
Quando la zia è più famosa di Mick Jagger: storie italiane dal Perù
Quando la zia è più famosa di Mick Jagger: storie italiane dal PerùMilano, 14 apr. (askanews) – (di Cristina Giuliano) “La mia famiglia non ha mai smesso di essere italiana: il bisnonno, mio nonno, loro parlavano in italiano e avevano il doppio passaporto; ed io che ho sposato un italiano, pur essendo nata in Perù avevo già i miei documenti prima del matrimonio, il mio passaporto italiano”. A parlare con askanews è Rosa Elena Polastri, artista che oggi risiede a Milano dove ha partecipato in questi giorni di Design Week alla collettiva Milano-Lima II “The colors of the light in art and architecture”, (Exhibition of Architecture and Art, between Perù and Europe). Polastri è un cognome che ‘suona’ a Lima, una dinastia di artisti e non solo: una famiglia che al suo interno contiene uno dei fondatori del primo Partito socialista peruviano (Remo Polastri) e anche una vera star della tv, Yola Polastri: quella stessa che Mick Jagger incontrò nella hall di un hotel a Iquitos, nell’Amazzonia peruviana e che avvicinò, incuriosito di sapere chi fosse quella donna a cui la gente continuava a chiedere autografi (mentre nessuno li chiedeva a lui).
L’aneddoto del leader dei Rolling Stones è passato alla storia, immortalato in una foto che Rosa Elena Polastri ci mostra dal cellulare ed “è stato più volte ricordato lo scorso anno in Perù, quando Yola ci ha lasciati”, spiega Rosa Elena. “Lo stesso Jagger lo ha menzionato nella sua autobiografia”, aggiunge divertita da quella selva di destini incrociati che è la sua famiglia, in quel Perù, immortalato così bene da Mario Vargas Llosa, uno dei più grandi scrittori della nostra epoca che ci ha lasciato proprio in queste ore. Un Perù che acquista una forte impronta italiana nelle storie di famiglia che la stessa Rosa Elena Polastri ha ricostruito e sta ricostruendo. Quindi si parlava italiano in famiglia?, le chiediamo. “Mio papà lo parlava, mio nonno lo parlava e tutti lo parlavano tra italiani; si sposavano tra italiani. Tanto è vero che a Lima c’è un quartiere che si chiama La Vittoria, e questo quartiere era un quartiere milanese, perché c’era gente che veniva dal nord Italia; c’erano le case di ringhiera, davvero. Mia mamma le chiamava case con un solo bagno, perché su ogni piano c’era un bagno per tutti, proprio come le case di ringhiera di Milano. Io l’ho scoperto dopo, quando sono arrivata qua. Per me erano cose antiche, racconti dei nonni, però erano una realtà che poi ho rincontrato per le strade del capoluogo meneghino”.
Le origini di Rosa Elena Polastri – ci racconta – sono dal vercellese, da Genova e da Firenze. “Soprattutto in Perù l’immigrazione è arrivata dal nord (Italia), mentre in Argentina c’è un’immigrazione del sud, da dove arrivava la mano d’opera. In Perù invece approdavano molti italiani con capitali per costruire, per fare cose”. Il trisavolo di Rosa Elena si chiamava Romeo Polastri, sposato con la fiorentina Maria Bianchi: “aveva la sua nave personale, andava e tornava dall’Italia, aveva i suoi impiegati, era ricco”. Una vita in viaggio d’affari, tra San Francisco, Panama, Vercelli e Firenze. Una vita rocambolesca, in un mondo che all’epoca era davvero violento e pericoloso. “Alla fine dell’Ottocento arrivarono in Perù, con moglie e figli. Tanto è vero che il mio bisavolo è nato nel 1869. Ventenne si è sposato con una ragazza peruviana, morta poco dopo. E dopo dieci anni, si è risposato con un’altra signora, figlia di italiani. Il cognome era Emanuelli Guassotti, italianissimo. Lei nata in Perù, era figlia di italiani. Questa è la mia bisavola”. La preponderanza di artisti in famiglia è evidente. “Il mio bisavolo (Romolo), suo fratello (Remo), che era il nonno di Yola Polastri facevano i pittori. Uno faceva i fondali, l’altro gli angioletti. Comunque entrambi erano artisti. Avevano studiato a Firenze, dove la loro mamma li aveva tenuti prima di trasferirsi. Il terzo fratello, andato a vivere in Equador, invece era fotografo”. Remo poi “diventa politico, frequenta i più importanti salotti di Lima ed è tra i fondatori del primo partito socialista peruviano”.
I racconti di Rosa Elena Polastri si dipanano nel tempo e arrivano sino a quando i suoi genitori si incontrano per la prima volta: suo papà, Carlos Humberto Polastri Da Silva, conosce sua mamma a una “festa di quartiere alla Vittoria, perché entrambi vivevano” nel quartiere italiano. “Moltissimi italiani vivevano lì, erano figli di italiani ma nati lì, per cui si sentivano peruviani, ma orgogliosissimi dell’origine europea”, spiega. “Mia mamma era Hilda Matilde Ramirez Riofrio. Era metà italiana e metà spagnola”, sottolinea. “E Riofrio è un altro cognome con una storia a Lima”, aggiunge. Insomma davvero tanta storia e tanta arte nel Dna e in famiglia. Non soltanto una zia più popolare dei Rolling Stones in Sud America, “talmente popolare che ne hanno fatto anche una Yola, una barbie, insomma una bambola a New York”. Ma soprattutto le origini italiane, che hanno sempre avuto un’impronta forte nella vita di Rosa Elena Polastri. “Italianità è una parola che per me vale tanto. Quando io mi sono presentata all’università, la prima cosa che mi hanno chiesto, è stata se io avevo origini italiane, se avevo qualche parente pittore. Ho detto di sì. Penso che sia stato decisivo per farmi ammettere. Essere italiana ed essere un’artista era una marcia in più ed è una cosa che sento. Per me era come un mio dovere fare la pittrice, non so come spiegarlo, perché fin da piccolina, da quando avevo tre anni, sapevo già disegnare. E la mia capacità artistica è una specie di sinonimo della mia italianità. O almeno, io la vivo così”.