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Il modello Albania funziona… nel ciclismo

Il modello Albania funziona… nel ciclismoRoma, 18 gen. (askanews) – Il “modello Albania” funziona… per il momento solo nel ciclismo. A tre mesi dall’inaugurazione delle strutture per migranti di Shengjin e Gjader, la collaborazione tra Roma e Tirana si allarga al Giro d’Italia. La corsa rosa, infatti, quest’anno partirà – per la prima volta – proprio dal Paese delle Aquile, in cui si svilupperanno ben tre tappe, a Durazzo, Tirana e Valona. Non è la prima volta che il Giro parte dall’estero, ma tre tappe in terra straniera sono molte, e peraltro importanti: si tratta di una cronometro, nella capitale, e due frazioni di montagna. Poi il trasferimento in Puglia per ripartire alla volta di Roma, dove i ciclisti arriveranno.



Felice, alla presentazione a Roma, il premier albanese e grande amico di Giorgia Meloni Edi Rama: “Fino a qualche anno fa noi eravamo chiusi come la Corea del Nord, l’unico modo per aprirsi al resto del mondo era la radio italiana e seguivamo il Giro d’Italia con Gimondi e Merckx e facevamo il tifo senza vedere le immagini e immaginavamo di poter andare un giorno dall’altra parte del mare. Lo sport ci ha sempre aiutato a sperare e sapevamo che dall’altra parte del mare c’era vita. Vedere oggi l’Albania qui è qualcosa di meraviglioso, sono onorato e grato”. Da parte sua il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha sottolineato l’importanza della “diplomazia dello sport” partendo “da un Paese amico e con questo diamo un forte sostegno ai Balcani occidentali che vogliamo entrino presto nella comunità europea. Aprire all’Albania vuol dire che siamo pronti ad accoglierli in Europa”. E i centri per migranti? Secondo Meloni sono pienamente operativi, ma restano vuoti sostanzialmente per una mancanza di “clienti”. “A me pare che le sentenze della Cassazione diano ragione al governo. La Cassazione dice che spetta al governo stabilire quali siano i Paesi sicuri e che conseguentemente il giudice non possa sistematicamente disapplicare il trattenimento dei migranti che arrivano, ma può invece motivare” casi specifici, ha detto nella conferenza stampa di inizio anno. Dunque, ha aggiunto, “per quello che ci riguarda i centri in Albania sono pronti per essere operativi. Abbiamo un dispositivo pronto a partire in qualsiasi momento; fortunatamente lo scorso anno gli sbarchi sono diminuiti del 60% e negli ultimi giorni si sono quasi azzerati. Però i centri sono pronti ad essere attivati”.


Intanto un altro campo su cui Italia e Albania collaborano è quello dell’energia. Ad Abu Dhabi, a margine della Sustainability Week, il governo italiano, quello albanese e gli Emirati Arabi Uniti hanno firmato un accordo (ancora tutto da implementare per essere concreto) per lo sviluppo di energie rinnovabili in Albania e la loro esportazione verso l’Italia tramite un cavo elettrico sottomarino. Un accordo da un miliardo, “con un grande potenziale”, secondo il ministro Gilberto Pichetto Fratin. A Meloni, che proprio ad Abu Dhabi ha spento 48 candeline in compagnia dello staff e della figlia Ginevra, Rama ha donato un foulard disegnato da lui stesso ed è stato protagonista di un siparietto che ha coinvolto – loro malgrado – i giornalisti, nell’unica occasione di contatto con la premier, che però non ha voluto rilasciare dichiarazioni. “Pensano che tu ce l’abbia con loro”, ha detto il primo ministro albanese alla presidente del Consiglio. “Ma come – la replica – abbiamo passato pochi giorni fa tre ore insieme…”. Poi con i cronisti Rama ha rincarato la dose: “Meloni adora la stampa italiana, lo dice sempre: io sono una donna fortunatissima, con questi giornalisti è fantastico, sono perspicaci. Lo dice con piena ammirazione”. Sarà… Di Alberto Ferrarese e Lorenzo Consoli