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Autonomia, Conte in piazza: pronti a chiamare cittadini a referendum

Autonomia, Conte in piazza: pronti a chiamare cittadini a referendumRoma, 16 gen. (askanews) – “La battaglia in Parlamento è assolutamente viva. Stiamo contrastando questo progetto con grande determinazione in Senato, continueremo a farlo”. Lo ha detto il presidente del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, rispondendo alle domande dei cronisti a margine della manifestazione in piazza del Pantheon a Roma contro il ddl Calderoli per l’istituzione dell’autonomia regionale differenziata.

“E poi, se non fosse sufficiente, è certo – ha aggiunto l’ex presidente del Consiglio – che dovremo andare a interpellare l’intero Paese, e chiamare a responsabilità la coscienza di tutti i cittadini che sono dei veri patrioti per l’Italia”.

Autonomia, Schlein in piazza: fotografa e sigilla le disuguaglianze

Autonomia, Schlein in piazza: fotografa e sigilla le disuguaglianzeRoma, 16 gen. (askanews) -“Questo ddl sigilla le disuguaglianze, le cristallizza e le fotografa. Il Pd con nettezza è al vostro fianco e lo deve essere da Nord a Sud”. Lo ha detto la segretaria del Pd, Elly Schlein, prendendo la parola in piazza del Pantheon a Roma alla manifestazione delle associazioni e dei comitati contro l’autonomia regionale differenziata.

“È importante – ha aggiunto – che su questa battaglia uniamo le nostre forze per dire no a chi vuole sfasciare il Paese”. A giudizio della leader del Pd “è vergognoso che questa riforma sia oggetto di un becero baratto fra Salvini e Meloni, perché di mezzo c’è una riforma costituzionale che indebolisce il Parlamento, indebolisce il presidente della Repubblica e supera la forma di Repubblica parlamentare. Noi dobbiamo essere compattamente contro questa riforma e dire una cosa chiara: non c’è riscatto per l’Italia – ha concluso Schlein – senza il riscatto del Sud”.

Autonomia, Schlein in piazza a Roma: Pd compatto contro ddl Calderoli

Autonomia, Schlein in piazza a Roma: Pd compatto contro ddl CalderoliRoma, 16 gen. (askanews) – “Siamo una forza che fortunatamente fa i congressi. C’è stato un congresso che mi ha eletto segretaria e che ha sancito una linea chiara e inequivocabile per cui tutto il Pd compattamente contrasta questa riforma Calderoli dell’autonomia differenziata”. Così Elly Schlein, al microfono della manifesta al Pantheon contro il ddl Calderoli, ha replicato a chi le ha chiesto se fosse disponibile a chiedere al presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini il ritiro della sua regione dalle pre-intese con il Governo sull’autonomia.

Salario minimo, al Senato riparte battaglia comune opposizioni

Salario minimo, al Senato riparte battaglia comune opposizioniRoma, 16 gen. (askanews) – Torna al Senato la battaglia delle opposizioni per il salario minimo: il Pd, Azione e Alleanza Verdi Sinistra, a quanto si apprende, stanno preparando un emendamento unitario da presentare domani in commissione Politiche Ue alla legge di delegazione europea 2022/2023.

Tra le direttive da recepire attraverso il ddl già approvato alla Camera c’è la direttiva Ue 2022/2041 del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 ottobre 2022 relativa a salari minimi adeguati nell’Unione europea. Il termine di recepimento è fissato al 15 novembre 2024. La Direttiva Ue fissa dei principi, non stabilisce l’obbligo per gli Stati membri di introdurre un salario minimo legale. Per le opposizioni tuttavia si tratta comunque dell’occasione per riprendere una battaglia sulla quale brucia ancora la sconfitta recente alla Camera: è passato poco più di un mese, infatti, da quando la maggioranza ha approvato in prima lettura a Montecitorio una legge delega al governo per un provvedimento sull’equa retribuzione. Provvedimento che di fatto ha stoppato la proposta di legge a prima firma del leader M5s, Giuseppe Conte, condivisa da tutte le opposizioni, che prevedeva il salario minimo di 9 euro all’ora. Quella legge delega ora giace nella commissione Affari sociali, sanità e lavoro a Palazzo Madama che non ha ancora iniziato a esaminarla. Nel frattempo, per riprendere la battaglia sul salario minimo, cara alla segretaria dem Elly Schlein, si sceglie la legge di delegazione europea su cui domani alle 16 è previsto il termine per gli emendamenti. È altamente probabile che un emendamento per il salario minimo arrivi anche da M5s e non viene escluso che alla fine i pentastellati sottoscrivano la stessa proposta di modifica cui sta lavorando il resto dell’opposizione.

