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Schlein: governo Meloni smantella sanità, noi diciamo no

Schlein: governo Meloni smantella sanità, noi diciamo noRoma, 20 gen. (askanews) – “Abbiamo iniziato un viaggio tra operatori e operatrici della sanità, una sanità che il governo Meloni sta smantellando”. Lo ha detto la segretaria Pd Elly Schlein, a margine di una iniziativa del partito sull’immigrazione. “Noi diciamo no al modello Meloni in cui si può curare solo chi ha i soldi per saltare le liste di attesa”.

Ha aggiunto la leader Pd: “Facciamo questo viaggio per raccogliere le difficoltà di chi lavora nella sanità pubblica e continuare a proporre le soluzioni concrete come abbiamo fatto sulla manovra insieme alle altre opposizioni”.

Mes, al Giurì Meloni conferma: fu firmato a Conte II già caduto

Mes, al Giurì Meloni conferma: fu firmato a Conte II già cadutoRoma, 19 gen. (askanews) – Una ricostruzione dei fatti talmente lineare e incontrovertibile da non aver bisogno di alcuna documentazione a supporto. L’audizione di stamane della presidente del Consiglio Giorgia Meloni davanti al Giuri d’onore è ovviamente secretata, ma secondo quanto trapela da fonti parlamentari la premier avrebbe ribadito quanto affermato il 12 e il 13 dicembre scorso nelle aule di Camera e Senato, e cioè che la firma sulla riforma del Mes era stata apposta quando il governo Conte II era già caduto, e che quindi, all’epoca, non c’era una maggioranza parlamentare favorevole all’approvazione dell’accordo internazionale. Tutto scritto nei resoconti dei lavori parlamentari e dunque, spiegano le fonti, non c’è stato alcun bisogno che la premier consegnasse documenti aggiuntivi per supportare le proprie posizioni.

Il caso davanti al Giurì d’onore era stato sollevato dal leader M5s, Giuseppe Conte, che accusa la premier Giorgia Meloni di aver mentito sulle decisioni assunte dall’esecutivo Conte II sul Meccanismo europeo di stabilità. Secondo le fonti parlamentari la premier avrebbe esordito davanti al Giurì d’onore ribadendo che non c’è mai stata una maggioranza parlamentare a favore della riforma del Mes e che di conseguenza non si può sostenere che ci fosse un chiaro mandato parlamentare affinché il governo lo sottoscrivesse. La risoluzione a cui fa riferimento Conte del 9 dicembre 2020 – avrebbe spiegato la premier – era generica e lo stesso Conte, negli interventi parlamentari in piena crisi di governo, specificava che non c’era una maggioranza a favore della firma.

Inoltre, avrebbe proseguito Meloni, l’indicazione dell’allora ministro degli Esteri Di Maio alla Rappresentanza permanente d’Italia presso l’Ue a firmare la riforma del Mes risale al 20 gennaio 2021, data successiva all’apertura della crisi di governo, avviata il 13 gennaio 2021 con le dimissioni dei rappresentanti di Italia Viva dalla compagine di governo. Il governo Conte 2 si era poi dimesso il 26 gennaio 2021. Il giorno dopo, il 27 gennaio, con il governo dimissionario, in carica solo per gli affari correnti, l’allora Rappresentante permanente d’Italia presso l’Ue, l’ambasciatore Maurizio Massari, seguiva le istruzioni ricevute il 20 gennaio e apponeva comunque la firma all’accordo che modifica il trattato istitutivo del Mes. Passaggi – avrebbe sottolineato Meloni davanti al Giurì d’onore – che hanno messo in imbarazzo l’Italia in quanto è stato firmato un accordo internazionale sul quale, non c’era all’epoca e non c’è attualmente, una maggioranza parlamentare favorevole.

Giurì d’onore conclude audizioni caso Mes, esito relazione non scontato

Giurì d’onore conclude audizioni caso Mes, esito relazione non scontatoRoma, 19 gen. (askanews) – Conclusa l’istruttoria del Giurì d’onore della Camera con l’audizione della premier Giorgia Meloni. Entro il 9 febbraio verrà predisposta una relazione finale che sarà portata in Aula ma l’esito non è scontato perchè le posizioni di maggioranza e opposizione sono totalmente distanti.

