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Domani in Cdm norme per agevolare missione militare in mar Rosso

Domani in Cdm norme per agevolare missione militare in mar RossoRoma, 24 gen. (askanews) – La missione militare nel mar Rosso approderà domani in Consiglio dei ministri. Secondo quanto riferiscono fonti parlamentari di maggioranza, il Governo si appresta a modificare nel senso di una maggiore flessibilità la legge 145 del 2016, strumento che regola le missioni militari all’estero. Missioni già in atto potranno essere impiegate “nella medesima area” e ci potranno essere forze di “prontezza operativa” a disposizione per nuove crisi o situazioni di emergenza senza passare per un nuovo decreto. Il tutto potrebbe quindi “agevolare” si spiega negli stessi ambienti, lo svolgimento della prevista missione militare nel mar Rosso.

Nella bozza approdata in pre-Consiglio, fra le modifiche c’è quella relativa all’articolo 2, comma 2 della legge 145/2016. Nel testo attualmente in vigore si specifica che nell’informare le Camere “il Governo indica, per ciascuna missione, l’area geografica di intervento, gli obiettivi, la base giuridica di riferimento, la composizione degli assetti da inviare, compreso il numero massimo delle unità di personale coinvolte (…)”, qui si inserirebbero le parole “anche in modalità interoperabile con altre missioni nella medesima area geografica”. Un comma aggiuntivo al medesimo articolo 2 della legge, sempre secondo la bozza che circola negli ambienti governativi e di maggioranza, indica la possibilità per il Governo di “individuare forze ad alta e altissima prontezza operativa, da impiegare all’estero al verificarsi di crisi o situazioni di emergenza”, forze il cui “effettivo impiego” è deliberato dal Consiglio dei ministri, previa comunicazione al presidente della Repubblica. “La deliberazione è trasmessa dal Governo alle Camere, le quali, entro cinque giorni, con appositi atti di indirizzo, secondo i rispettivi regolamenti, ne autorizzano l’impiego o ne negano l’autorizzazione”.

Migranti, ok Camera a intesa con l’Albania, maggioranza compatta

Migranti, ok Camera a intesa con l’Albania, maggioranza compattaRoma, 24 gen. (askanews) – Con l’ok della Camera è arrivato il primo via libera del Parlamento al ddl di ratifica del protocollo Italia-Albania (155 voti a favore, 115 contrari, 2 astensioni). Il protocollo, fortemente voluto dalla premier Giorgia Meloni come uno dei tasselli della politica del governo di destra sui migranti, prevede la creazione di un hotspot presso il porto di Shengjin e un Cpr nell’entroterra presso Gjder.

Nelle due strutture, con una capienza complessiva per non più di 3mila migranti, saranno condotti stranieri salvati in operazioni di soccorso in acque extra-Ue e il primo screening sarà effettuato, secondo quanto riferito dall’esecutivo durante i lavori sul provvedimento, in alto mare. Non dovranno essere portati in Albania soggetti vulnerabili (“minori, minori non accompagnati, disabili, anziani, donne, genitori singoli con figli minori, vittime della tratta di esseri umani, persone affette da gravi malattie o da disturbi mentali, persone per le quali è accertato che hanno subito torture, stupri o altre forme gravi di violenza psicologica, fisica o sessuale, vittime di mutilazioni genitali”, ha spiegato il sottosegretario agli Esteri Edmondo Cirielli di Fdi) e dunque la scelta dovrebbe cadere su uomini provenienti da Paesi considerati “sicuri”. Uno screening non banale e non privo di incognite.