Pnrr, Meloni: impegno straordinario Governo per messa a terra

Pnrr, Meloni: impegno straordinario Governo per messa a terraRoma, 16 gen. (askanews) – “La Cabina di regia di oggi apre un nuovo anno di impegno straordinario del Governo per la concreta messa a terra del Pnrr, all’indomani del pagamento della quarta rata, della richiesta per il versamento della quinta e, soprattutto, dell’entrata in vigore del nuovo Piano italiano, che, tra le nuove misure, prevede uno stanziamento di oltre 12 miliardi per sostenere la produttività delle imprese e per rilanciare l’economia attraverso la tecnologia verde, per l’implementazione dei contratti di filiera e per la transizione ecologica e digitale dell’intera Nazione”. Così la presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, al termine della cabina di regia sul Pnrr a Palazzo Chigi.

Italia-Albania, esame sprint. Governo: screening migranti in mare

Italia-Albania, esame sprint. Governo: screening migranti in mareRoma, 16 gen. (askanews) – Esame sprint per il ddl di ratifica dell’accordo Italia-Albania sui migranti, nelle commissioni Affari costituzionali ed Esteri della Camera. Tanto che sono cominciate le votazioni, e le bocciature, sugli oltre 150 emendamenti delle opposizioni (nulla è stato presentato da governo e gruppi di maggioranza) e già mercoledì sera potrebbe arrivare il via libera delle commissioni. I pareri sono tutti contrari e solo tre proposte sono state accantonate (di M5S, Azione e Iv). Non è escluso, secondo quanto si apprende, che dal governo o dai relatori possa arrivare qualche ritocco che tuttavia non metterà in discussione l’impianto del ddl di ratifica contestato dai gruppi di minoranza. Questo mentre si delineano i contorni di un’operazione che vedrà svolgersi in acque internazionali il primo screening degli stranieri che saranno dirottati nei centri in Albania (sotto sovranità italiana).

Secondo quanto riferito dal viceministro agli Affari esteri Edmondo Cirielli (Fdi), “a seguito dell’intervento delle autorità italiane, dovrebbe essere effettuata una immediata verifica dei migranti in mare” su natanti a disposizione dello Stato italiano, per individuare “gli stranieri che, prima facie”, cioè a prima vista, dovessero risultare “eleggibili” per le strutture in Albania. Dall’applicazione del protocollo sono esclusi infatti i soggetti vulnerabili di cui il viceministro ha ricordato l’elenco: “minori, minori non accompagnati, disabili, anziani, donne, genitori singoli con figli minori, vittime della tratta di esseri umani, persone affette da gravi malattie o da disturbi mentali, persone per le quali è accertato che hanno subito torture, stupri o altre forme gravi di violenza psicologica, fisica o sessuale, vittime di mutilazioni genitali”. Un accertamento non banale e non privo di rischi se non effettuato da personale adeguatamente formato e con la dovuta tempistica, fanno notare le opposizioni.

Dopo lo screening in mare, i soggetti ritenuti vulnerabili resteranno a bordo per essere condotti in Italia. Se un soggetto dovesse essere portato in Albania e si vedesse riconosciuta la protezione internazionale verrebbe trasferito dall’Albania in Italia e inserito nel Sai, il Sistema di accoglienza e integrazione gestito dagli enti locali, “ove è accolto nel limite dei posti disponibili”, ha precisato il viceministro. Il viceministro ha inoltre confermato che se la domanda di asilo nei centri in Albania non fosse evasa entro i 28 giorni previsti per la procedura accelerata, il migrante a quel punto dovrà essere condotto in Italia.

