Cpi contro l’Italia per scarcerazione Almasri, imbarazzo in Ue
Cpi contro l’Italia per scarcerazione Almasri, imbarazzo in UeRoma, 25 gen. (askanews) – Il caso Almasri provoca una frattura tra la Corte penale internazionale e il governo italiano e crea imbarazzo nell’Unione europea, che si nasconde dietro silenzi e “no comment”.
Najeem Osema Habish, conosciuto come Almasri (“l’egiziano”), capo della polizia giudiziaria libica, è stato arrestato lo scorso 19 gennaio a Torino, su richiesta della Corte penale internazionale. Secondo i magistrati dell’Aia, Almasri sarebbe responsabile di aver coordinato, ordinato e eseguito omicidi, violenze sessuali e torture nelle strutture carcerarie di Tripoli, in particolare a Mitiga, il penitenziario dove vengono rinchiusi migliaia migranti. Proprio per questo è detto anche il “torturatore di Mitiga”. Almasri è stato rilasciato appena due giorni dopo l’arresto, espulso e rimpatriato, con un volo di Stato, in Libia. Una storia dai contorni poco chiari che ha provocato l’irritazione della Cpi e le proteste delle opposizioni in Italia, che hanno chiesto al governo di riferire in Parlamento. La prima spiegazione è arrivata informalmente dal Ministero della Giustizia, che si è giustificato parlando – in sostanza – di un cavillo burocratico. Una volta eseguito l’arresto, sono stati informati la Corte d’Appello di Roma, competente per la materia, e il Ministero della Giustizia. Per ‘convalidare’ l’arresto sarebbe servito un atto del ministro Carlo Nordio, che però non è arrivato perché “considerato il complesso carteggio” il ministro stava “valutando la trasmissione formale della richiesta della CPI al Procuratore generale di Roma”. Una ricostruzione ben poco convincente per le opposizioni che hanno chiesto al governo di riferire al Parlamento con un’informativa, ipotizzando che dietro allo strano rilascio ci sia una motivazione “politica” legata ai rapporti tra Roma e Tripoli, in particolare nella “gestione” dei migranti. Informativa che non arriverà prima della prossima settimana. Nel frattempo anche la Corte ha chiesto “chiarimenti” ricordando “il dovere di tutti gli Stati membri di cooperare pienamente”.
In attesa che arrivino le spiegazioni, giovedì 23 è stato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi a parlare rispondendo al question time, ma senza fugare i dubbi. Piantedosi non è entrato nel merito dei fatti che hanno portato alla scarcerazione, limitandosi a dire che “considerato che il cittadino libico era a piede libero in Italia e presentava un profilo di pericolosità sociale, come emerge dal mandato di arresto emesso in data 18 gennaio dalla Corte Penale Internazionale, ho adottato un provvedimento di espulsione per motivi di sicurezza dello Stato”. Almasri è stato quindi imbarcato sul volo di Stato e riportato in Libia, accolto tra gli applausi. Il ‘caso’ crea imbarazzi anche a Bruxelles. “Non spetta alla Commissione attuare un mandato di arresto della Corte penale internazionale. Tutti gli Stati membri dell’Ue fanno parte dell’accordo di Roma, e devono tutti applicare quelle regole e collaborare con la Corte penale internazionale”, ha risposto un portavoce dell’Esecutivo comunitario, Anouar El Anouni, alle domande poste durante il briefing quotidiano per la stampa del 23 gennaio. A un giornalista che chiedeva se la Commissione intenda sollecitare chiarimenti sulla vicenda da parte del governo italiano, un’altra portavoce, Arianna Podestà, ha replicato: “Questo è un caso in cui abbiamo una decisione proveniente da una corte nazionale, ed è una cosa che deve essere discusso direttamente con quella corte”. “Ciò che abbiamo sempre detto – ha continuato Podestà – è che l’Ue sostiene la CPI e i principi enunciati nello Statuto di Roma della Corte”. Ma, ha ribadito, “questa è una questione tra una corte nazionale e la Corte penale internazionale”. Rispondendo ad altre domande, la portavoce ha poi aggiunto: “Quello che diciamo, e che abbiamo già detto, è che ribadiamo il nostro forte impegno per la giustizia penale internazionale e la lotta contro l’impunità. Questo è un principio consolidato a cui ci atteniamo sempre. Inoltre, come scrive anche il Consiglio europeo nelle sue conclusioni del 2023, facciamo appello a tutti gli Stati membri affinché garantiscano la piena cooperazione con la Corte nell’esecuzione dei mandati di arresto internazionali”. “Ci sono contatti e discussioni in corso tra le autorità nazionali e la CPI. Non spetta alla Commissione commentare. Le due parti stanno chiarendo, stanno discutendo le procedure, stanno discutendo i fatti e non abbiamo altro da aggiungere come contributo a questa discussione in corso”, ha detto ancora Podestà.
Di Alberto Ferrarese e Lorenzo Consoli