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Premierato, Casini: con la riforma c’è l’umiliazione definitiva del Parlamento

Premierato, Casini: con la riforma c’è l’umiliazione definitiva del ParlamentoRoma, 15 mag. (askanews) – “La riforma della Seconda Parte della Costituzione è stata più volte proposta, negli ultimi decenni, da tutte le forze politiche che si sono succedute nel governo del Paese ma tutti i tentativi di riforma sono falliti non tanto per le soluzioni prospettate, quanto perché non si è cercata una forte condivisione. I referendum confermativi di riforme approvati a maggioranza e all’esito di dinamiche politiche conflittuali hanno avuto sempre esito negativo, proprio perché quelle riforme sono state recepite dai cittadini come proposte fortemente divisive, mentre la politica costituzionale è, per sua natura, lo spazio della condivisione. È assolutamente legittima la finalità di contrastare l’instabilità dei Governi e rafforzare ruolo e posizione costituzionale del Presidente del Consiglio. Il panorama costituzionale comparato ci restituisce, infatti, un quadro articolato di forme di governo presidenziali o semipresidenziali proprio in Paesi di lunga e riconosciuta tradizione democratica. In quei modelli, però, a fronte di un forte ruolo del vertice del potere esecutivo, sono presenti adeguati contrappesi con funzione di bilanciamento e di controllo. Negli USA, in particolare, il Congresso e il Senato hanno poteri molto intensi di iniziativa legislativa e di inchiesta in grado di condizionare significativamente l’azione di governo. Al contrario, nella proposta attualmente all’esame del Parlamento il rafforzamento della posizione del Premier si accompagna a un depotenziamento degli istituti di garanzia. Nella riforma, i poteri del Capo dello Stato nella formazione dei Governi e nello scioglimento delle Camere si trasformano, di fatto, da liberi in vincolati, diventano atti dovuti, non più atti discrezionali di impulso. Limitare in maniera così significativa le prerogative del Presidente della Repubblica nella gestione delle crisi di governo, sempre possibili – anche in presenza di un Premier eletto direttamente dal popolo – per effetto della rottura dell’accordo di coalizione, significa impedire il necessario grado di flessibilità al sistema, che è garanzia di tenuta democratica, come dimostra la storia repubblicana. In caso di dimissioni del Presidente del Consiglio dei ministri in carica o di sfiducia allo stesso, lo spazio di manovra del Capo dello Stato sarebbe infatti estremamente limitato: potrebbe conferire l’incarico di formare il Governo solo a un altro parlamentare della maggioranza (che oltretutto, a dispetto dell’impianto generale della riforma e in sfregio alle ripetute affermazioni dei suoi proponenti, non sarebbe indicato dai cittadini). Il Presidente della Repubblica avrebbe un’autorevolezza menomata, a fronte di un vertice dell’Esecutivo che trova la sua legittimazione diretta nel voto popolare. Il rischio è di perdere una risorsa straordinaria del nostro ordinamento e un presidio che ha consentito di superare fasi molto critiche nella vita della Repubblica, capace di ristabilire il funzionamento del sistema nei momenti di blocco e di crisi. Peraltro, guardando all’esperienza concreta, i presidenti della Repubblica Napolitano e Mattarella nel voto successivo di conferma hanno visto una maggioranza allargata anche a quei partiti che non li avevano scelti nel primo mandato. Questa riforma, inoltre, indebolisce il ruolo del Parlamento, soprattutto nella sua funzione di investitura e nel suo rapporto col Governo : l’istituto della fiducia, elemento cardine nelle forme di governo parlamentare, si riduce anch’essa a un atto ‘vincolato’, meramente confermativo dell’investitura popolare ottenuta dal Premier. Negli ultimi 40 anni il Parlamento ha subito un processo progressivo di lateralizzazione, ma l’unico potere che ancora resiste è proprio il mandato fiduciario espresso nei confronti del Governo. Una volta espropriato anche di questo potere, il Parlamento, completamente depotenziato, si trasforma così nella prima vera vittima di questa riforma. Altro grave vulnus è la scelta di inserire in Costituzione il premio di maggioranza, senza prevedere contestualmente una soglia minima e ragionevole di voti ottenuti: si tratta di una violazione dei principi costituzionali della rappresentatività, come ha affermato la Corte Costituzionale. In conclusione, mi auguro che questo dibattito, per altro desolatamente privo della tensione ideale che ha animato le grandi scelte costituzionali del passato, sia solo un’esibizione muscolare pre elettorale e che, da qui a poco, la saggezza pure presente in parti della maggioranza, sappia imporre una svolta ad un dibattito su una riforma nata male e che rischia di finire peggio, con una riforma non all’altezza delle risposte che l’Italia chiede e con l’umiliazione definitiva del Parlamento”. Lo ha detto Pier Ferdinando Casini intervenendo nell’Aula del Senato nel corso del dibattito sul progetto di riforma costituzionale.

