Biden dà del “dittatore” a Xi, Pechino: irresponsabile provocazione
Biden dà del “dittatore” a Xi, Pechino: irresponsabile provocazioneRoma, 21 giu. (askanews) – E’ durato due giorni il disgelo Usa-Cina iniziato dopo l’incontro tra il presidente Xi Jinping e il segretario di stato americano Antony Blinken a Pechino. Non si sa se per una gaffe o per un voluto strappo, ma il presidente americano Joe Biden ha provocato una dura reazione cinese definendo Xi un “dittatore”. Il ministero degli Esteri della Repubblica popolare ha risposto affermando che s’è trattato d’una dichiarazione “estremamente irresponsabile”.
Biden ha partecipato ieri a un incontro di raccolta fondi per le presidenziali del prossimo anno in California e, in riferimento alla vicenda del presunto pallone spia abbattuto dagli americani questo inverno nei cieli Usa, ha usato parole particolarmente urticanti per Pechino. “Il motivo per cui Xi Jinping si è molto arrabbiato quando abbiamo abbattuto quel pallone pieno di equipaggiamento per lo spionaggio è che non sapeva che fosse lì”, ha detto Biden ai circa 130 ospiti del ricco evento in una casa privata di Kentfield. “Seriamente: è molto imbarazzante per i dittatori, quando non sono a conoscenza di quanto accade”. Non è chiaro se Biden volesse dare una rappresentazione di Xi come non responsabile per la vicenda del pallone e quindi si è fatto scappare la definizione di “dittatore”, o se abbia volutamente deciso di calcare la mano. Fatto sta che questa frase potrebbe aver vanificato il lavoro di ricucitura di Blinken, ammesso che il tentativo di rasserenamento delle relazioni avesse basi concrete.
La reazione cinese non si è fatta ovviamente attendere. “La Cina esprime un acuto disappunto e una forte protesta” per le affermazioni di Biden, che sono “completamente assurde, estremamente irresponsabili, contraddicono i fatti e violano gravemente l’etichetta diplomatica; oltre a vulnerare seriamente la dignità politica della Cina, sono un’aperta provocazione politica”, ha detto oggi la portavoce del ministero degli Esteri cinese Mao Ning nella quotidiana conferenza stampa a Pechino. Le dichiarazioni di Biden, in ogni caso, appaiono piuttosto incoerenti sia con l’azione diplomatica di Blinken, ma anche leggendo il prosieguo del discorso fatto dal presidente americano. Sempre nello stesso evento, Biden ha detto che “il punto più importante è che ora siamo in una situazione in cui vogliamo avere di nuovo una relazione” con la Cina. E ha aggiunto: “Tony Blinken è andato lì, il nostro segretario di stato; ha fatto un buon lavoro e ora prenderemo del tempo”.
La visita di Blinken, in effetti, è stata presentata come una ripresa del dialogo tra Washington e Pechino, alla luce della necessità condivisa da entrambe le parti di mantenere aperta la porta diplomatica delle due potenze. Tuttavia, i passi successivi non saranno semplici. Gli Usa e la Cina, infatti, sembrano avere idee diverse sul proseguimento del dialogo. Mentre gli americani sembrano ansiosi di far partire un tavolo di consultazione militare – dopo che Pechino ha negato un incontro per riprendere le consultazioni di sicurezza -, i cinesi vogliono piuttosto riavviare i colloqui sul terreno dell’economia. In ballo, tra l’altro, c’è la possibilità di un summit tra Biden e Xi, in una data da definire (ma si ventila l’ipotesi di novembre, quando a San Francisco si terrà il summit Apec della Cooperazione Asia-Pacifico). Si pensa che Blinken abbia posto la questione di un incontro al vertice quando ha visto Xi, ma nel rapporto fornito dal ministero degli Esteri di Pechino dell’incontro si segnala solo che il presidente cinese “ha chiesto al segretario Blinken di presentare i suoi saluti al presidente Biden”. Nessun cenno quindi a un possibile vertice e, dopo le ultime dichiarazioni di Biden, questa eventualità sembra allontanarsi.