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Cecilia Sala, Nordio a Chigi incontra Mantovano: “non su Abedini”

Cecilia Sala, Nordio a Chigi incontra Mantovano: “non su Abedini”Roma, 8 gen. (askanews) – L’incontro a Palazzo Chigi con il sottosegretario ALfredo Mantovano “non aveva a che vedere con la liberazione di cui siamo esultanti” di Cecilia Sala né la questione di Mohammaed Abedini ma la separazione delle carriere. Lo ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio, uscendo da Palazzo Chigi.


“Abbiamo – ha aggiunto – un trattato di estradizione con gli Usa, che va valutato secondo i parametri giuridici. Ma attualmente la mia principale preoccupazione è la separazione delle carriere”.

Palazzo Chigi: Cecilia Sala è libera, l’aereo è partito da Teheran

Palazzo Chigi: Cecilia Sala è libera, l’aereo è partito da TeheranRoma, 8 gen. (askanews) – Cecilia Sala è libera. L’aereo che riporta la giornalista in Italia è già partito da Teheran. Lo ha fatto sapere Palazzo Chigi: “Grazie a un intenso lavoro sui canali diplomatici e di intelligence, la nostra connazionale – spiega la nota – è stata rilasciata dalle autorità iraniane e sta rientrando in Italia”. La Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, “esprime gratitudine a tutti coloro che hanno contribuito a rendere possibile il ritorno di Cecilia, permettendole di riabbracciare i suoi familiari e colleghi”. La Presidente, conclude la nota, ha informato personalmente i genitori della giornalista nel corso di una telefonata avvenuta pochi minuti fa.


“Diplomazia e lavoro di squadra: Cecilia Sala sta tornando a casa!”. Così su X il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani. 


Il ministro della Difesa Guido Crosetto, dal canto suo, ha postato: “Cecilia Sala sta tornando. Immenso lavoro di Giorgia Meloni in primis e di tutta la squadra dell`Italia: Tajani, Mantovano, Palazzo Chigi, la Farnesina, i nostri servizi di sicurezza e chiunque potesse essere di aiuto. Bentornata a casa”. 

Belloni: non vado via sbattendo la porta

Belloni: non vado via sbattendo la portaMilano, 8 gen. (askanews) – “Una cosa ci tengo a dirla ed è l’unico motivo che mi fa rompere il riserbo che mi sono imposta in tutti questi mesi: non vado via sbattendo la porta”. Lo spiega in un colloquio con il Corriere della Sera Elisabetta Belloni, che dal 15 gennaio lascerà la guida del Dis. “Il tritacarne in cui sono finita in questi giorni mi impone di chiarire quanto è successo e soprattutto di sgomberare il campo da illazioni che fanno male non tanto a me quanto al Paese, soprattutto in un momento così delicato”, prosegue Belloni che ieri mattina – riferisce sempre il Corriere – avrebbe avuto un confronto chiarificatore con la premier Giorgia Meloni.


Spiega Belloni nel colloquio col Corriere: “Io sono un funzionario dello Stato, faccio il mio lavoro e non è obbligatorio piacere a tutti o andare d’accordo con tutti. Purché questo non metta in discussione i risultati, come infatti non è avvenuto. Però a maggio scade il mio mandato, quando ho avvertito che già cominciavano a circolare voci sul mio futuro e soprattutto sul mio successore ho ritenuto fosse arrivato il momento di lasciare”. Belloni spiega di averne parlato “con i miei interlocutori istituzionali, prima fra tutti la premier Giorgia Meloni e il sottosegretario Mantovano. È con loro che, sin dagli inizi di dicembre – racconta – abbiamo tracciato la strada per una transizione tranquilla e senza scossoni”. Quanto all’ipotesi che in futuro possa entrare nello staff della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, Belloni spiega: “Sarebbe un onore ma anche su questo voglio essere chiara nel dire che non c’è nulla di deciso – conclude – Al mio futuro comincerò a pensare il 16 gennaio”.