Il ddl di ratifica equipara le aree concesse in uso all’Italia, di cui il nostro Paese avrà la concessione, la responsabilità e la gestione, e di cui sosterrà tutti i costi, a zone di frontiera e di transito dove è prevista la procedura accelerata di identificazione ed espulsione. Nel caso in cui venisse riconosciuto a qualcuno dei migranti il titolo di rifugiato, la persona in questione dovrà essere condotta in Italia, così come coloro per i quali si dovessero oltrepassare i tempi massimi di detenzione amministrativa senza aver terminato le procedure necessarie. L’iter a Montecitorio ha visto la maggioranza compatta, sia in commissione che in aula, dove si è proceduto voto dopo voto, bocciando tutti gli emendamenti e anche gli ordini del giorno delle opposizioni, senza la questione di fiducia. Con i gruppi di minoranza che hanno protestato contro un “metodo” che ha “impedito il confronto nel merito”, che ha lasciato “senza risposte” i “dubbi e gli interrogativi” sui rischi sotto il profilo del “rispetto delle normative internazionali, europee e nazionali sui diritti umani” e contro un centrodestra che si è piegato “ai diktat di Palazzo Chigi”. Questa operazione produrrà “discriminazioni di trattamento tra chi è salvato in acque nazionali e chi è salvato in acque internazionali, tra i richiedenti asilo in Italia e coloro che andranno in Albania”, dove il diritto di difesa sarà espletabile “solo da remoto”.

“Il governo non ha il controllo di quello che accadrà in Albania e dovrà assumersi anche la responsabilità penale di quanto farà”, ha detto Riccardo Magi di +Europa, il quale ritiene che l’operazione si sgonfierà dopo la “foto opportunity” in occasione della posa della prima pietra. Per Filiberto Zaratti (Avs) “Fdi è ormai una fortezza e in Albania ci sarà una Guantanamo italiana, inutile, costosissima e dannosa”. Maria Elena Boschi (Iv) ha parlato di un’intesa “inattuabile”: una “grande campagna elettorale sulle spalle di disperati che costerà 675 milioni di euro ai cittadini italiani per portare 3mila migranti sugli oltre 157mila arrivati lo scorso anno, risorse che potevano essere impiegate per assumere forze dell’ordine, migliorare i centri o anche solo per alimentare il fondo per i disturbi alimentari tagliato nella Legge di Bilancio”. O per “costruire una politica migratoria più umana, incentrata sull’accoglienza e sull’apertura di percorsi sicuri e regolari per i migranti”, ha osservato il verde Angelo Bonelli. Con il protocollo Italia-Albania “siamo passati dal facile e vuoto slogan ‘aiutiamoli a casa loro’ allo slogan ‘aiutiamoli a casa di altri, a spese nostre, purché non li vediamo’”, ha detto in aula Carmela Auriemma (M5S). “Si dice che ai migranti si applicano, ma solo in quanto compatibili, le norme italiane ed europee sull’ammissione e la permanenza degli stranieri nel territorio nazionale. Eh no – ha rilevato Laura Boldrini del Pd – le norme applicate fuori del territorio nazionale devono essere identiche a quelle applicate nel territorio italiano, cioè non possono essere compatibili, come dite voi, altrimenti sono illegittime”. “Con l’approvazione del ddl di ratifica dell’accordo Italia-Albania – è stata la replica del capogruppo di Fratelli d’Italia Tommaso Foti – si traccia la rotta per nuove politiche migratorie e per la difesa dei confini. Questo darà fastidio alla sinistra. La strada intrapresa dal presidente Giorgia Meloni sull’immigrazione convince l’Ue e sta portando buoni risultati, come dimostra il calo degli sbarchi dalla Tunisia, confermati ed apprezzati anche dalla Commissione Europea”.

Preoccupazione è stata espressa in queste settimane dalle organizzazioni che si occupano di migranti e che sono state ascoltate in audizione, come l’Asgi, il tavolo Asilo e Amnesty international. Oggi Emergency ha definito “inaccettabile” il protocollo che “conferma la politica di esternalizzazione delle frontiere” e fa prevalere “l’approccio securitario al fenomeno migratorio” con il rischio per il Paese di “generare ulteriori violazioni dei diritti umani e creare disparità di trattamento tra persone che approdano in Italia e persone portate in Albania”. Il provvedimento passa ora all’esame del Senato dove si annuncia un iter ancora più rapido per l’ok definitivo. In attesa della ratifica del protocollo nel Paese delle Aquile, dopo lo stop impresso dalla corte costituzionale albanese che dovrà pronunciarsi entro i primi di marzo.

