Fondazione UniVerde e Marevivo: puntare su dissalatori marini mobili
Fondazione UniVerde e Marevivo: puntare su dissalatori marini mobiliMilano, 28 giu. (askanews) – Gli impianti di dissalazione a terra sono costosi sia da costruire che da manutenere, energivori e impattanti tanto sulle coste, che li ospitano o dovranno ospitarli con tempi di realizzazione lunghi e incerti, quanto su flora e fauna marine locali per via degli scarichi di salamoia. È quanto emerge dalle relazioni di Roberto Di Vincenzo (già dirigente dell’allora ministero della Marina mercantile) e Giuseppe Taverna (già dirigente per il servizio idrico integrato e l’approvvigionamento idrico delle Isole minori della Regione Siciliana) che pur partendo disgiuntamente giungono alle medesime conclusioni fornendo uno spaccato inquietante sul case study delle Isole minori della Sicilia dove risiedono stabilmente circa 33 mila abitanti (che nei periodi estivi decuplicano) e l’approvvigionamento di acqua potabile è affidato proprio a questa tipologia di impianti di dissalazione che, in alcuni casi, sono talmente obsoleti e malandati da rendere insostenibile, economicamente ed ambientalmente, soddisfare il 70% del fabbisogno idrico valutato dal P.R.G.A della Regione Siciliana in 5.140.000 mc (abbondantemente superato con la presenza turistica).
Data l’origine vulcanica di varie isole siciliane, alcune ancora interessate da fenomeni eruttivi, considerata la morfologia dei loro territori che complica gli sviluppi progettuali su terra, la mancanza di interconnessione della rete, peraltro interessata da perdite di carico che superano il 50%, considerato poi il pregio naturalistico di molte isole che ha portato, per citarne alcune, a costituire il Parco nazionale di Pantelleria, le Aree marine protette delle Egadi, di Ustica e delle Pelagie o ancora a iscrivere le Eolie nel Patrimonio dell’Umanità, il coro degli interventi aperti dalla relazione introduttiva di Giuseppe Nerio Carugno (Segretario generale della Fondazione UniVerde) è stato pressocché unanime sulla necessità di garantire il diritto all’acqua potabile e di qualità ai cittadini delle isole minori italiane senza pregiudicare il patrimonio naturale. In questo preoccupante scenario i dissalatori mobili marini si affermano con ancora più forza come valida alternativa, sostenibile ed economica, agli impianti fissi e consentono di ottimizzare la gestione dei piani di sicurezza e di fornitura dell’acqua potabile alle isole minori anche in caso di crisi, emergenze e maggiore richiesta idrica nella stagione turistica. Di questi temi si è parlato ieri al convegno moderato da Alessio Falconio (Direttore di Radio Radicale), “Agenda 2030 e il diritto all’acqua delle Isole minori. Le alternative sostenibili per un rifornimento idrico di qualità e amico del mare” realizzato da Fondazione UniVerde, Marevivo, Città Metropolitana di Roma Capitale, con il patrocinio di Ancim – Associazione Nazionale Comuni Isole Minori, che si è svolto presso Sala Di Liegro di Palazzo Valentini in Roma. Il convegno è stato aperto dal saluto di benvenuto di Rocco Ferraro (Consigliere della Città Metropolitana di Roma Capitale delegato alla transizione ecologica, ambiente, aree protette e tutela degli animali) che ha fatto i complimenti alla Fondazione UniVerde e a Marevivo e assicurato il massimo appoggio all’iniziativa poiché “il tema dell’acqua è fondamentale e urgente da affrontare”, oltre che “cruciale per le piccole realtà locali come le isole minori”.
“Sui temi dei processi sostenibili di dissalazione, del diritto all’acqua potabile e di qualità per i cittadini delle isole minori e della tutela del mare, la Fondazione UniVerde e Marevivo hanno da sempre coinvolto le istituzioni per ottenere norme adeguate. Si tratta di una questione urgente di carattere sanitario e ambientale che deve trovare una soluzione – osserva Alfonso Pecoraro Scanio, Presidente della Fondazione UniVerde -. Sui temi dei processi sostenibili di dissalazione, del diritto all’acqua potabile e di qualità per i cittadini delle isole minori e della tutela del mare, la Fondazione UniVerde e Marevivo hanno da sempre coinvolto le istituzioni per ottenere norme adeguate. Si tratta di una questione urgente di carattere sanitario e ambientale che deve trovare una soluzione. Occorre una regolamentazione chiara e univoca sulla diffusione e sulla gestione dei dissalatori a terra e direttive più stringenti sugli scarichi di salamoia sulla costa, altamente inquinanti. L’ipotesi di adottare dissalatori mobili marini rappresenta una valida risposta sia al consumo di suolo da parte degli impianti fissi che alla necessità di tutelare flora e fauna marina. Questo è il senso dell’iniziativa di oggi e dell’appello che rivolgiamo a Governo e Parlamento per una efficace funzione di indirizzo, realizzando una VAS (valutazione ambientale strategica) ma anche per sostenere un’innovazione tecnologica ‘made in Italy’”.. “È da 38 anni che ci battiamo perché il mare sia ‘vivo’ e tra le tante attività abbiamo accolto anche le problematiche delle isole italiane minori riguardo il tema dei dissalatori. Per un anno, ci siamo riuniti assiduamente intorno a un tavolo insieme al Ministero, cercando delle linee guida da attuare per una corretta dissalazione, linee guida che sono state inserite anche all’interno della Legge Salvamare, che speriamo diventi subito attiva. Sappiamo tutti che la nostra salute dipende dalla salute del mare, quindi se il mare avrà problemi, anche noi non staremo bene”, evidenzia Carmen Di Penta, Direttore Generale di Marevivo.
