La missione Juice dell’Esa in viaggio verso Giove e le sue lune
La missione Juice dell’Esa in viaggio verso Giove e le sue luneRoma, 14 apr. (askanews) – La missione dell’Agenzia spaziale europea Juice ha iniziato il suo lungo viaggio verso Giove e le sue lune Callisto, Europa e Ganimede. Il secondo tentativo di lancio – dopo lo stop arrivato ieri per condizioni meteo avverse con pericolo di fulmini – è andato oggi a buon fine. Il razzo Ariane 5 con a bordo la sonda europea è partito come previsto alle 14.14 ora italiana dalla base di Kourou in Guyana francese. E’ iniziato dunque il viaggio di Juice (Jupiter Icy Moons Explorer) che impiegherà circa 8 anni per raggiungere, nel luglio 2031, il gigante gassoso – distante oltre 600 milioni di chilometri dalla Terra – dopo aver effettuato flyby con Venere, con la Terra e con il sistema Terra-Luna una manovra quest’ultima che consentirà un risparmio significativo di propellente. La sonda trascorrerà molti mesi intorno a Giove completando sorvoli ravvicinati di Europa, Ganimede e Callisto ed effettuando un tour orbitale di Ganimede la più grande delle tre Lune, considerata quasi un nano-pianeta con caratteristiche molto particolari come la presenza di una sottile atmosfera ricca di ossigeno, oceani sotterranei che potrebbero potenzialmente ospitare forme di vita, ed è l’unica luna del Sistema Solare ad avere un proprio campo magnetico. La missione scientifica di Juice inizierà 6 mesi prima dell’arrivo a Giove e l’Esa si aspetta che le prime immagini interessanti potranno arrivare nel febbraio 2032 dopo il primo flyby di Ganimede e il primo passaggio ravvicinato al pianeta. L’obiettivo della missione – che ha una durata nominale di 4 anni ed è stata selezionata nel 2012 come prima missione di classe Large del programma Cosmic Vision- è lo studio delle lune ghiacciate dotate di oceani di acqua per capire se possa esserci o esserci stata in passato vita sul sistema gioviano. La comunità scientifica si aspetta importanti informazioni sul sistema gioviano per poter formulare teorie sempre più precise riguardo alle condizioni di formazione dei pianeti e delle loro lune, e per lo studio di ambienti in grado di ospitare la vita. Juice vede una forte partecipazione del nostro Paese che sotto l’egida dell’Agenzia spaziale italiana ha imbarcato sulla navicella tanta scienza e tecnologia, frutto del lavoro di enti, università e industrie italiane. Dei 10 strumenti a bordo tre – la camera ottica JANUS, il radar RIME, lo strumento di radio scienza 3GM – sono sotto la guida dell’Italia (e la metà sotto la responsabilità dell’Inaf) con principal investigator, rispettivamente, Pasquale Palumbo dell’Università degli Studi di Napoli Parthenope, Lorenzo Bruzzone dell’Università degli Studi di Trento e Luciano Iess della Sapienza di Roma; e uno, lo spettrometro MAJIS, frutto di un accordo bilaterale tra l’Asi e l’agenzia spaziale francese Cnes, è sotto la responsabilità francese ma ha come co-principal investigator Giuseppe Piccioni dell’Inaf di Roma. La realizzazione degli strumenti ha visto il coinvolgimento dell’industria nazionale. La camera multispettrale ad alta risoluzione JANUS e la testa ottica di MAJIS sono state realizzate da Leonardo, mentre il radar RIME e lo strumento 3GM sono stati realizzati da Thales Alenia Space (joint venture tra Thales 67% e Leonardo 33%) in Italia. Leonardo ha anche fornito i pannelli solari di JUICE, i più grandi mai realizzati per una missione interplanetaria, con una superficie di 85 metri quadrati, per fornire la potenza elettrica necessaria a una distanza di oltre 750 milioni di km dal Sole dove le temperature raggiungono i -230°C. La generazione costante di energia elettrica è un requisito indispensabile, senza il quale la missione non potrebbe perseguire gli obiettivi scientifici. Strumenti preziosi affidati a un veicolo spaziale attrezzato per affrontare durante il suo lungo viaggio condizioni estreme: temperature superiori a 250°C durante i sorvoli ravvicinati di Venere che scendono drasticamente a -230°C in prossimità di Giove; scarsità di luce, 25 volte più debole che sulla Terra; forti radiazioni. A bordo di Juice anche un omaggio a Galileo che, per primo, nel 1610 osservò con un telescopio Giove e le sue quattro lune più grandi (Io, Europa, Ganimede e Callisto) notando che questi quattro piccoli corpi, da allora noti come “satelliti galileiani”, cambiavano posizione notte dopo notte. Più di 400 anni dopo un veicolo spaziale sorvolerà le lune di Giove in cerca di risposte sulla formazione dei pianeti e sul Sistema solare, portando con sé idealmente lo scienziato che per primo le osservò: sulla sonda è stata infatti collocata una placca con alcune immagini dalla copia del “Sidereus Nuncius” – il volume in cui Galileo pubblicò le sue osservazioni – messa a disposizione dall’Inaf.