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Migranti, Schlein: centri Albania uno spreco, Meloni si fermi

Migranti, Schlein: centri Albania uno spreco, Meloni si fermiRoma, 13 feb. (askanews) – “Con le lettere di licenziamento ai lavoratori dei due centri in Albania tanto voluti da Giorgia Meloni arriva anche l’ennesima certificazione del fallimento di questa operazione che calpesta i diritti fondamentali e le leggi italiane ed europee”. Lo afferma la segretaria Pd Elly Schlein.


“Uno spreco di risorse economiche, 800 milioni di euro degli italiani – prosegue – che potevano usare per assumere medici e infermieri, e di risorse umane, con centinaia di esponenti delle forze dell’ordine tenuti in Albania a sorvegliare una prigione vuota”. Aggiunge Schlein: “Solo pochi mesi fa Giorgia Meloni diceva che i due centri in Albania sarebbero stati un investimento, pochi giorni prima di Natale giurava che avrebbero funzionato. Oggi, insieme alla liberazione di Almasri – uno dei più crudeli trafficanti di esseri umani -, sono la rappresentazione plastica della catastrofica e inumana gestione del suo governo del fenomeno migratorio”.


Conclude la leader Pd: “Basta, si fermi, c’è un paese che tra calo di produzione industriale, costo dell’energia e salari bassi richiede risposte, non becera propaganda”.

Chi sono i giudici eletti alla Corte costituzionale

Chi sono i giudici eletti alla Corte costituzionaleRoma, 13 feb. (askanews) – Il Parlamento in seduta comune ha eletto quattro giudici della Corte costituzionale: Francesco Saverio Marini (500 voti), Massimo Luciani (505), Maria Alessandra Sandulli (502), Roberto Cassinelli (503).


Chi sono: Francesco Saverio Marini, 55 anni, di Roma (indicato da FdI). Dal gennaio 2024 a oggi è stato consigliere giuridico di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi. Professore ordinario di Istituzioni di Diritto pubblico del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, della quale è “Prorettore per gli affari giuridici”. E’ componente e vicepresidente del Consiglio di Presidenza della Corte dei conti. Il padre, Annibale, è stato presidente della Consulta per nove mesi, tra il 2005 e il 2006. Roberto Nicola Cassinelli, 69 anni di Genova (indicato da FI). E’ avvocato civilista e amministrativista, è stato deputato e senatore in diverse legislatura eletto con Forza Italia.


Massimo Luciani, 72 anni, di Roma (indicato dal Pd). E’ professore ordinario di Istituzioni di diritto pubblico nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Roma, “La Sapienza”. È stato presidente dell’Associazione italiana dei costituzionalisti per il triennio 2015-2018. È stato insignito del “Premio Sandulli” 2017. Maria Alessandra Sandulli, 68 anni, di Napoli (tecnico). Professore ordinario di diritto amministrativo e di giustizia amministrativa presso l’Università degli Studi Roma Tre. E’ membro effettivo del Collegio Garante della Costituzionalità delle Norme della Repubblica di San Marino. Figlia e allieva del Prof. Aldo Maria Sandulli, ne ha continuato la tradizione nell’insegnamento universitario e nell’attività scientifica e professionale.

Consulta, tra i nomi votati anche i forzisti Zanettin e Sisto

Consulta, tra i nomi votati anche i forzisti Zanettin e SistoRoma, 13 feb. (askanews) – Anche il senatore di Fi Pierantonio Zanettin e il viceministro forzista alla Giustizia Francesco Paolo Sisto hanno ottenuto voti nella seduta comune del Parlamento che ha portato, dopo mesi di stallo, all’elezione dei 4 giudici costituzionali mancanti. I due sono stati per settimane tra i papabili per riempire una casella destinata a un nome di Fi. Ma “c’era un accordo di tutti i partiti di non eleggere parlamentari in carica”, ha spiegato questa mattina il segretario azzurro Antonio Tajani, pur ammettendo che “ci fossero legittime aspirazioni” nel partito.


Zanettin ha ottenuto 6 voti, Sisto 4. Tra i giudici eletti il più votato è stato Massimo Luciani, indicato dal Pd, 505 voti, a seguire la candidata indipendente Maria Alessandra Sandulli (502), quindi il candidato di Fi Roberto Cassinelli (503) e infine Francesco Saverio Marini (500 voti). I voti dispersi sono stati 6, le schede bianche 10, 4 le nulle. Hanno votato 539 su 605 parlamentari.

