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Mattarella ricorda le vittime della Battaglia del “Pastificio”: rispetto e ammirazione

Mattarella ricorda le vittime della Battaglia del “Pastificio”: rispetto e ammirazioneRoma, 2 lug. (askanews) – “Nella ricorrenza del trentesimo anniversario della Battaglia del ‘Pastificio’, rivolgo un deferente pensiero alla memoria dei tre soldati italiani, parte di un contingente delle Nazioni Unite, che persero la vita in terra somala, per contribuire a ripristinare la pace in un Paese stremato da anni di guerra civile, di carestia e di pestilenze”: così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ricordando il tragico scontro a fuoco verificatosi a Mogadiscio tra le truppe italiane e le milizie somale (noto anche come la battaglia del checkpoint Pasta).

“In quel 2 luglio 1993, nel corso di una operazione di ricerca di armi nascoste da miliziani, soldati di leva operarono fianco a fianco con le forze speciali in un ambiente complesso e ostile, affrontando un soverchiante avversario con grande coraggio, meritando la concessione di quattro Medaglie d’Oro al Valor Militare per meriti individuali. Nelle ore dei combattimenti si susseguirono innumerevoli atti di eroismo frutto di un alto senso dell’onore militare e del dovere, segnando una pagina di grande significato per il nostro Paese e l’intera Comunità internazionale. Agli uomini impegnati nell’operazione la Repubblica guarda con ammirazione e rispetto e il loro atto eroico rimane esempio per tutti coloro che servono in armi l’Italia. Con questi sentimenti, il Paese si stringe oggi ai familiari dei caduti e dei feriti con riconoscenza”.

Anche la premier Giorgia Meloni ha ricordato la battaglia: “Sono trascorsi trent’anni dalla tragica battaglia del ‘Checkpoint Pasta’ a Mogadiscio. Il 2 luglio 1993, miliziani somali attaccarono una colonna del contingente nazionale italiano impegnato nella missione condotta sotto egida ONU per garantire l’arrivo degli aiuti umanitari al popolo della Somalia, ridotto alla fame e alla sofferenza dalla lotta di potere tra fazioni tribali. Tre giovani e valorosi militari italiani – il Sottotenente Andrea Millevoi, il Sergente Maggiore Stefano Paolicchi e il Caporale Pasquale Baccaro – caddero vittime dell’attacco. Altri trentadue rimasero feriti, alcuni dei quali anche molto gravemente. Uno di loro, il Tenente Colonnello Gianfranco Paglia, perse l’uso delle gambe ma in questi anni non ha mai fatto venire meno il suo impegno per mantenere vivo il ricordo di quello che è successo e dei suoi commilitoni. Nel trentennale di quel tragico evento il Governo onora la memoria dei caduti e si stringe con affetto ai loro famigliari e ai loro cari. Oggi ribadiamo il nostro ringraziamento per tutti i militari che servono la Patria e le Istituzioni e tengono alto il Tricolore nel mondo, mettendo anche a rischio la propria vita nell’assolvimento del dovere e per contribuire a portare pace, sicurezza e stabilità negli scenari più complessi”.

Salario minimo,Calenda: spero Meloni vorrà condividere proposta

Salario minimo,Calenda: spero Meloni vorrà condividere propostaNapoli , 1 lug. (askanews) – “Tutti i paesi del G7 hanno un salario minimo. Noi abbiamo presentato una proposta di legge per introdurlo anche in Italia anche perché l’inflazione sta distruggendo le famiglie a basso reddito. Io ho chiesto a Giorgia Meloni di riceverci in modo che questa proposta possa diventare condivisa, io ripeto ce l’hanno tutti: Francia, Germania, Gran Bretagna, America. Basta ce lo deve avere anche l’Italia”. Così Carlo Calenda leader di Azione, a margine dell’iniziativa Sole e maletiempo. La Campania cuore e volano di sviluppo” organizzata da Campania in Azione che si svolge a Città della Scienza, a Napoli.

“In Italia ci sono 3 milioni e mezzo, 4 milioni di persone che guadagnano meno di 9 euro l’ora che vuol dire che percepiscono 400-500 euro per 8 ore al giorno e questo non è giusto e non è accettabile” conclude Calenda.

