Meloni: accordo per due centri italiani per migranti in AlbaniaRoma, 6 nov. (askanews) – Con l’Albania “firmiamo un importantissimo protocollo di intesa nella gestione del flussi migratori. L’accordo si pone tre obiettivi: contrastare il traffico illegale; prevenire i flussi irregolari e accogliere chi ha diritto davvero alla protezione. L’Albania darà la possibilità di utilizzare alcune aree in cui l’Italia potrà rrealizzare a proprie spese e sotto la propria giurisdizione due centri per la gestione dei migranti illegali. Inizialmente potranno accogliere fino a 3 mila persone”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in conferenza stampa con il premier albanese Edi Rama a Palazzo Chigi.
Meloni riunisce Cdm urgente, cittadinanza alla bimba inglese Indi GregoryRoma, 6 nov. (askanews) – Il Consiglio dei ministri è stato convocato d’urgenza per concedere la cittadinanza italiana a Indi Gregory, la bambina di otto mesi affetta da una rara malattia mitocondriale. L’Alta corte di Londra ha deciso interrompere la ventilazione artificiale alle 15 italiane, nonostante che l’ospedale Bambin Gesù si fosse offerto per delle ulteriori terapie.
La cittadinanza viene conferita sulla base dell’articolo 9 comma 2 della legge 91 del 1992 “in considerazione dell’eccezionale interesse per la comunità nazionale ad assicurare al minore ulteriori sviluppi terapeutici”.
Premierato, Schlein: giù le mani dal presidente della RepubblicaRoma, 5 nov. (askanews) – “Giù le mani dal presidente della Repubblica”. Elly Schlein, in un intervento su La7 alla trasmissione In Onda, boccià senza possibilità di appello la riforma costituzionale proposta dal Governo. Non solo perchè riduce la presidenza della Repubblica a un “elemento di arredo”, ma anche perchè “indebolisce ulteriormente il Parlamento” e “scardina” la forma di repubblica parlamentare.
Il segretario del Pd, interpellato sulla riforma del premierato proposta dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni esordsce così: “Facciamoci qualche domanda se il premierato non esiste in nessun altro Paese. C’è stato in Israele per qualche anno, poi sono tornati indietro perchè evidentemente è un sistema che sradica l’equilibrio dei poteri della Costituzione. E’ una riforma che indebolisce ulteriormente il Parlamento, e non ne abbiamo bisogno davanti a un governo che si sta dimostrando campione nell’uso e nell’abuso della decretazione di urgenza”. Ma c’è un altro motivo altrettanto importante secondo Schlein: “E’ una riforma che indebolisce le prerogative del presidente della Repubblica. In questi anni di navigazione difficile per il Paese se c’è una istituzione che ha garantito la stabilità e la credibilità internazionale dell’Italia è il presidente della Repubblica. Giù le mani dal presidente della Repubblica, che con questa riforma diventa un elemento di arredo, una figurina: ecco, questo è uno degli elementi più preoccupanti”.
Secondo il segretario del Pd “Sostanzialmente, per dirla in un modo semplice, è una riforma che scardina la forma di repubblica parlamentare. Cioè se oggi è il Parlamento espressione della volontà popolare, perchè lo eleggono i cittadini, a decidere della vita di un governo con questa riforma sarebbe una persona sola. Un capo solo al comando a decidere della vita del Parlamento. Cambia tutto, quindi è una riforma pericolosa”.
Mattarella torna in Asia, attenzione ai Paesi di importanza strategicaRoma, 5 nov. (askanews) – Sergio Mattarella torna in Asia, dopo la visita in Cina del 2017 la Corea sarà il quarto Paese asiatico per il presidente della Repubblica, un segno di attenzione verso un paese di grandissima importanza strategica. Nel continente il capo dello Stato si fermerà per quasi una settimana: dopo la visita di Stato in Corea (dal 7 al 9) infatti ci sarà la visita ufficiale in Uzbekistan (dal 9 all’11).
La Corea è un paese a noi molto affine, anche loro hanno un’economia votata all’esportazione, con il quale condividiamo posizioni comuni su molti dossier a partire dalla riforma dell’Onu, su cui sia Roma che Seul premono per una maggiore efficacia delle decisioni, la Corea avrà l’anno prossimo il suo seggio non permanente nel Consiglio di sicurezza. Le vicende internazionali e gli equilibri geopolitici saranno certamente al centro dei colloqui. A proposito dei rapporti bilaterali la Corea è la quarta economia dell’Asia ma la prima per interscambio pro-capite e il suo dinamismo nel settore tecnologico la rende attrattiva per noi. Proprio per rafforzare le relazioni economiche nel corso della visita di Mattarella verrà siglato un Memorandum of understanding che ha per oggetto i semi conduttori, microchip e il settore spaziale.