La prossima settimana si terrà una nuova riunione del Giurì per confrontarsi sulle dichiarazioni rilasciate anche da Giuseppe Conte (ascoltato giovedì) e sugli atti parlamentari, ossia il dibattito svolto il 12 dicembre scorso in occasione delle comunicazioni della presidente del Consiglio alla vigilia del Consiglio europeo. Conte ha chiesto l’intervento della commissione speciale per ripristinare la verità dei fatti su quanto affermato dalla premier in Aula alla Camera a proposito dell’approvazione del Mes da parte del governo italiano allora guidato dal leader pentastellato. “Entrambi hanno esposto le loro posizioni, ora dobbiamo studiare, approfondire, mettere a confronto le dichiarazioni e gli atti parlamentari e poi faremo la relazione all’Aula che va presentata entro il 9 febbraio. Non sono previste nè una votazione nè una discussione perchè è il Giurì che è chiamato a dirimere la controversia dichiarando la fondatezza o meno delle accuse”, spiega Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera e presidente del Giurì d’onore, che assicura: “La terzietà e l’imparzialità dei componenti della commissione per la responsabilità alla quale sono stati chiamati rappresenta la condizione primaria per svolgere correttamente il lavoro. Da questo punto di vista non ho dubbi che l’analisi di ognuno dei commissari sarà uniformata unicamente a una serena e indipendente valutazione dei fatti”.

Il Giurì è composto di 5 membri: oltre al presidente ci sono il segretario, Fabrizio Cecchetti (Lega), e altri tre membri: Alessandro Colucci (Noi moderati), Stefano Vaccari (Pd) e Filiberto Zaratti (Avs). Ma quale potrebbe essere il contenuto della relazione, cioè a chi darà ragione il Giurì? Chi è esperto di dinamiche parlamentari spiega che probabilmente Mulè cercherà di costruire una relazione che dica che nessuno dei due ha torto, ma poi ci sarà comunque un voto se non tutti condivideranno questa linea. Oltre alla collocazione politica: i due membri di opposizione dovrebbero smentire il leader M5s e sostenere la premier di centrodestra? C’è anche il fatto che quanto sostenuto da Meloni è indigeribile per chi, come il Pd, faceva parte di quel governo e ne convidise le scelte. Ecco perchè l’esito del Giurì d’onore potrebbe anche essere una relazione votata dalla sola maggioranza.

Schlein: evitare l’invio di armi a Israele, rischio uso per crimini di guerra

Schlein: evitare l’invio di armi a Israele, rischio uso per crimini di guerraGubbio (Pg), 19 gen. (askanews) – “Dobbiamo porci la questione di evitare di alimentare questi conflitti, di evitare l’invio di armi e l’esportazione di armi verso i conflitti, verso il conflitto in Medio Oriente, in particolare in questo caso ad Israele. Perché non si può rischiare che le armi vengano utilizzate per commettere quelli che si possano configurare come crimini di guerra”. Cosi la segretaria del Pd, Elly Schlein, nel suo intervento conclusivo al seminario dei deputati dem di Gubbio.

Pd, Schlein: elucubrazioni su Gubbio, Spa chiusa e nessuno ha pistola

Pd, Schlein: elucubrazioni su Gubbio, Spa chiusa e nessuno ha pistolaRoma, 19 gen. (askanews) – “Ho visto molte elucubrazioni in questi giorni su questo momento di riflessione interna, cosa fa la Schlein, quando arriva la Schlein, con chi arriva…”. Così la segretaria del Pd Elly Schlien, nel suo intervento al seminario dem di Giubbio.

Schlein è poi passata all’attacco rispetto alle polemiche di questi giorni sul ‘conclave’ Dem: “La spa è chiusa e nessuno credo abbia portato né il costume né la pistola, non vorrei sbagliarmi ma siamo qui per fare altro e parlare di problemi concreti. Del resto, mi raccomando – ha aggiunto contro i ‘comportamenti’ di esponenti di governo – andando via lasciate i quadri nelle stanze, se tornate in treno non fermate il treno per nessuna ragione, perché ne abbiamo viste di tutti i colori in questi mesi”.

Schlein: recuperare terreno identitario sulla giustizia sociale

Schlein: recuperare terreno identitario sulla giustizia socialeGubbio (Pg), 19 gen. (askanews) – A proposito di “egemonia culturale” occorre “recuperare il terreno identitario sulla giustizia sociale”. Così, tra le altre cose, la segretaria Pd Elly Schlein, nel suo intervento conclusivo della due giorni a Gubbio.