Sotto accusa delle opposizioni poi la previsione che le strutture avranno tre diverse aree. “Oltre a una parte del centro che avrà funzione di hotspot, una parte avrà funzioni di Cpr e una parte sarà un vero e proprio carcere italiano al di fuori del territorio italiano” dove sarà “difficile poter garantire tutto quello che è previsto dall’ordinamento penitenziario italiano”, fa notare Riccardo Magi di +Europa, il quale parla di uno “spot elettorale del governo Meloni in vista delle europee”. Cirielli ha puntualizzato che in Albania “saranno applicate le stesse garanzie e le stesse limitazioni previste dalla normativa italiana”. Matteo Mauri del Pd ha parlato di “molte zone d’ombra” nell’applicazione dell’intesa e ha sollecitato l’esecutivo a mettere nero su bianco, nel testo, la garanzia della piena applicazione della normativa italiana ed europea.

Tornando ai tre emendamenti accantonati, Azione chiede che le Camere si esprimano sul rinnovo del protocollo alla scadenza e “in assenza di espressa autorizzazione delle Camere, il governo comunica, entro il termine di preavviso di sei mesi rispetto alla scadenza, la propria intenzione di non rinnovare il protocollo”. Il testo dei Cinque Stelle punta a inserire nell’elenco delle leggi di riferimento anche la legge Zampa sui minori stranieri non accompagnati. Infine, la proposta Iv, a prima firma Maria Elena Boschi, punta a mettere il migrante “nelle condizioni di accedere” all’elenco, presso il ministero della Giustizia, dei difensori d’ufficio. I voti proseguiranno in serata e nella giornata di mercoledì. Il via libera delle commissioni è atteso mercoledì sera, al massimo giovedì mattina. Poi toccherà all’Aula. Il provvedimento è in prima lettura e dopo l’ok di Montecitorio passerà in Senato. E mentre va avanti l’iter nel Parlamento italiano, resta sospesa la ratifica del protocollo da parte dell’Albania. E’ atteso per i primi di marzo il verdetto della Corte costituzionale albanese che dovrà esprimersi se l’intesa violi la Costituzione e le convenzioni internazionali sottoscritte da Tirana.

Mattarella: altro che inerte, generazione ‘Z’ è motivo speranza

Mattarella: altro che inerte, generazione ‘Z’ è motivo speranzaVercelli, 16 gen. (askanews) – Altro che “inerte” o “estraniata dalla realtà”: la generazione ‘Z’, i giovani che frequentano questi anni le università, è “motivo di speranza per il nostro Paese”. E se “disorientamento” talvolta “affiora” tra di loro, questo è responsabilità “degli adulti e del mondo che in questo momento presentano loro”. Lo ha sottolineato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel breve saluto rivolto ala platea del Teatro Civicodi Vercelli per l’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università delPiemonte Orientale.

Mattarella ha ripreso quello che gli è parso “un dialogo” tra il rettore Gian Carlo Avanzi e il rappresentante degli studenti: “Entrambi hanno manifestato grande legame con questo ateneo. Il Rettore ha parlato di disorientamento che affiora tra i giovani del nostro tempo, il dottor Iato ci ha detto che la loro generazione Z è vista come inerte, estraniata dalla realtà, rinunciataria. Sinceramente non so da dove possano uscire valutazioni così difformi dalla realtà, così gravemente sbagliate sulla nostra gioventù. Personalmente penso, costantemente trovandone conferma, che questa generazione sia motivo di speranza per il nostro Paese”, ha affermato il capo dello Stato. “Il disorientamento che talvolta affiora nei giovani sono convinto sia responsabilità di noi adulti. Come potrebbero sentirsi a loro agio, trovare parametri di riferimento, coordinate di comportamento nel mondo che oggi gli adulti presentano loro in questo periodo?”, ha sottolineato ancora Mattarella.

Allora per il capo dello Stato “va richiamato il ruolo delle Università, della formazione culturale, il mestiere di rendere i giovani capaci di spirito critico. Questo è il veicolo per fare emozionare gi studenti: difficile trovare espressione più significativa e pregnante, fare emozionare gli studenti, questo è il compito degli atenei”.

Mattarella: altro che inerte, la generazione ‘Z’ è motivo di speranza

Mattarella: altro che inerte, la generazione ‘Z’ è motivo di speranzaVercelli, 16 gen. (askanews) – Altro che “inerte” o “estraniata dalla realtà”: la generazione ‘Z’, i giovani che frequentano questi anni le Università, è “motivo di speranza per il nostro Paese”. E se “disorientamento” talvolta “affiora” tra di loro, questo è responsabilità “degli adulti e del mondo che in questo momento presentano loro”. Lo ha sottolineato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel breve saluto rivolto ala platea del Teatro Civicodi Vercelli per l’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università delPiemonte Orientale.