Sgarbi al Maxxi, il Pd chiama Sangiuliano in Parlamento: sessismo e intimidazioni inaccettabili

Sgarbi al Maxxi, il Pd chiama Sangiuliano in Parlamento: sessismo e intimidazioni inaccettabiliRoma, 1 lug. (askanews) – “Sono gravi e volgari le battutacce sessite pronunciate da Vittorio Sgarbi all’inaugurazione dell’estate al Maxxi, ma ancora più grave è la reazione di Alessandro Giuli, Presidente della Fondazione, che – a quanto riferisce la stampa – di fronte alla garbata e riservata lettera di protesta di 49 dipendenti, una quarantina dei quali donne, ha pensato bene di usare toni intimidatori nel corso di incontri singoli che si sono svolti nel corso di una giornata. Chiediamo al Ministro Sangiuliano di venire a riferire in Aula e di spiegare le ragioni per cui un’istituzione culturale importante come il Maxxi possa essere oggetto di una deriva degradante come questa e se ritenga possibile che, di fronte al legittimo sconcerto dei dipendenti, il Presidente reagisca con un atteggiamento non in linea con il ruolo che è chiamato a svolgere”. Lo dichiarano in una nota congiunta i componenti delle commissioni cultura di Camera e Senato.

“Riteniamo inaccettabile – aggiungono – la condizione di timore e soggezione nella quale sono state poste tutte le persone, prevalentemente donne, che da portatrici di una legittima richiesta di attenzione su un tema importante, non solo non sono state tutelate ma, sembrerebbe, intimorite”.

Sgarbi,Pd chiama Sangiuliano in Parlamento: sessimo e intimidazioni

Sgarbi,Pd chiama Sangiuliano in Parlamento: sessimo e intimidazioniRoma, 1 lug. (askanews) – “Sono gravi e volgari le battutacce sessite pronunciate da Vittorio Sgarbi all’inaugurazione dell’estate al Maxxi, ma ancora più grave è la reazione di Alessandro Giuli, Presidente della Fondazione, che – a quanto riferisce la stampa – di fronte alla garbata e riservata lettera di protesta di 49 dipendenti, una quarantina dei quali donne, ha pensato bene di usare toni intimidatori nel corso di incontri singoli che si sono svolti nel corso di una giornata.Chiediamo al Ministro Sangiuliano di venire a riferire in Aula e di spiegare le ragioni per cui un’istituzione culturale importante come il Maxxi possa essere oggetto di una deriva degradante come questa e se ritenga possibile che, di fronte al legittimo sconcerto dei dipendenti, il Presidente reagisca con un atteggiamento non in linea con il ruolo che è chiamato a svolgere”.Lo dichiarano in una nota congiunta i componenti delle commissioni cultura di Camera e Senato

“Riteniamo inaccettabile – aggiungono- la condizione di timore e soggezione nella quale sono state poste tutte le persone, prevalentemente donne, che da portatrici di una legittima richiesta di attenzione su un tema importante, non solo non sono state tutelate ma, sembrerebbe, intimorite”.

Salario minimo,Schlein a Calderone: paga dignitosa è un diritto

Salario minimo,Schlein a Calderone: paga dignitosa è un dirittoRoma, 1 lug. (askanews) – “La Ministra del lavoro dice che non serve una legge sul salario minimo. A lei e al governo vorrei ricordare che ci sono tre milioni di lavoratrici e lavoratori poveri in Italia e che questo governo non può non capire che sotto una certa soglia non si può parlare di lavoro ma è sfruttamento. La proposta delle opposizioni rafforza la contrattazione collettiva perché fa valere per tutti i lavoratori di un settore la retribuzione complessiva prevista dal contratto comparativamente più rappresentativo. E fissa anche una soglia di 9 euro l’ora, sotto la quale non si può scendere nemmeno nella contrattazione. Questo per garantire una giusta retribuzione anche dove la contrattazione non c’è o dove è fatta da contratti pirata”. Lo dichiara la segretaria del Pd Elly Schlein, replicando al no della ministra del Lavoro Elvira Calderone al salario minimo legale.

“Il lavoro – sottolinea Schlein- va pagato dignitosamente da chi lo usa. Il fisco va riscritto per dare equità al prelievo riducendo in modo strutturale il peso sul lavoro dipendente e non attraverso la gentile concessione di agevolazioni o decontribuzioni temporanee e categoriali” .

Salario minimo, Conte: il governo non vessi più i fragili. Dialogo franco con Schlein

Salario minimo, Conte: il governo non vessi più i fragili. Dialogo franco con SchleinRoma, 1 lug. (askanews) – “Quando abbracci battaglie giuste e hai la caparbietà di portarle avanti, riesci a creare la giusta convergenza”. Lo afferma il leader del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte, in un’intervista a La Stampa, in merito alla proposta unitaria delle opposizioni sul salario minimo. Conte conferma di voler andare avanti con un “dialogo franco” con Elly Schlein e il Pd.

