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Cecilia Sala, Meloni: Abedini a vaglio Ministero, serve riservatezza

Cecilia Sala, Meloni: Abedini a vaglio Ministero, serve riservatezzaMilano, 9 gen. (askanews) – “Il caso Abedini è al vaglio tecnico e politico del ministero della Giustizia: è vicenda che ovviamente bisogna continuare a discutere con i nostri amici americani, avrei voluto parlarne anche con Biden ma ha dovuto annullare il suo viaggio. Ma il lavoro è molto complesso, non è terminato ieri. Penso che si debba discutere nei dettagli nelle sedi competenti”. Coì la premier Giorgia Meloni ha risposto alla domanda sulla correlazione tra la liberazione di Cecilia Sala e il fermo dell’ingegnere iraniano Abedini su mandato degli Usa. Tema su cui “intervengono molte questioni di triangolazione diplomatica con Iran e Usa”.


Alla domanda se ci sia stato un momento di svolta Meloni ha risposto: “Direi che non c’è stato un momento di svolta: la vicenda è stata seguita all’inizio, ci sono stati una serie di tasselli, le interlocuzioni con l’Iran sono soprattutto di natura diplomatica e di intelligence, il governo è tenuto alla riservatezza che si deve in questi casi, salvo ovviamente riferire negli ambiti competenti: Mantovano è già stato al Copasir ed è pronto a tornare se sarà chiesto. Credo che questa attenzione sia dovuta anche al fatto che in Iran attualmente ci sono oltre 500 italiani e quindi bisogna essere molto cauti nel muoversi”.

Space X, Meloni: già smentito, mai parlato con Musk questa vicenda

Space X, Meloni: già smentito, mai parlato con Musk questa vicendaRoma, 9 gen. (askanews) – “Non ho mai parlato personalmente con Elon Musk di queste vicende”. Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nella conferenza stampa di inizio anno nell’aula dei gruppi parlamentari di Montecitorio rispondendo a chi gli domanda del possibile accordo su Starlink. La premier ha ribadito che è stato smentito: “Sono stupita da come alcune notizie false rimbalzino e diventino centro del dibattito e continuino a essere discusse dopo le smentite. E non parlo di voi – ha aggiunto rivolta ai giornalisti – ma parlo dell’opposizione soprattutto”.


“Non so se altri siano abituati a usare la cosa pubblica per fare favori agli amici ma non è mio costume. Valuto gli investimenti stranieri con l’unica lente dell’interesse nazionale e non delle amicizie o delle idee politiche di chi deve investire”, ha aggiunto.

Quello che dice Meloni durante la conferenza stampa di inizio anno

Quello che dice Meloni durante la conferenza stampa di inizio annoRoma, 9 gen. (askanews) –  “Non ritengo di dovermi difendere dalla previsione di rappresentare un limite o un problema per la libertà di stampa e dunque per la democrazia”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, aprendo la conferenza stampa “di fine anno”, e citando l’intervento del presidente del Consiglio dei giornalisti che l’ha preceduta dice: “Un po’ mi stupisce che si metta insieme nello stesso intervento l’idea che questo governo intenda comprimere i diritti della stampa da una parte, e dall’altra si cita l’opera svolta dal Dipartimento per l’editoria guidato dal sottosegretario Barachini che rappresenta l’intero governo”.


