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Exposed Torino Foto Festival, le mostre in tutta la città

Exposed Torino Foto Festival, le mostre in tutta la cittàTorino, 16 apr. (askanews) – Raccontare la complessità e le sfide del nostro tempo, dal cambiamento climatico, alle disuguaglianze sociali solo per citare qualche tema: è l’obiettivo della seconda edizione di EXPOSED Torino Foto Festival, che attraverso 12 mostre offre spunti di riflessione su temi come la memoria storica, le identità diasporiche, l’ecologia e il rapporto tra uomo e tecnologia.



All’Accademia Albertina di Belle Arti, quartier generale del festival, cinque artisti presentano progetti che riflettono sulle tensioni del presente. Il fotografo congolese Georges Senga, propone Décalquer, un’indagine visiva su una comunità dimenticata di origine nippo-congolese, nata da un passato minerario segnato dal neocolonialismo. Accanto a lui, l’artista statunitense Gregory Halpern, membro dell’Agenzia Magnum, espone Omaha Sketchbook, una serie di immagini che esplorano la città di Omaha, Nebraska, con uno sguardo che mescola elementi di cultura rurale e urbana. Halpern ha scelto questa città come teatro di indagine per raccontare una realtà sospesa tra passato e futuro. Le sue fotografie sono un racconto visivo che riflette sulle tensioni sociali, economiche e culturali che segnano la provincia americana. Lisa Barnard, artista e ricercatrice britannica, presenta la sua prima retrospettiva a Torino con Running Fast – Senses Off, una riflessione sull’interazione tra guerra, tecnologia e percezione visiva. Il lavoro combina estetica fotografica e ricerca sul campo, muovendosi tra droni, realtà virtuale ed ecosistemi naturali. Silvia Rosi, vincitrice del C/O Berlin Talent Award 2024, porta in mostra Disintegrata, un progetto che intreccia autoritratto e memoria diasporica, rievocando la fotografia da studio dell’Africa occidentale come strumento di rappresentazione identitaria. Valeria Cherchi, vincitrice nell’ambito dell’avviso pubblico Strategia Fotografia 2024, assegnato dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura italiano, presenta, invece, RE:Birth, un lavoro personale e politico che affronta il tema della violenza ostetrica e ginecologica, costruendo una narrazione stratificata tra archivio, testimonianza e paesaggio.


All’Archivio di Stato il taiwanese Sheng-Wen Lo espone Not Bad Intentions. Attempts to Coexist, progetto in collaborazione con FOTODOK e curato da Daria Tuminas, che mette in discussione l’antropocentrismo nelle politiche ambientali, con opere che spaziano dall’installazione al video. Il progetto si avvale del contributo di OGYRE, startup italiana impegnata nella salvaguardia dell’Oceano, che ha donato le reti da pesca dismesse presenti in mostra e ha avviato una campagna di recupero rifiuti per la protezione della biodiversità marina in collaborazione con EXPOSED. Nella stessa sede, la mostra collettiva To Be In and Out of the World, curata dalla ricercatrice e scrittrice Zoé Samudzi, presenta i lavori di tre artisti internazionali, Tiffany Sia (Hong Kong), Ahlam Shibli (Palestina) e Nolan Oswald Dennis (Sudafrica), in una triangolazione visiva che indaga il rapporto tra territorio, appartenenza e potere attraverso approcci concettuali e politici. Alla GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea il fotografo boliviano River Claure, vincitore dell’EXPOSED Grant for Contemporary Photography 2024, espone Once Upon a Time in the Jungle, una rilettura dell’immaginario amazzonico che mescola western americano, cultura indigena e riflessioni postcoloniali.


Alle OGR Torino, Almost Real. From Trace to Simulation esplora il confine tra fotografia e intelligenza artificiale. La collettiva, curata da Samuele Piazza e Salvatore Vitale, riunisce Alan Butler (Irlanda), Nora Al-Badri (Germania/Iraq) e Lawrence Lek (Regno Unito/Singapore): tre visioni differenti per affrontare il ruolo dell’immagine generata, la simulazione museale e la coscienza artificiale. Nell’atrio di Palazzo Carignano, Climate Tribunal di Paolo Cirio, artista e attivista italiano con una lunga carriera internazionale, si articola come un’installazione di denuncia simbolica nei confronti delle aziende responsabili del cambiamento climatico, trasformando i ghiacciai in soggetti giuridici e politici.


A CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia, la fotografa italo-svizzera, Olga Cafiero presenta Cultus Langarum, un progetto sviluppato durante una residenza d’artista presso l’Azienda Vinicola Garesio nelle Langhe. Il lavoro, tra fotografia sperimentale e documentazione del paesaggio, riflette sul rapporto tra territorio, sostenibilità e tradizione. Alle Gallerie d’Italia – Torino, la retrospettiva The Heart of the Matter è dedicata a Carrie Mae Weems, figura centrale della fotografia afroamericana e internazionale. La mostra, curata da Sarah Meister in collaborazione con Aperture, presenta alcuni dei suoi lavori più emblematici insieme all’inedito Preach, una potente installazione sulla spiritualità come forma di resistenza storica delle comunità nere americane.