La segretaria ha ricordato la “battaglia fatta in questi mesi sul salario minimo. Una battaglia entrata nelle case, nei luoghi di lavoro” perché uno stipendio “sotto nove euro è sfruttamento”. La battaglia comune, ha sottolineato, è stata fatta “sul salario minimo, ci siamo riusciti”, il “governo è scappato a gambe levate. Portiamo avanti questa battaglia, non facciamo passare questi sei mesi, senza portare avanti, nelle forme che condivideremo con le altre opposizioni, questa battaglia”.

Pd in ‘conclave’ a Gubbio, mentre si ‘affaccia’ duello tv Meloni-Schlein

Pd in ‘conclave’ a Gubbio, mentre si ‘affaccia’ duello tv Meloni-SchleinGubbio (Pg), 18 gen. (askanews) – La notizia che stamattina si sono avviate le interlocuzioni tra i rispettivi staff per il duello Tv, in vista delle elezioni europee, tra la premier Giorgia Meloni e la segretaria del Pd Elly Schlein arriva mentre ha preso il via il ‘conclave’, a porte chiuse, dei deputati Dem nel Park hotel ai Cappuccini, l’ex convento trasformato in albergo con Spa a Gubbio. Un momento per “fare squadra e per confrontarci”, ha spiegato la capogruppo Chiara Braga, che si ferma il tempo di una battuta con i giornalisti: “se lo facesse anche il Governo – sottolinea – forse farebbe meno fesserie e capirebbe meglio il mondo che abbiamo davanti, il Paese reale”.

Ma la domanda che continua a rimbalzare, in vista delle elezioni europee, è se Elly Schlein si candiderà o meno. Lei non ha sciolto la riserva e al momento l’ordine di scuderia per i fedelissimi è quello del silenzio. Certamente peserà anche la decisione della premier Giorgia Meloni sulla sua candidatura come capolista di Fratelli d’Italia. Chissà se Schlein scioglierà la riserva il 27 gennaio quando sarà a Cassino, per il giorno della memoria, prima tappa della campagna elettorale. Ai cronisti che chiedono se il conclave porterà una fumata bianca sulla Schlein, Matteo Orfini risponde con ironia: “non fumeremo, potremo bere un buon bicchiere di vino rosso”. E poi, sulla decisione di riunirsi a Gubbio rimarca: “Si poteva fare anche a Montecitorio ma quello non è un clima che consente il dialogo, lo spirito di gruppo e lo stare insieme è sempre utile”. Un deputato un po più feroce, off the record commenta: “ogni giorno cambia versione. Non so dire dove si fermerà la pallina. Se fossi in lei mi candiderei”. Romano Prodi, nei giorni scorsi, l’ha sconsigliata di candidarsi, tanto meno in cinque circoscrizioni. Oggi, in un’intervista Andrea Orlando l’ha sollecitata: “i pro e i contro sono ormai chiari”. Dunque “decida”. E sempre di oggi è la lettera di un nutrito gruppo di donne del partito, tra cui le senatrici Valeria Valente e Simona Malpezzi che evidenziano le “molteplici conseguenze negative” che l’ipotesi candidatura avrebbe sulle “candidature femminili e sull’immagine complessiva del Pd”.

Due i panel della giornata di oggi. “Dove va il mondo. Tra guerre e pace, l’Europa di Ventotene” e “La destra al potere: tra propaganda e sogni di egemonia”. Domani la terza sessione “Un patto tra generi e generazioni, un’altra idea di futuro” con il commissario Ue al Lavoro e ai Diritti sociali Nicolas Schmit, che sarà presto il candidato dei socialisti europei per la presidenza della Commissione Ue. Federico Fornaro azzarda: “è per alzare lo sguardo”. Alla Schlein l’intervento conclusivo del seminario, sarà però una toccata e fuga. La segretaria è attesa domani mattina e parlerà alle 11,30, ma ha già in programma di rimontare in macchina per andare a Cantiano, nelle Marche, dove alle 12,30 incontrerà il sindaco del Paese colpito dall’alluvione del 2022.