Alla Camera Meloni duella con Conte e Schlein su conti e sanità

Alla Camera Meloni duella con Conte e Schlein su conti e sanitàRoma, 24 gen. (askanews) – Diventa uno scontro con Elly Schlein e Giuseppe Conte, il question time della Camera con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Con uno scambio di accuse su gestione dei conti pubblici e sanità che prosegue anche in Transatlantico, dove i leader di Pd e M5s sfruttano la possibilità di avere l’ultima parola.

In Aula il dibattito è rovente: ad aprire le ostilità il M5s, con una interrogazione sul Patto di stabilità che prova a mettere in luce le contraddizioni tra quanto promesso in campagna elettorale dalla leader dei FdI e quanto poi accettato in Europa sul patto di stabilità. Meloni risponde nel merito, rivendicando che “con il nuovo patto di stabilità si liberano per l’Italia 35 miliardi di euro l’anno” e contrattaccando: “Noi li useremo per sanità e redditi, qualcun altro li avrebbe utilizzati per un altro anno di superbonus, così magari questa volta ristrutturiamo le magioni con la piscina”. È sempre il superbonus il bersaglio di Meloni, secondo lei una difficoltà in più in Europa perchè “quando ti presenti al tavolo delle trattative con un deficit al 5,3% che è causato soprattutto dalla ristrutturazione gratuita delle seconde e terze case e cerchi di spiegare che ti servirebbe maggiore flessibilità è possibile che qualcuno ti guardi con diffidenza”. Tanto che Conte ribatte sarcastico: “Se le chiedi che ora è ti risponde ‘ma il superbonus…’”. Mentre per il leader M5s “la più grande truffa del secolo è il programma farlocco presentato agli elettori”, con Meloni che “ha illuso gli italiani dicendo che a Bruxelles avrebbe fatto tremare l’Europa e qui a tremare è l’Italia”. Insomma “un re Mida al contrario – accusa l’ex premier – tutto quello che tocca distrugge”. Tocca poi ad Elly Schlein, che già presentando la sua interrogazione sulla difficoltà del Servizio sanitario nazionale mette le mani avanti: “Non mi risponda come fa sempre ‘potevate farlo voi’… Non solo perché io non ero al governo, ma perché ormai lei è al governo da 16 mesi e l’Italia aspetta risposte ora”. Attacco cui Meloni risponde così: “Il tetto alla spesa per il personale sanitario è stato introdotto nel 2009 e ci troviamo a fare i conti con una situazione che si è stratificata negli ultimi 14 anni. Non le dirò perchè non l’avete fatto voi: le dirò, collega Schlein, che considero una implicita attestazione di stima il fatto che oggi chiediate a noi di risolvere tutti i problemi che voi non avete risolto nei 10 anni che siete stati al governo. Grazie per fidarvi di noi”.

Argomento cui Schlein ribatte in sede di replica: “Il tetto alle assunzioni è stato messo nel 2009. E sa chi era ministro in quel governo? Lei! Questo specifico problema l’ha creato lei e non certo noi”. E allora chiede: “Lei è andata al governo per risolvere i problemi o per continuare a fare opposizione scaricandoli sugli altri?”. Nel merito, Meloni aveva rivendicato l’intervento sui gettonisti, il rinnovo del contratto del comparto, e l’aver portato “il fondo sanitario ai massimi storici, anni del Covid compresi”. Ma Schlein ribatte: “Voi avete toccato solo un tetto di spesa, quello per aumentare la sanità privata e avete lasciato intatto quello per il personale. Secondo voi ci vuole più sanità privata e meno sanità pubblica”. Quindi “non racconti la solita balla del più grande investimento della storia, sono i vostri numeri, nero su bianco, a smentirla. La sua idea di sanità, lo ammetta, è quella in cui chi è ricco può saltare la lista di attesa andando a curarsi dal privato e chi è povero invece sta rinunciando a curarsi. Non esiste nessuna destra sociale, questa è una destra letale sul diritto alla salute”.