Meloni ha poi affrontato il tema delle poche conferenze stampa effettuate da presidente del Consiglio: “Sento dire spesso che io non risponderei abbastanza alle domande dei giornalisti. Ho chiesto a Fabrizio Alfano di fare a spanne un calcolo delle domande cui ho risposto nel 2024, sono 350: più di una domanda al giorno. Ho fatto una scelta di non partecipere alle conferenze stampa al termine del Cdm: una scelta precisa, data soprattutto dal fatto che da un lato si accusa il governo di eccessivo leaderismo, dall’altro si dice che Giorgia Meloni al governo è da sola… Ma Meloni al governo non è sola e credo sia giusto che i ministri che hanno lavorato ai provvedimenti siano anche i ministri che poi ne parlano”.“Penso che non si possa definire la proposta di riforma sulla diffamazione un tentativo di limitazione della libertà di stampa”. “La riforma sulla diffamazione raccoglie l’auspicio della Corte Costituzionale e prevede che per la diffamazione mezzo stampa non ci sia più il carcere, una fattispecie su cui sono totalmente d’accordo ma una multa – ha spiegato la premier -, che può arrivare fino a 50mila euro, riguarda però il caso di una notizia falsa pubblicata consapevolmente con l’intento di diffamare qualcuno. Non penso che un giornalista dotato di deontologia possa diffamare volontariamente qualcuno ma questo non è un caso comune ma un caso limite, aggiungo che la proposta prevede che se si pubblica la smentita il caso è risolto”.


Quindi ha detto che “mi capita sempre più frequentemente di trovare virgolettate sui giornali dichiarazioni che mi vengono attribuite di cose che non ho mai detto e non ho mai pensato. Mi capita frequentemente di vedere riportati fatti non avvenuti. Vorrei provassimo partendo da questa conferenza stampa a ripartire con un piede diverso. Io assicuro rispetto per il vostro lavoro, mi permetto chiedere rispetto per il mio”. Poi, parlando di intelligenza artificiale Meloni ha detto che  “siamo di fronte a qualcosa che è diverso” dal passato “l’intelletto rischia di essere sostituito e può avere un forte impatto sui lavoratori con alti profili”, nello specifico “su questa materia, la professione giornalistica rischia di più e non possiamo non tenere conto delle mutazioni”.“Non ho mai parlato personalmente con Elon Musk di queste vicende” ha detto rispondendo a chi gli domanda del possibile accordo su Starlink. La premier ha ribadito che è stato smentito: “Sono stupita da come alcune notizie false rimbalzino e diventino centro del dibattito e continuino a essere discusse dopo le smentite. E non parlo di voi – ha aggiunto rivolta ai giornalisti – ma parlo dell’opposizione soprattutto”. “Non so se altri siano abituati a usare la cosa pubblica per fare favori agli amici ma non è mio costume. Valuto gli investimenti stranieri con l’unica lente dell’interesse nazionale e non delle amicizie o delle idee politiche di chi deve investire”, ha aggiunto, Quindi, a proposito del caso Abedini la premier ha detto che “il caso è al vaglio tecnico e politico del ministero della Giustizia: è vicenda che ovviamente bisogna continuare a discutere con i nostri amici americani, avrei voluto parlarne anche con Biden ma ha dovuto annullare il suo viaggio. Ma il lavoro è molto complesso, non è terminato ieri. Penso che si debba discutere nei dettagli nelle sedi competenti”. Coì la premier Giorgia Meloni ha risposto alla domanda sulla correlazione tra la liberazione di Cecilia Sala e il fermo dell’ingegnere iraniano Abedini su mandato degli Usa.
Tema su cui “intervengono molte questioni di triangolazione diplomatica con Iran e Usa”. Alla domanda se ci sia stato un momento di svolta Meloni ha risposto: “Direi che non c’è stato un momento di svolta: la vicenda è stata seguita all’inizio, ci sono stati una serie di tasselli, le interlocuzioni con l’Iran sono soprattutto di natura diplomatica e di intelligence, il governo è tenuto alla riservatezza che si deve in questi casi, salvo ovviamente riferire negli ambiti competenti: Mantovano è già stato al Copasir ed è pronto a tornare se sarà chiesto. Credo che questa attenzione sia dovuta anche al fatto che in Iran attualmente ci sono oltre 500 italiani e quindi bisogna essere molto cauti nel muoversi”.