Sul salario minimo “speriamo prevalga il buon senso” nel governo, e che “non continuino a prendersela con i più fragili come è stato con il reddito di cittadinanza. Questa legge può essere un passo avanti decisivo per tanti lavoratori schiacciati dalla precarietà e dallo sfruttamento”. Per Conte “l’accordo raggiunto dice che la convergenza tra forze politiche si sperimenta su temi e su proposte concrete. I percorsi politici vanno costruiti sui bisogni dei cittadini e non possono essere affidati a photo opportunity o a comizi in tandem”. Quanto al rapporto con il Pd il leader M5s sottolinea: “Ho sempre sostenuto che l’intesa con il Pd dovesse muovere da temi e programmi, non l’abbiamo mai pensata come una necessaria obbligata convergenza elettorale. La realtà dice che tra di noi permangono ancora differenze e che il consolidamento di un’intesa politica è un processo che necessita di tempo. In questo senso, il dialogo con Schlein prosegue franco e trasparente, nonostante per questo lei debba quotidianamente difendersi dagli attacchi che le arrivano da più lati dalle varie correnti interne del Pd”. Quanto alla premier Meloni, “non direi” che possa dormire sonni tranquilli, “basta vedere il suo nervosismo. La premier è sopraffatta dal panico, non ne sta azzeccando una: la sua maggioranza si muove con la retromarcia e sia azzuffa ogni giorno, inanellando solo figuracce”. Per Conte “il problema è che più che con una presidente del Consiglio sembra di avere ancora a che fare con la deputata che, dai banchi dell’opposizione, urlava e inveiva”.

Schlein: opposizioni unite sul salario minimo, oltre una certa soglia non è lavoro è sfruttamento

Schlein: opposizioni unite sul salario minimo, oltre una certa soglia non è lavoro è sfruttamentoRoma, 1 lug. (askanews) – La battaglia sul salario minimo “la ritengo importante, oltre che di sinistra, perchè il Paese è segnato da enormi sacche di lavoro povero, sottopagato, disconosciuto, mortificato. Parliamo di tre milioni di italiani indigenti benché, sulla carta, dotati di un impiego. Sono quei lavoratori che il governo Meloni sceglie di non vedere, si ostina a cancellare. Il decreto Lavoro, varato il Primo maggio, estende i contratti a termine e i voucher, ma archivia il reddito di cittadinanza che si era rivelato in questi anni uno strumento fondamentale per affrontare l’impoverimento progressivo. Il 20 per cento di chi lo prende è povero anche se lavora. Grazie a Giorgia Meloni perderanno questo supporto”. Lo spiega, in un’intervista a Repubblica, la segretaria del Pd Elly Schlein, dopo che ieri le forze di minoranza (ad eccezione di Italia Viva) hanno presentato una proposta unitaria sul salario minimo.

“La nostra è una risposta forte delle opposizioni, che intanto fanno valere il principio per cui sotto una certa soglia non è più lavoro ma è sfruttamento, è povertà, appunto. Non è solo una proposta sul salario minimo, perché – spiega – rafforza la contrattazione collettiva e estende la retribuzione del contratto più rappresentativo a tutti i lavoratori del settore. Fissa una soglia minima di nove euro all’ora sotto la quale non si può andare. Per noi lavoro e povero non devono più stare nella stessa frase”. Quindi “è importante” che il governo tenga conto della proposta, “intanto perchè non è una proposta velleitaria o strumentale ma un progetto avanzato da tutte le forze politiche che rappresentano l’altra metà degli italiani, quella che non ha votato centrodestra. Ma soprattutto, per l’obiettivo che si propone: far fronte al peso dell’inflazione che grava su moltissime famiglie, erodendone il potere di acquisto e creando sacche enormi di nuova povertà. Meloni e il suo governo non possono girarsi dall’altra parte”. Quanto al rinvio del voto sulla ratifica del Mes, per Schlein “questo è il governo dei rinvii e dello scaricabarile”. E sul tema migranti e il veto di Polonia e Ungheria all’accordo al Consiglio Ue: “Purtroppo siamo isolati e lo saremo sempre di più, se Giorgia Meloni continua scegliere gli amici sbagliati”. Schlein si dice poi “preoccupata” sul fronte del Pnrr perchè “i tentennamenti del governo rischiano di far perdere un’occasione storica all’Italia”, “io credo che stiano perdendo tempo perchè non condividono le finalità di questo piano e sarebbe un fatto gravissimo se fallissimo gli obiettivi”.

