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Una vita sempre a destra, chi è il neo ministro Tommaso Foti

Una vita sempre a destra, chi è il neo ministro Tommaso FotiRoma, 2 dic. (askanews) – Sei legislature sulle spalle, un passato da dirigente in un’azienda del settore agroalimentare, interista sfegatato, ma soprattutto una vita sempre a destra. Tommaso Foti, nato il 28 aprile 1960 a Piacenza (“città che amo”, si legge sul suo sito) è l’esponente di Fratelli d’Italia che Giorgia Meloni ha scelto per affidare le delicate deleghe lasciate da Raffaele Fitto dopo la sua nomina a vice presidente esecutivo della Commissione europea.


Foti lascia dunque la carica di capogruppo alla Camera ricoperta dall’ottobre del 2022 per diventare il nuovo ministro degli Affari europei, del Pnrr, del Sud e della coesione. La sua storia politica comincia nelle file del Fronte della gioventù, l’organizzazione giovanile del Msi. A gennaio del 2002 partecipa alla fondazione di Alleanza nazionale prima, successivamente a quella del Pdl e, soprattutto, nel dicembre del 2012 alla nascita di Fratelli d’Italia.


A 20 anni arriva la sua prima elezione come consigliere comunale a Piacenza e nel 1996 diventa per la prima volta deputato: un ruolo che ricopre fino ad oggi con un’unica eccezione nella legislatura 2013-2018. Dopo la vittoria alle politiche del 2022 da parte del centrodestra viene scelto come capogruppo dopo aver ricoperto il ruolo di vice di Francesco Lollobrigida nella legislatura precedente. Nel febbraio del 2024 viene archiviata la sua posizione in un processo della procura di Piacenza per corruzione e traffico di influenze. E’ un fedelissimo di Giorgia Meloni, i suoi colleghi di partito lo considerano un uomo capace di grandi mediazioni. Nella biografia presente sul suo sito si descrive così: “Il lavoro è tanto, ma chi mi conosce sa che non mi fermo davanti alle sfide, neppure a quelle impossibili. Mi piace praticare lo sport in genere, anche se non ho più il fisico atletico di un tempo. La mia fede nerazzurra è e resta incrollabile. Sono leale e credo nell’amicizia. Non ho particolari vizi, che non siano quelli propri di tutti gli umani”.

Il nuovo ministro degli Affari europei è Tommaso Foti

Il nuovo ministro degli Affari europei è Tommaso FotiRoma, 2 dic. (askanews) – E’ Tommaso Foti, capogruppo di Fdi alla Camera, che sostiuisce Raffaele Fitto come ministro degli Affari europei. Foti assume tutte le deleghe di Fitto: Affari europei, Pnrr e coesione. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato, su proposta della presidente del Consiglio, il decreto di nomina. Subito dopo Foti ha giurato nelle mani del presidente alla presenza, in qualità di testimoni, del segretario generale della Presidenza della Repubblica,  Ugo Zampetti e del consigliere militare del presidente della Repubblica, generale Gianni Candotti. Erano presenti la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, e il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano.


“Tommaso Foti ha giurato da Ministro nelle mani del Presidente Mattarella e a lui desidero rivolgere le più sentite congratulazioni, mie personali e di tutto il Governo. Tommaso è un politico di grande esperienza e capacità, tra le migliori risorse di cui Fratelli d’Italia dispone oggi. Ha una lunga carriera parlamentare alle spalle e, da capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei deputati, ha saputo dimostrare in questa legislatura il suo valore e la sua competenza, guidando il principale partito di maggioranza a Montecitorio. È un militante, appassionato e coerente, che ha dedicato fin da giovanissimo la sua vita al servizio della sua comunità e della Nazione. Il Ministro Foti raccoglie il testimone di Raffaele Fitto, neo Vicepresidente Esecutivo della Commissione europea, e io sono certa che saprà lavorare con la sua stessa determinazione e la sua stessa meticolosità. Per il bene dell’Italia e degli italiani”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. 