 

Giornalisti, appello Meloni: basta con virgolettati di cose mai dette

Giornalisti, appello Meloni: basta con virgolettati di cose mai detteRoma, 9 gen. (askanews) – “Mi capita sempre più frequentemente di trovare virgolettate sui giornali dichiarazioni che mi vengono attribuite di cose che non ho mai detto e non ho mai pensato. Mi capita frequentemente di vedere riportati fatti non avveuti. Vorrei provassimo partendo da questa conferenza stampa a riparture con un piede diverso. Io assicuro rispetto per il vostro lavoro, mi permetto chiedere rispetto per il mio”. Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nella conferenza stampa di inizio anno nell’aula dei gruppi parlamentari di Montecitorio.

Giustizia, Meloni: riforma diffamazione non limita libertà stampa

Giustizia, Meloni: riforma diffamazione non limita libertà stampaRoma, 9 gen. (askanews) – “Penso che non si possa definire la proposta di riforma sulla diffamazione un tentativo di limtazione della libertà di stampa”. Lo ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nella conferenza stampa di inizio anno rispondendo alla questione posta dal presidente dell’Ordine dei giornalisti.


“La riforma sulla diffamazione raccoglie l’auspicio della Corte Costituzionale e prevede che per la diffamazione mezzo stampa non ci sia più il carcere, una fattispecie su cui sono totalmente daccordo ma una multa – ha spiegato la premier -, che può arrivare fino a 50mila euro, riguarda però il caso di una notizia falsa pubblicata consapevolenmte con l’intento di diffamare qualcuno. Non penso che un giornalista dotato di deontologia possa diffamare volontariamente qualcuno ma questo non è un caso comune ma un caso limite, aggiungo che la proposta prevede che se si pubblica la smentita il caso è risolto”.

Diritti, Meloni: Governo non limita diritti informazione

Diritti, Meloni: Governo non limita diritti informazioneRoma, 9 gen. (askanews) – Da parte del governo “non c’è alcuna limitazione del diritto all’informazione o del diritto a essere informati. Nell’esercitare la delega il governo non ha ritenuto di inasprire le pene per chi dovesse violare queste prescrizioni”. Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nella conferenza stampa di inizio anno nell’aula dei gruppi parlamentari di Montecitorio rispondendo a una sollecitazione del presidente dell’Ordine dei giornalisti sul decreto legislativo con lui è stato vietato di pubblicare l’ordinanza di custodia cautelare, norma ribattezzata da molti “legge bavaglio”.


“Viene consentito comunque al giornalista di avere l’ordinanza, si chiede di fare una sintesi e non fare copia e incolla perché nelle ordinanze ci sono anche atti sensibili”, ha precisato Meloni.

Bartoli: i giornalisti chiedono di ripensare la riforma della diffamazione

Bartoli: i giornalisti chiedono di ripensare la riforma della diffamazioneRoma, 9 gen. (askanews) – “Per il quarto anno consecutivo torniamo a lanciare l’allarme su una serie di provvedimenti legislativi che restringono in maniera preoccupante la libera informazione in materia di cronaca giudiziaria e cronaca nera. Tutti conveniamo sulla necessità di trovare un bilanciamento tra due diritti costituzionali: il rispetto della persona e il diritto a essere correttamente e compiutamente informati. Oggi, in Italia, il rispetto della privacy sta però oscurando il diritto dei cittadini a conoscere quanto accade”. Lo dice Carlo Bartoli, presidente del Consiglio nazionale Ordine dei giornalisti in occasione della conferenza stampa di inizio anno della presidente del consiglio Giorgia Meloni.


