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Meloni punta alla nomina di un italiano come rappresentante Nato per Sud

Meloni punta alla nomina di un italiano come rappresentante Nato per SudWashington, 9 lug. (askanews) – Avere un italiano come Rappresentante speciale del segretario generale Nato per il Sud. E’ questo uno degli obiettivi che Giorgia Meloni vuol raggiungere al vertice di Washington. La premier, secondo quanto si apprende, è fiduciosa di poterlo ottenere, battendo la concorrenza di Spagna e Francia. Del resto l’attenzione al Sud globale, in particolare all’Africa, è da tempo uno dei cavalli di battaglia del governo, ribadito anche ieri nella serata americana. L’introduzione della figura del rappresentante, così come gli accordi con alcuni partner, sono “la dimostrazione di come l’Alleanza sappia immaginare il suo ruolo in un sistema complesso”, ha detto Meloni parlando con i cronisti al suo arrivo in hotel nella capitale Usa.


Oggi, prima della cerimonia ufficiale per la celebrazione dei 75 anni dell’Alleanza, la presidente del Consiglio ha fatto un po di attività fisica nella palestra dell’hotel e si è dedicata per alcune ore alla figlia Ginevra, con cui ha visitato alcune attrazioni della città. Poi da domani i lavori entreranno nel vivo. Tra i temi, naturalmente, ci sarà la questione ucraina, che ha assunto particolare drammaticità dopo il bombardamento russo sull’ospedale pediatrico di Kiev. Un atto “spaventoso” per la premier, secondo cui l’attacco offre la dimensione della “reale volontà” di Vladimir Putin di trovare una soluzione pacifica, al di là della “propaganda”. Certo è, a questo proposito, che creano imbarazzo, soprattutto nell’Ue, le mosse di Viktor Orban, che appena assunta la presidenza dell’Unione è corso a Mosca e poi a Pechino, senza alcun mandato di Bruxelles. Un’iniziativa su cui, a Washington, i leader potrebbero chiedergli spiegazioni. La stessa Meloni ha raffreddato i rapporti con il premier ungherese dopo la creazione del gruppo dei ‘Patrioti’ che però – per lei – non può essere definito “filo-putiniano”. Tra gli altri argomenti in discussione, l’ormai annosa questione del contributo alla Nato. La soglia del 2% del Pil (che dovrebbe essere raggiunta nel 2024 da due terzi dei 32 Paesi alleati) è ancora lontana, con l’Italia che spende circa l’1,5%. La road map stabilita dal governo Draghi prevede il raggiungimento dell’obbligo entro il 2028. Un impegno che Meloni, secondo quanto si apprende, dovrebbe confermare e che peraltro è ritenuto particolarmente importante nel caso di una vittoria di Donald Trump e di un possibile minore impegno degli Usa. Il tycoon, nei mesi scorsi, aveva ‘minacciato’ gli inadempienti, dicendo – nella sostanza – che si sarebbero difesi da soli in caso di attacchi.


A margine dei lavori ci sarà spazio anche per incontri bilaterali, che però al momento non sono stati ancora fissati. La giornata di domani si concluderà con il ricevimento offerto dal presidente Usa Joe Biden, osservato speciale in questi giorni per il ‘pressing’ di media e di parte dei Dem per un ritiro dalla competizione elettorale. Non dovrebbe essere presente ai lavori un altro leader in questi giorni sotto pressione: Emmanuel Macron, infatti, potrebbe rimanere in Francia, impegnato nella ricerca di una soluzione al rebus per la formazione di un governo. Anche del voto francese Meloni ha parlato al suo arrivo a Washington, dicendosi convinta che “nessuno ha vinto le elezioni” e sottolineando invece che l’Italia ha “un governo molto solido in un’Europa in cui ci sono governi molto instabili”.

