Mattarella: il faro sono le norme, no interpretazioni creativeRoma, 15 giu. (askanews) – “Come di recente ribadito dalle Sezioni Unite della Corte di cassazione, interpretare le norme vuol dire riconoscerne l’esistenza e l’effettiva portata, con esclusione di qualunque funzione direttamente creativa”. Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo intervento all’incontro a Palazzo del Quirinale con i magistrati ordinari in tirocinio, alla presenza del ministro Nordio, del vice-presidente e dei consiglieri del Csm, del Direttivo della Scuola superiore della magistratura.
Le determinazioni dei magistrati, osserva il Capo dello Stato, “devono essere governate dalla saggezza del diritto. Nessun timore di possibili reazioni di pubblica opinione o di interessi coinvolti ma attenta considerazione delle questioni, rifuggendo da ricostruzioni normative arbitrarie, dettate da impropri desideri di originalità o, peggio, di individualismo giudiziario”. Mattarella ricorda, rivolgendosi alla platea dei magistrati in tirocinio, che “nel quadro degli equilibri costituzionali, improntati alla divisione dei poteri, infatti, i giudici sono soggetti soltanto alla legge, nel senso che la legge ne rappresenta il fondamento e al contempo il limite”.
Mattarella: monitoraggio costante rispetto dignità umana in carcereRoma, 15 giu. (askanews) – “Rivolgo il più cordiale saluto a Lei, Signor Presidente, ai componenti dell’Autorità Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale e a tutti i partecipanti alla presentazione della Relazione. La sapiente attività sviluppata dal Garante, il cui impegno è stato connotato da una visione puntuale dei vari aspetti che caratterizzano le diverse forme di privazione della libertà, è testimoniata dall’ampia e approfondita relazione che viene oggi divulgata”. Così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un messaggio inviato in occasione della presentazione della Relazione al Parlamento del Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale.
“Numerosi spunti di riflessione, di analisi e di proposta sono offerti, nella prospettiva di rendere rispettosa della dignità della persona la restrizione, anche temporanea della libertà derivante dall’applicazione di norme di legge poste a protezione del consorzio civile – osserva il Capo dello Stato – Il Garante ha profuso il suo impegno in tutte le aree di interesse per assicurare valore al tempo della detenzione, per favorire il reinserimento sociale e il recupero della soggettività dei reclusi. Un’attività meritoria, svolta contemperando la funzione di prevenzione con quella propositiva, attraverso un monitoraggio costante delle varie realtà, al fine di garantire la piena applicazione dei principi costituzionali a tutela dei diritti individuali”. La “dimensione propositiva ha caratterizzato l’agire dell’Autorità Garante, ottenendo un vasto riconoscimento anche a livello internazionale per il prezioso contributo fornito. Un patrimonio di credibilità destinato a consolidarsi nella perseverante attenzione al delicato tema della condizione detentiva. Con questo auspicio formulo sentiti auguri di buon lavoro”, conclude Mattarella.
Addio al Cavaliere.Per Fi incognita Marta-Marina. E spunta CairoMilano, 14 giu. (askanews) – La regia by Mediaset è enfatica quanto basta, la cerimonia senza fronzoli. Si potrebbe dire quasi sobria, se non si stesse parlando dell’ultimo saluto a Silvio Berlusconi, l’uomo con più eccessi e imprevedibilità che la politica italiana della Seconda Repubblica potesse immaginare. Il funerale è forse la cosa della sua vita che meno somiglia all’istrionico ex presidente del Consiglio. Il colore, soprattutto il rossonero dei tifosi milanisti, resta fuori, nel sagrato antistante il Duomo, super transennato e super sorvegliato.