Premierato, da mercoledì 22 le votazioni in aula al Senato

Premierato, da mercoledì 22 le votazioni in aula al SenatoRoma, 15 mag. (askanews) – La discussione generale sul disegno di legge costituzionale per l’elezione diretta del premier proseguirà oggi nell’aula del Senato fino alle 15, per concludersi nella seduta pomeridiana di martedì prossimo, 21 maggio, a partire dalle 15. Lo ha stabilito la conferenza dei capigruppo di palazzo Madama.


Nel dettaglio, martedì si dovrebbero svolgere gli ultimi interventi sulla riforma costituzionale: uno per ciascun gruppo parlamentare. Da mercoledì 22 inizieranno le votazioni degli emendamenti in Aula.

Liguria,Crosetto: Toti non può governare da domiciliari, dovrà dimettersi

Liguria,Crosetto: Toti non può governare da domiciliari, dovrà dimettersiMilano, 14 mag. (askanews) – “Toti non può governare stando ai domiciliari, è una condizione che assieme alla pressione psicologica lo obbligherà a dimettersi. Come hanno fatto Pittella e Bassolino. Si sono dimessi da incarichi di prestigio e poi sono stati assolti. Caridi fece un anno e mezzo in carcere e poi fu assolto. Se mi ricordo queste cose ho paura. Non difendo Toti, difendo i principi, la privazione della libertà e la carcerazione preventiva mi trovano sempre contro”. Così il ministro della Difesa Guido Crosetto a Otto e mezzo su La7.

Salvini: entro l’anno si riparte con il nucleare

Salvini: entro l’anno si riparte con il nucleareRoma, 14 mag. (askanews) – “Entro l’anno l’obiettivo del Governo è di avere un impianto normativo che permetta di investire nuovamente sul nucleare”. Così il vicepremier e ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, nel corso della presentazione del libro ‘Non è ancora la fine del mondo’ di Viktor Ebert al museo Maxxi a Roma.”Secondo un recente sondaggio, la maggioranza degli italiani è favorevole al nucleare”, ha aggiunto.


Al termine della presentazione sollecitato da un cronista sulla necessità o meno di un referendum sul nucleare Salvini ha risposto che “secondo i tecnici, ai quali ho chiesto un parere sul nucleare si può andare avanti per norma, perché il referendum del 1987 aboliva il finanziamento del nucleare e non il nucleare”. “Ci sono diversi privati che vorrebbero investire sul nucleare perché c’è un ritorno economico ma se fosse per me avrei piacere a fare un nuovo un referendum, andando in televisione a sostenere le tesi del ritorno al nucleare. Ma mi hanno detto che non posso proporre un referendum perché non c’è una norma contraria da abrogare”, ha spiegato il leader della Lega ricordando che “la partita è in mano al collega Pichetto Fratin ma io come Mit compartecipo”.

Premierato, Meloni: in vigore 2028, non riguarda me e Mattarella

Premierato, Meloni: in vigore 2028, non riguarda me e MattarellaRoma, 14 mag. (askanews) – Il premierato è “una riforma necessaria, la madre di tutte le riforme. Spero che si possano costruire delle convergenze se si vuole stare nel merito e se si è in buona fede, ma se non arrivano convergenze la considero comunque necessaria e dunque devo chiedere l’opinione dei cittadini”. Se ci sarà non sarà “un referendum su di me, diciamo che non mi riguarda perchè entrebbe in vigore nella prossima legislatura, c’è molto tempo, a Roma si dice ‘beato chi c’ha un occhio’. E poi viene sempre tirato per la giacchetta il presidente della Repubblica ma quando entrerà in vigore nel 2028 saremo anche verso la fine del secondo mandato del Presidente della Repubblica e dunque non riguarda il presente ma il futuro”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, intervistata a Milano a “Il giorno della Verità” dal direttore Maurizio Belpietro.


“Si sta cercando di personalizzare lo scontro sul referendum sperando in un revival di Renzi”. Le mie dimissioni in caso di sconfitta? “Le mie dimissioni sono attese ogni giorno per le ragioni più bizzarre, lo spread è salito 3 punti e avevano già la lista dei ministri del governo tecnico…”.

Meloni: manganello?Tra chi manifesta professionisti provocazione

Meloni: manganello?Tra chi manifesta professionisti provocazioneRoma, 14 mag. (askanews) – “Il governo non usa il manganello anche perchè non è il governo che dà le indicazioni alle forze dell’ordine quando si trovano ad operare”. Lo ha detto la premier Giorgia Meloni partecipando al Giorno de La Verità e ribadendo che, a nche all “per il governo la libertà di manifestare andava difesa ma c’è bisogno che le regole vengano rispettate anche da chi manifesta”.