Meloni punta a nomina italiano come Rappresentante Nato per Sud

Meloni punta a nomina italiano come Rappresentante Nato per SudWashington, 9 lug. (askanews) – Avere un italiano come Rappresentante speciale del segretario generale Nato per il Sud. E’ questo uno degli obiettivi che Giorgia Meloni vuol raggiungere al vertice di Washington. La premier, secondo quanto si apprende, è fiduciosa di poterlo ottenere, battendo la concorrenza di Spagna e Francia. Del resto l’attenzione al Sud globale, in particolare all’Africa, è da tempo uno dei cavalli di battaglia del governo, ribadito anche ieri nella serata americana. L’introduzione della figura del rappresentante, così come gli accordi con alcuni partner, sono “la dimostrazione di come l’Alleanza sappia immaginare il suo ruolo in un sistema complesso”, ha detto Meloni parlando con i cronisti al suo arrivo in hotel nella capitale Usa.


Oggi, prima della cerimonia ufficiale per la celebrazione dei 75 anni dell’Alleanza, la presidente del Consiglio ha fatto un po’ di attività fisica nella palestra dell’hotel e si è dedicata per alcune ore alla figlia Ginevra, con cui ha visitato alcune attrazioni della città. Poi da domani i lavori entreranno nel vivo. Tra i temi, naturalmente, ci sarà la questione ucraina, che ha assunto particolare drammaticità dopo il bombardamento russo sull’ospedale pediatrico di Kiev. Un atto “spaventoso” per la premier, secondo cui l’attacco offre la dimensione della “reale volontà” di Vladimir Putin di trovare una soluzione pacifica, al di là della “propaganda”. Certo è, a questo proposito, che creano imbarazzo, soprattutto nell’Ue, le mosse di Viktor Orban, che appena assunta la presidenza dell’Unione è corso a Mosca e poi a Pechino, senza alcun mandato di Bruxelles. Un’iniziativa su cui, a Washington, i leader potrebbero chiedergli spiegazioni. La stessa Meloni ha raffreddato i rapporti con il premier ungherese dopo la creazione del gruppo dei ‘Patrioti’ che però – per lei – non può essere definito “filo-putiniano”. Tra gli altri argomenti in discussione, l’ormai annosa questione del contributo alla Nato. La soglia del 2% del Pil (che dovrebbe essere raggiunta nel 2024 da due terzi dei 32 Paesi alleati) è ancora lontana, con l’Italia che spende circa l’1,5%. La road map stabilita dal governo Draghi prevede il raggiungimento dell’obbligo entro il 2028. Un impegno che Meloni, secondo quanto si apprende, dovrebbe confermare e che peraltro è ritenuto particolarmente importante nel caso di una vittoria di Donald Trump e di un possibile minore impegno degli Usa. Il tycoon, nei mesi scorsi, aveva ‘minacciato’ gli inadempienti, dicendo – nella sostanza – che si sarebbero difesi da soli in caso di attacchi.


A margine dei lavori ci sarà spazio anche per incontri bilaterali, che però al momento non sono stati ancora fissati. La giornata di domani si concluderà con il ricevimento offerto dal presidente Usa Joe Biden, osservato speciale in questi giorni per il ‘pressing’ di media e di parte dei Dem per un ritiro dalla competizione elettorale. Non dovrebbe essere presente ai lavori un altro leader in questi giorni sotto pressione: Emmanuel Macron, infatti, potrebbe rimanere in Francia, impegnato nella ricerca di una soluzione al rebus per la formazione di un governo. Anche del voto francese Meloni ha parlato al suo arrivo a Washington, dicendosi convinta che “nessuno ha vinto le elezioni” e sottolineando invece che l’Italia ha “un governo molto solido in un’Europa in cui ci sono governi molto instabili”.

Conte: Meloni battuta dai camerata d’Europa rischia irrilevanza

Conte: Meloni battuta dai camerata d’Europa rischia irrilevanzaRoma, 9 lug. (askanews) – “Quando il patriottismo è ridotto a vuota retorica arriva qualcuno che ti batte sul tuo stesso terreno come Salvini e Orban e tutti i camerati d’Europa che si sono riuniti nel gruppo dei patrioti che stanno formando un gruppo più corposo di quello dei conservatori. Meloni rischia di essere relegata all’irrilevanza o alla marginalità sullo stesso terreno delle destre europee”. Così Giuseppe Conte, leader M5s, nel corso della presentazione del libro di Stefano Fassina sull’autonomia differenziata ha chiesto provocatoriamente come la premier Giorgia Meloni “partendo dal patriottismo ha poi accettato lo ‘spacca Italia’”.