Meloni: Foti ha esperienza e capacità, lavorerà per bene Italia

Meloni: Foti ha esperienza e capacità, lavorerà per bene ItaliaRoma, 2 dic. (askanews) – “Tommaso Foti ha giurato da Ministro nelle mani del Presidente Mattarella e a lui desidero rivolgere le più sentite congratulazioni, mie personali e di tutto il Governo. Tommaso è un politico di grande esperienza e capacità, tra le migliori risorse di cui Fratelli d’Italia dispone oggi. Ha una lunga carriera parlamentare alle spalle e, da capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei deputati, ha saputo dimostrare in questa legislatura il suo valore e la sua competenza, guidando il principale partito di maggioranza a Montecitorio. È un militante, appassionato e coerente, che ha dedicato fin da giovanissimo la sua vita al servizio della sua comunità e della Nazione. Il Ministro Foti raccoglie il testimone di Raffaele Fitto, neo Vicepresidente Esecutivo della Commissione europea, e io sono certa che saprà lavorare con la sua stessa determinazione e la sua stessa meticolosità. Per il bene dell’Italia e degli italiani”. Lo afferma la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Governo, Foti ha giurato da ministro nelle mani di Mattarella

Governo, Foti ha giurato da ministro nelle mani di MattarellaRoma, 2 dic. (askanews) – Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato, su proposta del presidente del Consiglio dei Ministri, il decreto di nomina a Ministro senza portafoglio dell’onorevole Tommaso Foti.


Subito dopo il nuovo Ministro ha prestato giuramento nelle mani del presidente Mattarella alla presenza, in qualità di testimoni, del Segretario Generale della Presidenza della Repubblica, Dott. Ugo Zampetti e del Consigliere Militare del Presidente della Repubblica, Generale Gianni Candotti. Erano presenti il Presidente del Consiglio dei Ministri, Onorevole Giorgia Meloni, e il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, On. Alfredo Mantovano.

La versione di Davide Casaleggio su cosa sta succedendo nel M5s (e non solo)

La versione di Davide Casaleggio su cosa sta succedendo nel M5s (e non solo)Roma, 2 dic. (askanews) – “Il tema mi sembra abbastanza chiaro. Se questo modello funziona la risposta è chiaramente no. Oggi per fortuna ci sono nuovi modi per far partecipare i cittadini che non sono solo tramite i movimenti digitali che abbiamo inventato alla fine degli anni 2000. Oggi con l’intelligenza artificiale si sta creando un nuovo spazio di partecipazione per i cittadini, con un costo organizzativo quasi nullo. Questo è più interessante per il futuro della politica italiana dei prossimi anni”. Lo ha affermato Davide Casaleggio, figlio del fondatore del Movimento 5 Stelle, Gianroberto Casaleggio, presidente Casaleggio Associati, presidente e fondatore dell’Associazione Rousseau, e socio fondatore del progetto Camelot – piattaforma per la partecipazione online, nel corso della trasmissione radiofonica “Giù la maschera” (Radio 1 Rai).


Sulle polemiche in corso da Giuseppe Conte e il fondatore del Movimento Beppe Brilli Casaleggio ha detto che c’è “un dispiacere di fondo. Oggi questa iniziativa è diventata fine a sé stessa. Fine alle poltrone che si possono ottenere in una regione piuttosto che in un’altra. Non vedo una spinta dal basso, tanto è che si vedono i risultati. Uno può anche inventarsi un modello diverso da quello che era il precedente perché pensa che possa funzionare meglio. Ma se a ogni regionale dimezzano i voti, se i consiglieri comunali erano 1000 tre anni fa e oggi sono arrivati a 150, così come anche alle politiche e alle europee sono stati persi voti. Chi gestisce le attività ovviamente poi decide di indirizzarle come preferisce. E’ necessario avere la consapevolezza che questo nuovo modello che è stato adottato non ha funzionato. Se si pensa che questa è la direzione ha senso anche dargli un nuovo nome”. Secondo Casaleggio “si sta separando l’idea del Movimento della politica e si sta parlando della politica delle poltrone. Il finanziamento pubblico non è strettamente necessario. Se qualcuno ha deciso di adottarlo è una scelta di quella formazione politica, ma non è spinta dalla necessità di avere quei soldi pubblici”.


Secondo Casaleggio “penso che ci sia un distacco dalla politica delle poltrone. A forza di parlare di assessorati da dividersi, consiglieri comunali, piuttosto che nomine, questo tipo di politica disillude i cittadini, che a un certo punto non vanno più a votare”. Secondo Casaleggio “l’Intelligenza Artificiale riscriverà la politica. Penso che ci saranno nuove formazioni politiche e nuovi modi di fare politica dall’esterno del palazzo. Già quest’anno lo stiamo vedendo con la prima metà della popolazione mondiale che sta andando al voto e stiamo vedendo come stanno usando l’IA. Abbiamo visto il Pakistan che aveva uno dei leader dell’opposizione in galera e a gestire la campagna affidando la comunicazione a un avatar. E alla fine della campagna ha vinto. Questo non sarebbe stato possibile un anno fa. Questo tipo di utilizzo sta trasformando sostanzialmente la politica. Dopo Internet che ha permesso la nascita dei movimenti digitali, la tecnologia permetterà la nascita di movimenti bionici / sintetici”.

