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Schlein: Italia ultima per salari e Meloni non muove un dito

Schlein: Italia ultima per salari e Meloni non muove un ditoRoma, 27 mar. (askanews) – “L’Italia è in fondo alla classifica del G20 per i salari reali dei lavoratori e delle lavoratrici. Ultimi, senza appello”. Lo afferma in una nota la segretaria del Partito democratico Elly Schlein.


“Il Governo – continua – non ha mosso un dito per agevolare il rinnovo dei contratti per 7 milioni di lavoratori e per allineare gli aumenti delle retribuzioni anche al costo elevatissimo della bolletta energetica più cara d’Europa, inoltre il Governo ha programmato la riduzione del potere d’acquisto dei dipendenti pubblici negando il recupero dell’inflazione reale”. Si tratta, aggiunge, dello “stesso Governo Meloni che fa di tutto per affossare la nostra proposta unitaria con le altre opposizioni per introdurre un salario minimo, che rafforzi la contrattazione collettiva e stabilisca che sotto i 9 euro all’ora non può scendere nemmeno quella”.


Conclude Schlein: “Precarietà e bassi salari sono parenti stretti: Meloni ha in testa un paese che compete al ribasso. Il risultato è milioni di lavoratori poveri e migliaia di ragazze e ragazzi anche laureati che lasciano il paese. Siamo davanti a uno scandalo, a un furto di futuro. Occorre agire subito”.

Per Carlo III e Camilla cerimonia in Parlamento il 9 aprile

Per Carlo III e Camilla cerimonia in Parlamento il 9 aprileRoma, 27 mar. (askanews) – Dopo la visita dei reali spagnoli, in aprile sarà la volta di Re Carlo III e della sua consorte, la Regina Camilla Shand. Il Parlamento si prepara ad accoglierli il 9 aprile con una cerimonia che si svolgerà a Montecitorio dinanzi alle Camere riunite. E’ quanto è emerso dalla conferenza dei capigruppo della Camera.


Sono previsti in apertura gli interventi del presidente della Camera Lorenzo Fontana e del presidente del Senato Ignazio La Russa. La cerimonia dovrebbe durare circa 25 minuti. Il question time, per l’occasione, slitterà alle 16,30.

Governo, Conte: Meloni festeggia, aumento in vista per i ministri?

Governo, Conte: Meloni festeggia, aumento in vista per i ministri?Roma, 27 mar. (askanews) – “Poco fa Meloni ha fatto un video per festeggiare la durata del suo Governo. Dopo quello fatto a dicembre, vuole proporre un altro aumento di stipendio ai ministri per questo capolavoro?” Lo ha scritto su Facebook il presidente del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte.


“Non so in quale torre d’avorio viva la premier, ma penso – ha osservato l’ex premier – giri ormai poco per strada, tra i comuni cittadini. Scoprirebbe che non c’è nulla da festeggiare. Crolla il potere d’acquisto, non ci sono misure per gli stipendi bassi, c’è chi aspetta 22 mesi per un intervento chirurgico, mezzo milione di persone non riescono a comprare i farmaci, abbiamo il record di famiglie in povertà, bollette da capogiro e aiuti praticamente inesistenti, più burocrazia e nuovi obblighi e tasse per le imprese, la produzione industriale che crolla da 2 anni consecutivi e torna ai livelli Covid, riforme della giustizia che fanno scappare i criminali perché li avvertono prima dell’arresto, il fallimento da 1 miliardo in Albania, sottosegretari alla Giustizia condannati e ministri sotto accusa per truffa allo Stato durante la pandemia, l’Italia fuori dai tavoli che contano come quello dei negoziati sull’Ucraina mentre appoggia un folle Piano di Riarmo”. “Il 5 aprile tutti in piazza. Fermiamoli”, ha concluso Conte.

Tajani: per Ucraina forza interposizione solo con Onu, tutti coinvolti

Tajani: per Ucraina forza interposizione solo con Onu, tutti coinvoltiRoma, 27 mar. (askanews) – “Certamente una parte importante delle persone sedute al tavolo comincia a prendere in considerazione l’idea che sia fondamentale avere la presenza dell’Onu, anche perché sarebbe frutto di una decisione del Consiglio di sicurezza in cui ci sono la Russia e la Cina e quindi se si arrivasse ad una forza di interposizione di qualsiasi tipo è giusto che siano coinvolti tutti, fermo restando che noi dobbiamo lavorare per la nostra sicurezza”. Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani uscendo dall’audizione in Parlamento tenuta con il collega della Difesa Guido Crosetto, rispondendo ad una domanda sul vertice di Parigi.


