Skip to main content
#sanremo #studionews #askanews #ciaousa #altrosanremo

Vino, Marchesi Frescobaldi: 50 anni di “Benefizio” di Castello Pomino

Vino, Marchesi Frescobaldi: 50 anni di “Benefizio” di Castello PominoMilano, 6 mar. (askanews) – Con “Benefizio 2023”, ora disponibile sui mercati internazionali, Marchesi Frescobaldi celebra l’audace visione che nel 1973 ha portato a produrre a Castello Pomino a Rufina (Firenze) la prima vendemmia di questo Cru: Chardonnay in purezza proveniente da un singolo vigneto, fermentato e affinato in barrique.



“Sulla strada per Pomino mi emoziono come fosse la prima volta a scoprire questo angolo unico di Toscana, qui, le classiche colline toscane lasciano spazio ad un territorio inaspettato, quasi montano” racconta Lamberto Frescobaldi, presidente di Marchesi Frescobaldi, spiegando che “fu proprio dall’osservazione e dall’ascolto del territorio che la mia trisavola, Leonia degli Albizi, nel 1855 ebbe l’audacia di piantare le barbatelle di Chardonnay che più di un secolo dopo, videro la luce della prima vendemmia di Benefizio. Questo vino – continua – fu molto voluto da mio zio Leonardo, con il desiderio che fosse da subito un grande bianco da invecchiamento e oggi, dopo 50 anni, tutta la mia famiglia e io siamo orgogliosi di aver desiderato Benefizio, che vendemmia dopo vendemmia, ci regala ogni anno grandi emozioni”. Questa vigna si trova ad un’altitudine di 707 metri slm, con un’esposizione a Sud ed un suolo prevalentemente sabbioso, composto prevalentemente da marne, arenarie e scisti, con un’alta percentuale di argilla e calcare, tra pendii scoscesi, temperature fresche in estate e neve in inverno, magnifici boschi di abeti e sequoie secolari. L’altitudine, le temperature più basse caratterizzate da importanti sbalzi termici giorno-notte, l’intensa illuminazione solare, e i terreni “sciolti”, fin da subito fecero di questa Tenuta lo scenario ideale per la coltivazione dello Chardonnay.


“I vigneti che io ho trovato quando sono arrivato qui erano vecchi e la capacità di durata di un vino dipende dall’età del vigneto. E’ una cosa che le persone non pensano mai, pensano sempre che la capacità di invecchiamento di un vino sia legata alla sua struttura ma non è assolutamente vero: una vite vecchia fa del vino che ha la capacità di invecchiare” ha spiegato ad askanews l’enologo Nicolò D’Afflitto, ricordando che “tutte le varietà come Chardonnay e Sauvignon sono arrivate in Italia molto recentemente e dunque sono poche le persone che hanno avuto la fortuna che ho avuto io a Pomino di ritrovarmi dei vigneti di 30-40 anni di Chardonnay che potevano avere l’ambizione di invecchiare”. “Un enologo che arriva a Pomino o a Nipozzano deve fare un atto di umiltà, di rispetto verso ciò che sono stati la storia, la tradizione e il territorio – ha sottolineato D’Afflitto ad askanews – e dunque in nessuna delle aziende storiche di Frescobaldi ho portato rivoluzioni, tenendo un profilo basso da enologo da backstage, mentre quando abbiamo comprato delle aziende a Montalcino, a Montepulciano o nel Chianti Classico abbiamo dovuto reinventare qualche cosa”.


Oggi invecchiare i vini bianchi non è più un tabù, anzi sta diventando una tendenza soprattutto tra i grandi produttori. “Se ci sono le capacità perché no – ha concluso l’enologo del Gruppo Frescobaldi – certo è che in questo siamo stati limitati in passato dal fatto che i bianchi spesso fossero nella bottiglia borgognotta che erano chiuse con piccolissimi tappi naturali, oggi con i progressi che abbiamo fatto sia con il Diam sia con il sughero naturale possiamo guardare con maggior facilità all’invecchiamento”. La storia del vino di Pomino risale al XIX secolo e i primi riconoscimenti importanti sono del 1878 quando arrivò la medaglia d’oro all’Esposizione Universale di Parigi. Pomino fu una delle prime zone in Toscana ad ottenere la Doc nel 1983 e oggi la Tenuta conta complessivamente 108 ettari vitati tra i 400 e i 750 metri di altitudine.


L’annata 2023, che celebra il cinquantesimo anniversario dalla nascita del progetto, ha visto una vendemmia leggermente posticipata, con uve che hanno mostrato lo sviluppo di un profilo aromatico, complesso ed elegante. Le uve Chardonnay sono state vendemmiate in cassette a mano e una volta in cantina, la pressatura a cui sono state sottoposte è risultata estremamente soffice e delicata, consentendo già in partenza una buona estrazione di mosto limpido, ulteriormente chiarificato dopo la decantazione a freddo. I mosti così ottenuti sono stati messi in barriques, per il 50% nuove e per il 50% di primo passaggio, dove hanno svolto la fermentazione alcolica e solo parzialmente quella malolattica. Successivamente il vino è maturato in legno, sulle fecce, con batonnage effettuati in base a necessità, e ha fatto un ulteriore periodo di affinamento in bottiglia.