“Mi appello alle istituzioni, ma anche a chi ci ascolta: difendendo il giornalismo non si protegge una corporazione, ma la democrazia, il nostro diritto ad essere cittadini informati e consapevoli”, continua Bartoli ricordando che “l’Italia è da anni sotto osservazione delle istituzioni europee per il numero record di azioni giudiziarie intimidatorie, sia penali che civili, contro i giornalisti. Per questo chiediamo di ripensare totalmente la riforma della diffamazione in discussione al Senato; speriamo inoltre che il Parlamento voglia correggere una norma disastrosa, quella sulla cosiddetta presunzione di innocenza. Oggi ogni Procuratore decide in maniera arbitraria se dare o non dare una notizia. In ogni circondario vale una regola diversa, anche se siamo cittadini della stessa Repubblica”. “Ci sostengono e ci confortano i ripetuti messaggi a difesa della libertà di stampa del Presidente della Repubblica Sergio Matterella, le riflessioni straordinarie di Papa Francesco su comunicazione e Intelligenza artificiale. Confidiamo nell’Europa, nella Corte europea dei diritti dell’Uomo, nella Corte Costituzionale, nella Corte di Cassazione, anche se alcuni politici ci descrivono come speculatori che lucrano sulle disavventure altrui”, osserva.


Bartoli chiede anche al Parlamento “una riforma della professione”. “Nell’epoca dell’Intelligenza artificiale siamo ancora legati a norme della metà del secolo scorso. Una riforma che non può però essere il pretesto per mettere le mani, come qualcuno vorrebbe, sulle norme che regolano l’autogoverno della professione”. Infine a Meloni chiede “che venga applicata anche ai giornalisti la legge sull’equo compenso che porta il suo nome come prima firmataria” e per questo “siamo fiduciosi in un suo interessamento; ci dispiacerebbe pensare che il diritto a reclamare una retribuzione dignitosa valga in Italia per tutti i lavoratori, ma non per i giornalisti”. Bartoli ha consegnato a Meloni “il nuovo Codice deontologico che il Cnog ha recentemente approvato”. “Nell’epoca della manipolazione, della disinformazione, della distorsione della realtà, dei messaggi di odio e discriminazione c’è ancor più bisogno di giornalismo – aggiunge -. Da decenni, i giornalisti non esitano a rischiare la vita, e talvolta a perderla, per raccontare i delitti di mafia, il malaffare, i soprusi e le violenze, i crimini di guerra, gli stermini”. E in conclusione ha ricordato due giornalisti: “diversi, ma uniti dalla determinazione nel combattere la mafia: Giuseppe Fava e Beppe Alfano a cui va il nostro commosso pensiero. E il nostro pensiero va anche agli altri 552 giornalisti reclusi nel mondo e ai 54 reporter uccisi nel 2024”.

Cecilia Sala, Meloni: è stato bel gioco di squadra

Cecilia Sala, Meloni: è stato bel gioco di squadraRoma, 8 gen. (askanews) – “Voglio ringraziare di cuore per questo risultato i servizi di intelligence, la nostra diplomazia, i funzionari e i servitori dello Stato che in questi giorni hanno lavorato con discrezione e professionalità per raggiungere questo importante obiettivo. E’ stato un bel gioco di squadra che ci ha regalato la grande emozione di vedere Cecilia Sala riabbracciare ancora i suoi genitori”. Lo ha detto la premier Giorgia Meloni, commentando al Tg1 la liberazione di Cecilia Sala.

Meloni incassa liberazione Cecilia Sala e sdogana asse con Trump

Meloni incassa liberazione Cecilia Sala e sdogana asse con TrumpRoma, 8 gen. (askanews) – Dal blitz di Mar-a-Lago all’arrivo a Ciampino di Cecilia Sala: in quattro giorni Giorgia Meloni raccoglie uno dei più importanti successi internazionali da quando è al governo.