“Se si deve trattare di una garanzia del cessate il fuoco è indispensabile la presenza dell’Onu altrimenti diventa un’altra cosa, noi lo abbiamo detto sin dall’inizio che non invieremo militari italiani in altre missioni”, ha concluso.

Terrorismo, Mattarella ricorda Tarantelli: martire della democrazia

Terrorismo, Mattarella ricorda Tarantelli: martire della democraziaMilano, 27 mar. (askanews) – “Tarantelli venne scelto come bersaglio proprio perché raccordo tra società e Istituzioni, convinto com’era che nel confronto potesse scaturire una spinta a uno sviluppo migliore, rafforzando e non indebolendo la coesione sociale. Ezio Tarantelli – che si dedicava all’Università e agli studenti – è divenuto così martire della democrazia: nella memoria della Repubblica la sua testimonianza resta indelebile”. Lo ha dichiarato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “Nel loro aberrante fanatismo ideologico, i brigatisti concepirono l’agguato mortale ai danni di una persona indifesa, a causa delle sue idee e del contributo che stava fornendo alle scelte del Paese.


Dunque, “a quarant’anni dal vile assassinio, la Repubblica ricorda il Professor Ezio Tarantelli, intellettuale fine e appassionato, uomo aperto al confronto, convinto sostenitore di politiche economiche orientate alla giustizia sociale e allo sviluppo dell’occupazione. In questo giorno di ricorrenza, desidero esprimere i sensi della più intensa partecipazione e vicinanza ai familiari, a chi gli era amico, a quanti meritoriamente continuano a valorizzarne l’eredità di studio e di pensiero”.

Meloni: premierato fondamentale, avanti determinati

Meloni: premierato fondamentale, avanti determinatiParigi, 27 mar. (askanews) – “La riforma del premierato che procede in Parlamento è fondamentale per l’Italia: restituisce ai cittadini il pieno potere di scegliere da chi vogliono essere governati e garantisce che chi viene scelto abbia il tempo necessario per realizzare il mandato che ha ricevuto. Così sarà finalmente possibile dare continuità alle strategie di lungo periodo e costruire un’Italia più forte, autorevole e competitiva. Non è una riforma che facciamo per questo governo ma per i governi che verranno perché un’Italia più solida ha bisogno di istituzioni stabili e di governi che possano lavorare con il tempo e la forza necessaria a dare risposte concrete”. Lo dice la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in un video postato sui social, in cui celebra l’ingresso del suo esecutivo nella lista dei cinque governi più ‘longevi’.


Il video è stato registrato a Palazzo Chigi, nella sala in cui sono esposte le foto dei presidenti del Consiglio. “Pochissimi – sottolinea – sono rimasti al governo per oltre due anni e nessuno è arrivato alla fine della legislatura con lo stesso governo. Significa che in Italia i governi si sono succeduti senza avere il tempo di portare avanti una qualsiasi strategia definita o concreta e l’Italia lo ha pagato perché la stabilità è fondamentale per dare alla nazione una visione, un’autorevolezza, una centralità internazionale, una politica che costruisca per il futuro invece che limitarsi ad accaparrare consenso facile nel presente”. “Noi – conclude – andremo avanti con serietà e determinazione perché è quello che gli italiani ci chiedono e meritano. E grazie a tutti per la fiducia e il supporto”.

Meloni: governo tra più longevi, consenso e maggioranza coesa

Meloni: governo tra più longevi, consenso e maggioranza coesaParigi, 27 mar. (askanews) – “Il nostro governo entra nella lista dei cinque governi più duraturi della storia della repubblica italiana. In 79 anni di storia repubblicana l’Italia ha avuto ben 68 governi. Noi siamo al quinto posto per durata, significa in pratica che abbiamo risalito 63 posizioni in circa 127 settimane di governo. E’ un risultato che voglio condividere con voi innanzitutto per ringraziare i tanti cittadini che continuano a sostenerci e ci danno la forza per andare avanti con determinazione perché dopo due anni e mezzo abbiamo ancora il consenso della maggioranza dei cittadini, cosa non scontata, e la maggioranza è ancora coesa, cosa forse ancora meno scontata”. Lo dice la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in un video postato sui social.

Meloni: mai intimato a Salvini e Tajani abbassare i toni

Meloni: mai intimato a Salvini e Tajani abbassare i toniRoma, 26 mar. (askanews) – L’Ufficio Stampa della Presidenza del Consiglio smentisce “categoricamente le ricostruzioni giornalistiche relative alla riunione odierna a Palazzo Chigi con i Vicepresidenti del Consiglio. In particolare, si precisa che il Presidente Meloni non ha mai intimato ai Vicepresidenti Tajani e Salvini di ‘abbassare i toni’, come alcuni media hanno erroneamente riportato”.