I lavori del ‘conclave’ si svolgono nella Sala Capogrossi dell’hotel, tra gli splendidi affreschi del pittore romano, famoso per le sue ‘forchette’, che era spesso ospite dell’ex convento negli anni ’70. Una sala che ha una capienza di 200 posti in comode poltrone rivestite in alcantara rosso. Dei 69 deputati del gruppo a Montecitorio, ne mancano circa una decina, “tutti giustificati per impegni istituzionali o parlamentari” assicurano dal gruppo. Enrico Letta è all’estero e Stefano Vaccari impegnato con il gran Giurì della Camera sullo scontro Meloni-Conte in merito al Mes. Tra gli assenti l’ex ministro Lorenzo Guerini, l’ex ministra Paola De Micheli e Chiara Gribaudo. I deputati Dem sono arrivati a Gubbio, chi a bordo delle proprie auto, chi con un pulmann partito dal centro di Roma, in versione gita scolastica, tra chiacchiere e canti. A dare il ‘là’ Toni Ricciardi. Arturo Scotto riferisce che la “compilation” è stata tutta “italiana”. L’ultima canzone intonata, ha riferito Gianni Cuperlo, è stata ‘Perdere l’amore di Massimo Ranieri. A chi gli domanda se era seduto dietro o davanti, ha risposto sorridendo: “dove mi mettono sto”…

Stasera il menù del Park hotel prevede pasta di campo e vitello all’eugubina. Domani con la Schlien forse si capiranno meglio i contorni de ‘la carte’ politica.

Ue, ok Pd a candidatura Pse Nicolas Schmit a presidenza Commissione

Ue, ok Pd a candidatura Pse Nicolas Schmit a presidenza CommissioneRoma, 18 gen. (askanews) – Il Pd ha inviato al PSE una lettera di supporto alla candidatura di Nicolas Schmit come candidato alla Presidenza della Commissione Europea per la famiglia socialista e democratica. La presentazione della sua candidatura è attesa al Congresso dei Socialisti, previsto a Roma i primi di marzo. Lo ha fatto sapere il Nazareno. Il Commissario europeo lussemburghese per il lavoro e i diritti sociali ha ricevuto il supporto dei principali partiti del PSE: tra gli altri l’SPD tedesca, il PSOE spagnolo, il PS portoghese e francese.

“Con il suo impegno in Commissione Schmit – sottolinea il Nazareno- ha contribuito in questi anni a rafforzare l’Europa sociale, con conquiste significative come il primo strumento europeo SURE per gli ammortizzatori sociali, l’approvazione della direttiva sul salario minimo, e quella sui diritti dei lavoratori delle piattaforme”.

Renzi,Casini e Sbarra rilanciano eredità “Sinistra sociale”

Renzi,Casini e Sbarra rilanciano eredità “Sinistra sociale”Roma, 18 gen. (askanews) – Il dibattito sembrerebbe avere un tono accademico, una discussione sulla “Sinistra sociale”, che è il titolo del libro di Giorgio Merlo dedicato alla componente progressista del mondo cattolico, ma la riflessione – inevitabilmente – diventa spunto ragionamenti molto attuali che finiscono, nemmeno troppo velatamene, per mettere in discussione l’attuale assetto politico italiano. Alla presentazione del volume partecipano Matteo Renzi e Pier Ferdinando Casini, il leader Cisl Luigi Sbarra, monsignor Luigi Paglia e Gianfranco Astori, consigliere per l’informazione del presidente Sergio Mattarella e dagli interventi emerge un forte richiamo a non disperdere e, se possibile, a riprendere gli insegnamenti di quel filone politico.

Perché, come premette Merlo, “la sinistra sociale non è stata solo una delle tante correnti della Dc, questa area politica e culturale storicamente ha rappresentato un pezzo della società italiana. Rappresentava interessi legittimi, il mondo del lavoro, le Pmi i ceti popolari e aveva una straordinaria valenza politica”. Niente a che fare con “la politica delle mance” praticata negli ultimi tempi da molti governi. Astori ricorda per esempio la “visione multi-lateralista in politica estera”, aggiungendo che “il tema della pace è uno dei temi che potrebbe caratterizzare oggi una responsabilità di lettura di quanto oggi avviene”. Quindi, sottolinea un tratto caratteristico della sinistra sociale, “l’affermazione delle autonomie – locali, culturali, funzionali – l’affermazione del principio della libertà” e richiama “le battaglie democratiche realizzate in questo paese, a partire dal governo Tambroni che vide Pastore dimettersi, i ministri della sinistra democristiana dimettersi immaginando che si andava verso una involuzione democratica del nostro paeseà In tutte quelle occasioni avete trovato gli uomini della sinistra cattolica pronti a difendere la Costituzione”.