Mattarella arriverà a Seul martedì 7 novembre (ore 14 locali ) e nel pomeriggio, dopo aver deposto una corona di fiori al cimitero nazionale, si recherà in visita al Museo nazionale. La visita di Stato prenderà il via il giorno seguente, 8 novembre, con la visita al Visitor center della Joint Security area, il cosiddetto 38esimo parallelo, un luogo simbolico, al confine con la Corea del Nord. Alle 16 il capo dello Stato sarà al Palazzo Presidenziale per i colloqui con il presidente della Repubblica di Corea Yoon Suk-yeol. Dopo la firma delle intese ci saranno dichiarazioni alla stampa. Il giorno seguente, 9 novembre, Mattarella, dopo aver incontrato la comunità italiana che vive in Corea, si recherà in visita nella città di Daegu, dove visiterà un celebre Tempio buddista che è anche sito Unesco, sarà la parte culturale della visita di Stato.
La visita in Asia del presidente della Repubblica proseguirà in Uzbekistan dove Mattarella arriverà sempre il 9 novembre, in serata. Il viaggio nella ex repubblica sovietica è un ritorno importante e molto richiesto, l’ultimo capo dello Stato che vi si recò fu Oscar Luigi Scalfaro nel 1997. Lo scorso giugno il presidente della Repubblica dell’Uzbekistan, Shavkat Mirziyoyev, è venuto in Italia in visita ufficiale, in quell’occasione la sigla di un accordo di partenariato strategico per consolidare i rapporti bilaterali. Nel corso di quella visita infatti il presidente Uzbeko ha preso parte ad un forum di imprenditori a Milano, una tappa verso il rafforzamento della collaborazione in settori strategici quali energia, trasporti, infrastrutture, farmaceutica, agricoltura e metallurgia ma anche beni di consumo come arredamento, prodotti tessili e settore automobilistico. C’è la volontà di incrementare gli investimenti reciproci, anche attraverso una maggiore partecipazione in progetti economici bilaterali da parte di organizzazioni come Cassa Depositi e Prestiti e il Fondo per la Ricostruzione e lo Sviluppo dell’Uzbekistan. Per la sua posizione strategica tra due grandi forze l’Uzbekistan è alla ricerca di una maggiore autonomia e perciò cerca di rafforzare i rapporti con l’Occidente e con l’Europa. Anche in questa ottica Tashkent ha mantenuto una posizione di equilibrio sulla guerra in Ucraina, anche se ovviamente qui l’influenza russa ha un suo peso. Mattarella, che in questo viaggio in Asia sarà accompagnato dal viceministro agli Esteri Edmondo Cirielli, oltre alla capitale Tashkent in Uzbekistan visiterà altre due città rilevanti da un punto di vista culturale: Samarcanda e Khiva.
I colloqui ufficiali si svolgeranno nel palazzo presidenziale a Tashkent venerdì 10 novembre alle 11.30, a questi seguirà la firma delle intese, si tratta di un negoziato su investimenti reciproci. Il capo dello Stato prenderà quindi parte alla cerimonia di piantumazione di un albero nel Viale degli Ospiti illustri nei giardini del Palazzo. Alle 17 (ora locale) Mattarella si recherà nella sede del Politecnico di Torino a Tashkent, un piccolo campus che testimonia la collaborazione a livello culturale e universitario tra i due paesi, qui terrà un breve discorso di saluto al termine del seminario: Direzione 4.0 dell’industria dell’Uzbekistan. Partecipano il rettore del politecnico di Torino a Tashkent e il ministro dell’Istruzione della repubblica dell’Uzbekistan. Sabato 11 Mattarella a Samarcanda visiterà il centro storico della città che comprende le tre madrase di Ulugh Beg, Tilya Kori e Sher-Dor, al termine il professore dell’università di Bologna Simone Mantellini presenterà lo spazio espositivo temporaneo dedicato alla missione arecheologica congiunta italo-uzbeka nel sito di Kofir Qal’a. Sempre in mattinata il capo dello Stato e la figlia Laura visiteranno il complesso monumentale Shah-i Zinda. Quindi il trasferimento a Urgench, 500km a est di Samarcanda, e la visita al centro storico di Khiva, un luogo emblematico perchè parte della storica via della Seta. Nel pomeriggio dell’11 il rientro alla volta di Roma.
