Skip to main content
#sanremo #studionews #askanews #ciaousa #altrosanremo

Meloni irritata da Macron, “salta” visita Kiev e G7. E Bannon la imbarazza

Meloni irritata da Macron, “salta” visita Kiev e G7. E Bannon la imbarazzaRoma, 22 feb. (askanews) – Giorgia Meloni ed Emmanuel Macron non si sono mai amati, per usare un eufemismo. Ma il protagonismo del presidente francese sull’Ucraina ha fatto toccare il punto probabilmente più basso nei rapporti tra i due.



La premier ha considerato quantomeno una “fuga in avanti” la convocazione del summit di lunedì 17 febbraio all’Eliseo e con ancora più irritazione guarda le mosse successive, con il viaggio a Washington la prossima settimana. Meloni ha seriamente pensato di disertare il summit di Parigi, poi è andata, ma per far mettere a verbale la contrarietà a un formato che – ha detto la premier – “esclude molte nazioni” quando invece occorrerebbe “includere”. Per lei la strada sarebbe quella di un Consiglio europeo straordinario che però rischierebbe – viste le posizioni di Viktor Orban e Robert Fico – di chiudersi senza un accordo, certificando nero su bianco che l’Ue è bloccata.


Per di più Macron l’ha “scavalcata” ottenendo di essere ricevuto la prossima settimana – primo leader europeo – alla Casa Bianca insieme al premier britannico Keir Starmer. I due, va ricordato, guidano gli unici due Paesi europei dotati di arsenale nucleare, e quindi in grado di esercitare una reale deterrenza. Non è certo un segreto che l’obiettivo di Meloni, accarezzato anche in occasione della missione lampo a Washington per l’Inauguration Day, fosse quello di essere lei la prima europea ammessa allo Studio Ovale, in virtù di quel “rapporto privilegiato” che nei suoi piani le avrebbe permesso di essere un “ponte” tra Europa e Usa. Invece ci andrà il francese, peraltro a proporre una soluzione – una forza di 30mila soldati europei di peacekeeping – su cui lei, già lunedì, ha detto “no”. Meloni si è trovata dunque messa in un angolo, nella condizione di mantenere la linea della necessità di un dialogo con il tycoon, resa sempre più difficile dall’escalation di dichiarazioni (Zelensky? Un “dittatore” bravo solo a “manipolare Biden”, tra le altre cose) dell’inquilino della Casa Bianca. Anche per questo ha deciso di marcare la distanza dagli altri leader. Dunque lunedì, a differenza degli scorsi due anni, non sarà a Kiev per il terzo anniversario dell’invasione. Da Zelensky andranno il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa e la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, accompagnati dal premier spagnolo Pedro Sanchez. Lei non ci sarà (né sono previste missioni a breve in Ucraina) perché lunedì sarà impegnata a Roma, ha spiegato, per il Business Forum italo-emiratino, presente lo sceicco Mohammed bin Zayed. Per lo stesso motivo salterà anche la riunione in videoconferenza del G7 (l’Italia sarà rappresentata da Antonio Tajani).


Adesso – è il dilemma di Meloni e del suo staff – come si può recuperare un ruolo da protagonista nel rapporto tra le due sponde dell’Atlantico? Per qualche ora la premier ha pensato di volare a Washington per partecipare di persona alla Cpac, la Conferenza dei conservatori in corso a Washington e incontrare Trump. Poi ci ha ripensato, fissando il suo intervento in video-collegamento per la giornata conclusiva, sabato 22, prima del discorso del tycoon. Un’intervento di fronte a quella platea, nelle sue intenzioni, sarebbe stato l’occasione per tornare al centro della scena. Ma il saluto in stile nazista (che lui smentisce) di Steve Bannon ha creato forte imbarazzo e una “riflessione”, visto che anche il leader del Rassemblement National francese Jordan Bardella ha annullato il suo intervento. La decisione, al momento, non è stata ancora comunicata ufficialmente ma Meloni, alla fine, dovrebbe fare il suo discorso, in cui terrà un basso profilo, cercando di evitare tutti i temi (dunque a partire dall’Ucraina) più spinosi. Di Alberto Ferrarese e Lorenzo Consol