Su salario minimo si uniscono opposizioni. Schlein: importante

Su salario minimo si uniscono opposizioni. Schlein: importanteRoma, 30 giu. (askanews) – Le opposizioni si mettono d’accordo sul salario minimo, tutte tranne Italia viva. Dopo giorni di lavoro Pd, M5s, Verdi-Sinistra e Azione trovano l’accordo su una proposta comune che fissa a 9 euro l’ora il compenso sotto il quale non si può scendere, un’intesa che però ogni partito interpreta a modo suo. Elly Schlein parla al Tg3, trascura di commentare l’assenza di Iv dall’accordo e afferma che avere unito le opposizioni è “un segnale molto forte”. Giuseppe Conte ci tiene però a rivendicare una primazia del Movimento 5 stelle, dicendosi “particolarmente orgoglioso perché c’è la mia prima firma”. Carlo Calenda brucia tutti sul tempo annunciando l’intesa su Twitter e facendo arrabbiare Riccardo Magi di Più Europa, ma non solo (“polemiche inutili” la replica del leader di Azione), salvo chiarire che l’accordo non ha valore politico, come ripete anche Mariastella Gelmini.

Un panorama che descrive bene la situazione in quello che nel Pd chiamano “campo largo”: le diverse forze dell’opposizione fanno una fatica tremenda a marciare assieme e sia M5s che centristi continuano a respingere qualunque ipotesi di alleanza strutturale con i democratici. Ma al Nazareno non ci si scompone, le ritrosie di Conte e Calenda sono ben note, mentre Matteo Renzi viene considerato ormai in rotta per altri lidi. Con M5s e Azione ci sarà tempo per parlare dopo le europee, è il ragionamento, fino ad allora – dice un parlamentare democratico – “continueranno gli attacchi contro di noi, gli smarcamenti, i distinguo… Lo sappiamo. Ma l’importante è intanto riuscire a concludere operazioni come questa”. Di certo in casa Pd hanno ben chiaro che solo rimettendo insieme una coalizione di centrosinistra si potrà pensare di sfidare davvero la destra alle elezioni.

La fatica di costruire un accordo si rintraccia persino nelle firme sulla proposta di legge. Conte è effettivamente il primo firmatario, come rivendica, ma – chiariscono dal Pd – solo perché si è scelto un “ordine alfabetico”: Conte, Fratoianni, Richetti, Schlein. E Magi e Bonelli, che pure sono firmatari, vengono dopo “perché non avevano già presentato proposte di legge, a differenza degli altri”, viene chiarito. Piccole acrobazie, per concedere qualcosa a ciascuno. Uno sforzo che la Schlein compie di buon grado, pur di incassare il risultato di una iniziativa comune. Poco male che il leader si sforzi di rivendicare il merito della proposta: “Da anni il Movimento 5 stelle si batte per introdurre, anche in Italia. Questa battaglia – è questa la novità – non la combatteremo più da soli”. Al Pd va bene comunque, l’importante è il risultato. Lo stesso si proverà a fare su altre materie come la sanità.

Anche perché un primo effetto ottenuto è una ulteriore spaccatura tra i centristi. Renzi ne approfitta subito per polemizzare con Calenda: “Italia Viva aveva presentato alle elezioni un testo diverso da quello che è stato proposto dal ‘campo largo’”, spiega. “Votiamo le leggi che ci convincono ma restiamo all’opposizione di Meloni e distanti dalle posizioni sul lavoro di Fratoianni Conte e Schlein”. Ribatte il leader di Azione: “Ricordo che l’unico campo largo che ha mai visto la luce è stato quello di Pd, M5S, Italia Viva, LeU a sostegno del Governo Conte 2, da cui Azione si è tenuta alla larga”. Uno scambio che un parlamentare Pd osserva con soddisfazione: “E’ importante la firma di Calenda. Per noi è comunque un altro passo verso lo sganciamento da Renzi”. Il resto si vedrà dopo le europee, appunto.

Schlein: segnale forte opposizioni unite su salario minimo

Schlein: segnale forte opposizioni unite su salario minimoRoma, 30 giu. (askanews) – La proposta delle opposizioni sul salario minimo “rafforza la contrattazione collettiva, perché fa valere verso tutte le lavoratrici e i lavoratori di un settore la retribuzione complessiva del contratto più rappresentativo. Ma accanto fissa una soglia sotto la quale non si può andare di 9 euro l’ora, perché sotto quella soglia non si chiama lavoro ma sfruttamento”. Lo ha detto la segretaria Pd Elly Schlein in una intervista al Tg3.