Dentro, dove può entrare solo chi è accreditato, c’è soprattutto il nero del lutto e il grigio di certi abiti e di certe personalità che non avendo assegnazione nominale del posto, provano a conquistare il banco più avanzato anche a costo di occupare file destinate ad altri. E’ un ricco sottobosco in cui si cela buona parte del mondo berlusconiano che fu, ex ministri, potenti di un tempo di cui in alcuni casi ora si fa fatica a ricordare il nome. Non le prime file, lì il cerimoniale è rigido e seguito con scrupolo. Da un lato la famiglia, i figli, gli eredi dell’impero finanziario, e i volti che di quel mondo sono il simbolo, come Maria De Filippi o Silvia Toffanin, che è anche moglie di Piersilvio. Dall’altro la politica, il regno in cui Berlusconi invece di eredi non ne ha voluti lasciare, ma dove in tanti devono a lui la loro carriera. C’è la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il presidente del Senato, Ignazio La Russa e della Camera Lorenzo Fontana, ci sono i due vicepremier, Matteo Salvini e Antonio Tajani. C’è, soprattutto, il capo dello Stato, Sergio Mattarella, il cui arrivo viene accolto con un applauso.
In mezzo, tra l’una e l’altra navata, si materializza però la grande incognita del futuro che riguarda Forza Italia ma che potrebbe incrociare anche il destino delle aziende. Ci sono tante delle donne della sua vita: Veronica Lario, seduta in seconda fila, Francesca Pascale che, a differenza di altri dichiaratori seriali presenti al funerale, dice soltanto che in una giornata come questa non c’è alternativa al silenzio. Ma gli occhi sono puntati su due donne in particolare, sedute una accanto all’altra in prima fila: Marta Fascina e Marina, l’una che piange a più riprese e fissa il feretro, l’altra che le tiene la mano. Di certo, l’immagine di loro due affiancate e strette nel dolore è una delle più forti e simboliche di questa giornata.
Ma per gli orfani di Berlusconi, quelli che adesso si chiedono soprattutto che fine farà la loro carriera parlamentare, quell’istantanea porta con sé una serie di domande: Che ruolo avranno ora? La primogenita continuerà a tenere in vita il partito? Economicamente almeno, perché su un impegno politico in prima persona ha già deciso tempo fa. E la quasi moglie ora si farà garbatamente da parte dopo aver assolto al suo compito di compagna fino all’ultimo respiro oppure proverà ad allungare la sua ombra sulle sorti di un partito che ora teme di avere davanti a sé solo il rischio della dissoluzione o dell’annessione in una sorta di Pdl 2.0? Il tentativo, che sarà affidato ad Antonio Tajani, sarà – per un accordo preso tra la stessa Marina e Giorgia Meloni – quello di tenere in vita il partito fino alle Europee sperando che superi la soglia del 4% anche senza il suo padre e padrone. Ma perché questa pax si mantenga è necessario che si mettano da parte le faide che hanno segnato Forza Italia negli ultimi mesi di Berlusconi. La minoranza, quella dei cosiddetti ronzulliani, si aspetta che ci sia una gestione equilibrata del potere, di certo non blitz come quelli che hanno portato a fine marzo alla defenestrazione di Alessandro Cattaneo da capogruppo alla Camera. Ma i dieci mesi che separano questo momento dalle elezioni per Strasburgo sono tanti, un’era geologica in una polveriera come Forza Italia. Passato il momento del lutto e del rispetto c’è già chi si chiede se non ci possa essere un nuovo re all’orizzonte.
Il nome che comincia a circolare è quello di Urbano Cairo, che in questi giorni si è fatto notare per la generosità con cui ha ricordato di essere “allievo” di Berlusconi e la voglia di raccontare di averlo incontrato ben tre volte a gennaio. Il particolare che non riferisce è di essere stato a un passo dal comprare ‘Il Giornale’, uno dei simboli dell’impero mediatico al servizio dell’impegno politico, alla fine passato nelle mani degli Angelucci. E, poi, ci sono quelle voci di un interessamento addirittura nei confronti di Mediaset. Se tutto ciò è davvero prodromico a una ‘discesa’ nell’agone politico al momento non è dato sapere. Di certo, resta agli atti la lunghissima chiacchierata avuta al termine della cerimonia dallo stesso Cairo con Licia Ronzulli. E, per quello che vale, anche la risposta di un’ esponente della minoranza: “Lui in campo? Magari”.
L’addio di Milano al Cavaliere, in piazza più Milan che FiMilano, 14 giu. (askanews) – Cori da stadio e bandiere, tante magliette e sciarpe. A guardare il sagrato di piazza del Duomo, il popolo che è venuto a dire addio a Silvio Berlusconi è quello con i colori rossoneri del Milan, più che quello con il tricolore di Forza Italia. Con la Curva Sud, il settore di San Siro che ospita i tifosi rossoneri più accesi, che è protagonista in piazza.