“L’incontro, come da nota diffusa dopo la conclusione, ha al contrario confermato la salda convergenza dei leader sui temi trattati”, ribadisce la presidenza del Consiglio

Pd non segue rilancio M5s su riarmo Ue: abbiamo nostra linea

Pd non segue rilancio M5s su riarmo Ue: abbiamo nostra lineaRoma, 26 mar. (askanews) – Nel Pd, per ora, non si drammatizza la mossa di Giuseppe Conte. Quella scelta di presentare una nuova mozione contro il piano di riarmo Ue appena una settimana dopo il voto delle risoluzioni sul Consiglio europeo viene letto come una mossa “per lanciare la manifestazione M5s” del 5 aprile, ma nel Pd a nessuno sfugge che il testo dei 5 stelle suona anche come l’ennesimo tentativo di “metterci in difficoltà”. Ma se questa fosse davvero l’intenzione, ripetono un po tutti i parlamentari Pd, difficilmente produrrà gli effetti voluti. Il Pd si attesterà sulla risoluzione votata la scorsa settimana, un documento che contiene un po di tutto ma che, di fatto, ha ribadito la linea fissata dalla segretaria Elly Schlein: una forte contrarietà al piano von der Leyen così com’è, un progetto da “cambiare radicalmente”, sia pure aggiungendo che il Pd è invece favorevole alla difesa comune Ue e al ‘Libro bianco’ della Commissione.


La stessa minoranza, per ora, sembra tenere un profilo basso: “Abbiamo il nostro testo votato la scorsa settimana, ripresenteremo quello”. E di sicuro su questo punto si attesta Giuseppe Provenzano, responsabile esteri del partito e uno degli autori della mediazione della scorsa settimana: “Quella è la posizione del Pd. Noi abbiamo la nostra risoluzione e ri-voteremo quella”. Ma se i riformisti non sembrano intenzionati a rimettere in discussione quel testo, il problema potrebbe essere il comportamento da tenere sulla mozione M5s. Sa linea resta quella del “no al riarmo” tout court, senza rilanciare sulla difesa europea e con le accuse di “bellicismo” all’Ue, non è detto che tra i moderati Pd non emergano dei maldipancia. L’idea, spiega ancora Provenzano, sarebbe di fare come accaduto la scorsa settimana, “ognuno vota la propria mozione” e tendenzialmente ci si astiene sui tesi delle altre opposizioni, per evitare che i riformisti dicano no al documento M5s e la sinistra bocci invece quelle di Azione e Iv.


Ma, appunto, non è detto che questo basti, di fronte a un testo M5s tutto concentrato sul “no al riarmo”, senza se e senza ma. Senza contare che anche Avs ha annunciato la presentazione di una propria mozione: ½Aumentare le spese nazionali in Europa di 800 miliardi per armamenti è una follia”, affermano. “Significa sottrarre risorse decisive alla spesa sociale, alle politiche industriali della transizione ecologica, all’istruzione e alla ricerca scientifica”. In questo caso l’aggettivo-chiave è “nazionali”: questa precisazione è analoga a quella che fa la Schlein – “sì alla difesa europea, non al riarmo dei singoli stati” – e potrebbe rendere più semplice l’astensione del Pd, se non proprio una convergenza. Provenzano specifica che l’atteggiamento sugli altri documenti dipenderà anche dalle “dinamiche parlamentari”, bisognerà valutare anche il comportamento delle altre opposizioni sul testo Pd, per capire se si può attivare un approccio basato sulla reciprocità, dove ognuno si astiene sul testo dell’altro. La speranza, appunto, è che il confronto si semplifichi dopo la manifestazione M5s del 5 aprile e che, magari, il voto sulle mozioni venga calendarizzato non proprio a breve scadenza.


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Tregua fragile Meloni-Salvini, la premier a Parigi con il “no” alle truppe senza Onu

Tregua fragile Meloni-Salvini, la premier a Parigi con il “no” alle truppe senza OnuParigi, 26 mar. (askanews) – L’Italia lavora per arrivare a “garanzie di sicurezza solide ed efficaci”, ma nel contesto della Nato e senza “alcuna partecipazione” a una eventuale forza militare sul terreno, almeno senza il cappello dell’Onu. E’ questa la linea che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ribadirà domani al vertice dei “volenterosi” convocato a Parigi da Emmanuel Macron che oggi pomeriggio ha già accolto all’Eliseo, per una cena di lavoro, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Una linea scaturita dopo un vertice “ibrido” (il ministro degli Esteri Antonio Tajani era fuori Roma) che ha visto riuniti oltre alla premier il vicepremier Matteo Salvini e il ministro della Difesa Guido Crosetto.


