25 Aprile, duello al Senato su antifascismo e comunismo
25 Aprile, duello al Senato su antifascismo e comunismoRoma, 20 apr. (askanews) – Anche quest’anno il 25 aprile, Festa della Liberazione dal nazifascismo, promette di essere occasione di scontro politico. Un’anticipazione viene dalla discussione che impegna nella tarda mattinata l’aula del Senato e che si conclude con l’approvazione di due mozioni in parte contrapposte, la prima dell’opposizione, la seconda della maggioranza.
A prendere l’iniziativa, dopo le contestate dichiarazioni sull’attentato partigiano di via Rasella contro le truppe naziste, definite “una banda musicale di semi-pensionati” dal presidente del Senato Ignazio La Russa, erano state proprio le forze della minoranza parlamentare: Pd, M5S, Az-Iv, Autonomie e AVS. Il documento (passato con voto bipartisan, 133 sì un solo astenuto), prende le mosse dal discorso col quale la senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta allo sterminio nazista, ha inaugurato la legislatura, chiedendosi per quale motivo il 25 aprile, festa della liberazione, il primo maggio, festa del lavoro, il 2 giugno, festa della Repubblica debbano essere vissute come “date divisive” e non con “autentico spirito repubblicano”. La mozione si conclude poi impegnando il Senato “ad adottare le iniziative necessarie affinché le commemorazioni delle date fondative della nostra storia antifascista si svolgano nel rispetto della verità storica condivisa”. Scontro in aula sulla votazione assai meno condivisa della mozione della maggioranza di destra-centro che estende l’auspicio della “accuratezza storica” ad altre ricorrenze come il 17 marzo, il 4 novembre, il 27 gennaio, il 10 febbraio, il 18 aprile, il 9 novembre e si richiama alla risoluzione del Parlamento europeo “‘contro ogni potere totalitario, a prescindere da qualunque ideologia, e segnatamente contro il nazismo, il fascismo, il comunismo”. Alla fine passa con 78 voti favorevoli provenienti dai gruppi di Fratelli d’Italia, Coraggio Italia, Forza Italia e Lega, 29 contrari (Pd e Alleanza Verdi Sinistra) e 26 astenuti, del M5S, di Azione-Italia viva più uno del gruppo Autonomie (dallo stesso gruppo un voto è andato a favore del documento).Dai banchi della destra partono un coro “vergogna, vergogna” all’indirizzo dei banchi delle opposizioni.
Teso anche il clima nel corso del dibattito in aula. Walter Verini del Pd, presentando la mozione in apertura di dibattito, prova a comunicare una posizione comprensiva delle ragioni della maggioranza. “Non abbiamo imbarazzo alcuno – rivendica – a ribadire giudizi drasticamente inequivocabili su tragedie della storia del novecento. I lager sovietici, i massacri staliniani. Abbiamo ogni anno reso omaggio alle persone massacrate nelle foibe, ai profughi giuliano-dalmati. Ma nel nostro paese c’è stato un regime fascista. E i comunisti italiani si sono battuti per la libertà. Se oggi tutti noi siamo qui, è perché in Italia ci sono stati la resistenza antifascista e il 25 aprile”. Meno concilianti i toni di Raffaele Speranzon di Fratelli d’Italia, che prende la parola per presentare la mozione di maggioranza: “Credo che l’antifascismo sia stato oggetto di una appropriazione indebita e uno stravolgimento del suo significato originale. Doveva essere il valore unificate tra destra e sinistra, ma è diventato un elemento divisivo. Non perché i moderati di centrodestra sono meno antifascisti, ma perché non sono antifascisti come vorrebbe la sinistra: impegnata a distribuire patenti di libertà. E che nella sua storia ha condotto ad atti di efferata violenza in nome dell’antifascismo come il rogo di Primavalle. Ricordo, infine, la risoluzione del Parlamento Ue non votata dalla sinistra che aveva l’obiettivo di condannare ogni forma di totalitarismo novecentesco. Un comportamento indecente. E noi lezioni da chi difende le dittature non le accettiamo”.