Le grandi bandiere del Milan che solitamente sventolano allo stadio, stavolta segnano ogni momento saliente della cerimonia funebre, accompagnando le immagini trasmesse dai maxischermi in piazza. Il coro più frequente è “Un presidente, c’è solo un presidente”. Che nel caso di Berlusconi potrebbe valere per le tante cariche ricoperte ma che regolarmente si alza dal cuore della piazza occupato dai tifosi. Insieme al coro “Berlusconi uno di noi”, scandito più volte. Hanno meno successo il coro “C’è solo un Cavaliere” e l’inno nazionale che alcuni cittadini intonano. I tanti in piazza per la politica, lo sono però in modo meno organizzato e quindi meno visibile: qualche bandiera, tante spillette di Forza Italia, cartelli e striscioni fatti in casa. Come quello che è nella prima fila dello spazio riservato ai cittadini comuni: “L’Italia è il Paese che amo”, riprendendo l’incipit più famoso della politica, quello della discesa in campo del 1994. Affianco, lo striscione del Milan Club di Sassuolo.
L’addio a Berlusconi a Milano, in piazza più Milan che FiMilano, 14 giu. (askanews) – Cori da stadio e bandiere, tante magliette e sciarpe. A guardare il sagrato di piazza del Duomo, il popolo che è venuto a dire addio a Silvio Berlusconi è quello con i colori rossoneri del Milan, più che quello con il tricolore di Forza Italia. Con la Curva Sud, il settore di San Siro che ospita i tifosi rossoneri più accesi, che è protagonista in piazza.
Le grandi bandiere del Milan che solitamente sventolano allo stadio, stavolta segnano ogni momento saliente della cerimonia funebre, accompagnando le immagini trasmesse dai maxischermi in piazza. Il coro più frequente è “Un presidente, c’è solo un presidente”. Che nel caso di Berlusconi potrebbe valere per le tante cariche ricoperte ma che regolarmente si alza dal cuore della piazza occupato dai tifosi. Insieme al coro “Berlusconi uno di noi”, scandito più volte. Hanno meno successo il coro “C’è solo un Cavaliere” e l’inno nazionale che alcuni cittadini intonano. I tanti in piazza per la politica, lo sono però in modo meno organizzato e quindi meno visibile: qualche bandiera, tante spillette di Forza Italia, cartelli e striscioni fatti in casa. Come quello che è nella prima fila dello spazio riservato ai cittadini comuni: “L’Italia è il Paese che amo”, riprendendo l’incipit più famoso della politica, quello della discesa in campo del 1994. Affianco, lo striscione del Milan Club di Sassuolo.
L’omaggio di Meloni a Berlusconi, e in Cdm tributo-giustiziaRoma, 14 giu. (askanews) – “Grazie Silvio, ti renderemo orgoglioso”. E’ questa la ‘promessa’ che Giorgia Meloni fa a Berlusconi, nel giorno dei funerali di Stato dell’ex presidente del Consiglio e leader di Fi.
La premier, in prima fila nella navata di sinistra riservata alle autorità, assiste alla cerimonia funebre. Al termine, sul sagrato del Duomo, saluta e abbraccia i figli – Marina, Piersilvio, Eleonora, Barbara, Luigi – e la compagna Marta Fascina, proprio mentre sui suoi social viene pubblicato un video celebrativo del Cav. Le immagini ripercorrono i successi di Silvio Berlusconi, ma anche la loro comune esperienza politica: da quando la nominò ministro per la Gioventù, fino alla ‘separazione’ e alla nascita di Fdi e poi al ritorno nel centrodestra unito. “Abbiamo iniziato questo cammino – si legge nel testo a corredo del video – molti anni fa. Abbiamo percorso strade diverse, ma l’obiettivo era e rimarrà comune: rendere l’Italia fiera e capace di stupire il mondo. Grazie Silvio, ti renderemo orgoglioso”. Una promessa che il governo inizierà a mantenere già domani pomeriggio, con il Consiglio dei ministri che avrà all’ordine del giorno il primo pacchetto di norme di riforma della giustizia. Nel testo, su cui ha lavorato il ministro Carlo Nordio, molti dei temi che sono stati al centro delle battaglie di Berlusconi. Si tratta di un ddl in 8 articoli che contiene, tra le altre cose, limiti (a tutela di terzi non sottoposti a indagini) alla diffusione delle intercettazioni; norme sulla carcerazione preventiva e sull’informazione di garanzia; la revisione di alcuni reati contro la pubblica amministrazione, a partire dall’abuso d’ufficio. Proprio su questa fattispecie di reato, nei giorni scorsi, erano emersi i dubbi della Lega, ma Nordio ha assicurato di avere in tasca “l’accordo politico”. Per quanto riguarda le intercettazioni, si tratta di un primo passo, a cui seguirà una riforma complessiva.