Proprio la “diplomazia parallela” del leghista (tra la telefonata con J.D. Vance e dichiarazioni contro la difesa europea) nei giorni scorsi avevano infastidito tanto Palazzo Chigi quanto la Farnesina ed era ben difficile continuare a far finta di nulla. Per questo, secondo quanto riferito, nel corso della riunione di stamani Meloni avrebbe chiesto a Salvini di abbassare i toni e limitare le iniziative personali in politica estera – che, ha ribadito, è materia che compete a lei e al ministro degli Esteri – sia per non dare ai cittadini l’immagine di un esecutivo diviso, sia per non indebolire l’Italia ai tavoli internazionali, a partire da quello di domani. Alla fine, per restare a un gergo militare e diplomatico, quello che emerge dalla lettura tra le righe del comunicato finale e da indiscrezioni, è che al tavolo di Palazzo Chigi non è stata firmata una pace, al massimo un cessate il fuoco, più plausibilmente una tregua. Che potrebbe saltare già con la calendarizzazione, domani da parte della Conferenza dei Capigruppoo della Camera, delle mozioni sul ‘ReArm Europe’. Al momento ci sono quella di Azione (favorevole) e quelle contrarie di Avs e M5s, che mandano in frantumi l’opposizione e spiazzano il Pd. Ma he obbligano anche la maggioranza a prendere posizione. Che farà il centrodestra? Riuscirà a presentare un proprio documento unitarua con la Lega fortemente contraria al piano von der Leyen? O rinuncerà a presentare una propria posizione al voto del Parlamento? Dovendo comunque i gruppi prendere posizione su quelle altrui: Salvini voterà sì o no al no di Conte al piano von der Leyen? E Meloni Lupi e Tajani come voteranno sul sì’ di Calenda? Intanto la premier, dopo una breve visita ad ‘Agricoltura E”, parte già stasera per Parigi. Al centro dell’incontro dell’Eliseo ci sarà la costituzione, sotto la guida di Francia e Regno Unito, di una missione militare della cosiddetta “Coalizione dei volenterosi” (un gruppo di trenta Paesi, non solo europei) da inviare in Ucraina per garantire il rispetto di un’eventuale tregua. Un’ipotesi sul tavolo prevedrebbe un impianto a quattro linee: la prima di caschi blu dell’Onu di Paesi non europei in un’area smilitarizzata al confine con la Russia; la seconda di soldati ucraini; la terza di forze militari europee e di altri “volenterosi”; la quarta, come backstop fuori dai confini ucraini, coperta dagli Usa. Un impianto tutto da costruire e complicato dal necessario passaggio al Palazzo di Vetro (dove Russia e Cina siedono nel Consiglio di sicurezza) e dalle intenzioni di Donald Trump, che al momento sul progetto Macron-Starmer non si è pronunciato né tantomeno ha dato il via libera.


In questo piano si inserisce la posizione italiana. Meloni – che procede in difficile equilibrio tra la fedeltà all’Ue e la vicinanza a Trump – ha vissuto con fastidio il protagonismo di Macron e Starmer. Ai precedenti vertici di Londra e Parigi è andata controvoglia e per far mettere a verbale la contrarietà italiana alla forza dei volenterosi, una soluzione che ritiene “complessa e non efficace”. Cosa che ribadirà anche domani. Del resto anche al vertice di questa mattina è stato concordato che “non è prevista alcuna partecipazione nazionale ad una eventuale forza militare sul terreno”. Resta però aperta la porta – e difficilmente potrebbe essere altrimenti – in caso di una missione Onu per il monitoraggio del cessate il fuoco che “il Governo italiano sostiene da tempo”. Per il resto è stato “riaffermato l’impegno alla costruzione, insieme ai partner europei e occidentali e con gli Stati Uniti, di garanzie di sicurezza solide ed efficaci per l’Ucraina che trovino fondamento nel contesto euroatlantico”. Per la premier il modello è quello dell’estensione dell’articolo 5 del Trattato Nato, che permetta a Kiev una copertura pur senza l’adesione all’Alleanza. Una proposta che secondo Meloni – ma in tal senso non si hanno al momento conferme – “sta riscontrando sempre più interesse tra i partner internazionali”.