Calenda non va dai Verdi, sul riarmo la nota stonata è di Magi

Calenda non va dai Verdi, sul riarmo la nota stonata è di MagiChianciano Terme, 1 dic. (askanews) – Intitolandosi “Terra di pace” l’assemblea nazionale di Europa verde che si è svolta a Chianciano Terme non poteva certo relegare in secondo piano il tema delle guerre e della paventata necessità di una rincorsa al riarmo da parte dell’Europa. Quasi tutti gli interventi previsti nella giornata conclusiva, del co-portavoce di Europa Verde Angelo Bonelli, del suo compagno di ‘alleanza’ Nicola Fratoianni, fino a quelli della segretaria del Pd Elly Schlein, del leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, del segretario di Più Europa Riccardo Magi, nonché del segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, vi hanno fatto riferimento in maniera marcata, pur non trascurando l’altro tema clou, il lavoro.


Per i cronisti il dibattito sul riarmo è stato il pretesto per chiedere conto ai leader delle divisioni interne allo schieramento di centrosinistra. Il “problema” delle posizioni diverse rispetto all’invio di armi all’Ucraina “è un problema che taglia in due tutti quanti” gli schieramenti, “anche la destra ha lo stesso problema”, ha spiegato Bonelli. Ma in generale “la questione del riarmo – ha proseguito – riguarda il futuro di questo pianeta: abbiamo 2mila e 500 miliardi di dollari di spese di armamenti tutti gli anni, mentre la povertà e la fame nel mondo aumentano e la sanità pubblica è in ginocchio. Dobbiamo fare delle scelte”. “Sì, abbiamo posizioni diverse – ha ammesso Fratoianni -. Noi siamo contrari all’escalation delle armi e diciamo agli altri leader che hanno una posizione diversa che sono ormai tre anni che l’unica strategia dell’Occidente è quella di inviare armi. Dopo tre anni, in una situazione peggiorata nel caso dell’Ucraina, e migliorata per l’invasore che ha scatenato la guerra, forse è arrivato il momento di capire che serve un salto di qualità sul terreno della diplomazia”, ha sottolineato il leader di SI. Dal canto suo la segretaria del Pd Elly Schlein non ha parlato esplicitamente del tema del riarmo soffermandosi però sulle guerre in Medio Oriente e sottolineando che “serve un cessate fuoco immediatamente anche a Gaza e un embargo totale delle armi a Israele”, nonché “il riconoscimento pieno dello stato di Palestina”. Sul fronte delle divisioni interne al centrosinistra, ha sostenuto Schlein, “possiamo avere differenze sul modo a cui arrivare” alla soluzione della pace, “non solo sul contesto mediorientale ma anche su quello in Ucraina”, però, ha sottolineato, “siamo d’accordo sulla mancanza totale di uno sforzo diplomatico e politico necessario da parte dell’Unione Europea e del nostro Governo, che avrebbe una tradizione diplomatica importante alle spalle, per costruire concretamente un percorso di pace che faccia finire questi conflitti, le cui conseguenze sono pagate sempre dai più fragili”. “Quindi è vero: Non siamo sempre d’accordo su tutto, ma sull’attenzione verso un progetto di pace che faccia finire queste guerre prima che cadano gli ultimi fucili siamo d’accordo”, ha assicurato Schlein.