Da Fi marcia indietro sul sorteggio dei laici del Csm, malumori Lega

Da Fi marcia indietro sul sorteggio dei laici del Csm, malumori LegaRoma, 7 gen. (askanews) – Dopo sei mesi di discussione in commissione Affari Costituzionali, l’accordo di maggioranza era di non presentare emendamenti in aula alla Camera che potessero rallentare l’iter di una delle riforme che il governo Meloni punta a portare a casa nel 2025, il ddl costituzionale che separa le carriere dei magistrati requirenti e giudicanti e istituisce due distinti organi di autogoverno: il Consiglio superiore della magistratura giudicante e il Consiglio superiore della magistratura requirente. Ma alle 12 di oggi, quando è scaduto il termine per gli emendamenti, tra le circa 180 proposte di modifica – quasi tutte dell’opposizione – ne sono spuntate tre di Forza Italia, di cui due che cambiano parte dell’innovativo sistema di sorteggio ideato per scegliere i componenti dei due nuovi Csm e dell’Alta Corte disciplinare.


Per Fi il sorteggio deve restare solo per individuare i membri togati. Per gli altri componenti, un terzo, devono rimanere invariate le norme della Costituzione vigente: devono essere scelti cioè dal Parlamento in seduta comune tra professori ordinari di università in materie giuridiche ed avvocati dopo quindici anni di esercizio. Di conseguenza, anche tre dei quindici giudici dell’Alta Corte disciplinare, cui la riforma attribuisce la giurisdizione disciplinare nei riguardi dei magistrati, devono essere eletti dal Parlamento in seduta comune. Fonti parlamentari di Forza Italia spiegano che il dibattito sul non esautorare il Parlamento rispetto alla scelta dei membri laici del Csm risale all’avvio dell’esame del ddl Nordio in Commissione. Una questione – quella della centralità delle Camere – che sta a cuore a tutti i gruppi ma che non è riuscita a portare a una sintesi in una maggioranza divisa sul dilemma “sorteggio o elezione?”. Le iniziali perplessità di Fdi sarebbero state quelle di indispettire ancora di più la magistratura: una diversa modalità di scelta dei componenti del Csm (per sorteggio i togati, per elezione parlamentare i laici) potrebbe essere percepita come un altro attacco verso i magistrati anche se, non è un mistero, che nell’idea del centrodestra il sistema del sorteggio nasce deliberatamente per evitare “lo strapotere delle correnti”. L’accelerazione impressa dal governo alla riforma negli ultimi mesi del 2024 ha fatto il resto e in Commissione non c’è stato spazio per riparlarne.


Il dibattito dunque si sposta in aula anche se le premesse non sono le migliori. Fonti di Fi spiegano che se gli emendamenti non diventano di tutta la maggioranza, i firmatari (Tommaso Calderone, Enrico Costa, Annarita Patriarca, Pietro Pittalis, Paolo Emilio Russo) sono pronti a ritirarlo. “L’accordo era di non presentare emendamenti in aula. Ora Forza Italia ne presenta due a sorpesa che stravolgono parte del testo e non siamo stati interpellati”, osserva senza nascondere il fastidio un deputato leghista che segue il dossier giustizia dall’inizio. Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati, è sereno: “Se su alcuni punti specifici, come il sorteggio dei componenti laici del Csm, ci siano sensibilità diverse in maggioranza, ne discuteremo e troveremo, come sempre, la sintesi migliore”. Per sciogliere il nodo comunque c’è tempo: le votazioni sugli emendamenti non prenderanno il via prima della prossima settimana. Domani l’aula sarà chiamata soltanto a votare sulla pregiudiziale di costituzionalità presentata da M5s.