La Rai e il buco sul voto francese, Sergio nella bufera. M5s annuncia anche un esposto all’Agcom

La Rai e il buco sul voto francese, Sergio nella bufera. M5s annuncia anche un esposto all’AgcomRoma, 9 lug. (askanews) – “Ho chiesto all’amministratore delegato Rai una relazione urgente e dettagliata rispetto all’atteggiamento tenuto dall’azienda la sera dei risultati delle elezioni francesi”, ha annunciato la presidente della commissione di vigilanza Rai Barbara Floridia, aggiungendo: “Ribadisco che, al netto delle spiegazioni fin qui giunte, è del tutto inconcepibile che il servizio pubblico si sia reso protagonista di un simile ‘buco’ proprio nelle ore cruciali di un evento globale seguito dai media di tutto il mondo e che ha trovato ampia copertura sulle TV private italiane”. E – incalza Floridia – “ho sollecitato l’Ad ad avere una risposta entro l’ufficio di presidenza che ho convocato per il prossimo martedì 16 luglio, di modo da poter esporre il contenuto della relazione a tutti i membri della commissione di vigilanza”. L’Ad Sergio è in mezzo alla bufera, e il M5s ha annunciato anche un esposto all’Agcom. “Quanto accaduto, o meglio, quanto non accaduto in RAI la sera delle elezioni francesi non può passare sotto silenzio con il trascorrere dei giorni. Che senso ha parlare di ‘servizio pubblico’ davanti ha una Waterloo informativa come questa? Mentre le tv private italiane e i network di tutto il mondo avevano gli occhi puntati su Parigi, il servizio pubblico italiano si accorgeva delle elezioni francesi con un ritardo incomprensibile”, sottolineano gli esponenti del Movimento 5 Stelle in commissione di vigilanza Rai.


“Serve un’azione immediata volta a individuare con precisione le responsabilità e ad impedire che si ripetono episodi come questi. Presenteremo un esposto ad AGCOM per valutare ogni aspetto di questa vicenda anche dal punto di vista sanzionatorio. In commissione di Vigilanza depositeremo una interrogazione molto stringente anche per comprendere come tale omissione si sia potuta verificare una situazione del genere in presenza di una sede di corrispondenza a Parigi e degli inviati delle principali testate Rai nella capitale francese”, concludono.

Rai, Floridia: chiesta relazione a Sergio su ‘buco’ voto Francia

Rai, Floridia: chiesta relazione a Sergio su ‘buco’ voto FranciaRoma, 9 lug. (askanews) – “Ho chiesto all’amministratore delegato Rai una relazione urgente e dettagliata rispetto all’atteggiamento tenuto dall’azienda la sera dei risultati delle elezioni francesi. Ribadisco che, al netto delle spiegazioni fin qui giunte, è del tutto inconcepibile che il servizio pubblico si sia reso protagonista di un simile “buco” proprio nelle ore cruciali di un evento globale seguito dai media di tutto il mondo e che ha trovato ampia copertura sulle TV private italiane. Ho sollecitato l’AD ad avere una risposta entro l’ufficio di presidenza che ho convocato per il prossimo martedì 16 luglio, di modo da poter esporre il contenuto della relazione a tutti i membri della commissione di vigilanza”. Così la presidente della commissione di vigilanza Rai Barbara Floridia.

Europarlamento, i Patrioti, “rebranding” dell’estrema destra

Europarlamento, i Patrioti, “rebranding” dell’estrema destraBruxelles, 8 lug. (askanews) – La costituzione, avvenuta oggi a Bruxelles, del nuovo gruppo politico di estrema destra al Parlamento europeo “Patrioti per l’Europa” consiste sostanzialmente in un “rebranding”, avviato con un discreto successo, del vecchio gruppo Identità e Democrazia (Id), che formalmente non è stato neanche sciolto, ma sostanzialmente “cannibalizzato” dalla nuova formazione.