Migranti, Consiglio d’Europa: basta elezioni ‘giocate’ sull’odio

Migranti, Consiglio d’Europa: basta elezioni ‘giocate’ sull’odioRoma, 24 gen. (askanews) – Basta linguaggio d’odio ed elezioni ‘giocate’ sulla strumentalizzazione del tema dei migranti e dell’asilo. Stop a ridurlo solo a questione di sicurezza, con una narrazione che arriva a manifestazioni di “intolleranza” verso difensori dei diritti, funzionari, giornalisti o verso università che sono favorevoli all’accoglienza e all’integrazione. E’ quanto chiede l’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, in una risoluzione approvata a larga maggioranza.

I ‘sì’ sono stati 52, sette i ‘no’ e le astensioni nove. Tra i membri italiani, si sono astenuti Simone Billi, Graziano Pizzimenti e Marco Dreosto della Lega, Elisabetta Gardini e Fabio Pietrella di Fdi. A favore del testo si sono espressi Andrea Orlando e Francesco Verducci del Pd, Aurora Floridia e Alessandra Maiorino di M5S ed Elena Bonetti di Azione-Per. Voto di astensione anche di Sandra Zampa (Pd), la quale ha però tenuto a precisare che “intendeva votare a favore” e di aver commesso “purtroppo” un “errore formale”. Le elezioni, si afferma nella risoluzione, “costituiscono momenti strutturanti della democrazia” e “l’Assemblea è preoccupata per l’intensificarsi di un trattamento parziale e distorto dei temi della migrazione e dell’asilo durante le campagne elettorali che legittimano proposte politiche volte a ostacolare l’accesso ai diritti da parte dei migranti, i rifugiati e i richiedenti asilo, in violazione delle norme” dell’organizzazione internazionale che gode dello status di osservatore Onu e che persegue lo scopo di promuovere la democrazia, i diritti umani, l’identità culturale europea e la ricerca di soluzioni ai problemi sociali nei Paesi membri.

L’Assemblea, prosegue la risoluzione, “riconosce l’importanza di garantire” opinioni “plurali e anche divergenti” durante le campagne elettorali ma “sottolinea con fermezza che l’incitamento all’odio e le misure discriminatorie non possono costituire un’agenda politica rispettoso dei principi e delle norme del Consiglio d’Europa”. Si invitano quindi i governi degli Stati membri ad attuare la Raccomandazione sulla lotta all’incitamento all’odio e si sottolinea “l’urgenza di un forte attivismo politico per porre fine alla strumentalizzazione del tema della migrazione e dell’asilo a fini elettorali”.

Il tema, per il Consiglio d’Europa, “non può essere ridotto a questioni sicurezza” i “politici e i media” dovrebbero “agire urgentemente” sulla “coesione sociale e sull’ordine pubblico”. “Profonda preoccupazione” viene espressa per “l’aumento della violenza verbale e fisica contro le persone straniere o percepite come tali”. La “banalizzazione è accompagnata da un aumento d’intolleranza verso individui (difensori dei diritti, funzionari eletti, giornalisti) e istituzioni (università, organi di stampa) favorevoli all’accoglienza e all’integrazione dei migranti, dei rifugiati e richiedenti asilo”. Si chiede infine di “sanzionare le manifestazioni di intolleranza che ostacoliano le libertà fondamentali, in particolare quelle di di riunione e associazione, di espressione e stampa, o addirittura attentati all’integrità fisica e morale delle persone”.

Sanità, Schlein a Meloni: basta scaricare i problemi sugli altri

Sanità, Schlein a Meloni: basta scaricare i problemi sugli altriRoma, 24 gen. (askanews) – Giorgia Meloni dovrebbe governare anziché “scaricare i problemi sugli altri”. Lo ha detto la segretaria Pd Elly Schlein durante il question time con Giorgia Meloni, parlando della questione della sanità. “Ormai – ricorda la leader Pd – ci sono persone costrette a sperare che propria malattia corra meno delle liste di attesa che si allungano, questa è la situazione”.