Rai, ipotesi dimissioni di massa per azzerare Vigilanza bloccata

Rai, ipotesi dimissioni di massa per azzerare Vigilanza bloccataRoma, 13 feb. (askanews) – La tentazione, per ragioni magari opposte, serpeggia sia nel centrodestra che nel centrosinistra. Dimissioni di massa dalla Vigilanza, ormai bloccata da mesi, per azzerarla.


Mentre alla Camera si vota per l’elezione dei quattro giudici costituzionali, impasse superata dopo mesi di stallo, tra i parlamentari ci sono fitti conciliaboli sull’ipotesi di tentare una mossa che possa consentire anche di smuovere la partita della Vigilanza Rai, rimasta di fatto paralizzata dopo il no delle opposizioni al via libera di Simona Agnes come presidente del cda di viale Mazzini e la conseguente decisione del centrodestra di disertare tutte le riunioni convocate dalla presidente, Barbara Floridia. Molto dipenderà dal clima tra i partiti, se si riuscirà o meno a proseguire con lo spirito che ha portato a sbloccare l’impasse sulla Consulta, grazie a contatti diretti tra i leader. Il casus belli, comunque, è già pronto e potrebbe essere proprio l’intenzione di Floridia di chiamare in audizione l’amministratore delegato Giampaolo Rossi appellandosi all’articolo 112 comma 4 del regolamento che prevede i casi di convocazione straordinaria della commissione stessa.


Chi sta studiando il dossier da giorni ricorda anche che c’è un precedente, quello della presidenza della Vigilanza di Riccardo Villari. Era il novembre del 2008, la sua elezione – pur essendo lui un esponente del Partito democratico – avvenne grazie ai voti della allora maggioranza mentre da prassi questo è un ruolo la cui scelta è nelle mani dell’opposizione. Nonostante le richieste del suo stesso partito Villari, che proprio per questo venne giornalisticamente ribattezzato ‘Vinavillari’ – rifiutò di dimettersi fino a quando non fu costretto, appunto, a causa dell’addio in blocco dei componenti e al conseguente scioglimento della commissione di Vigilanza stessa.

Fisco, Tajani: ok rottamazione ma priorità Fi è riduzione Irpef

Fisco, Tajani: ok rottamazione ma priorità Fi è riduzione IrpefRoma, 13 feb. (askanews) – “Condividiamo la rottamazione” ma “la nostra priorità è la riduzione dell’Irpef dal 35% al 33% con allargamento della base a 60mila euro”. Lo ha detto il leader di Fi e ministro degli Esteri Antonio Tajani interpellato a Montecitorio sulla proposta di rottamazione delle cartelle avanzata dalla Lega.


“Sul principio siamo d’accordo, sediamoci al tavolo e vediamo cosa possiamo fare, possiamo vedere quanti soldi ci sono ma in linea di principio per noi va bene, l’abbiamo sempre detto. Tuttavia, ripeto: la priorità è dare un segnale al ceto medio. La rottamazione è una tantum, giusta, la riduzione Irpef è una cosa strutturale”, ha aggiunto Tajani.

Barra dritta Salvini sulla “pace fiscale”: gli alleati ci seguiranno

Barra dritta Salvini sulla “pace fiscale”: gli alleati ci seguirannoMilano, 12 feb. (askanews) – Pace fiscale entro aprile, perchè è “un’emergenza nazionale” che riguarda “tanti italiani “non evasori e spesso disperati”. Matteo Salvini punta sulla rottamazione per caratterizzare la comunicazione leghista, con l’autonomia regionale finita in stand by e il ddl Sicurezza inchiodato in commissione al Senato col rischio di dover tornare alla Camera. Temi che dal Carroccio affrontano solo en passant, con fonti interne che assicurano come il Federale abbia ribadito “il pieno sostegno al Ddl sicurezza, autonomia regionale ed efficientamento delle province”.


Alla rottamazione delle cartelle il segretario leghista ha invece dedicato la gran parte del Consiglio Federale, con la presenza del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Il quale non si è espresso di persona, ma dalla Lega assicurano: “Ha detto che si può fare, è già al lavoro sulle coperture”. Una misura che dovrebbe alla fine costare molto meno di quanto ipotizzato in un primo momento, tanto che dal Carroccio non si preoccupano più di tanto neanche per le presa di posizione di Fratelli d’Italia che chiede a Giorgetti di chairire le coperture, e di Forza Italia che in queste ore ha rilanciato come “prioritaria” la riduzione Irpef per i redditi fino a 60mila euro: “Siamo fiduciosi che sia possibile fare entrambe le misure”, dicono dalla Lega. Che intanto incassa l’emendamento al Milleproroghe sulla rottamazione quater con la possibilità di riammissione alla definizione agevolata dei contribuenti che ne sono usciti perché non in regola con i pagamenti. Un problema che non si porrebbe nel caso in cui la nuova “pace fiscale” disegnata dalla Lega diventasse realtà: niente sanzioni nè interessi, saldo in 10 anni e 120 rate mensili, con la possibilità di saltare fino a 8 rate prima di perdere il beneficio.