M.O., Salvini in piazza a Milano: fascista chi attacca IsraeleMilano, 4 nov. (askanews) – Come promesso di bandiere della Lega in largo Cairoli non se ne sono viste e Matteo Salvini ha rivendicato il carattere “non di partito” della manifestazione pro Israele “Senza paura” organizzata per “la difesa dell’Occidente e delle libertà”. Eppure sul palco si sono avvicendati soprattutto ministri, governatori e sindaci leghisti, prima che lo stesso Salvini cominciasse il suo comizio con un attacco agli avversari dell’altra manifestazione, quella pro Palestina, che hanno sfilato in contemporanea da Porta Venezia: “A qualche centinaio di metri da qui c’è un’altra manifestazione di cosiddetti antifascisti che stanno attaccando Israele”, ma “gli ultimi fascisti rimasti” sono questi “nostalgici dell’odio e della paura”.
Una sfida a distanza che Salvini ha cercato di evitare venisse intesa come un esempio di “scontro di civiltà” in atto perché, ha ribadito, “il nemico non è l’Islam, ma il fanatismo, l’estremismo” e il terrorismo islamico che “è la piaga di questo secolo”. Occorre però ricordare, ha proseguito, che “l’antisemitismo è una piaga virulenta, un cancro, qualcosa di disgustoso”, un problema da affrontare “con serenità e determinazione anche in casa nostra, nessuno spazio, nessuna compassione per quelli che educano all’odio”. L’ambasciatore di Israele in Italia, Alon Bar, ha inviato un messaggio nel quale ha ringraziato il vicepremier e “tutto il governo italiano” per la “forte solidarietà espressa” dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre “che ci ha profondamente commossi”. Un operaio musulmano, Ayoub Ouassif, ha poi attaccato Hamas e il suo uso strumentale della religione islamica per i propri fini. Ma ad alzare i toni è stata la sindaca di Monfalcone, Annamaria Cisint, secondo la quale occorre “lavorare insieme” per fermare “l’islamizzazione” della società italiana: “Da noi oggi l’Imam ti dice: non siamo interessati all’integrazione, perché noi vogliamo sostituirvi” per cui occorre “bloccare subito questo processo” perché “il buonismo ci porterà alla sostituzione”.
Per Salvini la piazza di oggi è stata comunque e soprattutto “la dimostrazione fisica che noi non abbiamo paura”. Rappresentanza di una parte della società “che reclama la libertà di pensiero e di parola. Una piazza contro l’odio, la violenza e contro il cancro disgustoso dell’antisemitismo. Una piazza a difesa dell’esistenza dello Stato di Israele e che chiede come obiettivo finale due popoli e due Stati”, ha ribadito. Il filo conduttore mediorientale è infine l’occasione per qualche riferimento casalingo, a favore di chi chiede maggiore sicurezza a Milano e contro la “politica che strizza l’occhio allo sballo e alle droghe”.
Meloni riflette su candidatura Europee, decisione dopo ok manovraKilkenny (Irlanda), 4 nov. (askanews) – In questo momento, raccontano, è inutile aspettarsi una risposta dalla diretta interessata. A Kilkenny, cittadina dell’Irlanda dove i Conservatori europei si sono dati appuntamento nel week end per discutere di agricoltura, la domanda serpeggia però con insistenza: Giorgia Meloni si candiderà alle Europee?
Che Fratelli d’Italia punti a fare un buon risultato è un auspicio dichiarato senza giri di parole, alla faccia di qualsiasi cautela o superstizione. “Quello che abbiamo fatto in Italia è una specie di miracolo ma che si può ripetere, lo possiamo fare anche a Strasburgo e Bruxelles”, dice il ministro per i rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani. Ormai nessuno crede più alla possibilità che si possano stravolgere gli assetti europei, che si riuscirà a sostituire i Socialisti in quell’accordo con il Ppe da cui passano le scelte dei vertici delle istituzioni comunitarie. Ma l’obiettivo di fare il pienone di voti per pesare di più, facendo da traino anche ai partiti alleati negli altri Paesi, è traguardo che viene considerato a un passo. Da una parte, dunque, si lavora per allargare le alleanze: l’incontro in Irlanda è stato anche occasione per avvicinare al progetto conservatore alcuni deputati indipendenti locali, che si collocano a destra senza riconoscersi però nei due principali partiti nazionali, uno affiliato in Europa al Ppe, l’altro a Renew Europe.
