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Ue, vice bloccati fino al 20: dopo “corrida” su Ribera possibile accordo

Ue, vice bloccati fino al 20: dopo “corrida” su Ribera possibile accordoRoma, 15 nov. (askanews) – E’ il 20 novembre la data decisiva per il futuro dei vicepresidenti della nuova Commissione europea e il centro della vicenda non sarà né a Bruxelles né a Roma, ma a Madrid. Anche se in Italia c’è la tendenza a vedere Raffaele Fitto come il protagonista, suo malgrado, dello scontro in atto, è la spagnola Teresa Ribera la figura al centro della tempesta. E nel mirino c’è il premier Pedro Sanchez.



Ribera, giurista dal curriculum impeccabile, vice premier e ministra della Transizione ecologica, è stata designata da Ursula von der Leyen come vicepresidente con le importanti deleghe alla Transizione pulita, giusta e competitiva e alla Concorrenza. Poi è arrivata la Dana, la tempesta che ha devastato la provincia di Valencia e travolto anche Ribera, che ha la responsabilità della Protezione civile, accusata di non essere intervenuta con prontezza. Il leader popolare spagnolo Alberto Nunez Feijòo ha chiesto e ottenuto che il Ppe tenesse una linea di estrema durezza nel corso dell’audizione (anche se c’era un patto di non belligeranza con i Socialisti, e infatti Fitto non è stato messo in particolare difficoltà) e soprattutto che la sua nomina non venga sbloccata prima di mercoledì 20 novembre, quando Ribera si presenterà per un’altra difficile audizione, questa volta davanti al Parlamento spagnolo, che la interrogherà sulla gestione della Dana, in quella che si preannuncia come una vera e propria “corrida”.


Dopo quella data si vedrà, con la consapevolezza del fatto che il leader del Ppe Manfred Weber difficilmente potrà sottrarsi alle richieste di Feijòo: il tedesco punta a una conferma alla guida dei Popolari alla loro prossima assemblea di aprile, e anche se la fronda interna (vedi il premier greco Mitsotakis e il polacco Tusk) non sembra ancora pronta al “ribaltone”, la componente spagnola è fondamentale per la sua rielezione. “Preparo i pop-corn”, avrebbe detto un ex presidente del Consiglio italiano. L’attuale inquilina di Palazzo Chigi, invece, con tutta probabilità seguirà la giornata del 20 novembre con un doppio animo: da un lato l’apprensione per il destino di Fitto, dall’altro una malcelata soddisfazione per le difficoltà di Sanchez, il leader europeo che più di tutti gli altri, nelle ultime settimane, ha marcato la sua distanza dalla premier italiana, in particolare sul modello dei centri in Albania che “crea problemi, più che risolverli”. Da qui ad allora le diplomazie sono al lavoro, per trovare un’intesa prima del fatidico mercoledì 27 novembre, quando è previsto nella plenaria di Strasburgo il voto di fiducia (attenzione: a scrutinio segreto) sull’intera nuova Commissione. Ogni previsione è difficile, anche se non siamo ancora all’1X2, dato che l’affondamento della nuova squadra di von der Leyen non sembra convenire a nessuno in questo momento. E meno che mai al Ppe, che non ha mai avuto un numero così predominante di propri membri nella Commissione.


Secondo il capo delegazione di Forza Italia nel gruppo del Ppe al Parlamento europeo, Fulvio Martusciello “c’è una landing zone, una zona di atterraggio: la settimana prossima si troverà un accordo, probabilmente”. Martusciello, che durante l’audizione di Ribera l’aveva attaccata con virulenza per le sue presunte responsabilità nella cattiva gestione del disastro della Dana, con una nota stampa venerdì 15 ha puntualizzato: “Non vedo drammi sulle polemiche attorno a Fitto e Ribera, sono questioni che si risolveranno. Basta attendere”. E ha aggiunto: “Abbiamo deciso di attendere il 20 novembre, data in cui Teresa Ribera parlerà al Parlamento spagnolo. Noi siamo garantisti sempre. Ribera non è stata condannata, quindi il tema è esclusivamente politico e troverà una soluzione”. Meno ottimista il coordinatore del gruppo Renew in commissione Ambiente, il liberale francese Pascal Canfin. Dopo il voto in plenaria di giovedì 14 (in cui gli eurodeputati hanno approvato delle modifiche da introdurre al regolamento Ue contro la deforestazione, con gli emendamenti del Ppe passati grazie a una maggioranza di centro-destra-ultradestra) ha avvertito Canfin, “non siamo ancora alla crisi politica, ma iniziamo a vederne i segnali” ed è il Ppe che “sta aprendo il vaso di Pandora”. “L’ipotesi più probabile – sottolinea un’altra fonte europea – è che dopo il processo pubblico a Ribera le acque si calmino e che si possa procedere al voto in blocco dei membri designati della Commissione” rimasti bloccati dai veti incrociati, “magari dopo una rassicurazione pubblica, con una lettera di von der Leyen sul fatto che non ha alcuna intenzione di cambiare la maggioranza di luglio”. In altre parole, si fa strada l’ipotesi che Socialisti e Democratici (S&D) e i Liberali di Renew possano rinunciare alla richiesta di togliere a Fitto il ruolo di vicepresidente esecutivo, se von der Leyen garantirà che il maggior potere affidato all’italiano nella nuova Commissione non è legato a un ingresso del suo gruppo di riferimento, l’Ecr, nella maggioranza “europeista”, ma è piuttosto un gesto di riguardo per l’importanza del suo paese di provenienza.


A conferma di questa ipotesi, lo stesso Martusciello giovedì ha sottolineato che secondo quanto ha riferito da Manfred Weber “c’era un accordo nel Consiglio europeo sulla vicepresidenza esecutiva di Fitto”, e che “la capogruppo dei Socialisti (la spagnola Iratxe García Pérez, ndr) ha detto che non era a conoscenza di questo accordo, ma ne prendeva atto. Mi pare, quindi – concludeva Martusciello -, che si vada sostanzialmente verso uno scongelamento delle posizioni”. Fitto, intanto, è rientrato in Italia per il fine settimana. Al momento la linea è quella di restare coperto in Europa, lasciando che si consumi la lite su Ribera. Ma per lui – e per von der Leyen – si sta muovendo Antonio Tajani, che sempre venerdì 15 ha avuto un colloquio con Weber a Monaco di Baviera, ribadendo che “di fronte alle sfide da affrontare, da migrazioni a competitivita’, occorre lavorare per soluzioni. E’ necessario approvare la nuova Commissione nei tempi previsti”. E soprattutto si è mosso il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che giovedì sera lo ha ricevuto al Quirinale diramando poi un breve quanto denso comunicato: il capo dello Stato ha “formulato gli auguri per l’affidamento dell’incarico – così importante per l’Italia – assegnatogli dalla presidente Von der Leyen nell’ambito della Commissione dell’Unione europea”. Un bollino di garanzia per i partner europei ma anche – sembra di leggere – un messaggio al Pd, perché non faccia mancare il sostegno al commissario. di Lorenzo Consoli e Alberto Ferrarese