Da Fi marcia indietro su sorteggio laici Csm, malumori Lega

Da Fi marcia indietro su sorteggio laici Csm, malumori LegaRoma, 7 gen. (askanews) – Dopo sei mesi di discussione in commissione Affari Costituzionali, l’accordo di maggioranza era di non presentare emendamenti in aula alla Camera che potessero rallentare l’iter di una delle riforme che il governo Meloni punta a portare a casa nel 2025, il ddl costituzionale che separa le carriere dei magistrati requirenti e giudicanti e istituisce due distinti organi di autogoverno: il Consiglio superiore della magistratura giudicante e il Consiglio superiore della magistratura requirente. Ma alle 12 di oggi, quando è scaduto il termine per gli emendamenti, tra le circa 180 proposte di modifica – quasi tutte dell’opposizione – ne sono spuntate tre di Forza Italia, di cui due che cambiano parte dell’innovativo sistema di sorteggio ideato per scegliere i componenti dei due nuovi Csm e dell’Alta Corte disciplinare.


Per Fi il sorteggio deve restare solo per individuare i membri togati. Per gli altri componenti, un terzo, devono rimanere invariate le norme della Costituzione vigente: devono essere scelti cioè dal Parlamento in seduta comune tra professori ordinari di università in materie giuridiche ed avvocati dopo quindici anni di esercizio. Di conseguenza, anche tre dei quindici giudici dell’Alta Corte disciplinare, cui la riforma attribuisce la giurisdizione disciplinare nei riguardi dei magistrati, devono essere eletti dal Parlamento in seduta comune. Fonti parlamentari di Forza Italia spiegano che il dibattito sul non esautorare il Parlamento rispetto alla scelta dei membri laici del Csm risale all’avvio dell’esame del ddl Nordio in Commissione. Una questione – quella della centralità delle Camere – che sta a cuore a tutti i gruppi ma che non è riuscita a portare a una sintesi in una maggioranza divisa sul dilemma “sorteggio o elezione?”. Le iniziali perplessità di Fdi sarebbero state quelle di indispettire ancora di più la magistratura: una diversa modalità di scelta dei componenti del Csm (per sorteggio i togati, per elezione parlamentare i laici) potrebbe essere percepita come un altro attacco verso i magistrati anche se, non è un mistero, che nell’idea del centrodestra il sistema del sorteggio nasce deliberatamente per evitare “lo strapotere delle correnti”. L’accelerazione impressa dal governo alla riforma negli ultimi mesi del 2024 ha fatto il resto e in Commissione non c’è stato spazio per riparlarne.


Il dibattito dunque si sposta in aula anche se le premesse non sono le migliori. Fonti di Fi spiegano che se gli emendamenti non diventano di tutta la maggioranza, i firmatari (Tommaso Calderone, Enrico Costa, Annarita Patriarca, Pietro Pittalis, Paolo Emilio Russo) sono pronti a ritirarlo. “L’accordo era di non presentare emendamenti in aula. Ora Forza Italia ne presenta due a sorpesa che stravolgono parte del testo e non siamo stati interpellati”, osserva senza nascondere il fastidio un deputato leghista che segue il dossier giustizia dall’inizio. Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati, è sereno: “Se su alcuni punti specifici, come il sorteggio dei componenti laici del Csm, ci siano sensibilità diverse in maggioranza, ne discuteremo e troveremo, come sempre, la sintesi migliore”. Per sciogliere il nodo comunque c’è tempo: le votazioni sugli emendamenti non prenderanno il via prima della prossima settimana. Domani l’aula sarà chiamata soltanto a votare sulla pregiudiziale di costituzionalità presentata da M5s.

Musk rilancia su Starlink, opposizioni in pressing su Meloni

Musk rilancia su Starlink, opposizioni in pressing su MeloniRoma, 7 gen. (askanews) – “Musk? Monopolizzerà le prime domande, sicuramente”. Fuori da Palazzo Chigi il funzionario della Presidenza del Consiglio si ferma a parlare con i giornalisti: due chiacchiere senza impegno, giusto qualche battuta in vista dell’attesa conferenza stampa della premier Giorgia Meloni, in programma giovedì alle 11 nell’auletta dei gruppi della Camera. Quaranta le testate sorteggiate per fare una domanda, con alcune esclusioni non banali a causa della ‘tagliola’ decisa quest’anno.


