Skip to main content
#sanremo #studionews #askanews #ciaousa #altrosanremo

Ue travolta da “ciclone” Trump su Ucraina e dazi, Meloni a un bivio

Ue travolta da “ciclone” Trump su Ucraina e dazi, Meloni a un bivioRoma, 15 feb. (askanews) – L’Europa sarà “pronta” ad affrontare le sfide determinate da Donald Trump, aveva assicurato lo scorso 21 gennaio a Davos la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. E invece l’Ue è stata “travolta” dagli Stati Uniti: tagliata fuori sull’Ucraina, minacciata da dazi pesanti, sembra un pugile scosso. Compresa Giorgia Meloni, che aveva probabilmente sopravvalutato il rapporto “privilegiato” instaurato con il tycoon. Il risveglio è stato traumatico: Trump non guarda in faccia a nessuno. E tantomeno all’Europa e all’Italia. Adesso la premier dovrà decidere come schierarsi, in primo luogo sull’Ucraina. Per questo venerdì mattina ha riunito i vice Matteo Salvini e Antonio Tajani e il ministro della Difesa Guido Crosetto (collegato da Monaco) per stabilire una linea e ha poi sentito il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.



Con la telefonata a Putin – di cui né von der Leyen, né il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, né alcun leader dei Paesi Ue era stato avvertito – l’Europa è stata messa fuori dai giochi. Trump ha sostanzialmente dato a Putin l’assicurazione che gli saranno riconosciuti i territori occupati e che Kiev non entrerà nella Nato, senza avere in cambio nient’altro che la promessa di cessate il fuoco. I negoziati saranno condotti da Usa e Russia direttamente, ma l’Ucraina sarà coinvolta “in un modo o in un altro”, secondo il Cremlino. Un “piano” che assomiglia molto a un riconoscimento di vittoria per Putin e in cui non è previsto che l’Europa tocchi palla. Un primo incontro a tre Usa-Russia-Ucraina si è tenuto venerdì 14 febbraio alla Conferenza di Monaco (e tanti hanno ricordato quella del 1938, in cui Francia e Regno Unito persero l’occasione di bloccare sul nascere l’espansionismo di Adolf Hitler). Proprio a Monaco Meloni, che inizialmente aveva confermato la sua presenza, ha deciso di non andare, così come alla conferenza di Parigi sull’Intelligenza artificiale, un tema da sempre a lei caro. Assenze – non incontra i giornalisti dal punto stampa del 27 gennaio ad Al-Ula – che sottolineano un momento di difficoltà interna (per i casi Al-Masri, lo spyware Paragon, l’affaire Caputi) ma anche in Europa. Meloni, unica leader europea all’Inauguration day, si era proposta come “ponte” tra Washington e Bruxelles, aveva assicurato di essere in grado di gestire e arginare Trump. Così non è stato e adesso è nell’imbarazzante situazione di dover decidere con nettezza da che parte stare. E la parte non può essere che l’Ue. Peraltro l’effetto Trump ha dato nuovo vigore a Matteo Salvini, che non perde occasione per metterla in difficoltà. Capitolo dazi. Il presidente Usa ha ribadito, ancora il 13 febbraio, che saranno “reciproci” imposti “Paese per Paese”, a partire da quelli con cui gli Stati Uniti hanno il maggiore deficit commerciale. “Se loro ci tassano, noi tassiamo loro, allo stesso modo”, ha attaccato, aggiungendo che gli alleati degli Usa sono “spesso peggio dei nostri nemici” sul fronte commerciale. Anche l’imposta sul valore aggiunto sarà considerata un dazio. L’Ue, ha assicurato a Monaco von der Leyen, risponderà “in maniera chiara e proporzionata” a misure “ingiustificate”. Ma la partita è più grande di quella – pur importante – di una guerra commerciale. L’obiettivo di Trump è disarticolare l’Ue, rendendola un attore al più di livello regionale nella grande competizione tra Usa e Cina. L’unità europea è oggi quantomai importante e allo stesso tempo fragile.


Di Alberto Ferrarese e Lorenzo Consoli