Mattarella ha ripreso quello che gli è parso “un dialogo” tra il rettore Gian Carlo Avanzi e il rappresentante degli studenti: “Entrambi hanno manifestato grande legame con questo ateneo. Il Rettore ha parlato di disorientamento che affiora tra i giovani del nostro tempo, il dottor Iato ci ha detto che la loro generazione Z è vista come inerte, estraniata dalla realtà, rinunciataria. Sinceramente non so da dove possano uscire valutazioni così difformi dalla realtà, così gravemente sbagliate sulla nostra gioventù. Personalmente penso, costantemente trovandone conferma, che questa generazione sia motivo di speranza per il nostro Paese”, ha affermato il Capo dello Stato. “Il disorientamento che talvolta affiora nei giovani sono convinto sia responsabilità di noi adulti. Come potrebbero sentirsi a loro agio, trovare parametri di riferimento, coordinate di comportamento nel mondo che oggi gli adulti presentano loro in questo periodo?”. Allora per il capo dello Stato “va richiamato il ruolo delle Università, della formazione culturale, il mestiere di rendere i giovani capaci di spirito critico. Questo è il veicolo per fare emozionare gi studenti: difficile trovare espressione più significativa e pregnante, fare emozionare gli studenti, questo è il compito degli atenei”.

I giornalisti pronti alla mobilitazione: no alla legge bavaglio

I giornalisti pronti alla mobilitazione: no alla legge bavaglioRoma, 16 gen. (askanews) – “Care lettrici, cari lettori, il 19 dicembre scorso la Camera dei deputati ha approvato una modifica al codice di procedura penale per vietare la pubblicazione delle ordinanze cautelari, integrali o per estratto, fino al termine dell’udienza preliminare. Il testo, presentato da Enrico Costa (Azione), è stato votato da tutto l’arco parlamentare, ad eccezione di M5S, Pd e Alleanza Verdi e Sinistra. Se anche il Senato dovesse approvare la norma, l’autonomia dei giornalisti sarebbe compressa”. Lo si legge in un appello del sindacato unitario dei giornalisti Fnsi, nel giorno dell’esame al Senato della legge di delegazione Ue dove alla Camera è stato introdotto lo stop fino all’udienza preliminare alla pubblicazione dei contenuti delle ordinanze di rinvio a giudizio e cautelari.

“Saremmo costretti – affermano i giornalisti- a essere meno precisi, analitici e verificabili nel racconto di un atto che è pubblico come la privazione della libertà personale, con il rischio di sapere molto poco fino all’udienza preliminare, diversi mesi o anni dopo il presunto reato. Solo due esempi di inchieste giornalistiche che hanno trovato, nella libertà di informare, ragioni per arrivare alla verità e dare giustizia: il caso di Stefano Cucchi, la vicenda della funivia precipitata dal Mottarone.Ne sarebbero danneggiati tutti: i cittadini che fruiscono le notizie, i magistrati, i legali di parte e chi è sottoposto alla misura cautelare”. “Dopo la riforma Cartabia sulla presunzione di innocenza, la pdl Balboni sulla diffamazione che prevede ammende smisurate, la stretta di Nordio sulle intercettazioni – denuncia il documento- questo è l’ultimo tentativo di minare la corretta informazione e si aggiunge a uno scenario reso sempre più fragile negli ultimi anni dall’aumento del precariato nel mondo del lavoro giornalistico con pezzi pagati pochi euro, dalle centinaia di stati di crisi con i quali gli editori hanno depauperato le redazioni e dal costante arretramento economico per un contratto ormai fermo da anni. Un giornalista libero è un giornalista che non ha bavagli, ma che è anche sicuro del proprio futuro lavorativo”.

“Respingiamo con forza – proseguono- il sottinteso che esiste dietro questa norma. I giornalisti raccontano e non inventano, non sono “manettari”, ma anzi contribuiscono a rendere vivo il campo della democrazia con il loro lavoro di controllo su ogni potere. E non agiamo nell’illegalità: siamo sottoposti a un insieme di regole penali, civili e regolamentari/ordinistiche che determinano la nostra professione”. Per la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, le Associazioni Regionali di Stampa e i Comitati di redazione, quindi, “questo è l’ennesimo bavaglio all’informazione, oltre che rappresentare un ulteriore squilibrio nel nostro sistema giuridico e costituzionale. Il testo approvato va al di là delle disposizioni europee e viola l’articolo 21 della Costituzione. L’amministrazione della giustizia in privato è sempre una sconfitta per la democrazia. Da qui la richiesta al Presidente della Repubblica Mattarella di non firmare una legge con una norma di questo tipo”.