Sicuramente il rapporto con il miliardario futuro membro dell’amministrazione Trump sarà al centro dell’attenzione. La “smentita” diffusa ieri da Palazzo Chigi della notizia – lanciata da Bloomberg – di un accordo da 1,5 miliardi in via di definizione per i satelliti Starlink non ha convinto le opposizioni, oggi in pressing sulla presidente del Consiglio perchè riferisca in Parlamento. Anche perché né Matteo Salvini né lo stesso Musk contribuiscono a sgombrare il campo dai dubbi. Ieri il vice premier e ministro delle Infrastrutture aveva auspicato un accordo che “non sarebbe un pericolo ma una opportunità”. Un post su X a cui oggi Musk ha risposto con entusiasmo: “Sarà fantastico. Altri Paesi in Europa chiederanno di adottarlo”. “È sempre più urgente che Meloni venga in Parlamento a riferire su questa vicenda paradossale perché è preoccupante la disinvoltura con cui la destra promette agli uomini più ricchi e potenti del mondo contratti da miliardi di euro, pagati dai contribuenti, quando in Italia taglia sulla sanità pubblica e sulla qualità della vita dei cittadini. Una cosa è certa: ormai Salvini e Meloni si sono talmente appassionati a SpaceX da essere diventati loro stessi satelliti di Musk, alla faccia del sovranismo”, attacca Elly Schlein, segretaria del Pd. I Dem, con il capogruppo al Senato Francesco Boccia, hanno chiesto al presidente Ignazio La Russa di sollecitare la premier a riferire in Aula.


Sulla questione le opposizioni sono tutte d’accordo. “Elon Musk – per Carlo Calenda – è un signore che, secondo tutti gli analisti indipendenti, è il principale diffusore di fake news, uno che dice che il premier inglese copre i pedofili, sostiene l’ultradestra in Germania, attacca la Francia. E noi pensiamo davvero di mettergli in mano le comunicazioni criptate, le comunicazioni più delicate del governo italiano. Ma su che basi? Elon Musk è un nemico dell’Europa”. “Meloni e Salvini – accusa Giuseppe Conte – si contraddicono a vicenda mentre giocano a fare la gara a chi è più amico di Musk. Sul piatto resta un possibile accordo per consegnare pezzi della nostra sicurezza nazionale a Musk per 1,5 miliardi degli italiani. Vengano in Parlamento a spiegare anziché stare sui social o nascondersi dietro qualche nota”. Una prima risposta potrebbe arrivare domani dal ministro della Difesa Guido Crosetto, nel corso del question time in programma alla Camera. Se il rapporto con Musk fa scatenare le opposizioni, anche nella maggioranza c’è qualche tensione. “Serve molta prudenza quando si parla di sicurezza nazionale e di dati sensibili. Da parte nostra non c’è alcun no pregiudiziale, ma la richiesta al governo di essere molto cauti”, avverte il portavoce nazionale di Forza Italia Raffaele Nevi. Del resto Forza Italia è parte del Ppe, che in Europa sta iniziando a valutare i rischi derivanti dalle ingerenze del miliardario che usa X come un mezzo di propaganda contro – tra gli altri – il primo ministro britannico Keir Starmer o a favore del partito di estrema destra tedesco AfD in vista delle prossime elezioni in Germania. A lanciare l’allarme su un possibile ‘inquinamento’ della vita pubblica europea erano stati, tra gli altri, nelle scorse settimane, il presidente francese Emmanuel Macron, quello tedesco Frank-Walter Steinmeier e anche Sergio Mattarella. Al momento non ci sono provvedimenti in vista contro il fondatore di Tesla, ma la Commissione Ue monitora la situazione pronta a intervenire.


