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Ue, voto Afd con Cdu-Csu mette a rischio il “cordone sanitario”?

Ue, voto Afd con Cdu-Csu mette a rischio il “cordone sanitario”?Roma, 1 feb. (askanews) – “Cuando se gana con la derecha, es la derecha la que gana”. Friedrich Merz ha forse dimenticato l’avvertimento che Radomiro Tomic, esponente di primo piano della Democrazia cristiana cilena, lanciò nell’aprile del 1973 al suo partito, qualche mese prima del colpo di Stato del generale Pinochet. Senza voler essere troppo drammatici, il “patto” che per la prima volta ha visto votare insieme Cdu-Csu e Afd in Germania è un segnale che spaventa l’Europa, una piccola ma significativa lacerazione del “cordone sanitario” che fino a oggi ha tenuto le destre estreme fuori dalle stanze decisionali. E che infatti fa gioire, tra gli altri, Viktor Orban e il generale Vannacci.



Mercoledì, a tre settimane dalle elezioni, il Bundestag ha approvato una mozione della Cdu-Csu per rafforzare i controlli alle frontiere e concedere maggiori poteri alla polizia, anche in violazione delle norme di Schengen. Un atto – che non impegna il governo ma fortemente simbolico – passato con i consensi determinati di Alternative Fur Deutschland, formazione di estrema destra che i sondaggi accreditano di oltre il 20%. In Europa Afd è collocato nel gruppo “Europa delle Nazioni Sovrane”, dopo essere stato espulso nel maggio dell’anno scorso dal gruppo di estrema destra “Identità e Democrazia”. Venerdì, invece, il Bundestag ha bocciato una proposta di legge che avrebbe introdotto una stretta sui migranti. Il testo, presentato da Cdu-Csu e sostenuto da Afd, non è passato per alcuni “franchi tiratori” centristi. La mossa di Merz è chiaramente elettorale: il tema dei “migranti” in Germania come altrove è considerato determinante per il voto. Ma la fuga in avanti del candidato cancelliere non è piaciuta a molti. Se è scontato che il gruppo dei Socialisti & Democratici abbia denunciato il “segnale pericoloso”, un “errore imperdonabile” frutto di un “meschino calcolo politico” di Merz, clamorosa è stata la pubblica sconfessione arrivata da Angela Merkel.


L’ex cancelliera, compagna di partito di Merz (che notoriamente è stata la mentore della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen) in un comunicato ha parlato di scelta “sbagliata” e pur dicendo di condividere la linea del leader Cdu ha espresso l’auspicio che “tutti i partiti democratici lavorino insieme al di là dei confini partitici, non tatticamente, ma onestamente, con toni moderati e sulla base del diritto europeo”. L’inedita maggioranza fa invece gioire i sovranisti. “Buongiorno Germania, benvenuta nel club!” ha scritto su X il primo ministro ungherese Viktor Orban, mentre per il generale leghista Roberto Vannacci “il mondo si sta raddrizzando”. Il Carroccio, con Anna Maria Cisint, ha fatto un passo ufficiale, con una interrogazione in cui chiede a von der Leyen se dopo la Germania (il suo Paese) pensi di far cadere anche in Europa il “grave e antidemocratico cordone sanitario che anche a livello Ue ha discriminato il gruppo dei Patrioti di cui fa parte la Lega e ha dato vita a un’alleanza contro natura con le sinistre”. I Fratelli d’Italia al momento mantengono una linea di equilibrio, auspicando una “evoluzione” di Afd. Intanto però hanno risposto positivamente all’appello di Jordan Bardella, presidente del Rassemblement national (Rn) francese, per “costruire ponti attraverso le divisioni partitiche”. Ovvero per creare una maggioranza di centrodestra dal Ppe ai Patrioti (e magari oltre), sul modello italiano. Forza Italia, che pochi giorni fa aveva lanciato un appello a sostenere la Cdu-Csu, “nel solco dei comuni valori del Partito popolare europeo”, sulla questione tace.


L’abolizione del “cordone sanitario” nel parlamento europeo è un obiettivo politico che unisce tutti i gruppi a destra del Ppe. Le rare volte in cui proprio il Ppe non ha rispettato il “cordone”, formando la cosiddetta “maggioranza Venezuela”, non bastano ancora a certificare la sua fine. Ma quello che sta indebolendo questo accordo non scritto tra le forze democratiche ed europeiste a Bruxelles e a Strasburgo è oggi l’ambiguità del Ppe. I popolari, riconoscendo la patente di destra “moderata” e non anti europea al gruppo Ecr, accettano la collaborazione con i conservatori su molti temi, ma non pongono loro la condizione di non fare accordi a loro volta sugli stessi temi con le destre estreme. E’ questa sua applicazione per così dire “asimmetrica” che sta indebolendo e svuotando di senso il cordone sanitario. Finora il Ppe ha sempre mantenuto la linea di condanna per Afd. Dopo le elezioni tedesche, risultati alla mano, probabilmente il quadro sarà più chiaro. Di Alberto Ferrarese e Lorenzo Consoli