Roma, 11 apr. (askanews) – Il Documento di economia e finanza (Def) 2023, approvato oggi dal Consiglio dei Ministri, è improntato a stime “prudenti e realistiche”, per dare messaggi di “serietà e affidabilità ai mercati e all’Unione europea”. “Ambizione responsabile” come l’ha definita il Ministro dell’economia, Giancarlo Giorgetti, inviando un suo commento prima di partire per Washington per gli incontri del Fondo Monetario. Se i conti tengono, limitate risultano le risorse a disposizione per misure espansive nella prossima manovra, solo 4 miliardi di euro come differenza tra il deficit/pil tendenziale del 2024(3,5%) e quello programmatico (3,7%). Ulteriori misure dovranno essere coperte da tagli alla spesa, maggiori entrate o rimodulazioni di voci di bilancio. Per il 2023 sono a disposizione ulteriori risorse pari a 3 miliardi di euro che, come ha annunciato il Mef, verranno destinate alla riduzione del cuneo fiscale per i lavoratori a reddito medio-basso.
Il Documento dà conto di una crescita del prodotto interno lordo dell’1% nel quadro programmatico (lo 0,9% nel tendenziale), più sostenuta di quanto stimato a novembre scorso nel Documento Programmatico di bilancio (0,6%). Per il 2024 la stima di crescita viene invece prevista al ribasso rispetto al Dpb: all’1,5% contro l’1,9% di novembre scorso. E ancora in calo all’1,3% nel 2025. Il rapporto deficit/pil e quello debito/pil continuano la tendenza alla discesa graduale. Per quanto riguarda l’indebitamento netto della P.a, il Def conferma gli obiettivi programmatici del Dpb: 4,5% nel 2023, 3,7% nel 2024, 3% nel 2025 e 2,5% nel 2026. Il rapporto debito/pil nel 2022 è risultato migliore delle aspettative, al 144,4%, inferiore di 1,3 punti percentuali rispetto al Dpb di novembre. Il calo continuerà nei prossimi anni per raggiungere il 142,1% nel 2023, il 141,4% nel 2024, il 140,9% nel 2025 e il 140,4% nel 2026. Il Mef tiene a precisare che gli effetti di riduzione del debito sarebbero stati più marcati se “il superbonus del 110% non avesse avuto gli impatti sui saldi di finanza pubblica che si sono finora registrati”.
Di fronte a questo quadro di sostanziale tenuta dei conti pubblici, le risorse che sembrano essere a disposizione per misure espansive risultano limitate. Oltre al ‘tesoretto’ di 3 miliardi per quest’anno, che saranno presto indirizzati al taglio dei cuneo fiscale per i redditi medio-bassi, come annunciato dal Mef nel comunicato, le risorse per ridurre la prossione fiscale sono di poca entità. Nello stesso comunicato del Mef si dice che la pressione fiscale dovrebbe passare dal 43,3% del 2023 al 42,7% entro il 2026, a fine legislatura, quando dovrebbe andare in vigore la flat tax. Questo significa che gran parte della copertura sarà individuata attraverso la revisione delle tax expenditure, che comunque sono agevolazioni fiscali. E per il 2024, come già detto, le misure espansive per famiglie e imprese si aggireranno attorno ai 4 miliardi di euro. Nella nota del Mef si sottolinea inoltre che “il Governo è al lavoro per ottenere la terza rata del Pnrr. Sono in corso le interlocuzioni con le istituzioni europee per la revisione e la rimodulazione di alcuni degli interventi previsti dal Piano e delle relative milestone e target. È inoltre in fase di elaborazione il capitolo del programma relativo al REPowerEU, che comprenderà tra l’altro anche nuovi investimenti”. Tuttavia, “per rendere il Paese più dinamico, innovativo e inclusivo non basta il Pnrr. È necessario, infatti, investire anche per rafforzare la capacità produttiva nazionale e lavorare su un orizzonte temporale più esteso rispetto a quello del Piano” che si conclude, al momento, nel 2026.