantovano, quello del generale Andrea De Gennaro, fratello dell’ex capo della Polizia. Dall’altra, il generale Umberto Sirico, attuale comandante dei reparti speciali della Gdf, gradito alla Lega e ‘sponsorizzato’ da Giorgetti. In sospeso rimane anche un’altra nomina, quella del nuovo capo della Polizia che dovrà sostituire Lamberto Giannini, nominato nel 2021 da Draghi e Lamorgese. E lo stesso vale per il nome del nuovo prefetto di Roma.

Dal ministero dell’Economia negano tensioni. Quello per la nomina del nuovo comandante della Guardia di Finanza, si sottolinea infatti, è un “processo complesso, che vede il coinvolgimento di diversi soggetti e che sta andando avanti da tempo. Un percorso condiviso fin dall’inizio, che non vede alcuna divergenza con Chigi o con gli altri soggetti interessati”. Il Consiglio dei ministri dà invece il via libera alla norma che di fatto apre la strada all’addio di Carlo Fuortes da amministratore delegato per approdare al San Carlo di Napoli. Un provvedimento, fortemente voluto dalla presidente del Consiglio, che in pratica può dare il via a un giro di nomine nella tv di Stato. In pratica, si fissa il limite massimo di 70 anni per il pensionamento dei sovrintendenti dei teatri lirici. Una misura che può essere applicata proprio all’attuale presidente del San Carlo, Stéphane Lissner. In particolare, il decreto stabilisce la cessazione dall’incarico dal 10 giugno.

Il nome del gruppo all’europarlamento riaccende discussione Pd

Il nome del gruppo all’europarlamento riaccende discussione PdRoma, 4 mag. (askanews) – L’unica cosa certa è che adesso il Pd si dice contrario al cambio del nome del gruppo dei ‘Socialisti e democratici’, una posizione messa nero su bianco anche su una nota del Nazareno, ma non è semplice ricostruire come si sia arrivati a questo corto circuito. Quella sorta di ‘referendum’ sul nome lanciato dalla capogruppo Iratxe Garcia Perez ha mandato in subbuglio i democratici, con i ‘riformisti’ che alzano le barricate e la sinistra che – come dimostrano le parole di Andrea Orlando – sembra condividere l’idea di eliminare il riferimento ai “democratici” e usare semplicemente la dicitura “Pse”, Partito socialista europeo. Potenzialmente una bomba che rischia di far riesplodere lo scontro interno, tanto più che molti sembrano convinti che dietro alla mossa della Garcia Perez possa esserci una qualche apertura dei vertici del Pd, come scrive il sito Politico.eu citando la stessa segreteria Elly Schlein.

Ricostruzioni che il quartier generale Pd smentisce subito: “Per il Partito Democratico il cambiamento del nome del gruppo dei Socialisti e democratici al Parlamento europeo non è mai stato in discussione. Le indiscrezioni giornalistiche sul presunto sostegno di Elly Schlein a questa ipotesi sono del tutto destituite di fondamento”. E il capodelegazione a Bruxelles Brando Benifei aggiunge: “Sono certo che da parte nostra ci sarà il supporto per il mantenimento dell’attuale denominazione di Alleanza Progressista dei Socialisti e Democratici che rappresenta per noi un valore e una storia che inizia quando la nostra delegazione italiana era guidata da David Sassoli”. Resta il fatto che, appunto, nella sinistra Pd tanti considerano quasi naturale la richiesta della Garcia Perez. Dice Orlando: “La denominazione socialisti e democratici fu concepita quando il Pd pur non aderendo a Pse intendeva far parte del gruppo parlamentare a Strasburgo. Successivamente il Pd ha aderito al Pse. Oggi,quindi, il gruppo si può tornare a chiamare socialista. Dove è il problema?”.

La risposta gliela danno in tanti dall’ala ‘riformista’ del partito, sono molti a leggere questa ipotesi come una negazione del Dna stesso del Pd. Lorenzo Guerini, sempre assai parco con le dichiarazioni, lo spiega su Twitter: “La nostra forza è nell’unità delle nostre differenze. È un valore che abbiamo portato come Pd al gruppo al Parlamento europeo. La famiglia progressista si deve allargare, non restringere. Per questo l’ipotesi di modificare il nome sarebbe uno sbaglio che non va commesso”. Più o meno sulla stessa linea sono, tra gli altri, Debora Serracchiani, Piero Fassino, Enzo Amendola, Pina Picierno, Walter Verini, Elisabetta Gualmini. Tutti esponenti dell’ala riformista del Pd che hanno alzato le barricate per dire che il nome del gruppo al Parlamento europeo non si deve toccare. Parlando con qualche europarlamentare si apprende che della faccenda sicuramente si era già parlato in una riunione dell’ufficio di presidenza di S&D, qualche settimana fa. Ma, viene precisato, “avevamo chiaramente detto che non siamo d’accordo con l’idea di cambiare il nome”. Insomma, c’era stato qualche scambio su questo argomento, ma niente più e, soprattutto, nessuna decisione. La ‘colpa’ di tutto viene attribuita alla presidente del gruppo Garcia Perez, spagnola. “In Spagna – dicono in molti nel Pd – vogliono connotarsi più nettamente puntando su una chiara identità socialista, è una questione che ha a che fare con le loro dinamiche interne”.