Il gruppo Id, semplicemente, scomparirà dagli schermi visto che non si è ricostituito con la nuova legislatura, e che comunque è stato svuotato dall’operazione “Patrioti”, e non rispetterebbe più la doppia condizione di avere almeno 23 eurodeputati provenienti da almeno sette paesi. L’operazione appare riuscita, dal momento che, come ha sottolineato il francese del Rassemblement National, Jean-Paul Garraud, durante la conferenza stampa di presentazione dei Patrioti, “non solo il nuovo gruppo è più numeroso di Id (84 eurodeputati rispetto a 58, ndr), ma abbiamo anche nuove nazionalità”. Ci sono ora, infatti gli ungheresi di Fidesz (che erano tra i “non iscritti”), due nuove delegazioni diverse di cechi (Ano, 7 seggi, e i “motoristi”, due seggi), i sei spagnoli di Vox (che hanno lasciato il gruppo conservatore Ecr) e due portoghesi di Chega, un europarlamentare greco di “Voice of reason” e un lettone di “Prima la Lettonia”. “Nessun altro gruppo politico – ha aggiunto Garraud – ha cosí tanti nuovi arrivati; anzi, la maggior parte ha perso seggi e nazionalità”, e d’altra parte “è possibile che il gruppo si estenda ancora”.


Il rebranding ha anche altri vantaggi, oltre all’aura di novità: non lega automaticamente il nuovo gruppo alla reputazione di formazione estrema dell’estrema destra, e radicalmente antieuropea, che aveva Id, anche a causa della presenza nel suo seno, per quasi tutta la scorsa legislatura, dei neofascisti tedeschi dell’Afd, che sono stati espulsi poco prima delle elezioni a causa delle affermazioni giustificatorie delle SS naziste da parte del loro capolista. Il nuovo gruppo, soprattutto, esigerà di non essere colpito dal “cordone sanitario” contro l’ultradestra antieuropea, che era stato applicato nella scorsa legislatura al “vecchio” Id, da parte degli altri gruppi. “Cordone sanitario” significa esclusione dalla ripartizione dei ruoli istituzionali nel Parlamento (come vicepresidenti dell’Assemblea, questori, presidenti e vicepresidenti delle commissioni parlamentari) e dai negoziati legislativi tra i rappresentanti delle forze politiche.


“Nel 2019 – ha ricordato Garraud – ci hanno imposto il ‘cordone sanitario’; dovremmo essere nel tempio della democrazia e chi ci fa la morale ci impone una regola inammissibile che è assolutamente antidemocratica. Ma credo che con l’evoluzione che c’è stata, oggi sia impossibile applicare ancora questo cordone antidemocratico, a noi che rappresentiamo milioni di persone di dodici Paesi. Noi avremo quindi dei posti di responsabilità; noi rispettiamo la democrazia e rappresentiamo i nostri elettori: esigiamo di avere lo stesso trattamento degli altri” gruppi politici. Si è parlato relativamente poco, durante la conferenza stampa, delle posizioni del nuovo gruppo rispetto alle specifiche politiche europee su cui i “Patrioti” vogliono esercitare la propria influenza: soprattutto, l’opposizione alla politica migratoria e dell’asilo europea (i sovranisti rivendicano il diritto degli Stati membri a decidere come gestirla), l’opposizione al Green Deal, e più generalmente la lotta “all’iper-federalismo dell’Ue, al fatto che l’Ue debba ad ogni costo dominare gli Stati” (Garraud) e “contro le decisioni accentratrici e antidemocratiche dell’Unione che dividono i paesi membri” (Kinga Gßl, Fidesz).


