Skip to main content
#sanremo #studionews #askanews #ciaousa #altrosanremo

La preoccupazione di Mattarella per la technoligarchy, appello a Ue (e Meloni)

La preoccupazione di Mattarella per la technoligarchy, appello a Ue (e Meloni)Roma, 25 gen. (askanews) – “I Paesi dell’Unione si dividono in due categorie: i Paesi piccoli e quelli che non hanno ancora compreso di essere piccoli anch’essi. Soltanto uniti potranno continuare ad assicurare ai loro cittadini, come avviene da oltre settant’anni, un futuro di pace e di diffuso benessere”. Due giorni dopo l’insediamento di Donald Trump, mentre il neo presidente firmava una pioggia di atti esecutivi, Sergio Mattarella ha lanciato da Messina un nuovo appello all’Europa.



Un invito a restare uniti inviato ai leader, a partire da Giorgia Meloni, il cui rapporto privilegiato con il tycoon spaventa molti partner continentali. La premier è stata l’unica leader europea presente al giuramento a Capitol Hill, confermandosi come quella più vicina alla nuova amministrazione Usa. Una posizione guardata con diffidenza, tra gli altri, da Emmanuel Macron, Pedro Sanchez, Donald Tusk. La presidente del Consiglio sa che il ruolo di “ponte” tra Washington e Bruxelles richiede di trovare un equilibrio complicato. Tanto che nel post di X che ha pubblicato subito dopo il giuramento, oltre a fare gli auguri a Trump ha voluto mandare un messaggio di rassicurazione all’Ue: “L’Italia sarà sempre impegnata nel consolidare il dialogo tra Stati Uniti ed Europa, quale pilastro essenziale per la stabilità e la crescita delle nostre comunità”. Quasi una excusatio non petita, che probabilmente ripeterà al summit del 3 febbraio a Bruxelles, il primo incontro dei 27 dopo l’insediamento del presidente americano. Chissà se le chiederanno, in quell’occasione, qualche spiegazione, se qualcuno solleverà preoccupazioni per la relazione con Trump e soprattutto con Elon Musk (il cui fratello è stato ricevuto il 24 gennaio a Palazzo Chigi), primo esponente di quella che in Usa è stata definita “technoligarchy” e che pesantemente è entrato nel dibattito politico europeo, in primo luogo con il sostegno al partito tedesco di estrema destra Afd. Proprio Mattarella era stato tra i primi a lanciare l’allarme per il potere che stanno assumendo le grandi compagnie tecnologiche. Recentemente, nel corso degli auguri natalizi alle alte cariche al Quirinale, aveva parlato degli “oligarchi di diversa estrazione” che agiscono “sempre più spesso come veri e propri contropoteri”. Molti dei quali – aggiungiamo – erano in prima fila al Campidoglio per l’Inauguration day.


A Messina, nella sua lectio, Mattarella ha ripercorso le tappe più significative della storia dell’integrazione europea, arrivando all’oggi, alla “sicurezza” che in tanti ambiti – per i prodotti alimentari, i farmaci, i voli, il contrasto alla criminalità – deriva proprio dalla legislazione comunitaria. “Questo, naturalmente – ha ammesso – non significa ignorare i limiti delle regole europee. Bisogna esserne consapevoli e impegnarsi nel rimuoverli e superarli, agendo con sempre maggiore efficacia per migliorare il funzionamento delle istituzioni dell’Unione”. Oggi in particolare, “il cambiamento climatico, la crisi energetica, la carenza di materie prime essenziali per lo sviluppo tecnologico, i movimenti migratori, la transizione digitale, la difesa, la cybersicurezza non sono problemi risolvibili autonomamente dagli Stati nazionali ma richiedono l’interazione tra parlamenti, esecutivi e amministrazioni nazionali, europee e, se possibile, sovranazionali”. Su questo devono essere fatti molti passi avanti, da un lato perché “nei singoli contesti nazionali si continua troppo spesso a considerare l’Unione europea come un soggetto estraneo agli Stati membri e non – quale effettivamente essa è – come il prodotto della loro interazione e cooperazione”, dall’altro la “limitata coscienza politica, che l’Unione ha di sé stessa, condiziona il suo operare concreto e la rende troppo spesso non adeguatamente risoluta – e quindi tempestiva – dinanzi alle grandi sfide che gli Stati e i popoli europei si trovano ad affrontare”. In un “tornante della storia” in cui a livello internazionale “prevalgono dinamiche fortemente conflittuali e perfino distruttive” deve emergere “l’importanza della comunanza di valori e di principi che rendono gli Stati europei naturalmente vicini e necessariamente solidali nell’affermare i valori di democrazia, dignità umana, libertà, equità sociale, pace”. Servono quindi “scelte coraggiose, superando concezioni miopi dell’identità e dell’interesse nazionale”.


Di Alberto Ferrarese e Lorenzo Consoli