“I reparti si stanno svuotando – ha aggiunto – nei pronto soccorso la situazione è insostenibile, il personale è stremato. Come pensate presidente di abbattere le liste di attesa chiedendo loro di lavorare ancora di più? L’unico modo è sbloccare i tetti alle assunzioni, una norma obsoleta del 2004. Le chiedo quindi se il governo intenda finalmente togliere il blocco alle assunzioni e mettere le risorse per piano straordinario”. E, ha proseguito, “non mi risponda come fa sempre ‘potevate farlo voi’… Non solo perché io non ero al governo, ma perché ormai lei è al governo da 16 mesi e l’Italia aspetta risposte ora”.

Quindi, in replica, Schlein si è detta “insoddisfatta” delle risposte della premier: “Lei è andata al governo per risolvere i problemi o per continuare a fare opposizione scaricandoli sugli altri?”. (segue)

Alla Camera tensione sulla riforma del regolamento, la maggioranza punta ad ampliarla

Alla Camera tensione sulla riforma del regolamento, la maggioranza punta ad ampliarlaRoma, 24 gen. (askanews) – Si potrebbe aprire un nuovo fronte di scontro tra maggioranza e opposizione in Parlamento: la riforma del regolamento della Camera. La riduzione del numero dei parlamentari ha reso necessario rinnovare i meccanismi di lavoro ma nella scorsa legislatura solo il Senato è riuscito ad approvare il progetto di riforma che ha portato, tra l’altro, alla riduzione del numero delle commissioni parlamentari in ragione del ridotto numero dei senatori. A Montecitorio la riforma non è ancora stata fatta e si è ripreso il lavoro con l’avvio della nuova legislatura. Ora c’è un testo base formulato dai due relatori: Igor Iezzi (Lega) e Federico Fornaro (Pd), esito del lavoro del comitato ristretto in seno alla Giunta per il Regolamento.

Il metodo di lavoro scelto per poter arrivare a un’intesa, “espresso a più riprese dal Presidente, è che il regolamento è la carta della convivenza civile e quindi va condivisa – spiega Fornaro – perciò l’impostazione era il doppio binario: andare avanti con le modifiche su cui c’è condivisione, ad esempio la bozza interviene sui tempi degli iter legislativi per dare più spazio ai provvedimenti di iniziativa parlamentare”. La novità è che da parte della maggioranza è stata espressa la volontà di “ampliare i temi inserendo anche quelli più divisivi”, come quello di abolire lo stop di 24 ore quando il governo pone la fiducia, una innovazione che per la minoranza deve avere come contraltare lo statuto delle opposizioni. “Valuteremo come procedere – spiega Iezzi – se limitarci a i temi condivisi ora presenti nella bozza o allargare anche a quei temi non condivisi”. Racconta Francesca Ghirra di Avs: “Il tavolo è stato interrotto la scorsa seduta perché Fdi ha posto il tema delle 24 ore e valuta di presentare emendamenti che vanno oltre la proposta dei relatori sovvertendo il metodo che ci eravamo dati. Il Presidente ha detto che valuterà in funzione di quanto intendono fare i gruppi se estendere i termini per gli emendamenti ma noi di Avs abbiamo osservazioni da fare – avverte – perchè c’è una restrizione eccessiva dei poteri delle opposizioni, insomma vogliamo capire se si vuole attenersi alle regole che ci siamo dati o forzare rischiando così di vanificare tutto il lavoro fatto finora”.

Al termine della seduta della Giunta per il Regolamento – informa Montecitorio – il Presidente Fontana ha fissato come termine il 16 febbraio per la presentazione di emendamenti da parte dei componenti della Giunta. Fino a quella data la maggioranza intende sondare il terreno su un possibile ampliamento della riforma ed eventualmente “contarsi”. Il rischio, fa notare un esponente dell’opposizione, è che “se si affiancano nuovi elementi si rischia di ripartire da zero, perciò noi auspichiamo non ci siano forzature”.

