
Serpillo (Uci): no a dipendenza Ue da fertilizzanti russi
Serpillo (Uci): no a dipendenza Ue da fertilizzanti russiRoma, 8 apr. (askanews) – “La dipendenza dell’Unione Europea dai fertilizzanti chimici di origine russa è un inammissibile paradosso, reso ancor più tale in un contesto geopolitico delicato e in piena transizione ecologica”. Così in una nota Mario Serpillo, presidente dell’Unione Coltivatori Italiani (UCI), interviene su un tema che sta diventando sempre più centrale per la sovranità alimentare e la sostenibilità agricola del nostro Paese e dell’Europa.
Nonostante le sanzioni in vigore, infatti, l’UE continua a importare annualmente fertilizzanti dalla Russia e dalla Bielorussia per un valore stimato in 1,7 miliardi di euro, con triangolazioni commerciali che coinvolgono paesi terzi come Nigeria e Algeria. L’Italia rappresenta una quota inferiore al 10%, ma resta comunque esposta alla volatilità dei mercati internazionali e alle decisioni strategiche di potenze energetiche esterne. “Siamo in una situazione in cui il fabbisogno di azoto per le colture viene colmato con prodotti ad alto impatto ambientale e sociale, prodotti all’estero sfruttando gas a basso costo. È evidente che questa non può essere la direzione di un’agricoltura che vuole essere indipendente, moderna e sostenibile”, prosegue Serpillo sottolineando che bisogna invece putare sul digestato ed è il sottoprodotto derivante dalla digestione anaerobica negli impianti di biogas e biometano.
L’Italia produce ogni anno circa 48 milioni di tonnellate di questo materiale, già oggi utilizzato gratuitamente da molte aziende agricole limitrofe agli impianti. Ma nonostante il suo potenziale, il digestato è oggi penalizzato dalle stesse limitazioni previste dalla Direttiva Nitrati 91/676/CEE per i reflui zootecnici, con un limite di 170 kg di azoto per ettaro all’anno nelle zone vulnerabili. Una soglia che, secondo Serpillo, andrebbe urgentemente ripensata. “Queste regole nascono per proteggere le falde dagli eccessi di azoto, ma non tengono conto del comportamento reale del digestato nel suolo né delle tecnologie moderne che permettono di utilizzarlo in modo mirato, efficiente e sicuro. Non è accettabile che l’Europa ponga limiti rigidi a un fertilizzante organico e rinnovabile, e intanto tolleri l’ingresso di concimi chimici importati da regimi autoritari. Serve una revisione normativa che favorisca l’uso delle risorse locali, non che lo ostacoli”.