Il credo risolutamente sovranista dei Patrioti non è contrario per principio alla “costruzione europea”, come altri movimenti di estrema destra, ma mira a un’Europa della cooperazione tra gli Stati nazionali, più simile a ciò che esisteva prima del Trattato di Maastricht del 1992 e di quello di Lisbona del 2007, che eluse la bocciatura dei francesi e degli olandesi al referendum sulla “Costituzione europea” del 2005, ha spiegato ancora Garraud. “Non vogliamo costruire un’alternativa all’Europa, ma un’alternativa europea”, ha precisato Kinga Gßl. Il nuovo gruppo, comunque, manterrà buoni rapporti di “cooperazione” con i Conservatori di Giorgia Meloni e di Fratelli d’Italia, nonostante l’inevitabile polo di attrazione concorrente che i Patrioti potrebbero rappresentare per certi membri del gruppo Ecr, a cominciare dal Pis polacco. “Ci sono – ha osservato sempre Garraud riguardo ai rapporti con Fdi e l’Ecr – delle considerazioni di ordine nazionale che esistono in ogni paese. Il nostro gruppo non è un monoblocco, ma ci sono sfumature in vari ambiti perché siamo un gruppo sovranista, e rispettiamo le sovranità di ciascuno Stato”. Ma, ha sottolineato, “questo non significa che i ponti siano stati interrotti, al contrario: le cose si stanno evolvendo nel buon senso”. Anche lo spagnolo Buxadé Villalba, di Vox, ha risposto a una domanda sui rapporti con Giorgia Meloni dopo che Vox ha lasciato il gruppo Ecr per i “Patrioti”. Buxadé ha risposto negando che la premier italiana si sia sentita “tradita”. “Questa frase è una bugia. Giorgia Meloni non si sente tradita da Vox. E’ una bugia”, ha ripetuto. E ha aggiunto: “La nostra alleanza, il nostro cameratismo (‘compañerismo’ in spagnolo, ndr), la nostra amicizia, la nostra cooperazione continuano, tanto forti quanto lo sono stati dal primo giorno”. D’altra parte, nello stesso senso vanno le recenti dichiarazioni, molto amichevoli, del capogruppo dell’Ecr Nicola Procaccini nei confronti degli eurodeputati di Vox, dopo la loro adesione ai “Patrioti”. “Con alcuni di loro è nato un rapporto di amicizia che va al di là degli aspetti politici. Anche se apparterremo a gruppi parlamentari diversi, sono certo che ci ritroveremo spesso fianco a fianco anche nel corso della prossima legislatura”, aveva affermato Procaccini. In conclusione, ciò che appare probabile è che sia proprio il gruppo Ecr, e in particolare la delegazione di Fdi al suo interno, a svolgere un ruolo di intermediazione (di “ponte”) tra il Ppe, o almeno la sua componente maggioritaria, e i “Patrioti”, soprattutto per aggirare in certi casi specifici il “cordone sanitario”, che è probabile i Popolari formalmente continueranno ad applicare all’estrema destra. Questo permetterà nei prossimi cinque anni di garantire maggioranze alternative di centro-destra, ogni volta che ci saranno divergenze tra il Ppe e le altre forze della maggioranza europeista “normale” (Liberali di Renew, Socialisti e Democratici, a volte i Verdi), riguardo alle misure legislative o alle posizioni politiche che il Parlamento europeo dovrà approvare. Una prospettiva, d’altra parte, perfettamente coerente con l’ambizione di Giorgia Meloni di lavorare per l’unità delle destre in Europa.

Centrosinistra, Schlein: uniti si vince, tempo dei veti è finito

Centrosinistra, Schlein: uniti si vince, tempo dei veti è finitoRoma, 8 lug. (askanews) – “Sarebbe sbagliato costruire un’alleanza politica in provetta, figuriamoci se lo facciamo sulle personalità”. Le forze politiche che hanno presentato i quesiti contro l’autonomia in Cassazione “non condividono solo quella battaglia ma anche quella sulla scuola pubblica, sulla sanità. Non si possono applicare modelli in paesi così diversi (Francia e Italia, ndr) ma uniti si vince, divisi si perde. Non bisogna costruire un’unità fine a se stessa ma per il bene del paese”. Lo ha detto la segretaria del Pd, Elly Schlein, ospite a In Onda su La7.


“Non pongo veti ma non intendo subirne: il tempo dei veti è finito con l’esito delle Europee. Il Pd si è rafforzato come perno dell’alternativa, abbiamo l’umiltà di sapere che da soli non bastiamo, non mettiamo veti su nessuno”, ha aggiunto.

