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Fipe: donne, giovani e stanieri. Ecco la ristorazione inclusiva

Fipe: donne, giovani e stanieri. Ecco la ristorazione inclusivaRoma, 9 apr. (askanews) – Donne, giovani e stranieri stanno diventando protagonisti del settore ristorazione, uno dei settori più inclusivi dell’economia nazionale. Nel 2024, infatti, le imprese femminili sono circa 94.400 (pari al 28,8% del totale), mentre quelle gestite da under 35 superano le 40 mila unità (12,3% del totale); inoltre, tra i lavoratori dipendenti, il 39,7% è under 30, il 61,8% ha meno di quarant’anni e gli over 60 rappresentano appena il 3,7% del totale. Ancora, le imprese con titolari stranieri rimangono nel 2024 stabili sopra le 50mila unità (14,5% del totale). E’ quanto emerge dal rapporto 2025 Fipe-Confcommercio sulla ristorazione, che fotografa un settore in cui sono attive 327.850 imprese nel settore della ristorazione, in lieve calo rispetto al 2023 (-1,2%).



Il calo diventa più vistoso nel comparto bar, dove nel 2024 le imprese sono 127.667 (-3,3% sul 2023), mentre i ristoranti e le attività di ristorazione mobile sono 195.670 (+0,1%). Le imprese attive nel comparto del banqueting, della fornitura di pasti preparati e della ristorazione collettiva sono 3.849, con una crescita del 3,9%. Il rapporto fotografa anche vecchie e nuove tendenze di consumo: cresce la colazione, che nel 2024 assume una nuova valenza esperienziale, qualificandosi anche come un momento di socialità; sul pranzo continua ad incidere in negativo il fenomeno dello smart working soprattutto per quanto riguarda i grandi centri urbani; la cena resta l’occasione di consumo preferita dai consumatori, specialmente per feste e ricorrenze. Mentre peritivo e dopocena risentono entrambe del calo delle visite delle generazioni più giovani (Z e Millennials), componenti della domanda che dalla pandemia in avanti sembrano aver cambiato in modo sensibile le proprie abitudini di consumo.


Tra i consumi emergenti, si registra la maggiore attenzione alla salute e al benessere dei consumatori, che si riflette nella crescita della domanda di prodotti salutari, all’impatto del cibo sull’ambiente, che spinge le scelte di acquisto verso prodotti con origine trasparente, etici e a basso impatto. Si ripropone, come ogni anno, la difficoltà nel reperire personale qualificato e correttamente formata: secondo il rapporto, il 35,6% delle imprese con almeno un dipendente ha nell’ultimo anno ricercato o assunto nuovo personale o ha in programma di farlo. Di queste, ben il 90,2% ha avuto una qualche difficoltà nel reperire banconisti, cuochi, camerieri, lavapiatti.


Colpa da un lato di un problema strutturale legato al match tra lavoratori e competenze e fabbisogni delle imprese che è sempre più spesso inefficiente. Ma il 34,8% spiega che in diversi casi sono i candidati stessi a rifiutare il lavoro offerto, evidenziando il rischio di una crisi di attrattività del settore.