Ocse, titoli Stato per 23.000 mld nell’area scadranno entro 3 anni
Ocse, titoli Stato per 23.000 mld nell’area scadranno entro 3 anniRoma, 22 mag. (askanews) – Da qui a tre anni nelle economie avanzate e dell’area Ocse giungeranno a maturazione titoli del debito pubblico per 23.000 miliardi di dollari, che andranno rimborsati o rinnovati ma in un contesto nettamente meno agevole: tassi di interesse saliti, liquidità meno abbondandi e fiducia degli investitori diminuita. Lo afferma l’Ocse in un rapporto sulle prospettive dell’indebitamento pubblico (Sovereign Borrowing Outlook 2023).
Nell’ultimo anno l’inasprimento monetario ha mostrato una accelerazione, si legge, e la propensione al rischio dei mercati finanziari globali si è spostata, con la fiducia degli investitori diminuita. Questo segna la fine di un lungo periodo di condizioni di finanziamento benigne per le emittenti sovrane. Inoltre la graduale normalizzazione dei conti pubblici, dopo le derapate che si sono verificate durante i crolli dell’economia causati dalle restrizioni imposte a motivo del Covid, è stata minata dalle ricadute economiche finanziarie della guerra in Ucraina.
L’ente parigino stima che nel 2022 il fabbisogno di finanziamenti sia rimasto del 43% al di sopra della media del periodo tra 2011 e 2019 e l’indebitamento totale di 10 punti di Pil superiore. “Questi volumi rilevanti di debito pubblico dovranno essere ripagati o rifinanziati, in ampia misura a breve. Circa la metà di questo indebitamento extra, pari a 23.000 miliardi di dollari – sottolinea nell’editorale dello studio Carmine Di Noia, direttore per gli affari finanziari e imprenditoriali dell’Ocse – giungerà a maturazione nell’ambito dei prossimi tre anni”. E se fino a poco tempo fa la maggior parte dei Paesi avanzati potevano fare conto su politiche monetarie accomodanti, ora la situazione è cambiata, i costi di rifinanziamento sono più che raddoppiati dal 2021 e si profilano altri aumenti nel breve termine.
Intanto le emittenti sovrane devono affrontare sfide che vanno oltre l’aumento dei tassi. Con l’avvio delle manovre di inasprimento quantitativo, la domanda di titoli di Stato delle banche centrali “è evaporata”, mentre sui mercati le liquidità si sono deteriorate con una confluenza di incertezze macroeconomiche, rischi geopolitici e calo della fiducia degli investitori. Non va meglio per le economie emergenti: devono gestire livelli di indebitamento verso l’estero ai massimi storici, contesti di mercato analogamente impegnativi e esacerbati dal calo della qualità creditizia dei rispettivi titoli di Stato. In diversi casi anche in questi Stati i tassi sono in rialzo, e sono presenti diverse vulnerabilità legate al peggioramento della qualità degli asset. L’Ocse a contato 40 revisioni al ribasso di rating tra Europa e America latina.
Tutto questo messo assieme “implica che guardando avanti la sostenibilità del debito è una questione di acresciuta rilevanza e preoccupazione”, dice l’Organizzaizone per la cooperazione e lo sviluppo economico. “Servono una governance adeguata, una gestione economica responsabile e un percorso di gestione del debito credibile: tutti i fattori non possono essere dati per scontati”. A tutto questo, poi, si aggiunge la questione delle politiche ambientali e soprattutto sul concetto di “cambiamento climatico”, su cui governi stanno dirottando una crescente quantità di fondi. Guardando in parallelo al tema dei bond “sostenibili”, l’Ocse chiede una semplificazione, una standardizzazione delle procedure e dei criteri di rendicontazione.