Autonomia, Consiglio Campania: ok indizione referendum abrogativo

Autonomia, Consiglio Campania: ok indizione referendum abrogativoNapoli, 8 lug. (askanews) – Il Consiglio regionale della Campania, presieduto da Gennaro Oliviero, ha approvato, con 36 voti favorevoli dei consiglieri della maggioranza di centrosinistra, del Gruppo misto e del Movimento 5 Stelle, 9 voti contrari dei consiglieri del centrodestra e l’astensione del consigliere Raffaele Maria Pisacane (Azione-Per) la deliberazione consiliare per chiedere l’indizione del referendum abrogativo, ai sensi dell’articolo 75 della Costituzione, della Legge 26 giugno 2024 n. 86, attuativa dell’autonomia differenziata delle Regioni a Statuto Ordinario, ai sensi dell’articolo 116 terzo comma della Costituzione.


La Campania è, dunque, la prima delle cinque regioni ad adottare la deliberazione consiliare al fine di depositare, come previsto dall’art. 75 della Costituzione, la richiesta di referendum abrogativo della Legge di iniziativa governativa con la quale si prevedono le procedure per l’attuazione del regionalismo differenziato. A presentare e depositare la richiesta di referendum sarà il presidente del Consiglio regionale della Campania Gennaro Oliviero (supplente sarà il presidente della I Commissione, Giuseppe Sommese) a seguito della relativa elezione da parte dell’assemblea legislativa campana. Il Consiglio ha, inoltre, approvato con 35 voti favorevoli un’ulteriore deliberazione per richiedere un referendum abrogativo di alcuni commi degli articoli 1,2,3,4, attinenti le materie o ambiti di materie riferite ai Lep della Legge n.86.

Meloni a vertice Nato, rilancio Alleanza e rappresentante per Sud

Meloni a vertice Nato, rilancio Alleanza e rappresentante per SudRoma, 6 lug. (askanews) – Il vertice Nato di Washington sarà segnato dall’ingresso di un nuovo alleato, la Svezia, e rilancerà la missione dell’Alleanza a livello globale e verso il Sud, con la nomina di un Rappresentante speciale del Segretario generale.


Per l’Italia al summit (in programma dal 9 all’11 luglio) parteciperà la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, insieme al ministro degli Esteri Antonio Tajani e a quello della Difesa Guido Crosetto. La ricorrenza del 75esimo anniversario della firma del Trattato del Nord Atlantico, sottolineano fonti italiane, nelle attuali circostanze geopolitiche non costituisce una mera “occasione celebrativa”, ma al contrario una “preziosa opportunità, dall’alto valore simbolico, per riaffermare compattezza, unità politica e determinazione degli alleati”. Al centro dei lavori “l’adattamento strategico e operativo” dell’Alleanza rispetto all’evoluzione del quadro di sicurezza. Con il conflitto in Ucraina, infatti, viene spiegato, si pone in termini nuovi l’attuazione della missione della Nato, che rimane comunque “prettamente difensiva”. Per l’Italia, in particolare, il necessario rafforzamento deve essere perseguito avendo in mente sia la globalità delle sfide, secondo l’approccio a 360 gradi previsto dal Concetto Strategico approvato nel 2022 a Madrid, sia la “necessaria collaborazione” tra Nato e Unione Europea.


Il Vertice costituirà anche un’occasione per rilanciare i partenariati della Nato, ovvero le sue relazioni e i rapporti di collaborazione più o meno strutturati, con più di 30 Paesi del Nord Africa, del Golfo, dell’Europa orientale, dell’Asia Centrale e dell’Indo-Pacifico. In questo quadro, le fonti sottolineano un “risultato pratico importante” nel rilancio dell’azione Nato verso il Sud. Infatti, su “forte spinta italiana”, sarà approvato un pacchetto di misure centrate su dialogo politico e collaborazione pratica con le nazioni del vicinato meridionale e sarà nominato un Rappresentante speciale del Segretario generale per il Sud. Durante il Vertice è previsto anche il passaggio conclusivo dell’iter di nomina di Mark Rutte, che a partire dal primo ottobre assumerà ufficialmente il ruolo di Segretario generale, dopo il mandato decennale di Jens Stoltenberg. Dal gennaio 2025, invece, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone ricoprirà l’incarico di presidente del Comitato Militare.


