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Libri, esce con il Corriere della Sera “Giubilei” di Marco Galluzzo

| Redazione StudioNews |

Libri, esce con il Corriere della Sera “Giubilei” di Marco GalluzzoRoma, 11 mar. (askanews) – Quasi un album di fotografie, scattate nei momenti più solenni, coloriti, spassosi. Momenti incredibili come segni di fede cristiana, ma luoghi e anni dove la cronaca nera ha superato la bianca: la strage di Pellegrini sul Tevere, il commercio illegale delle indulgenze, lo scontro fra il Vaticano e la Riforma di Lutero, in un intreccio diplomatico che spesso aveva bisogno di spie, faccendieri, persino assassini.



Arriva oggi, con il Corriere della Sera, il libro “Giubilei. La storia segreta degli Anni Santi dal 1300 a oggi” (a 8,90 euro più il prezzo del quotidiano e rimarrà in edicola un mese). Attraverso cronache e aneddoti, ricerche storiche e fatti inediti, Marco Galluzzo, cronista parlamentare del Corriere, da oltre 20 anni “chigista” del Corsera, racconta un mosaico complesso di fede e potere, devozione e opportunismo, delitti e scandali, atti di fede e storie finora mai raccontate. Si passa dal serial killer che colpiva negli ospedali all’anziano di 107 anni che convinse il papa a regolarizzare il Giubileo, dai primi gadget religiosi dei banchieri del 1450 ai commercianti che approfittavano dei pellegrini, fino ai racconti di una schiava d’harem. Tra penitenze sincere e di comodo, conversioni e scandali, l’Anno Santo si rivela rito religioso e grande evento sociale e politico.


Molte cose sono cambiate dal 1300: la Chiesa Cattolica si è evoluta, Roma è diversa e il pellegrinaggio oggi è diventato anche digitale, con milioni di fedeli che seguono l’evento anche attraverso i social network e le dirette streaming in grado di raggiungere ogni angolo di mondo. Ma il mito del Giubileo resta immutato, simbolo di riconciliazione e purificazione. Adesso, alla vigilia del venticinquesimo, quello della “Speranza”, Galluzzo ci ricorda che, oltre alle cerimonie e alla spettacolarizzazione, l’Anno Santo è un crocevia tra spiritualità, storia e cultura, un evento capace di trasformare Roma in un teatro universale di fede e tradizione.


Primo capitolo. Un nonnino di 107 anni, una diceria che annegava nel buio dell’anno Mille, grida e furor di popolo: così, narra una cronaca che profuma anche di leggenda, nacque il primo Anno Santo. Il caso, le ansie dei poveri, e le memorie dei vivi lanciarono il ponte delle indulgenze fra la terra e il cielo. Tutto comincia con un inedito rebus, negli ultimi mesi del 1299. Una voce ricorrente attraversa la strade romane: chi visiterà la Basilica degli Apostoli – promette – verrà premiato con una grande indulgenza. E’ solo un rumour di piazza, non si sa come sia nato, ma giunge alle orecchie del Pontefice. Una verifica negli archivi, e nella memoria dei prealti più anziani, non dà esiti certi. Ma la memoria collettiva di Roma narra di un’indulgenza concessa nell’anno 1000 da Papa Silvestro II, e cita anche due fonti: un eremita spagnolo, parente di San Domenico, e frate Alberico, monaco in Catalogna. La testimonianza. Al popolo bastano e avanzano le dicerie di piazza: la sera del 1 gennaio, in preda alla frenesia della grazia, a centinaia affollano la Basilica, e le porte della chiesa devono essere lasciate aperte per tutta la notte. La voce si sparge e forestieri cominciano ad arrivare da fuori le mura. Bonifacio VIII cede alle richieste, ma vuole anche capire quale fonte abbia innescato tanto fervore. Al cospetto del Pontefice viene condotto un vecchietto, un nobile savoiardo, che sostiene di avere 107 anni: “Mio padre partecipò al Giubileo del ‘200 – giura l’anziano – e mi ha raccomandato di non mancare il successivo, se fossi stato ancora in vita”. La versione è confermata da altri due ultracentenari della diocesi di Beauvais: “Lo dissero e ce lo chiesero anche i nostri padri”.


La bolla di indizione. Il 22 febbraio la Bolla di indizione del primo Giubileo: due milioni di pellegrini – narrano i cronisti dell’epoca – arrivarono da tutta Europa. Giunsero dall’Ungheria e dalla Spagna, dall’Inghilterra e dalla Germania. A piedi, a cavallo, in lettiga; in gruppi o con lunghi viaggi solitari: “Fu la cosa più mirabile che mai si vedesse”, scrisse Giovanni Villani, storico contemporaneo di questi eventi. Parecchi Giubilei dopo, nel 1675, un altro nonnino fu protagonista. Si chiamava Bartolomeo Ceccone, era mantovano, ed aveva ben 104 anni. Aveva visitato Roma 60 volte e quello era il quarto Anno Santo cui partecipava. In omaggio all’età, e ai record, Clemente X lo volle incontrare. In dono gli diede due medaglie, una d’oro, l’altra d’argento.