Il leader del M5s Giuseppe Conte ha invece messo nel mirino il rapporto sul futuro della competitività europea redatto da Mario Draghi, accusando la relazione di voler spingere la finanza europea verso il riarmo. “Il rapporto – ha affermato Conte in videocollegamento perché impegnato a Roma in una serie di riunioni interne al Movimento – dice in sostanza che gli investimenti devono essere diretti sull’industria militare, che la soluzione ai problemi dei cittadini del popolo europeo è quello di produrre più armi per rincorrere la Russia. E quest’escalation militare” la si vuole “perché – ha sostenuto il leader del M5s – non si vuole una svolta negoziale”. Per Conte quello della messa in discussione del riarmo è un tema “necessario per caratterizzare, in direzione progressista, un’azione politica, altrimenti non ci distingueremo dalle forze conservatrici, o peggio restauratrici, come quelle che sono al governo in questo momento in Italia”. E se il segretario generale della Cgil Landini si è mostrato molto in sintonia con Europa Verde, SI e M5s, affermando che “in Italia e anche in Europa, quello che si sta determinando è una vera e propria economia di guerra”, la nota davvero dissonante, complice anche l’assenza del leader di Azione Carlo Calenda, inizialmente previsto ma che poi ha dato forfait (sembra per un lieve problema di salute), è arrivata dall’intervento del segretario di +Europa Riccardo Magi. “Io non penso, come ha detto Conte, che l’Europa abbia scelto la guerra. E non penso che ci aiuti un ribaltamento della verità, penso invece che noi scontiamo un enorme ritardo nell’aver aver costruito un’Europa politica, con una difesa comune e una politica estera comune. Ma non è ribaltando il racconto, dicendo che è l’Europa che sceglie la guerra” che troviamo la soluzione. “Far mancare in questo momento il sostegno e l’aiuto a Kiev – ha spiegato Magi – potrebbe significare dover investire molto di più per la nostra difesa in armi in un futuro che sarà molto più vicino. Pensiamoci, al di fuori degli schemi ideologici e anche del tentativo di lucrare un po’ di consenso facile tra forze dell’opposizione”.


Un passaggio, quest’ultimo, che ha provocato qualche mugugno in sala, dove qualcuno ha lanciato a Magi l’accusa di aver sbagliato posto. “Io non penso mai di aver sbagliato posto quando accetto un confronto democratico”, ha ribattuto il segretario di +Europa. (Dall’inviato Massimo Santucci)

Mantra coesione nel centrodestra. Ma Salvini-Tajani si punzecchiano

Mantra coesione nel centrodestra. Ma Salvini-Tajani si punzecchianoRoma, 1 dic. (askanews) – Come se si fossero messi d’accordo, e con ogni probabilità è esattamente così, i leader del centrodestra provano a seppellire le polemiche delle ultime settimane intonando all’unisono il ritornello della coesione. La narrazione del ‘volemose bene’ prevede che le schermaglie vengano derubricate a dialettica e che gli scontri ormai quotidiani – dal canone Rai alla politica estera, dalle banche all’Europa – si trasformino in “diversità che sono un valore”. E’ la necessità di “abbassare i toni” che la presidente del Consiglio ha preteso dai suoi due vice dopo lo show down sul decreto fiscale e che va in scena in occasione dell’assemblea nazionale di Noi moderati di Maurizio Lupi.


In presenza all’hotel Marriot di Roma c’è soltanto Antonio Tajani anche perché, a proposito di divisioni, la necessità è anche quella di minimizzare le voci su una competizione al centro che Giorgia Meloni avrebbe addirittura favorito per bilanciare le recenti intemperanze del leader di Forza Italia. “Il nostro compito è quello di allargare i confini del centrodestra, non tocca a noi andare a cercare i voti di Fratelli d’Italia o della Lega”, spiega il leader azzurro. Giorgia Meloni parla attraverso un videomessaggio registrato. Sono concetti espressi più volte ma che, vista la settimana di passione, assumono un altro colore, più strigliata che esortazione. “La nostra coalizione – dice la premier – è composta sì da forze politiche diverse, ognuna ha la sua identità e la sua storia che sono un valore aggiunto. Ciò che ci rende forti e coesi è la volontà, la voglia di stare insieme che è quello che ci consente di fare sempre sintesi, di trovare un punto di incontro”.


Concetti più o meno simili a quelli espressi dai due vicepremier. Entrambi mettono in evidenza la “visione comune”, entrambi assicurano che “il governo arriverà fino al 2027” (“nonostante il voto contrario su questo o quell’emendamento”, ci tiene però a precisare il segretario della Lega). E tuttavia, proprio mentre cercano di seppellire in pubblico l’ascia di guerra, non riescono nemmeno a fare a meno di punzecchiarsi. A causa di un difetto nel videocollegamento con Salvini, a parlare prima tra i due è il ministro degli Esteri. Tra la tante cose, ribadisce un concetto più volte esplicitato e, peraltro, caro anche a Silvio Berlusconi. “Vista la situazione attuale – afferma – dobbiamo andare avanti per avere una vera politica estera, una vera difesa europea: non possiamo sempre aspettare gli americani, non possiamo sempre chiedere agli altri di proteggerci”. Una frase che, quando arriva il suo turno, Salvini non solo non fa cadere nel vuoto, ma alla quale risponde marcando tutta la distanza. “Sentivo parlare di difesa comune europea. Mi permetto di dire che in questo momento bisogna andarci cauti”, la replica.