Il programma prevede il 9 luglio un evento celebrativo dei 75 anni del Trattato, che fu firmato il 4 aprile 1949 proprio nella capitale Usa. Il 10 luglio ci sarà una sessione del Consiglio Atlantico a livello di Capi di Stato e di Governo e in formato “solo Alleati”. La Svezia, 32esimo alleato, parteciperà per la prima volta ad un vertice NATO come suo membro effettivo. In serata alla Casa Bianca si terrà una cena offerta dal presidente Joe Biden ai capi delegazione. L’11 luglio si svolgerà una seconda sessione del Consiglio Atlantico con la partecipazione, accanto agli Alleati, delle nazioni dell’Indo-Pacifico (Australia, Nuova Zelanda, Repubblica di Corea e Giappone) e dell’Unione Europea. Il vertice si chiuderà poi con una riunione del Consiglio Nato-Ucraina.

In Europa Meloni perde gli spagnoli di Vox, esulta Salvini

In Europa Meloni perde gli spagnoli di Vox, esulta SalviniRoma, 5 lug. (askanews) – Giorgia Meloni perde un pezzo del suo gruppo in Europa, gli spagnoli di Vox, ed esulta la Lega di Matteo Salvini. Il partito guidato da Santiago Abascal ha annunciato l’uscita dai Conservatori di Ecr per aderire alla nuova formazione dei ‘Patrioti per l’Europa guidata da Viktor Orban.


La nuova formazione “raggrupperà una grande maggioranza dei partiti protagonisti dell’alternativa al consenso di Popolari, Socialisti ed estrema sinistra a Bruxelles” si legge in una nota di Vox che esprime “la sua gratitudine e la sua forte amicizia nei confronti dell’Ecr” e in particolare ribadisce “amicizia verso Giorgia Meloni” che “resterà sempre una collega, amica e alleata”. Nessun commento, per il momento, da parte della premier, ma certo l’uscita degli spagnoli è prima ancora che quantitativamente (contano sei eurodeputati) simbolicamente importante. Proprio partecipando a una manifestazione di Vox a Madrid nel 2021 pronunciò l’ormai famoso discorso in cui diceva: “Yo soy Giorgia, soy una mujer, soy una madre, soy italiana, soy cristiana”. Per Fdi-Ecr a parlare è Nicola Procaccini, co-presidente del gruppo, che saluta i colleghi “con cui abbiamo condiviso cinque anni di appassionate battaglie politiche”. Per quanto riguarda il gruppo dei Conservatori, assicura, “è una forza politica intenzionata a cambiare l’Unione Europea” e “percorreremo questa strada senza indugi e senza limitarci alla mera testimonianza”. Con Vox, aggiunge, “sono certo che ci ritroveremo spesso fianco a fianco”. Ad esultare per la novità è la Lega di Matteo Salvini, che attualmente fa parte del gruppo Identità e democrazia – in cui militano anche gli europarlamentari di Marine Le Pen – ma che guarda con grande interesse all’iniziativa di Orban: “L’adesione degli spagnoli di Vox è un segnale importantissimo – sottolinea il Carroccio -. Cresce il fronte del cambiamento in Europa, determinato a dire no alla Von der Leyen e ai socialisti”.


Adesso gli occhi della destra europea sono puntati sull’appuntamento di lunedì, quando è prevista la costituzione del gruppo Id, fissata proprio all’indomani del ballottaggio alle legislative francesi. Se fosse decisa una ‘fusione’ con i Patrioti, infatti, potrebbe esserci un ‘sorpasso’ di Ecr: con l’uscita degli spagnoli il gruppo dei Conservatori è passato da 84 a 78 membri. Al momento resta la terza famiglia per consistenza, con Renew a 76, ma un eventuale super-gruppo della destra potrebbe insidiare il podio dei meloniani.