L’arrivo della riforma in Cdm il giorno dopo i funerali di Berlusconi è una coincidenza temporale (in realtà il Consiglio era già programmato e si sarebbe dovuto tenere oggi) ma certo il provvedimento viene visto anche come un tributo all’ex premier – che sarà probabilmente ricordato a inizio seduta con un minuto di silenzio – e al suo partito. Del resto, come ha ricordato il Guardasigilli, Berlusconi ha sempre inteso “orientare in senso garantista e liberale” la giustizia. A proposito di Forza Italia, le esequie hanno per ora ‘congelato’ ogni dissidio all’interno del partito e anche sulle nomine varate ieri nel comitato di presidenza sono emersi ‘mal di pancia’ ma niente di più. Ma certo da domani si dovrà vedere se e come la scomparsa del leader avrà un impatto sugli azzurri e, di conseguenza, sul centrodestra. “Non esiste un altro gigante come Berlusconi”, ammette Maurizio Gasparri, che però assicura: “Noi andremo avanti perché noi siamo il centrodestra, fondato da Berlusconi”. Questo è anche l’auspicio di Meloni: Forza Italia è fondamentale non tanto, o non solo, per i numeri ma perchè incarna l’ala moderata, quel centro del centrodestra senza il quale il profilo del governo sarebbe visto come puramente sovranista. Con conseguenti problemi in Italia ma soprattutto in Europa, in particolare con quel Ppe – che fa riferimento ad Antonio Tajani – con cui la presidente del Consiglio e dei Conservatori europei vuole stringere un’alleanza in vista del voto del 2024. Per questo da Fdi non ci sarà nessuna ‘campagna acquisti’ nei confronti degli azzurri. Anzi, casomai, qualche ‘aiuto’ di Meloni, che oggi con il suo messaggio sembra fare un altro passo per raccogliere il testimone della leadership del centrodestra.
Oltre diecimila persone per l’ultimo saluto al DuomoRoma, 14 giu. (askanews) – C’erano il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la premier, Giorgia Meloni, il governo interno e le più alte cariche istituzionli, a dare l’ultimo saluto a Silvio Berlusconi, nel Duomo di Milano, assieme alla famiglia allargata dell’ex presidente del Consiglio: il fratello Paolo, i figli Marina, Piersilvio, Barbara, Eleonora e Luigi, l’ex seconda moglie, Veronica Lario, l’attuale compagna, Martina Fascina, tutti visibilmente commossi. A Fascina ai cinque figli e al fratello Paolo è sempre stata riservata la prima fila.
Sulla piazza oltre diecimila persone, con bandiere del Milan e del Monza e con numerosi striscioni, che hanno intonato a più riprese cori da stadio, uno tra tutti “C’è solo un presidente”. I funerali di Stato del Cavaliere, celebrati da monsignor Mario Delpini, arcivescovo di Milano, si sono svolti seguendo il rito liturgico ufficiale adottato dalla Chiesa latina, quello ambrosiano. Un lungo applauso ha accompagnato l’arrivo del feretro nel Duomo di Milano e si è protratto per tutto il passaggio lungo la navata centrale.