Giovedì in Consiglio dei ministri il decreto legislativo che stanzia oltre 1 miliardo per la terza età

Giovedì in Consiglio dei ministri il decreto legislativo che stanzia oltre 1 miliardo per la terza etàRoma, 24 gen. (askanews) – “Il Pnrr prevede che il decreto attuativo della legge” delega per la terza età, licenziato dal Parlamento a larghissima maggioranza, “venga esaminato entro il primo trimestre di quest’anno e allora voglio dirle che centreremo anche questo obiettivo e annuncio che il decreto legislativo arriverà domani in Consiglio dei ministri per l’approvazione”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel corso del Question Time alla Camera rispondendo a un’interrogazione sulle politiche per gli anziani presentata dal capogruppo della Lega a Montecitorio, Riccardo Molinari.

“Il decreto – ha proseguito Meloni – stanzia complessivamente oltre 1 miliardo di euro per i primi due anni, risorse che servono a garantire all’anziano una vita serena, attiva, dignitosa, nello specifico garantendo dove possibile il diritto di continuare a vivere a curarsi nella propria casa”.

Meloni: non condivido il no di Netanyahu allo Stato palestinese

Meloni: non condivido il no di Netanyahu allo Stato palestineseMilano, 24 gen. (askanews) – Il diritto dei palestinesi ad avere uno Stato “è una posizione che questo governo ha ribadito perchè giusta, necessaria e, sì, nell’interesse dei palestinesi ma a nostro avviso anche di Israele. Per questo posso dire che non condivido la posizione espressa dal primo ministro di Israele sulla materia”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, rispondendo ad una interrogazione durante il question time in corso alla Camera.

“Ma il riconoscimento non può essere chiesto unilateralmente, spero si convenga sul fatto – ha aggiunto Meloni – che la precondizione per qualsiasi ipotesi di trattativa in questa direzione è il riconoscimento da parte degli interlocutori di Israele del diritto all’esistenza dello Stato ebraico e del diritto per i suoi cittadini a vivere in pace e in sicurezza”. 

M.O., Meloni: non condivido no di Netanyahu a Stato palestinese

M.O., Meloni: non condivido no di Netanyahu a Stato palestineseMilano, 24 gen. (askanews) – Il diritto dei palestinesi ad avere uno Stato “è una posizione che questo governo ha ribadito perchè giusta, necessaria e, sì, nell’interesse dei palestinesi ma a nostro avviso anche di Israele. Per questo posso dire che non condivido la posizione espressa dal primo ministro di Israele sulla materia”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, rispondendo ad una interrogazione durante il question time in corso alla Camera.

“Ma il riconoscimento non può essere chiesto unilateralmente, spero si convenga sul fatto – ha aggiunto Meloni – che la precondizione per qualsiasi ipotesi di trattativa in questa direzione è il riconoscimento da parte degli interlocutori di Israele del diritto all’esistenza dello Stato ebraico e del diritto per i suoi cittadini a vivere in pace e in sicurezza”.

Regionali, Tajani: no capricci ma FI non sacrifica Cirio e Bardi

Regionali, Tajani: no capricci ma FI non sacrifica Cirio e BardiRoma, 24 gen. (askanews) – “Siamo sempre pronti a confrontarci, ma non è questione di sventolare la bandierina del partito ma avere la candidatura migliore per governare la Regione, Cirio e Bardi sono stati due eccellenti presidenti di Regione. Difendo questi due candidati perchè sono bravi candidati, mettiamo a disposizione degli alleati per il Piemonte e la Basilicata due presidenti che hanno lavorato bene, credo che i nostri alleati si stiano rendendo conto che sono due candidati che vinceranno ancora”. Lo ha detto il coordinatore nazionale di Forza Italia Antonio Tajani, intervistato a Start su Sky Tg24.

“Non siamo disposti a sacrificare questi due candidati perchè sono bravi, a Perugia, invece, dove il sindaco uscente di Forza Italia per legge non si può candidare una terza volta, abbiamo rinunciato a piazzare la nostra bandiera, ci sarà una brava candidata di Fdi. Noi dove c’è ragionevolezza siamo pronti a fare la nostra parte, non abbiamo il capriccio” ha concluso Tajani.