Una ricostruzione che certo potrebbe aiutare a chiudere la questione, insieme alla frenata della stessa Garcia Perez (“Non abbiamo ancora deciso, sarà un processo trasparente”), se non fosse che le parole di Orlando sono condivise da parecchi a sinistra. E lo stesso ex ministro in serata torna sull’argomento per rilanciare: “Chi vede nell’affermazione di questo termine (socialismo, ndr) una vittoria di un’anima del Pd sull’altra, trascura invece di considerare che socialista non è un sinonimo di ex-comunista (e lo dico da ex comunista)”. In generale, le dichiarazioni dell’ala riformista non sono piaciute molto ai vertici Pd, perché – spiega un dirigente – “il punto non è se noi aderiamo o no al Pse: lo abbiamo già fatto nel 2014”. Il Pd dirà no al cambio di nome non perché vuole distinguersi dal socialismo, ma perché l’obiettivo è continuare ad allargare il gruppo a Strasburgo, anche a sinistra, a forze come quella di Alexis Tsipras per esempio.

Domani sarà Giuseppe Provenzano, responsabile esteri del partito, a fare in videoconferenza il punto sulla questione con gli europarlamentari. L’ennesima conferma che l’equilibrio tra le due anime del Pd è sempre delicato e basta una discussione sul nome del gruppo all’europarlamento per rianimare la discussione.

Perché il Pd denuncia “l’occupazione della Rai” da parte del governo

Perché il Pd denuncia “l’occupazione della Rai” da parte del governo

Roma, 4 mag. (askanews) – “Con la norma ad personam approvata dal Consiglio dei ministri per estromettere dal teatro San Carlo di Napoli il sovrintendente Stéphane Lissner per ‘offrire il posto’ all’attuale amministratore delegato della RAI Carlo Fuortes, il governo Meloni ha toccato il fondo. Il Partito Democratico si batterà in Parlamento e nel Paese per difendere l’articolo 21 della Costituzione. È essenziale, e ne va della sua sopravvivenza, che il servizio pubblico garantisca i diversi punti di vista, culturali e politici”. Lo dichiarano Stefano Graziano, capogruppo Pd in commissione parlamentare di Vigilanza Rai e Sandro Ruotolo, responsabile Informazione del Pd.

“Ci opporremo come Partito Democratico, con tutte le nostre forze – sottolineano- all’occupazione della RAI e al giro di nomine che si preannunciano con organigrammi già confezionati dalla maggioranza parlamentare. La RAI è un’azienda pubblica patrimonio di tutti gli italiani, ha un Cda in carica e pienamente operativo. Quello della destra è il tentativo di un colpo di mano sulla libertà e l’autonomia della più grande azienda culturale del Paese”.

Rai,Pd:”colpo di mano governo, battaglia in Parlamento e Paese”

Rai,Pd:”colpo di mano governo, battaglia in Parlamento e Paese”Roma, 4 mag. (askanews) – “Con la norma ad personam approvata dal Consiglio dei ministri per estromettere dal teatro San Carlo di Napoli il sovrintendente Stéphane Lissner per ‘offrire il posto’ all’attuale amministratore delegato della RAI Carlo Fuortes, il governo Meloni ha toccato il fondo. Il Partito Democratico si batterà in Parlamento e nel Paese per difendere l’articolo 21 della Costituzione. È essenziale, e ne va della sua sopravvivenza, che il servizio pubblico garantisca i diversi punti di vista, culturali e politici”. Lo dichiarano Stefano Graziano, capogruppo Pd in commissione parlamentare di Vigilanza Rai e Sandro Ruotolo, responsabile Informazione del Pd.

“Ci opporremo come Partito Democratico, con tutte le nostre forze – sottolineano- all’occupazione della RAI e al giro di nomine che si preannunciano con organigrammi già confezionati dalla maggioranza parlamentare. La RAI è un’azienda pubblica patrimonio di tutti gli italiani, ha un Cda in carica e pienamente operativo. Quello della destra è il tentativo di un colpo di mano sulla libertà e l’autonomia della più grande azienda culturale del Paese”.

Ed Sheeran scagionato dall’accusa di plagio per “Thinking Out Loud”

Ed Sheeran scagionato dall’accusa di plagio per “Thinking Out Loud”Roma, 4 mag. (askanews) – “Thinking Out Loud” di Ed Sheeran non è un plagio del classico di Marvin Gaye del 1972 “Let’s Get It On”. Lo ha stabilito il tribunale di Manhattan, a New York, dove il cantautore britannico era stato citato per rispondere di violazione del copyright. Sheeran era stato accusato di plagio per la sua canzone del 2014 “Thinking Out Loud” che avrebbe copiato il classico soul di Marvin Gaye del 1973 “Let’s Get It On”. Gli eredi di Ed Townsend, coautore del successo di Gaye, avevano promosso la causa civile sostenendo che i due brani presentassero “somiglianze impressionanti ed elementi comuni evidenti”. Sheeran ha passato giorni a testimoniare con la chitarra in mano, suonando demo per la corte per dimostrare che la progressione di accordi 1-3-4-5, quella sotto accusa, è un elemento di base della musica pop che non può essere, a suo dire, proprietà di alcuno. La Giuria ha stabilito che il cantante 32enne ha creato la sua canzone “indipendentemente” e che il suo successo planetario del 2014, Thinking Out Loud non è quindi una copia parziale del celebre Let’s Get It On di Marvin Gaye. Il cantautore inglese non è nuovo a questo tipo di accuse. Un anno fa Sheeran vinse una battaglia sul copyright nel Regno Unito per il suo successo del 2017 “Shape of You”,