Nel corso della discussione il senatore dem Francesco Verducci punta il dito su La Russa, ricordando le parole del presidente del Senato su via Rasella: “Ecco, signor Presidente, sta qui – aggiunge – la falsificazione, il negazionismo subdolo, l’oltraggio che noi non possiamo accettare. Non può esserci mai mistificazione mai! Non può esserci sulla Resistenza, non può esserci da parte di chi ha incarichi istituzionali, non può esserci da parte della seconda carica dello Stato”. Spiegando la sua adesione alla mozione della maggioranza, il senatore Antonio De Poli (Ci-Udc) lancia una sorta di diffida alle opposizioni: “Nessuno, men che meno la sinistra, può arrogarsi il diritto di appropriarsi della cultura antifascista; cultura e valori antifascisti che sono presenti dalla prima all’ultima pagina della nostra bellissima Costituzione”. Quasi una replica il successivo intervento di Peppe De Cristofaro di AVS, che dopo aver ricostruito il clima della Roma dell’attentato di via Rasella, con i rastrellamenti, i combattimenti, le fucilazioni da parte dei nazifascisti, conclude: “Furono solo i partigiani a riscattare l’onore e la dignità di tutto il Paese. Ed è solo con questa solida consapevolezza alle spalle che possiamo incamminarci sul percorso che ci ha indicato la senatrice Segre”. “Non posso negare – dice dal canto suo Paolo Zanettin di Forza Italia – di rimanere sorpreso dal fatto che Il Pd e le altre opposizioni invece non voteranno quella del centrodestra a prima firma Malan. Rimane il rammarico per una occasione perduta per avviarci a una pacificazione e ad una memoria condivisa, a cui entrambe le mozioni, almeno a parole anelavano”. Anna Bilotti,che svolge la sua dichiarazione di voto a nome del M5S, si richiama a un padre della patria: “‘Il fascismo è l’antitesi delle fedi politiche, disse il presidente Pertini. È forse oggi anacronistico ricordarlo? Io non credo, non lo è e non può esserlo fino a quando non cesseranno i tentativi di svuotare di significato queste parole e le tentazioni di revisionismo”, afferma. Per la Lega parla Stefania Pucciarelli, annunciando il voto favorevole a entrambe le mozioni e invitando l’opposizione “a fare altrettanto, in un’ottica di reale conciliazione. Ma dalle dichiarazioni che ho ascoltato questa è ancora molto distante dall’essere attuata. Noi siamo, sì, antifascisti e lo rivendichiamo, ma siamo anche contro i regimi comunisti e in generale contro tutti i sistemi totalitari, nessuno escluso e questa è la nostra differenza”, conclude.
Scontro finale tra Francesco Boccia, presidente dei senatori del Pd, e Lucio Malan che guida il gruppo di FdI. Per l’esponente democratico “se si applaude il discorso di Liliana Segre in Aula, come tutti abbiamo fatto, non si può dire che abbiamo fatto una valutazione diversa – lo dico col massimo rispetto per il collega Speranzon – sulle date che uniscono questo Paese”, a partire dal 25 aprile che, sottolinea Boccia, “è la Festa della Liberazione dal regime nazifascista, non è una ricorrenza comunista o estremista. Ci auguriamo che tutto il Parlamento della Repubblica italiana la sappia ricordare come il nostro Paese e la sua storia meritano”. Parole alle quali Malan replica dando molto spazio proprio al tema del comunismo: “Il 25 aprile – dice – è una data fondamentale per la nostra democrazia, perché se non fosse stato sconfitto il regime fascista, non sarebbero arrivati la Costituzione, la Repubblica, la democrazia e le libere elezioni. Se però il 18 aprile 1948 gli elettori italiani non avessero collocato l’Italia nel campo delle democrazie, che si riconoscono nei valori della democrazia, della libertà e dei diritti individuali, la libertà non ci sarebbe stata e ci sarebbe stato un altro tipo di dittatura. Questo per chi dice che il comunismo non ci interessa, perché non ha toccato l’Italia”. Il voto finale, fra applausi e cori polemici, spegne per oggi la contesa politica. Ma il 25 aprile è vicino e con queste premesse è facile immaginare che non mancheranno le occasioni di rinnovare le contrapposizioni fra i diversi schieramenti.