“Diciamo no alla censura di Stato e siamo pronti a mobilitarci – conclude il documento- con tutta la categoria fino allo sciopero generale per rivendicare l’identità e la dignità della nostra professione, ma soprattutto il diritto di voi lettrici e lettori di avere una giusta e corretta informazione”.

Giornalisti pronti a mobilitazione: no a legge bavaglio,

Giornalisti pronti a mobilitazione: no a legge bavaglio,Roma, 16 gen. (askanews) – “Care lettrici, cari lettori, il 19 dicembre scorso la Camera dei deputati ha approvato una modifica al codice di procedura penale per vietare la pubblicazione delle ordinanze cautelari, integrali o per estratto, fino al termine dell’udienza preliminare. Il testo, presentato da Enrico Costa (Azione), è stato votato da tutto l’arco parlamentare, ad eccezione di M5S, Pd e Alleanza Verdi e Sinistra. Se anche il Senato dovesse approvare la norma, l’autonomia dei giornalisti sarebbe compressa”. Lo si legge in un appello del sindacato unitario dei giornalisti Fnsi, nel giorno dell’esame al Senato della legge di delegazione Ue dove alla Camera è stato introdotto lo stop fino all’udienza preliminare alla pubblicazione dei contenuti delle ordinanze di rinvio a giudizio e cautelari.

“Saremmo costretti – affermano i giornalisti- a essere meno precisi, analitici e verificabili nel racconto di un atto che è pubblico come la privazione della libertà personale, con il rischio di sapere molto poco fino all’udienza preliminare, diversi mesi o anni dopo il presunto reato. Solo due esempi di inchieste giornalistiche che hanno trovato, nella libertà di informare, ragioni per arrivare alla verità e dare giustizia: il caso di Stefano Cucchi, la vicenda della funivia precipitata dal Mottarone.Ne sarebbero danneggiati tutti: i cittadini che fruiscono le notizie, i magistrati, i legali di parte e chi è sottoposto alla misura cautelare”. “Dopo la riforma Cartabia sulla presunzione di innocenza, la pdl Balboni sulla diffamazione che prevede ammende smisurate, la stretta di Nordio sulle intercettazioni – denuncia il documento- questo è l’ultimo tentativo di minare la corretta informazione e si aggiunge a uno scenario reso sempre più fragile negli ultimi anni dall’aumento del precariato nel mondo del lavoro giornalistico con pezzi pagati pochi euro, dalle centinaia di stati di crisi con i quali gli editori hanno depauperato le redazioni e dal costante arretramento economico per un contratto ormai fermo da anni. Un giornalista libero è un giornalista che non ha bavagli, ma che è anche sicuro del proprio futuro lavorativo”.

“Respingiamo con forza – proseguono- il sottinteso che esiste dietro questa norma. I giornalisti raccontano e non inventano, non sono “manettari”, ma anzi contribuiscono a rendere vivo il campo della democrazia con il loro lavoro di controllo su ogni potere. E non agiamo nell’illegalità: siamo sottoposti a un insieme di regole penali, civili e regolamentari/ordinistiche che determinano la nostra professione”. Per la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, le Associazioni Regionali di Stampa e i Comitati di redazione, quindi, “questo è l’ennesimo bavaglio all’informazione, oltre che rappresentare un ulteriore squilibrio nel nostro sistema giuridico e costituzionale. Il testo approvato va al di là delle disposizioni europee e viola l’articolo 21 della Costituzione. L’amministrazione della giustizia in privato è sempre una sconfitta per la democrazia. Da qui la richiesta al Presidente della Repubblica Mattarella di non firmare una legge con una norma di questo tipo”.

“Diciamo no alla censura di Stato e siamo pronti a mobilitarci – conclude il documento- con tutta la categoria fino allo sciopero generale per rivendicare l’identità e la dignità della nostra professione, ma soprattutto il diritto di voi lettrici e lettori di avere una giusta e corretta informazione”.