Del resto, sottolinea monsignor Paglia, “il cristianesimo per sua natura è sociale. Purtroppo non è stato così nel continuo degli anni. La Chiesa ha il compito di fermentare l’intera società, perché chiesa e società si co-appartengono”. Ma, lamenta, “manca oggi in Italia una visione del paese che unisce e susciti passioni collettive” e nonostante ciò “i cattolici in Italia restano un punto di forza”. Il leader Cisl Sbarra denuncia come oggi “il sistema” sembri “un gigantesco ring in cui ci si affronta a colpi di battute anziché invece misurarsi sul terreno dei contenuti e delle scelte. Prevale la contrapposizione fine a sé stessa, ognuno pensa a rafforzare i propri recinti senza guardare all’interesse generale. In questo senso sì che servirebbe un vero protagonismo al centro dell’area politica nel segno di una moderazione che consenta di intercettare questo disagio diffuso che c’è nel paese”. In questo senso auspica un “sindacato che rifugge il populismo sociale e che si assume la responsabilità delle scelte giuste anche quando non sono popolari nei sondaggi” ed evoca un “nuovo e moderno patto sociale per la crescita, la sviluppo”.

Un grande equivoco, secondo Renzi, è quello indotto “dai 5 stelle”, l’idea che la discussione debba essere “tutta sul tema della povertà. Solo sulla povertà. Mia impressione è che la vera emergenza sociale oggi non sia la povertà. Non è mai diminuita come in questa stagione della storia del mondo. La questione sociale di oggi è che il ceto medio sta sparendo e non se ne parla più. Dov’è un luogo in cui si discute di queste cose? Non c’è!”. E, avverte rivolto ad Arturo Parisi presente in sala, “il Pd che avete costruito voi non c’è più, perché non c’è l’atto costitutivo che erano le primarie. Oggi la classe dirigente del Pd sembra uscita – lo dico col massimo rispetto – più da un collettivo dell’occupazione studentesca…”. Sarebbe però un errore immaginare di riportare in vita la Dc, avverte Casini. “Merlo ha ottenuto un grande risultato: avviare una riflessione. Il lascito della Dc è uno, una democrazia inclusiva. Questo è stato possibile anche grazie al ruolo della sinistra sociale nella Dc”. Il punto è che “la Dc muore ma vince”, perché alcuni suoi valori portanti sono diventati patrimonio comune, dall’approccio interclassista ai problemi alla collocazione internazionale del Paese. “Merlo dice che è stato fondamentale il ruolo di una sinistra sociale che ha contestato idea che il monopolio del mondo del lavoro possa essere portare avanti dalla sinistra. La sinistra sociale ha avuto un merito enorme, soprattutto in ordine a conquiste sociali su cui è stata sprone”.

Ma, conclude l’ex presidente della Camera, “la cosa più assurda e che mi rattrista di più è quando vedo certi tentativi di cui parlano i giornali ‘rifacciamo la Dcà’ Le grandi storie possono affrontare tutto, anche l’oblio, ma non il ridicolo”.

Governo,Calenda:credo ci sarà una crisi, vedremo risposta Meloni

Governo,Calenda:credo ci sarà una crisi, vedremo risposta MeloniBologna, 18 gen. (askanews) – “Non so oggettivamente prevedere” se questo governo cadrà a breve. “L’amore per il potere è un grande collante quindi può darsi che restino su. Però credo che ci sarà una crisi: bisogna vedere a questa crisi come risponde la Meloni”. Lo ha detto il leader di Azione, Carlo Calenda, a margine della presentazione a bologna del suo nuovo libro “Il Patto. Oltre il Trentennio Perduto”.

“Penso che sta succedendo quello che è sempre successo con tutti i populisti – ha aggiunto Calenda -: promettono troppo, quando vanno al governo non mantengono niente, la gente si rompe le scatole, occupano ogni spazio televisivo possibile, saturano le persone, gli dicono che tutto va bene e che un anno fa invece era tutto un disastro”. Ma “la gente si rompe e a un certo punto li molla: è l’eterno ritorno dell’uguale, è sempre uguale, l’abbiamo visto con Salvini e con i Cinquestelle, va avanti così da sempre”.