Insomma, la questione fisco sarà il cavallo di battaglia della Lega che si prepara al congresso, come spiega lo stesso Salvini: “All’unanimità, nel Consiglio Federale è stato ribadito l’obiettivo di una rottamazione definitiva ed equa delle pendenze col fisco per chi voleva pagare le tasse ma non è stato nelle condizioni di farlo”. Un’insistenza che serve a intestarsi uno dei temi più cari al centrodestra, rilanciando rispetto agli altri partiti della maggioranza. Anche se Salvini assicura: “Troveremo l’intesa con gli alleati, come sempre”. Quanto al congresso, inzia a prendere forma il percorso che porterà alle assise, che dovrebbero tenersi – con ogni probabilità – il 5 e 6 aprile. Prima infatti si terranno tre eventi programmatici, che occuperanno sostanzialmente il mese di marzo e che chiariscono ancora una volta che Matteo Salvini non intende tornare indietro dalla scelta della Lega nazionale: i tre appuntamenti si terranno infatti in Veneto (su autonomia e buongoverno), Marche (lavoro, pace fiscale e fisco più snello), e Campania (sicurezza, immigrazione e lotta alla criminalità). Resta da decidere dove si terrà il congresso: ancora aperta la scelta tra Milano e Roma.

Intesa vicina sulla ‘quartina’, stavolta possibile “fumata bianca” Parlamento

Intesa vicina sulla ‘quartina’, stavolta possibile “fumata bianca” ParlamentoRoma, 12 feb. (askanews) – La situazione viene definita in continua evoluzione, tanto che si potrebbe sbloccare nelle prossime ore o anche rimanere incagliata per l’ennesima volta. Per domani, dunque, è fissata la nuova convocazione del Parlamento in seduta comune per l’elezione dei quattro giudici mancanti della Consulta. Le ultime due volte la totale assenza di una intesa tra maggioranza e opposizione aveva suggerito addirittura di optare per una sconvocazione, per evitare che si ripetesse la sconfortante processione di schede bianche.


Non è ancora definitivamente detto che questa possa essere la volta buona, ma di certo un canale di dialogo tra le forze politiche è stato riaperto e, viene spiegato, si tenterà fino all’ultimo di trovare la quadra. Anche perché su questo tema sono accesi i riflettori del Quirinale che già da tempo, anche in discorsi pubblici come quello di Sergio Mattarella in occasione del Ventaglio con la stampa parlamentare, aveva lanciato un pressante monito affinché si procedesse senza indugi. In queste ore, e ancora nelle prossime, proseguono i contatti tra i leader. Ma i componenti della possibile quartina che possa portare alla fumata bianca cominciano a delinearsi sempre più. Di fatto, viene spiegato, si attende che a porre il sigillo sul ‘pacchetto’ di nomi sia la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.


Dati per acquisiti ormai da tempo i candidati in quota Fdi (Francesco Saverio Marini, padre del premierato) e Pd (Massimo Luciani, professore emerito di Diritto pubblico dell’Università La Sapienza di Roma), negli ultimi giorni sarebbe arrivato anche il gradimento sul nome ‘tecnico’ condiviso: si tratta di Maria Alessandra Sandulli, giurista e professore ordinario a Roma Tre, che già nel 2014 era finito nella rosa dei possibili candidati (anche in quel caso in una fase di stallo tra le forze politiche). Ancora formalmente coperto resta il nome proposto da Forza Italia che, però, avrebbe deciso di puntare su Gennaro Terracciano, avvocato e prorettore dell’Università del Foro Italico.

Santanchè, mozione sfiducia torna in aula Camera (forse) mercoledì 19

Santanchè, mozione sfiducia torna in aula Camera (forse) mercoledì 19Roma, 12 feb. (askanews) – La mozione di sfiducia individuale delle opposizioni nel confronti della minsitra Fdi del Turismo Daniela Santanchè potrebbe, forse, andare in esame e votazione mercoledì prossimo 29 febbraio dopo il question time pomeridiano, nello spazio riservato dal calendario d’aula approvato stasera dalla Conferenza dei Capigruppo di Montecitorio agli “argomenti non conclusi” già incardinati in aula.