Nel corso dell’omelia, monsignor Delpini, ha ricordato Berlusconi, come “uomo d’affari” ma anche “uomo politico”. Ma prima di tutto “è stato un uomo” con “un desiderio di vita, un desiderio di amore, un desiderio di gioia”. Al termine della funzione, quando il feretro è stato riportato in piazza del Duomo, prima della chiusura del portellone del carro funebre sia la compagna Marta Fascina, in lacrime, che i figli si sono avvicinati per una “carezza” e un ultimo bacio.
Oltre 10mila persone per l’ultimo saluto a Berlusconi al DuomoRoma, 14 giu. (askanews) – C’erano il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la premier, Giorgia Meloni, il governo interno e le più alte cariche istituzionli, a dare l’ultimo saluto a Silvio Berlusconi, nel Duomo di Milano, assieme alla famiglia allargata dell’ex presidente del Consiglio: il fratello Paolo, i figli Marina, Piersilvio, Barbara, Eleonora e Luigi, l’ex seconda moglie, Veronica Lario, l’attuale compagna, Martina Fascina, tutti visibilmente commossi.
Sulla piazza oltre diecimila persone, con bandiere del Milan e del Monza e con numerosi striscioni, che hanno intonato a più riprese cori da stadio, uno tra tutti “C’è solo un presidente”. I funerali di Stato del Cavaliere, celebrati da monsignor Mario Delpini, arcivescovo di Milano, si sono svolti seguendo il rito liturgico ufficiale adottato dalla Chiesa latina, quello ambrosiano. Un lungo applauso ha accompagnato l’arrivo del feretro nel Duomo di Milano e si è protratto per tutto il passaggio lungo la navata centrale. Nel corso dell’omelia, monsignor Delpini, ha ricordato Berlusconi, come “uomo d’affari” ma anche “uomo politico”. Ma prima di tutto “è stato un uomo” con “un desiderio di vita, un desiderio di amore, un desiderio di gioia”. Al termine della funzione, quando il feretro è stato riportato in piazza del Duomo, prima della chiusura del portellone del carro funebre sia la compagna Marta Fascina, in lacrime, che i figli si sono avvicinati per una “carezza” e un ultimo bacio.
L’addio di Meloni a Berlusconi: obiettivi comuni, ti renderemo orgogliosoRoma, 14 giu. (askanews) – “Abbiamo iniziato questo cammino molti anni fa. Abbiamo percorso strade diverse, ma l’obiettivo era e rimarrà comune: rendere l’Italia fiera e capace di stupire il mondo. Grazie Silvio, ti renderemo orgoglioso”. E’ quanto scrive la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in un video postato su Facebook dopo i funerali che ripercorre i successi di Silvio Berlusconi, ma anche la loro esperienza politica: da quando la nominò ministro per la Gioventù, fino alla ‘separazione’ e poi al ritorno al centrodestra unito.
“Combattente, coraggioso, determinato. Uno dei più grandi imprenditori che l’Italia abbia avuto – si legge nel testo in sovraimpressione -. Capace di innovare e costruire nuove strade. Sempre pronto a difendere l’interesse nazionale. Ha governato con l’orgoglio, la visione e l’autorevolezza che una nazione come la nostra merita e richiede. Ha reso l’Italia centrale nello scenario internazionale e ha scritto pagine significative della nostra storia”.
Berlusconi, Meloni: obiettivi comuni, ti renderemo orgogliosoRoma, 14 giu. (askanews) – “Abbiamo iniziato questo cammino molti anni fa. Abbiamo percorso strade diverse, ma l’obiettivo era e rimarrà comune: rendere l’Italia fiera e capace di stupire il mondo. Grazie Silvio, ti renderemo orgoglioso”. E’ quanto scrive la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in un video postato su Facebook dopo i funerali che ripercorre i successi di Silvio Berlusconi, ma anche la loro esperienza politica: da quando la nominò ministro per la Gioventù, fino alla ‘separazione’ e poi al ritorno al centrodestra unito.
“Combattente, coraggioso, determinato. Uno dei più grandi imprenditori che l’Italia abbia avuto – si legge nel testo in sovraimpressione -. Capace di innovare e costruire nuove strade. Sempre pronto a difendere l’interesse nazionale. Ha governato con l’orgoglio, la visione e l’autorevolezza che una nazione come la nostra merita e richiede. Ha reso l’Italia centrale nello scenario internazionale e ha scritto pagine significative della nostra storia”.