Olografia e AI: la seconda vita dei grandi musicisti del passato
Olografia e AI: la seconda vita dei grandi musicisti del passatoMilano, 24 lug. (askanews) – Frank Zappa, Michael Jackson, Whitney Houston, Tupac Shakur, Ronnie James Dio, Amy Winehouse, John Lennon: i grandi artisti del passato sono tornati sui palcoscenici dei festival più importanti a livello mondiale grazie all’olografia, “resuscitati” grazie alla tecnica di riproduzione fotografica in grado di mostrare le caratteristiche di un oggetto o di un soggetto in forma tridimensionale, mediante l’interferenza di onde luminose. Mentre l’intelligenza artificiale permette di riprodurre la loro voce anche in nuove armonie come avviene nel brano “Now and Then” dove la voce di John Lennon è stata estrapolata da una vecchia audiocassetta.
Olografia e intelligenza artificiale stanno dunque segnando una nuova tendenza nel mercato discografico e quello dei concerti dal vivo, facendo tesoro dei riscontri positivi registrati nelle loro diffuse applicazioni negli eventi formativi da remoto. “L’intelligenza artificiale consente l’elaborazione e la manipolazione dell’audio – dichiara Antonio Franzese, co founder di Media Engineering, società italiana specializzata in olografia, software, realtà virtuale e aumentata – è sufficiente partire anche da piccole tracce audio per ricostruire una voce di una persona defunta, famosa e non”.
Abbinata all’olografia quindi l’intelligenza artificiale consente agli spettatori di un concerto di vivere di nuovo, a distanza di anni, le performance di un artista defunto, non solo dal punto di vista audio, ma anche della sua fisiognomica, delle sue movenze sul palco e del suo look, per una full immersion a 360° nell’evento. Le soluzioni di intelligenza artificiale come quelle sviluppate da Media Engineering permettono infatti di creare un avatar realistico e interattivo, capace di apprendere e adattarsi alle interazioni con le persone. E l’aspetto può variare a seconda delle preferenze dell’utente o delle finalità dell’applicazione. Così se formazione e entertainment sono stati gli ambiti dove queste tecnologie hanno trovato le prime applicazioni, le caratteristiche degli avatar olografici con AI consentono in realtà lo sviluppo di soluzioni in altri numerosi contesti: dalla medicina, all’assistenza virtuale, al turismo, al commercio.
“Oggi possiamo ricostruire e rianimare le persone grazie a diverse tecniche, come quelle di gioco – spiega Franzese – in questo caso ci affidiamo a telecamere particolari che, dopo aver osservato il movimento, consentono di creare lo scheletro di una persona, reale e non, e poi memorizzare le sue movenze. Grazie al machine learning, all’apprendimento da parte della macchina, lo scheletro impara le movenze e, successivamente, le abbina al parlato”. L’obiettivo di far rivivere un artista scomparso non è solo il desiderio di tornare indietro nel tempo, la nostalgia degli anni della giovinezza da parte dei fan o una mancanza di rispetto nei confronti di un interprete le cui canzoni hanno segnato la loro esistenza e la storia della musica.
“Il compito dell’olografia – aggiunge Antonio Franzese – è solo uno: quello di far rivivere gli interpreti, facendoli conoscere, assieme ai loro brani e alle loro performance, anche alle nuove generazioni, rendendoli eterni. È utile anche dal punto di vista formativo: un giovane, attraverso la visione di un ologramma durante un concerto, può conoscere la storia della musica italiana e internazionale, di tutti i generi, non focalizzandosi solo sul rap, sulla trap e sull’hip hop. Un’altra caratteristica importante dell’olografia è l’ubiquità: l’ologramma di un artista che si esibisce può essere contemporaneamente in due o più palcoscenici di città diverse, magari in occasione di festival musicali programmati nello stesso periodo”. Naturalmente, nel prossimo futuro sarà fondamentale la formazione di nuovi professionisti specializzati nell’analisi dei dati e nel governo dell’intelligenza artificiale per insegnare alle macchine ad apprendere, in quanto i dispositivi imparano a fare cose solo se hanno a disposizione dati, ma anche emozioni. “Ricreare la sfera emozionale umana implica la necessità di una regolamentazione – conclude Franzese – dopo il blocco di OpenAI in Italia da parte del Garante della Privacy, adesso la Comunità Europea sta lavorando ad AI ACT che regolamenterà l’uso della intelligenza artificiale, un documento fondamentale considerando che esistono, ad esempio, dei tool gratuiti che, tramite machine learning, consentono di passare dal testo ai segmenti vocali riproducendo frasi mai dette dalle persone oppure frasi divulgate senza il loro consenso”. (nella foto: ologramma del violinista Pierpaolo Foti)