Dall’altra, ovviamente, c’è la sfida per il consenso elettorale. Le Europee sono consultazioni che, basandosi su un sistema proporzionale, sono inevitabilmente uno strumento per i singoli partiti per pesarsi. Ma, di fatto, cadendo a quasi due anni dalle Politiche, rappresentano per il governo una elezione di mid term. Per questo, come spiega una autorevole esponente di Fratelli d’Italia, “prendere un voto in più di allora, con due guerre e i problemi economici che ne sono conseguiti, sarebbe un successo”. Ed è chiaro a tutti quale effetto propulsivo potrebbe avere una candidatura della premier, che peraltro è anche presidente di Ecr. A volerlo quantificare, spiegano, è almeno un 2-3% in più. Giorgia Meloni, però, al momento viene descritta come completamente concentrata sui dossier aperti, primo tra tutti la legge di bilancio che, nel cronoprogramma fatto a palazzo Chigi non senza un certo ottimismo, dovrebbe essere licenziata intorno alla metà di dicembre. Per questo, chi ha avuto modo di parlarci, spiega che una decisione su questo punto potrà arrivare solo dopo il via libera alla manovra, forse a gennaio.
Nel frattempo, si soppesano tutte le variabili. L’impegno in campagna elettorale di un presidente del Consiglio in carica ha un illustre precedente in Silvio Berlusconi, ma si tratterebbe semplicemente di drenare voti già sapendo che non si occuperà mai quel seggio. Altro fattore su cui si ragiona nei conciliaboli di chi si sta occupando della pratica, è che una presenza di Meloni come capolista in tutta Italia, per la regola dell’alternanza, finirebbe per sfavorire le candidature femminili. Inoltre, un impegno in prima persona – viene spiegato – potrebbe far ricadere sulla sua persona anche esiti non proprio positivi di partiti alleati in altri Paesi: l’esito del voto in Spagna e Polonia, con Vox e Pis al di sotto delle aspettative, invita a mettere in guardia. Di contro, c’è che la campagna elettorale è di solito un tonificante per esponenti cresciuti a pane e politica come Giorgia Meloni. Raccontano, per esempio, che sia rimasta molto contenta del bagno di folla di qualche giorno fa a Coldiretti. C’è un altro aspetto: una sua scelta in questo senso potrebbe spingere altri leader di partito a tentare la stessa avventura. A cominciare dai partiti del centrodestra. Con la conseguenza – inevitabile – anche di registrare i rapporti di forza tra leader alleati.
Alcune cose che ha detto Salvini alla manifestazioneMilano, 4 nov. (askanews) – “Il terrorismo islamico è la piaga di questo secolo” e “qualcuno ha paura” a definirlo tale. Lo ha detto il leader della Lega, Matteo Salvini, durante la manifestazione “Senza paura” organizzata dal partito per “la difesa dell’Occidente e delle libertà”.
“La pace si conquista, va costruita, e nessuno mi toglie la convinzione che Hamas non abbia deciso di uccidere a caso, lo ha fatto in momento in cui, guarda caso”, tra Israele e alcuni tra i Paesi arabi “più emancipati”, con gli accordi di Abramo, era cominciato un “percorso di dialogo” iniziato, ha sottolineato, “quando alla Casa Bianca c’era Donald Trump”.
Premierato, Schlein: proposta pericolosa, stravolge la CostituzioneRoma, 4 nov. (askanews) – “Che coincidenza che abbiano presentato una riforma costituzionale oggi che dovremmo parlare della manovra, una manovra che tradisce le promesse elettorali che la destra ha fatto e che non investe sui servizi pubblici essenziali come sanità pubblica e scuola pubblica. Una manovra senza futuro, che non parla minimamente dell’emergenza climatica che sta sconvolgendo anche il nostro paese e i nostri territori”. Lo ha detto la segretaria del Pd, Elly Schlein, parlando nel corso di un evento alla Cattolica di Milano.
“In questo contesto – ha affermato – loro mettono fuori una proposta che a nostro avviso è pasticciata, è un tentativo di distrarre l’attenzione dalla mancanza di risposte economiche e sociali in questa manovra, ma non per questo è meno pericolosa. Pericolosa perché? Perché è una proposta di riforma costituzionale che indebolisce il Parlamento, e non ne ha bisogno, anzi. Abbiamo visto in questi anni un abuso della decretazione d’urgenza che comprime molto il ruolo del Parlamento. Questo è un male antico, che non nasce con questo governo, bisogna dire che questo governo ce la sta mettendo tutta per battere ogni record. Già 43 sono stati quest’anno i decreti fatti d’urgenza”. “Dall’altra parte – ha osservato la segretaria del Pd – è una riforma che indebolisce le prerogative del presidente della Repubblica. E noi pensiamo che se c’è un’istituzione che in questi ultimi dieci anni di navigazione difficile per l’Italia ha garantito la stabilità e la credibilità internazionale del Paese è il presidente della Repubblica. Quindi per noi non sono da limitare quelle prerogative. E lo fa, checché ne dicano in conferenza stampa, perché è una riforma che in qualche modo toglie una prerogativa importante che è quella della nomina del presidente del Consiglio, si limita a ratificare l’esito elettorale, ma anche della gestione delle eventuali crisi, così come il potere dello scioglimento delle Camere, che è proprio prerogativa essenziale del presidente della Repubblica”.