Gilberto Pichetto Fratin, Ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, in collegamento video, ha assicurato attenzione e impegno nell’affrontare il tema della dissalazione, le sue implicazioni e l’alternativa rappresentata dai dissalatori mobili per il rifornimento delle isole minori. Più in generale, il Ministro ha posto l’accento sulla necessità di create le giuste condizioni per ottimali infrastrutture idriche, al fine di “trovare un punto di equilibro, la via giusta”, a un tema importante e urgente come quello della gestione della risorsa idrica. Patty L’Abbate, Vicepresidente della Commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera dei Deputati, ha sottolineato l’importanza di proseguire l’iter legislativo sulla proposta di Legge quadro per lo sviluppo delle isole minori marine, lagunari e lacustri, che prevede di garantire il rifornimento idrico con l’uso di tecniche a basso consumo energetico, nonché con il recupero delle acque piovane con micro e fitodepurazione e il riutilizzo di acque reflue, opportunamente trattate, per essere usate in sicurezza in agricoltura, nell’ottica dell’economia circolare. Occorre programmare azioni chiare nel breve e lungo periodo, effettuare prevenzione e scegliere tecnologie adeguate considerando i metodi di valutazione degli impatti ambientali e le fragilità dei territori.
In rappresentanza dell’Associazione Nazionale Comuni Isole Minori è intervenuta Gian Piera Usai (Segretaria nazionale Ancim) che ha indicato la necessità di dare risposta ai temi del riuso dell’acqua e contro le perdite dalle condotte. Per contribuire a ridurre il rischio di alluvioni, la soluzione proposta dall’Associazione nazionale è quella di creare invasi per imbrigliare le acque torrenziali, oltre al rimboschimento di aree per arginare le frane e la perdita di suolo, senza dimenticare l’esigenza di regole edilizie più mirate. Per uno sviluppo integrato, che sia condizione per la realizzazione di progetti di efficientamento, ha rilanciato la proposta di un piano idrico nazionale per tutte le isole minori. A seguire, è stato proiettato il video del dissalatore mobile marino realizzato da Marnavi. Elasticità di impiego, qualità dell’acqua trattata – più pulita poiché presa al largo e in profondità -, difesa del paesaggio e delle fasce costiere in assenza di consumo di suolo, difesa del mare e degli ecosistemi in assenza del devastante impatto salino dovuto allo scarico concentrato di salamoia in un singolo punto – tipico degli impianti fissi – in quanto la riversa e disperde gradualmente in mare, anche sfruttando l’elica, durante la navigazione. Sono solo alcuni dei vantaggi derivanti dall’uso di dissalatori mobili marini rispetto ai dissalatori di terra che peraltro, in caso di fermo impianto, di improvvisi fabbisogni o di emergenza idrica, richiedono il ricorso al trasporto via mare di acqua potabile, ovvero un costo ulteriore. Senza considerare che l’iter autorizzativo per i dissalatori di terra richiede quasi sempre anni. Giuseppe Cavuoti (Dirigente Struttura di Missione per le Politiche del Mare presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri), sottolineando che il diritto all’acqua rappresenta una estensione del diritto alla vita, ha rilanciato il primo Piano del mare, alla cui elaborazione e approvazione dovrà adempiere il Cipom. Il documento sarà pubblicato entro luglio e conterrà – per la prima volta nella storia del Paese – gli indirizzi strategici, per il prossimo triennio, in materia di tutela e valorizzazione della “risorsa mare” dal punto di vista energetico, ambientale, logistico, economico e delle relazioni istituzionali. Nello stesso, ha evidenziato Cavuoti, è previsto un intero capitolo dedicato al “sistema delle isole minori”. Nel corso del convegno sono state illustrate le relazioni tecniche di esperti e docenti di diverse Università italiane. Luca Lucentini (Direttore Centro Nazionale per la Sicurezza delle Acque, Istituto Superiore di Sanità) ha confermato il rispetto degli standard di qualità dell’acqua potabile prodotta dai dissalatori mobili marini. Francesco Aliberti (Professore Dipartimento di Biologia, Università degli Studi di Napoli Federico II) ha rimarcato gli impatti dello scarico dei dissalatori a terra nell’ambiente marino e i limiti per un reale monitoraggio, pre e post captazione, della qualità delle acque lungo la costa; nonché dei potenziali impatti sanitari dell’acqua potabile prodotta da impianti a terra. Roberto Danovaro (Professore ordinario presso l’Università Politecnica delle Marche) giudica utilissimo l’approvvigionamento di acqua potabile con i dissalatori mobili affermando nettamente la migliore qualità delle acque prelevate al largo. Danila Iacovelli (Docente Cattedra Unesco, Polimi – Sede di Mantova e Ricercatrice in Diritto amministrativo presso il Politecnico di Milano) ha sollecitato una riflessione sulle nuove teorie geocostituzionaliste che, pur minoritarie, mirano a riconoscere la priorità della natura, approdando all’idea di un rimodellamento dell’assetto costituzionale in funzione della tutela dell’ambiente, con conseguente assoggettamento del potere politico al rispetto della natura.