Intanto Giorgia Meloni, oltre alla conferenza stampa, prepara il Consiglio dei ministri previsto sempre giovedì alle 18. Sul tavolo la nomina di Fabrizio Curcio come commissario all’emergenza alluvione e la decisione – già presa – di impugnare di fronte alla Consulta la legge regionale della Campania sul terzo mandato del governatore Vincenzo De Luca. Un atto che non riguarda direttamente altri presidenti (come Luca Zaia), ma che mette nero su bianco un’indicazione politica più generale sul tema. La Lega, però, non sembra intenzionata a fare barricate: “Non è che facciamo cadere il governo per il terzo mandato”, assicura un esponente del Carroccio. Giovedì la premier vorrebbe chiudere anche la questione della nomina del nuovo direttore del Dis, dopo le dimissioni di Elisabetta Belloni. Il passo indietro ha portato allo scoperto i dissidi tra la Belloni la stessa Meloni, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano e anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Tensioni culminate nella gestione dell’arresto di Cecilia Sala. Per la guida del Dis circolano alcuni nomi. Bruno Valensise, attuale numero uno dell’Aisi, sarebbe molto gradito a Mantovano, ma una sua ‘promozione’ farebbe aprire un valzer di nomine. Per questo – nell’ipotesi di non toccare i vertici di Aisi e Aise – non si esclude un esterno come il comandante della Gdf Andrea De Gennaro o il generale Francesco Paolo Figliuolo, da poco nominato numero due dell’Agenzia per la sicurezza esterna.


Archiviate queste partite, sabato Meloni vedrà a Villa Pamphilj il presidente uscente americano Joe Biden e la settimana prossima volerà ad Abu Dhabi, negli Emirati, per il Summit sull’energia. E non è escluso che, nonostante il blitz a Mar-a-Lago, vada alla cerimonia di insediamento di Trump il 20 gennaio alla Casa Bianca: “Sta decidendo”, riferiscono fonti a conoscenza del dossier.

Tibet, Mattarella a Xi Jinping: l’Italia vicina all’amico popolo cinese

Tibet, Mattarella a Xi Jinping: l’Italia vicina all’amico popolo cineseRoma, 7 gen. (askanews) – “Appresa la triste notizia del terremoto che ha colpito la Regione Autonoma del Tibet causando numerose vittime e feriti, oltre che ingenti danni in diverse contee, desidero porgere a Lei, signor Presidente, le più sincere condoglianze del popolo italiano e le espressioni dei miei personali sentimenti di cordoglio. La Repubblica Italiana è vicina al lutto dell’amico popolo cinese e, in particolare, al dolore delle famiglie di quanti hanno perso la vita a causa del sisma. Auguriamo ai feriti un pronto e completo ristabilimento, con il pensiero rivolto anche all’importante sforzo che stanno compiendo in queste ore le squadre di soccorso. In spirito di amicizia e partecipe solidarietà”. E’ quanto scrive il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un messaggio inviato al presidente della Repubblica Popolare cinese, Xi Jinping.

Musk, Schlein: Salvini smentisce Meloni, premier riferisca in Aula

Musk, Schlein: Salvini smentisce Meloni, premier riferisca in AulaRoma, 7 gen. (askanews) – “La corsa della destra italiana al bacio della pantofola all’uomo più ricco del mondo starebbe assumendo tratti ridicoli, se non fosse che in gioco ci sono la sicurezza nazionale, i soldi dei cittadini italiani e i loro dati sensibili. Perché ieri il vice-premier Salvini, con la conferma di Musk stesso, ha di fatto smentito la dichiarazione di Palazzo Chigi che sosteneva che tra il governo e SpaceX non si stia concludendo l’accordo per l’utilizzo del sistema Starlink. Anzi, Salvini ha letteralmente affermato che un accordo di questo tipo per il governo è un’opportunità e auspicato che si concluda presto”. Lo dichiara in una nota la segretaria del Pd Elly Schlein.


