Roma, 6 giu. (askanews) – Una pioggia di soldi che però deve essere finalizzata al meglio. 209 miliardi, sommando i fondi Pnrr e quelli derivanti dal fondo Next Generation Eu, che vanno gestiti da una classe dirigente che però al Sud ancora deve essere pienamente formata. Per il periodo 2014-2020, l’Italia ha ricevuto 64,8 miliardi di euro dai fondi di coesione messi a disposizione da Bruxelles, ma la spesa complessiva certificata dagli organismi europei è stata di 35 miliardi di euro, pari cioè al 54% circa dell’ammontare. Mancano all’appello dunque ben 29,8 miliardi di euro: “Denaro -sottolinea Vincenzo Vinciguerra, analista finanziario e founder di Uropp Finance- che rischiamo di perdere. 29,8 miliardi di euro sono davvero tanti, quasi una finanziaria, è non poterli utilizzare sarebbe davvero uno spreco imperdonabile”.
Ancora più imperdonabile sarebbe gettare al vento il denaro che sta arrivando appunto dal Piano nazionale di ripresa e di resilienza e dai programmi annessi. Nel semestre in corso, l’avanzamento del Piano impone ulteriori 27 obiettivi da conseguire. Di questi, solo uno è stato centrato. Lo dice a chiare lettere la Corte dei Conti. La magistratura contabile ha infatti certificato che, escludendo le spese collegare a misure precedenti come i bonus edilizi e gli incentivi 4.0, il livello di impiego del denaro disponibile è fermo addirittura al 6%: “Il che vuol dire -ricorda Vinciguerra- che alcuni interventi, da qui al 30 giugno 2026, non potranno essere realizzati. Molti mi chiedono come ciò possa accadere. L’inghippo è nella nostra macchina burocratica che appare, rispetto agli altri Paesi europei, estremamente farraginosa e poco propensa al cambiamento. É da qui che bisogna ripartire per cambiare registro. E bisogna farlo subito per evitare di perdere occasioni che, di certo, sarà difficile possano ripetersi nei prossimi anni”. Servono per questo consulenti che sappiano accompagnare sia le imprese che le Pubbliche amministrazioni: “Come mai -dice ancora Vinciguerra- la Lombardia, tanto per fare un esempio virtuoso, riesce a spendere tutto quello che riceve e molte regioni no? Perché Piemonte e Toscana hanno risultati brillanti? La risposta è nel metodo. Al Sud, manca una classe dirigente adeguata e pronta, diciamo così, a imparare le regole dettate da Bruxelles. I fondi europei sono complessi e vanno innanzitutto capiti e ben interpretati, poiché seguono la procedura del Project Cycle Management e chiedono cronoprogrammi, come il diagramma di GANNT, con la definizione di tutte le attività dei partner europei. Se questo processo salta, si rischia di presentare progetti non conformi e quindi passibili di bocciatura. Credo allora che sia arrivato il momento di dotarsi di project manager capaci, di figure professionali che sappiano tradurre in iniziative concrete i bisogni del territorio, ma iniziative che siano compatibili con gli obiettivi che i fondi stanziati si propongono di realizzare”.
Scarse competenze, passaggi burocratici a volte esasperanti, scarsa adattabilità. I difetti italici dunque come ostacolo al progresso: “Come mai -dice ancora Vinciguerra- la Lombardia, tanto per fare un esempio virtuoso, riesce a spendere tutto quello che riceve e molte regioni no? Perché Piemonte e Toscana hanno risultati brillanti? La risposta è nel metodo. Al Sud, manca una classe dirigente adeguata e pronta, diciamo così, a imparare le regole dettate da Bruxelles. I fondi europei sono complessi e vanno innanzitutto capiti e ben interpretati, poiché seguono la procedura del Project Cycle Management e chiedono cronoprogrammi, come il diagramma di GANNT, con la definizione di tutte le attività dei partner europei. Se questo processo salta, si rischia di presentare progetti non conformi e quindi passibili di bocciatura. Credo allora che sia arrivato il momento di dotarsi di project manager capaci, di figure professionali che sappiano tradurre in iniziative concrete i bisogni del territorio, ma iniziative che siano compatibili con gli obiettivi che i fondi stanziati si propongono di realizzare”. Cambiare registro insomma si può. In Lombardia come in Puglia: “Qui, l’attuale Governatore, come quello precedente, ha capito a un certo punto che occorreva intervenire -afferma Vinciguerra. E hanno fatto una cosa semplicissima, hanno sondato il mercato e si sono affidati appunto a consulenti esperti in materia. Il risultato, in pochi anni, è arrivato. I progetti presentati non sono stati più respinti, come spesso accadeva, ma, nella stragrande maggioranza, dei casi sono stati approvati. Con benefici importanti per la regione e per i suoi cittadini, come persone fisiche e giuridiche. Un cambiamento radicale che poi ha significato una migliore qualità della vita e, perché no, servizi più efficienti e tecnologicamente più avanzati. E questo perché buona parte degli investimenti ha riguardato e deve riguardare l’innovazione digitale. Il passpartout per un futuro possibile”.
Un metodo che vale per il pubblico come per il privato: “Il ruolo del consulente che sia in grado di redigere progetti ad hoc -conclude Vinciguerra- è essenziale anche per le imprese. Questo servizio non si limita a indicare l’esistenza di bandi e agevolazioni, ma va oltre perché permette di spulciare i dati contabili dell’azienda e, quindi, di inviare, ogni settimana, una proposta su misura. Il che consente di sapere davvero le opportunità raggiungibili, di non perdere tempo e di non lasciare per strada denaro. Fare tutto questo è per me un obbligo. Non di legge ma morale. Non di legge, ma necessario per il miglioramento economico delle nostre comunità e quindi del tessuto produttivo del nostro Paese”.