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Pesticidi, tre contraddizioni Commissione Ue nella Visione per l’agricoltura

Pesticidi, tre contraddizioni Commissione Ue nella Visione per l’agricolturaRoma, 22 feb. (askanews) – Quando la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, annunciò, un anno fa a Strasburgo, il ritiro del regolamento sulla riduzione obbligatoria dei pesticidi (prevedeva il 50% in meno entro il 2030 e il divieto totale nelle zone sensibili), mesi dopo che il Parlamento europeo lo aveva bocciato con 299 voti contro 207 e 121 astensioni, motivò la sua decisione con il fatto che questa normativa era “diventata un simbolo di polarizzazione”, ma fu molto chiara sul fatto che il successivo Esecutivo Ue, da chiunque fosse stato guidato, avrebbe avuto il compito di presentare “una nuova proposta molto più matura”. “Naturalmente, questo tema rimane, e per andare avanti c’è bisogno di più dialogo e di un approccio diverso”, disse von der Leyen.



Alla guida della Commissione successiva c’è sempre lei, Ursula von der Leyen; ma quella promessa, l’impegno che aveva preso per il nuovo mandato di ritornare comunque a proporre norme con lo stesso obiettivo di “ridurre il rischio dei prodotti chimici di protezione delle piante” non l’ha mantenuta, o l’ha dimenticata. Nella nuova “Visione per l’agricoltura e l’alimentazione” presentata il 19 febbraio in conferenza stampa dal vicepresidente esecutivo della Commissione Raffaele Fitto e dal commissario all’Agricoltura, Christophe Hansen, non c’è traccia di una proposta simile. E fonti della Commissione hanno precisato lo stesso giorno che “non ci sarà durante questo mandato”.


Al contrario, nel comunicato stampa che presenta la “Visione”, c’è una frase sibillina secondo cui “la Commissione considererà attentamente qualunque ulteriore messa al bando dell’uso di pesticidi, se non ci saranno alternative disponibili in un intervallo ragionevole di tempo”. Come dire che verrà data priorità alla prevenzione dell’impatto economico negativo sull’attività degli agricoltori, rispetto alla necessità di evitare danni alla salute e all’ambiente, quando emergono rischi gravi a carico di una sostanza chimica usata nei pesticidi. La terza contraddizione della Commissione riguarda il cosiddetto “allineamento degli standard” tra i prodotti agroalimentari dell’Ue e quelli importati dai paesi terzi, riguardo alle sostanze vietate (come pesticidi e Ogm per le piante e trattamenti agli ormoni e antibiotici per gli animali d’allevamento), e riguardo anche alle normative sul benessere animale.


Subito dopo l’approvazione dell’accordo commerciale con i paesi latino-americani del Mercosur, la Commissione ha sempre risposto con determinazione a una delle critiche più ricorrenti da parte degli oppositori dell’Accordo, quella secondo cui esso consentirà l’importazione nell’Ue di prodotti agroalimentari per i quali si è fatto uso di sostanze vietate nei paesi europei. Le posizioni della Commissione erano state riportate fedelmente anche da questa newsletter, il 21 dicembre scorso “le nostre regole per l’importazione – ci aveva assicurato un funzionario Ue – non cambiano. Riguardo a ormoni e pesticidi, ad esempio, abbiamo una legislazione molto robusta: noi fissiamo i nostri livelli nell’Ue, e questi si applicano anche alle importazioni”.


Ma ora la Commissione ammette che, effettivamente, qualche problema potrebbe esserci, perché i controlli sulle importazioni, per verificare che nel nostro mercato unico non entrino prodotti contenenti sostanze vietate nell’Ue, si limitano a certificare se la presenza residuale di queste sostanza resti al di sotto delle soglie massime (“maximum residue level”) fissate dalla legislazione europea. Al di sotto di queste soglie, i prodotti importati sono considerati sicuri per la salute e per l’ambiente. Ma possono comunque essere presenti delle sostanze vietate nell’Ue. E questo potrebbe comportare uno svantaggio per le imprese agroalimentari europee, configurare delle situazioni di concorrenza sleale. E dunque, forse va rivista la legislazione comunitaria per prevedere, almeno per certe sostanze, un divieto totale, senza soglie di tolleranza all’importazione. “I nostri agricoltori e il settore agroalimentare hanno bisogno di condizioni di parità. Ciò significa – ha spiegato Hansen durante la conferenza stampa – un allineamento più forte sugli standard di produzione per le importazioni. Prendiamo i pesticidi, ad esempio. Il principio che presentiamo oggi è chiaro: i pesticidi più pericolosi vietati nell’Ue per motivi di salute o ambientali non dovrebbero essere ammessi di nuovo nell’Unione tramite prodotti importati. Questo risponde anche alle richieste dei cittadini, della società civile, delle organizzazioni degli agricoltori e delle istituzioni politiche, che chiedono un cambiamento. E noi lo realizzeremo”.”Il lavoro – ha annunciato il commissario – inizia immediatamente, quest’anno. Come sempre, la nostra azione sarà guidata dal pragmatismo, dal rispetto degli obblighi internazionali e dal dialogo. Ecco perché, parallelamente, continueremo a promuovere i nostri standard a livello internazionale, presso la Fao, l’Organizzazione mondiale del commercio e gli organismi internazionali di definizione degli standard, come il Codex”. Fonti qualificate della Commissione ci hanno spiegato poi che “è importante ricordare che quando importiamo derrate alimentari in Europa, ci assicuriamo che non abbiano un impatto negativo, che i nostri consumatori siano protetti, stabilendo le soglie massime tollerate di residui delle sostanze pericolose. La novità della ‘Visione’ è che riconosciamo come effettivamente”, nella situazione attuale, possa capitare che importiamo dei prodotti che contengono pesticidi che sono stati vietati nell’Ue, sia per motivi di salute che per motivi ambientali, anche se al di sotto di soglie massime considerate sicure”. E quindi, hanno continuato le fonti, “per i pesticidi più pericolosi vorremmo stabilire un nuovo principio: che potremo vietarne la presenza, anche a livelli sicuri per i consumatori, nei prodotti importati. Ma per fare questo, per farlo seriamente, dobbiamo fare una valutazione d’impatto in cui esamineremo gli aspetti legati alla concorrenza, così come l’impatto sul nostro commercio. Quindi, considerando tutti gli elementi, se sarà appropriato, potremo avere una revisione della legislazione Ue”, hanno concluso le fonti. Di Lorenzo Consoli e Alberto Ferrarese