Il viceministro dell’economia: “Nessuno pensa di tagliar fuori la magistratura contabile dal Pnrr”
Il viceministro dell’economia: “Nessuno pensa di tagliar fuori la magistratura contabile dal Pnrr”Roma, 3 giu. (askanews) – Maurizio Leo (FdI), viceministro dell’Economia, sdrammatizza le polemiche sul ruolo della Corte dei conti nel Piano nazionale di ripresa. “Nessuno pensa di tagliar fuori la magistratura contabile dal Pnrr – dice in un’intervista al Corriere della sera -. Si tratta solo di prevedere controlli compatibili con il massimo dell’efficienza possibile”.
Il governatore Ignazio Visco critica l’idea di ridurre la progressività delle imposte e della flat tax. Che ne pensa? “Ma la riforma fiscale non fa venir meno la progressività. Avremo un sistema più semplice – spiega -. Vogliamo evolvere verso una progressività basata sulla combinazione tra area esente, deduzioni, detrazioni e minori aliquote e scaglioni Irpef. Dopodiché, nel Rapporto sul coordinamento della spesa pubblica 2023 della Corte dei Conti c’è un’affermazione che dovrebbe far riflettere: si dice che se un’imposta progressiva si dimostra ‘molto difettosa’ – sfido chiunque a dire che l’Irpef oggi non lo sia – allora potrebbe essere meglio attenuare. “Non vogliamo tagliare il welfare, ma la sua parte improduttiva. Il fisco deve fare la sua parte e la può fare anche con la riduzione degli scaglioni Irpef e delle aliquote. Ma anche il welfare dovrà fare la sua parte, per scongiurare la crescita senza fine delle risorse necessarie”, avverte il viceministro.
“Mai pensato a una riforma in deficit. Molti interventi non comportano costi: vale, ad esempio, per le moltissime semplificazioni. Vale per l’accertamento, il contenzioso, la riscossione”. I conti del taglio del cuneo fiscale ? “Il taglio di 7 punti di cuneo fiscale costa 11,4 miliardi di indebitamento netto per l’anno in corso, ai quali si aggiungono circa 315 milioni sul 2024. Ma determina un aumento dell’imponibile” “Quel che ha detto il presidente del Consiglio è chiaro. Chi non lo vuole chiamare ‘pizzo’ lo chiami in un altro modo, la sostanza non cambia – spiega Leo -. Abbiamo un sistema che al peso di una tassazione tra le più esose al mondo unisce una serie infinita di adempimenti. Sono costi indiretti della burocrazia, una sorta di fiscalità occulta, ancora più opprimenti per i soggetti più piccoli. Anche qui vogliamo cambiare volto al sistema. Lo stesso vogliamo fare nel contrasto all’evasione, che resta uno dei punti chiave della riforma fiscale”. Ma definire le tasse come “pizzo” non suona come un incoraggiamento alla fedeltà fiscale…”L’imposta va pagata, su questo non ci piove. Giorgia Meloni si riferiva soprattutto all’aspetto sanzionatorio, che ormai è spropositato. E in quel caso il termine è appropriato. Pensi che sull’Iva si arrivano a pagare sanzioni fra il 120% e il 240% della somma dovuta. La stessa Corte costituzionale ha detto che il sistema sanzionatorio va rivisto, perché non è più proporzionale”.