E non è l’unica frecciata a distanza, visto che a un certo punto Salvini ha l’ardire di mettere nella stessa frase l’autonomia (ben conscio dei dubbi di Forza Italia) e uno dei nomi più importanti del Pantheon dei popolari. Don Luigi Sturzo – sostiene – “si definiva federalista impenitente”. Laconica la risposta di Tajani: “Se anche lui si riconosce in Sturzo io sono contento”. Anche Maurizio Lupi, che pure si unisce al coro dei buoni sentimenti, non rinuncia a mostrare una certa ambizione. La sfida, dice, è “rispondere ai 9 milioni” di moderati che si sono rifigiati nell’astensionismo. Noi un cespuglio? “Non ci interessa, noi siamo un seme”.

Meloni prova a smorzare: diversità nel centrodestra sono valore aggiunto

Meloni prova a smorzare: diversità nel centrodestra sono valore aggiuntoRoma, 1 dic. (askanews) – “La nostra coalizione è composta sì da forze politiche diverse, ognuna ha la sua identità e la sua storia che sono un valore aggiunto e ciò che ci rende forti e coesi è la volontà, la voglia di stare insieme che quello che ci consente di fare sempre sintesi di trovare un punto di incontro”.Lo ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel videomessaggio inviato all’assemblea nazionale di Noi moderati, con cui ha cercato smorzare tensioni e conflitti nella maggioranza di centrodestra che sostiene il suo Governo.


“Possiamo farlo – ha affermato fra l’altro Meloni- perché siamo uniti dalla stessa visione del mondo di fondo, perché crediamo negli stessi valori di riferimento, perché abbiamo idee compatibili, perché intendiamo portare avanti fondamentalmente gli stessi progetti. E tutto questo che ci tiene insieme da 30 anni a questa parte che ci ha permesso in questi primi due anni di Governo di raggiungere risultati inaspettati, di invertire quel declino al quale l’Italia sembrava ormai destinata”.

Sciopero, Schlein: giù le mani Governo da diritto costituzionale

Sciopero, Schlein: giù le mani Governo da diritto costituzionaleRoma, 1 dic. (askanews) – “Voglio dare un abbraccio di forte solidarietà ai sindacati qui rappresentati da Maurizio Landini e anche a Pierpaolo Bombardieri per lo sciopero generale che ha visto mobilitate 500 mila persone in tutta Italia. Siamo stati e saremo al vostro fianco per difendere il diritto costituzionale di sciopero” e “diciamo al governo mettete giù le mani dal diritto di sciopero perché è un diritto costituzionale, se ne devono convincere, non si può soffocare la voce di dolore, di sofferenza e preoccupazione di milioni di lavoratrici e lavoratori che davanti hanno una prospettiva davanti di precarietà”. Lo ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein nel corso del suo intervento dal palco dell’assemblea di Europa Verde in corso a Chianciano Terme.


“Noi dobbiamo invece contrastare la precarietà”, ha sottolineato Schlein.

Centrosinistra, Schlein ad Avs: grazie per afflato unitario

Centrosinistra, Schlein ad Avs: grazie per afflato unitarioChianciano Terme, 1 dic. (askanews) – “Siamo qui a ringraziarvi del rapporto leale che abbiamo costruito in questi mesi di lavoro appassionato siamo qui a ringraziare tutta l’alleanza Verdi e Sinistra perché è un rapporto che vogliamo anche noi sempre più stretto, sempre più coordinat,o perché ci ha portato anche recentemente a delle belle vittorie come quella della regione Emilia Romagna”. Lo ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein nel corso del suo intervento dal palco dell’assemblea di Europa Verde in corso a Chianciano Terme.


“Ma vi voglio ringraziare – ha proseguito Schlein – anche per un’altra cosa che non è mai scontata e che è quest’afflato unitario che ci ha non solo tenuti sempre insieme ma ci ha anche permesso di crescere. Io di questo sono convinta perché lo sentiamo nel richiamo delle piazze che abbiamo costruito insieme questa voglia di unità. Non a tutti i costi, l’unità non è un valore a tutti i costi ma lo è se riesce a raccogliersi attorno a un progetto coerente, attorno a un programma definito”, ha sottolineato la segretaria del Pd.