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L’emergenza migranti non è un’emergenza? Cosa ne pensano i cittadini europei

L’emergenza migranti non è un’emergenza? Cosa ne pensano i cittadini europeiRoma, 5 apr. (askanews) – Forse la “narrazione” dominante sui migranti è sbagliata? E’ quanto pare emergere da uno studio dell’Istituto Universitario Europeo e dell’Università di Uppsala che ha coinvolto 20.000 persone in Italia, Regno Unito, in Polonia, Svezia e Austria.



Secondo la ricerca, in Italia, come in Europa, i cittadini preferiscono politiche che offrano ai migranti irregolari (stimati in 2-3 milioni) un percorso verso la regolarizzazione – a determinate condizioni -, anziché negare loro questa possibilità. E l’Italia si distingue, in particolare, come il paese più favorevole tra quelli studiati all’adozione di politiche inclusive per questo gruppo di migranti. Lo studio ha dato diverse opzioni politiche riguardanti i diritti sociali, le protezioni sul lavoro e l’assistenza sanitaria per i migranti irregolari, insieme a “programmi di regolarizzazione” che offrono percorsi per ottenere lo status legale. Lo studio ha inoltre rivelato che l’accesso all’assistenza sanitaria primaria per i migranti irregolari è preferito rispetto a dare loro sussidi per i redditi bassi. Il sostegno pubblico alla fornitura di assistenza sanitaria varia tra i paesi: in Italia si è registrato il massimo supporto a politiche inclusive su diversi aspetti analizzati nello studio. Ad esempio, sebbene in generale ci sia stato poco o nessun supporto per il sostegno ai redditi bassi per i migranti irregolari, l’Italia è l’unico paese in cui i partecipanti si sono mostrati più ambivalenti, senza manifestare una netta preferenza né a favore né contro questa politica.


“I risultati – spiega Martin Ruhs, responsabile del progetto PRIME (Protecting Irregular Migrants in Europe) che ha portato avanti lo studio – mostrano che i residenti in Italia e nell’UE sono contrari a politiche semplicistiche, come l’opposizione totale e indiscriminata alla concessione dello stato legale ai migranti irregolari. Preferiscono invece politiche che distinguano tra diverse categorie di migranti irregolari e i diritti a cui dovrebbero avere accesso”. Questo, precisa, “non significa che i nostri intervistati vogliano offrire uno stato legale incondizionato e l’accesso ai diritti a tutti i migranti irregolari, ma dimostra che i cittadini hanno opinioni più sfumate su come la migrazione dovrebbe essere gestita di quanto i responsabili politici solitamente riconoscano”. In tutti e cinque i paesi, i rispondenti hanno mostrato un supporto costante per politiche che permettano ai migranti irregolari di ottenere la residenza legale a determinate condizioni, come una permanenza minima e un casellario penale pulito. Le politiche che integrano l’accesso ai diritti legali con alcune misure di controllo dell’immigrazione (ad esempio, obblighi di segnalazione per i fornitori di assistenza sanitaria) tendono a generare una maggiore accettazione pubblica, anche se l’effetto varia a seconda del tipo di politica e del paese. Mentre gli intervistati tendono a supportare l’accesso condizionato all’assistenza sanitaria primaria per i migranti irregolari, mostrano una forte opposizione nel concedere benefici economici, come il sostegno al reddito basso. Il pagamento degli arretrati per salari non pagati (un diritto fondamentale del lavoro) è invece sostenuto quando collegato a misure di controllo migratorio. Le persone sono più disposte a sostenere la regolarizzazione e la protezione dei diritti per quei migranti irregolari che abbiano già lavorato legalmente nel paese ospitante, soprattutto in ruoli essenziali come l’assistenza agli anziani.


Di Alberto Ferrarese e Lorenzo Consoli