“E’ un segnale molto forte – ha aggiunto – che le opposizioni si uniscano sul salario minimo per dire insieme che lavoro e povero non devono più stare nella stessa frase”. La leader Pd si è rivolta al governo: “A fronte di un aumento dell’inflazione che pesa moltissimo sulle famiglie il governo Meloni non può girare la testa dall’altra parte: approvi questa nostra proposta unitaria di salario minimo. Anziché fare quello che stanno facendo col ‘dl lavoro’ che aumenta la precarietà, la povertà e cancella l’unico strumento di sostegno al reddito universale, che per il 20% era utilizzato proprio lavoratrici e lavoratori che pur lavorando sono poveri”, ha concluso Schlein.

Migranti, Meloni: ho tentato la mediazione ma capisco Polonia e Ungheria, difendono gli interessi nazionali

Migranti, Meloni: ho tentato la mediazione ma capisco Polonia e Ungheria, difendono gli interessi nazionaliBruxelles, 30 giu. (askanews) – In questo Consiglio europeo “il ruolo dell’Italia è stato da protagonista, sono soddisfatta”. Lo ha detto la premier Giorgia Meloni, al termine del Consiglio europeo. “Io sono molto soddisfatta – ha spiegato – dei risultati di questo Consiglio europeo, le questioni centrali che l’Italia ha posto in questi mesi sono una realtà. Parlo di immigrazione, di concentrare l’attenzione europea sulla dimensione esterna, questione che era impensabile fino a qualche mese fa e che oggi è sostanzialmente condivisa da tutti”.

“Quando la Commissione nella revisione del bilancio pluriennale propone l’utilizzo fino a 15 miliardi per la dimensione esterna, vuol dire – ha sottolineato la premier – che siamo riusciti a convincere su un approccio che era tutto italiano. Io mi ricordo quando nei primi Consigli ai quali mi sono presentata mi veniva detto che probabilmente sarebbe stato meglio non affrontare questo tema perché non ci sarebbe stato consenso, evidentemente un consenso si è riusciti a costruire. Così come altre cose che per me sono importanti sono oggi di grande condivisione: penso al sostegno alla presenza dell’Unione africana nel G20, penso alla materia della demografia che viene citata finalmente in un documento e sapete che quella della natalità è una questione sulla quale siamo molto concentrati. Io spesso mi sono interrogata sul perché una Unione europea che ha un programma su molte cose in realtà non affronti una delle più grandi questioni strutturali che la riguardano, che è il tema della natalità. Così come sull’Intelligenza artificiale su cui io continuo a porre il tema di governare un processo che rischia di schiacciarci”. “Anche questo oggi è nelle conclusioni del Consiglio. Credo che il ruolo dell’Italia sia stato da protagonista in questo Consiglio europeo, credo che chi abbia seguito i lavori del Consiglio potrà confermarlo e quindi sono soddisfatta del lavoro che abbiamo fatto”, ha spiegato Meloni.

Scendendo nel dettaglio, sul tema dell’immigrazione Meloni ha spiegato la posizione di Polonia e Ungheria: “Non sono mai delusa da chi difende i propri interessi nazionali”. “Nonostante capissi perfettamente le posizioni di Polonia e Ungheria, ho tentato, con il consenso di tutti gli altri Paesi, una mediazione fino all’ultimo. Continuiamo a lavorarci. Sarò a Varsavia mercoledì, per esempio. E’ un lavoro che bisogna continuare a fare”, ha aggiunto la premier. “La questione che pongono polacchi e ungheresi – ha osservato – non è peregrina, perché Polonia e Ungheria sono le due nazioni che in Europa si stanno occupando di più dei profughi ucraini. Lo fanno con risorse da parte della Commissione che sono insufficienti”. “C’è un modo solo per risolvere il problema per tutti, ed è affrontare i movimenti primari perché altrimenti diventa impossibile affrontare quelli secondari”, ha ribadito ancora una volta la presidente del Consiglio. Quindi, “continuiamo a lavorare perché si possa finalmente affrontare questo tema in maniera strutturale” e non “scaricando il problema sul proprio vicino. Per questo, per me, la questione del Patto di immigrazione e asilo è secondaria in questo dibattito”. “Io non chiedo i ricollocamenti, non sono la mia priorità. Io chiedo, insieme – ha concluso Meloni- di fermare l’immigrazione illegale a monte e di farlo con un partenariato strategico con i paesi africani, che è utile anche per l’Africa”.