La premier ha gestito la partita in prima persona, assumendosi il rischio dell’irrituale visita ‘segreta’ al presidente americano Donald Trump ma incassando il risultato. E pazienza se come ‘danno collaterale’ ci sono state le dimissioni traumatiche di Elisabetta Belloni dalla guida del Dis, il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza. Il rapporto era comunque deteriorato da tempo, il caso Sala è stata solo l’ultima ‘incomprensione’ e il rientro della giornalista italiana comunque oscura quanto accaduto al vertice dei servizi. Domani, in Consiglio dei ministri – insieme all’impugnazione alla Consulta della legge De Luca della Regione Campania che consente il terzo mandato al Governatore- dovrebbe arrivare la sostituzione e in pole ci sarebbe proprio Giovanni Caravelli, il capo dell’Aise, l’agenzia dei servizi esteri, che è stato protagonista della trattativa e che oggi è volato in prima persona a Teheran a prendere Cecilia Sala. Altrimenti, tra i papabili, restano il numero uno dell’Aisi Bruno Valensise, ma anche il generale Francesco Paolo Figliuolo o il vice direttore del Dis Giuseppe Del Deo.


C’è adesso da capire con esattezza cosa sia stato assicurato all’Iran in cambio della liberazione della cronista di Chora Media. Sicuramente al centro dell’operazione c’è Mohammed Abedini, l’ingegnere iraniano arrestato il 16 dicembre scorso all’aeroporto milanese di Malpensa e attulamente detenuto nel carcere di Opera su richiesta dell’autorità giudiziaria Usa che ha chiesto all’Italia l’estradizione del 38enne ritenuto “l’uomo dei droni” del governo di Teheran. Con Trump Meloni ha discusso della questione e avrebbe avuto il via libera a non concedere il trasferimento in Usa. Secondo fonti dell’amministrazione americana entrante, anzi, gli Usa si attendono che nei prossimi giorni Abedini venga scarcerato e probabilmente rimpatriato nel suo Paese. Di questo sarebbe stato informato anche il presidente uscente Joe Biden, che peraltro incontrerà Meloni sabato a Villa Doria Pamphilj, nell’ambito della visita a Roma nel corso della quale incontrerà anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e papa Francesco. Ambienti giudiziari milanesi oggi non escludono che una richiesta di scarcerazione possa arrivare nei prossimi giorni da parte del ministro della Giustizia Carlo Nordio, forse anche prima dell’udienza del 15 gennaio in cui i giudici della Corte di Appello valuteranno la richiesta di scarcerazione presentata dall’avvocato di Abedini. Oggi Nordio è stato a Palazzo Chigi per incontrare il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano: il Guardasigilli ha escluso che abbiano discusso dell’ingegnere iraniano, anche se pare improbabile che non se ne sia fatto cenno nella riunione. Se la liberazione di Cecilia Sala è un successo della premier, un altro punto in suo favore sembra essere lo ‘sdoganamento’ del rapporto personale con Trump, che anche nella maggioranza suscitava qualche perplessità. In questo caso la scommessa di Meloni ha portato un risultato concreto (anche se al momento non si conosce la contropartita), mettendo a tacere gli scettici sul legame con il tycoon. Che potrebbe essere ulteriormente rafforzato dalla possibile partecipazione di Meloni alla cerimonia di insediamento del 20 gennaio a Washington. A completare una settimana sicuramente positiva per la presidente del Consiglio potrebbe arrivare a Roma (forse venerdì) anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.


Quel che è certo, è che con la liberazione di Cecilia Sala domani la premier affronterà la conferenza stampa di inizio anno (alle 11 nell’auletta dei gruppi alla Camera) con maggiore tranquillità.

Meloni a Cecilia Sala: ora devi stare serena, sei stata forte

Meloni a Cecilia Sala: ora devi stare serena, sei stata forteRoma, 8 gen. (askanews) – “Adesso devi solo stare serena, non dire niente. Sono qui per ringraziarti e per dirti che sei stata forte”. Così la premier Giorgia Meloni ha accolto Cecilia Sala a Ciampino.


“Grazie”, le ha detto la giornalista detenuta nel carcere iraniano di Evin, e la presidente del Consiglio le ha risposto: “E figuriamoci”. Con Meloni all’aeroporto erano presenti il ministro degli Esteri Antonio Tajani e il sindaco di Roma Roberto Gualtieri.