“Le forze dell’ordine devono garantire il diritto di manifestare nel rispetto delle regole”, “l’assalto alla Cgil era libertà di manifestare? No. Andava impedito? Sì, le forze dell’ordine cercano di mantenere un equilibio. Alcuni dei manifestanti sono dei professionisti della materia che provocano le forze dell’ordine nella speranza che qualcosa vada storto e si possa dire che il governo ha metodi autoritari”, ha aggiunto. “Le forze dell’ordine non meritano l’assenza di solidarietà che talvolta si vede, meritano rispetto”, ha rilanciato sottolineando che “lezioni non le accetto, ricordo lavoratori seduti per terra su cui si sparava con l’idrante”.

Rai, Meloni: su TeleMeloni poca Meloni, ma non c’è più TelePd

Rai, Meloni: su TeleMeloni poca Meloni, ma non c’è più TelePdRoma, 14 mag. (askanews) – “Su TeleMeloni la Meloni è ultima. Non accetto le accuse: il nervosismo non è perchè c’è TeleMeloni ma perchè non c’è più TelePd. Ma avevamo promesso che ci sarebbe stato un servizio pubblico”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, intervistata a Milano a “Il giorno della Verità” dal direttore Maurizio Belpietro.


“Non voglio TeleMeloni – ha sottolineato – ma un servizio pubblico e non sempre l’ho visto. Ho guardato i dati dell’Osservatorio di Pavia sulTg1: nei primi 14 mesi di governo Meloni è stata presente 15 minuti. Nei primi 14 mesi, Draghi è stato presente 19 minuti; Conte II 42 minuti; Conte I 25 minuti, Gentiloni 28, Renzi 37. La domanda è: dove erano le anime belle del pluralismo? Le polemiche e le manifestazioni sono per avere pluralismo o per continuare a non averlo?”. “Io all’opposizione sono stata per molto tempo e mi ricordo come andavano le cose: la percentuale di Fdi veniva artatamente alzata con l’edizione di mezzanotte e delle 6 del mattino, siamo stati l’unica opposizione che fu esclusa dal Cda. Siccome l’ho visssuto non potrei farlo”, ha concluso.

Meloni: alle europee il mio obiettivo è confermare il consenso delle politiche

Meloni: alle europee il mio obiettivo è confermare il consenso delle politicheRoma, 14 mag. (askanews) – Alle prossime elezioni europee “il mio obiettivo è confermare il consenso che avevo quando sono diventata premier. Per me sarebbe importante perchè non credo che non moltissimi partiti di governo siano arrivati a un anno e mezzo di distanza con lo stesso consenso”.Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, intervistata a Milano a “Il giorno della Verità” dal direttore Maurizio Belpietro.


“Lo considererei importante – ha aggiunto – particolamente perchè abbiamo dovuto fare scelte difficili e coraggiose. Vorrebbe dire che anche quando sei costretto a fare delle scelte difficili se sono scelte fatte con giustizia e buonsenso i cittadini capiscono le decisioni. Non sto al governo per me stessa, faccio questa vita solo se so che va bene per i cittadini italiani, lo faccio per loro non per vanità. Non mi appassiona questa vita”.

Governo, Meloni: non ho mai pensato a un rimpasto

Governo, Meloni: non ho mai pensato a un rimpastoMilano, 14 mag. (askanews) – “Non ho mai pensato a fare un rimpasto di governo. È una delle tantissime ricostruzioni un po’ forzate che leggo spesso. Anzi, io tra gli obiettivi che mi sono data è arrivare a 5 anni con il governo che ho nominato, cosa che non è mai accaduta nella storia d’Italia. A maggior ragione non per fare il commissario europeo che è uno, e bisogna vedere che delega l’Italia riesce a spuntare”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, rispondendo ad una domanda durante l’intervista pubblica con La Verità.

Europee,Meloni: pdl M5S anti’candidati-truffa’? Conte premier non eletto

Europee,Meloni: pdl M5S anti’candidati-truffa’? Conte premier non elettoRoma, 14 mag. (askanews) – “Il M5s ha presentato una proposta di legge dicendo che la candidatura alle europee di parlamentari nazionali e membri del governo è una truffa. Per me la democrazia non è mai una truffa: io avrei detto che era una truffa mettere a capo del governo una persona che non si era mai candidata, ma sono punti di vista. La democrazia non è mai una truffa”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, intervistata a Milano a “Il giorno della Verità” dal direttore Maurizio Belpietro.