La mozione era stata discussa in aula lunedì scorso e, al termine del dibattito, la ministra non aveva voluto replicare riservandosi semmai di farlo una volta aperta la fase delle dichiaraioni di voto. Che questa settimana non è stata mai calendarizzata e che la prossima, appunto, vede altre priorità lasciando uno spazio unico per tutti gli argomenti arretrati già all’odg dell’aula.

Nordio, mozione sfiducia in aula alla Camera martedì 25 febbraio

Nordio, mozione sfiducia in aula alla Camera martedì 25 febbraioRoma, 12 feb. (askanews) – La mozione di sfiducia individuale delle opposizioni nei confronti del ministro della Giustizia Carlo Nordio è stata calendarizzata dalla Conferenza dei Capigruppo in aula alla Camera a partire da martedì 25 febbraio, con la discussione generale. Nella stessa settimana, dunque, dello sciopero nazionale della magistratura proclamato dall’Anm per giovedì 27 febbraio contro la riforma per la separazione delle carriere dei magistrati elaborata dal Governo su iniziativa dello stesso ministro Nordio.

La Lega punta tutto sulla “pace fiscale”, Salvini: è prioritaria

La Lega punta tutto sulla “pace fiscale”, Salvini: è prioritariaMilano, 12 feb. (askanews) – Pace fiscale entro aprile, perchè è “un’emergenza nazionale” che riguarda “tanti italiani “non evasori e spesso disperati”. Matteo Salvini punta sulla rottamazione per caratterizzare la comunicazione leghista, con l’autonomia regionale finita in stand by e il ddl Sicurezza inchiodato in commissione al Senato col rischio di dover tornare alla Camera. Temi che dal Carroccio affrontano solo en passant, con fonti interne che assicurano come il Federale abbia ribadito “il pieno sostegno al Ddl sicurezza, autonomia regionale ed efficientamento delle province”.


Alla rottamazione delle cartelle il segretario leghista ha invece dedicato la gran parte del Consiglio Federale, con la presenza del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Il quale non si è espresso di persona, ma dalla Lega assicurano: “Ha detto che si può fare, è già al lavoro sulle coperture”. Una misura che dovrebbe alla fine costare molto meno di quanto ipotizzato in un primo momento, tanto che dal Carroccio non si preoccupano più di tanto neanche per le presa di posizione di Fratelli d’Italia che chiede a Giorgetti di chairire le coperture, e di Forza Italia che in queste ore ha rilanciato come “prioritaria” la riduzione Irpef per i redditi fino a 60mila euro: “Siamo fiduciosi che sia possibile fare entrambe le misure”, dicono dalla Lega. Che intanto incassa l’emendamento al Milleproroghe sulla rottamazione quater con la possibilità di riammissione alla definizione agevolata dei contribuenti che ne sono usciti perché non in regola con i pagamenti. Un problema che non si porrebbe nel caso in cui la nuova “pace fiscale” disegnata dalla Lega diventasse realtà: niente sanzioni nè interessi, saldo in 10 anni e 120 rate mensili, con la possibilità di saltare fino a 8 rate prima di perdere il beneficio.


Insomma, la questione fisco sarà il cavallo di battaglia della Lega che si prepara al congresso, come spiega lo stesso Salvini: “All’unanimità, nel Consiglio Federale è stato ribadito l’obiettivo di una rottamazione definitiva ed equa delle pendenze col fisco per chi voleva pagare le tasse ma non è stato nelle condizioni di farlo”. Un’insistenza che serve a intestarsi uno dei temi più cari al centrodestra, rilanciando rispetto agli altri partiti della maggioranza. Anche se Salvini assicura: “Troveremo l’intesa con gli alleati, come sempre”. Quanto al congresso, inzia a prendere forma il percorso che porterà alle assise, che dovrebbero tenersi – con ogni probabilità – il 5 e 6 aprile. Prima infatti si terranno tre eventi programmatici, che occuperanno sostanzialmente il mese di marzo e che chiariscono ancora una volta che Matteo Salvini non intende tornare indietro dalla scelta della Lega nazionale: i tre appuntamenti si terranno infatti in Veneto (su autonomia e buongoverno), Marche (lavoro, pace fiscale e fisco più snello), e Campania (sicurezza, immigrazione e lotta alla criminalità). Resta da decidere dove si terrà il congresso: ancora aperta la scelta tra Milano e Roma.