Secondo Schlein “questa corsa di Meloni e Salvini ad accreditarsi alla corte di Elon Musk sta gettando il governo nel caos, con il vicepresidente del consiglio che smentisce la stessa presidenza mentre Fratelli d’Italia bollava come fake news quanto Salvini stava confermando”. “È sempre più urgente che Meloni venga in Parlamento a riferire su questa vicenda paradossale – sottolinea la segretaria del Pd -, perché è preoccupante la disinvoltura con cui la destra promette agli uomini più ricchi e potenti del mondo contratti da miliardi di euro, pagati dai contribuenti, quando in Italia taglia sulla sanità pubblica e sulla qualità della vita dei cittadini. Una cosa è certa: ormai Salvini e Meloni si sono talmente appassionati a SpaceX da essere diventati loro stessi satelliti di Musk, alla faccia del sovranismo”.

Italia-Usa, Biden venerdì da Mattarella e sabato da Meloni

Italia-Usa, Biden venerdì da Mattarella e sabato da MeloniRoma, 7 gen. (askanews) – Il presidente Usa Joe Biden sarà ricevuto dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni sabato alle 15.30 a Palazzo Chigi. E’ quanto si apprende da fonti governative. Biden partirà per l’Italia giovedì, dopo i funerali a wasghinton dell’ex presidente Jimmy Carter. Il presidente si tratterà a Roma fino al 12 gennaio. Incontrerà in Vaticano papa Francesco. E venerdì 10 alle 12 sarà ricevuto al Quirinale dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Opposizioni insistono: sull’accordo con Musk il governo riferisca in Parlamento

Opposizioni insistono: sull’accordo con Musk il governo riferisca in ParlamentoRoma, 7 gen. (askanews) – Le opposizioni insistono e chiedono al governo di riferire in Parlamento sul caso Starlink. “Sul caso Starlink c’è reticenza su quanto sta avvenendo e sullo stato di interlocuzione tra il governo italiano e Elon Musk. La premier Meloni non dovrebbe sottrarsi alla richiesta di riferire al Parlamento, come chiesto dal Pd. Stiamo parlando di dati sensibili che hanno a che fare con la sicurezza del paese. Affidarli a chi non solo è legato all’amministrazione di un paese straniero, ma interviene attraverso potenti social nelle vicende politiche interne, mostra una grave superficialità nell’affrontare questioni delicate”, ha detto Chiara Braga, capogruppo del Pd alla Camera.


Fa eco il leader M5s Giuseppe Conte: “Meloni e Salvini si contraddicono a vicenda mentre giocano a fare la gara a chi è più amico di Musk. Sul piatto resta un possibile accordo per consegnare pezzi della nostra sicurezza nazionale a Musk per 1,5 miliardi degli italiani. Vengano in Parlamento a spiegare anziché stare sui social o nascondersi dietro qualche nota”. “Non possiamo sapere quel che sta succedendo nel nostro Paese – prosegue – dai commenti social di un cittadino straniero come Musk interessato a espandere i suoi affari in Italia e in Europa. La storia è costellata da personalità tutte ‘genio e sregolatezza’. Ma un governo che vuole tutelare l’interesse nazionale e la trasparenza dei processi democratici non affida a loro asset strategici con trattative riservate. Viene piuttosto in Parlamento a chiarire a tutti gli italiani. Questa vicenda ci preoccupa e non è di certo il miglior modo per festeggiare il compleanno del nostro Tricolore: quello di cui Meloni negli Stati Uniti – con una memorabile figuraccia – aveva già dimostrato di non conoscere il significato”.


E il capogruppo di Verdi-sinistra, Peppe De Cristofaro, afferma: “Il miliardario sudafricano sconfessa Giorgia Meloni. Dopo il post di Musk in risposta a quello di Salvini, è sempre più urgente che il governo spieghi al Parlamento cosa sta trattando, o contrattando, con SpaceX. Qualcuno non sta dicendo la verità. E’ necessario un chiarimento in Parlamento, non basta un comunicato stampa. L’Italia non può permettersi di affidare ad un monopolista come Musk le comunicazioni strategiche senza gara e senza discussione parlamentare. E’ in gioco la sicurezza nazionale, dati sensibili nelle mani di un soggetto privato e straniero, e sono il gioco gli interessi del paese in un importante settore come quello aerospaziale. La Meloni non può passare dalla difesa dell’interesse nazionale all’amichettismo sovranista”.