Il premierato per Elly Schlein indebolisce il capo dello Stato anche perché “se ci sono due figure che oggi sono entrambe espressioni dell’organo di massima rappresentanza, è dal Parlamento che emerge l’elezione del presidente della Repubblica e del presidente del Consiglio, ma se uno dei due è eletto direttamente è chiaro che questo indebolisce il ruolo e la figura di garanzia” del Quirinale, “che è sempre stato molto importante nel nostro equilibrio costituzionale”. In conclusione, ha osservato la leader democratica, “si può ben dire che è uno stravolgimento della nostra Costituzione e della Repubblica parlamentare. Ci confronteremo con le altre opposizioni ma naturalmente utilizzeremo ogni strumento possibile nella dialettica parlamentare per ostacolare un disegno che pensiamo pericoloso”.
Premierato, Casellati: capo dello Stato mantiene sue prerogativeRoma, 4 nov. (askanews) – “È legittimo, come è ovvio, esprimere critiche sulla riforma, ma io pregherei tutti prima di farlo di leggere il testo con molta attenzione”. Lo ha detto la minstra per le Riforme, Elisabetta Casellati, intervistata stamattina a Radio24.
“Come si fa – ha aggiunto, secondo la trascrizione dell’intervista diffusa dal suo ufficio stampa – a dire che vengono sminuite le prerogative del capo dello Stato quando le mantiene tutte, tali e quali come sono oggi? Nessuno ricorda che il presidente della Repubblica, ad esempio, autorizza la presentazione alle Camere dei disegni di legge di iniziativa governativa, promulga le leggi, indice il referendum popolare e ha il potere di nomina dei ministri e di scioglimento delle Camere? Con la riforma, il capo dello Stato mantiene tutte le prerogative a Costituzione vigente”. Secondo la ministra “la grande novità della riforma è l’elezione diretta del presidente del Consiglio, che però, a differenza di altri ordinamenti, non procede direttamente alla nomina dei Ministri ma li propone al Capo dello Stato che li nomina. In definitiva sono stati toccati solo 4 articoli”, ha sottolineato ancora Casellati.
Governo, Meloni: leggo di liti inventate fra me e gli alleatiRoma, 4 nov. (askanews) – “Io non sento affatto la dimensione dell’assedio. È il racconto che si fa di me. So che ci sono nemici disposti a fare qualunque cosa pur di buttarmi giù. Ma non mi spaventano. Come ho detto all’inizio del mio mandato, non sono ricattabile. Ma capisco che per alcuni gruppi di potere che hanno controllato a lungo l’Italia questo sia un problema”. Lo ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, a Bruno Vespa per il libro “Il rancore e la speranza” in uscita l’8 novembre per Mondadori/ Rai Libri.
“Quello che mi stupisce – ha aggiunto, secondo la sintesi dell’intervista diffusa alla stampa – è la totale invenzione di liti con i miei alleati di governo. Ho letto miei virgolettati in cui insulto Salvini che non solo non sono stati mai pronunciati, ma nemmeno pensati. Quando leggo pezzi di rassegna stampa con Matteo e con Antonio Tajani, restiamo basiti. Capisco che alcuni giornali vogliono mandarci a casa: legittimo, ci mancherebbe. Quello che non è accettabile ed è estraneo a qualunque deontologia è mettere tra virgolette cose mai dette né pensate”. Niente Meloni nel bunker, dunque?, chiede Vespa. “Ma figuriamoci. Per dimostrare quanto sia profondo il mio nervosismo, dicono: si confida con la sorella Arianna… Ha capito che grande notizia… Sa qual è la verità? Sono degli inguaribili misogini. Tentano di accreditare la tesi che la testa di una donna non può reggere di fronte alla pressione. Come quei legislatori che, fino a qualche decennio fa, ritenevano che le donne non potessero fare il magistrato perché, quando hanno il ciclo, non ragionano bene”, ha detto ancora la premier.