Rilascio acque Fukushima, cresce opposizione interna ed esterna
Rilascio acque Fukushima, cresce opposizione interna ed esternaRoma, 5 lug. (askanews) – Cresce l’opposizione interna ed esterna al controverso piano giapponese di scaricare in mare l’acqua di raffreddamento dei reattori della centrale nucleare Fukushima Daiichi, teatro dal 2011 del peggiore incidente nucleare della storia dopo Chernobyl. E se, a sancire il nuovo corso nelle relazioni Tokyo-Seoul, dalla Corea del Sud arriva una sostanziale apertura ai piani nipponici, è invece dura la presa di posizione di Pechino.
Nella consueta, quotidiana conferenza stampa, il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin ha affermato che il rapporto dell’Agenzia internazionale dell’energia atomica (Aiea), che ha dato ieri un sostanziale via libera al progetto giapponese, non può essere usato come un “passaporto” usato dal Giappone per conurre un’operazione che ha, a suo dire, l’unico scopo di “ridurre al minimo i costi e rischi (per Tokyo) e lasciare che il mondo intero sopporti i pericoli evitabili dell’inquinamento nucleare”. Tokyo si trova di fronte a un problema importante. Dall’incidente nucleare, innescato dal devastante tsunami dell’11 marzo 2011, si sta accumulando acqua utilizzata per raffreddare in reattori andati in meltdown. Questo liquido viene trattato con un metodo definito ALPS, che però non è in grado di eliminare tutte le sostanze radioattive dall’acqua. Secondo il governo giapponese, il livello di contaminazione residua in queste acque è minimo e consente di diluire in sicurezza il liquido nell’oceano. Ma la cosa non convince né le popolazioni locali, né i paesi limitrofi.
Intanto però l’acqua viene stoccata in grandi silos, che stanno ormai saturando l’area attorno alla centrale. I serbatoi al momento hanno superato quota mille e le autorità ritengono non sostenibile ancora questa pratica. Ieri il direttore generale dell’Aiea, Rafael Mariano Grossi, ha presentato un rapporto positivo rispetto al piano nipponico. “Sulla base della sua valutazione completa, l’Aiea ha concluso che l’approccio e le attività per lo scarico delle acque trattate ALPS adottate dal Giappone sono coerenti con gli standard di sicurezza internazionali pertinenti”, ha scritto Grossi nella prefazione al rapporto. “L’Aiea – ha proseguito Grossi – continuerà a fornire trasparenza alla comunità internazionale, consentendo a tutte le parti interessate di fare affidamento su fatti e scienza verificati per informare la loro comprensione della questione durante tutto il processo”. Per il capo Aiea il rilascio delle acque di Fukushima avrà un “impatto trascurabile” sull’ambiente.
L’Aiea ha deciso da oggi l’apertura un ufficio a Fukushima per monitorare eil processo “per i decenni a venire”, ha detto Grossi, aggiungendo che visiterà l’area intorno all’impianto per parlare con i leader locali e i pescatori. Questi ultimi, però, non sembrano meno arrabbiati della Cina rispetto al progetto. “Io sono estremamente preoccupato, perché non so fino a quale livello di rilascio dell’acqua trattata influirà sul mio lavoro e sulla vita marina”, ha detto Eitatsu Kikuchi, un pescatore di Soma all’agenzia di stampa Kyodo. Si tratta di popolazioni che hanno sofferto prima lo tsunami, poi gli effetti dell’incidente nucleare sia in termini di sgomberi forzati, sia in termini economici a causa del danno reputazionale alle attività agricole e di pesca di una regione che un tempo viveva principalmente di queste. Le cooperative di pescatori di tre prefetture hanno già annunciato che presenteranno una petizione questa settimana al governo centrale e all’operatore della centrale, la TEPCO, sottolineando la loro opposizione al rilascio delle acque trattate.
Un altolà rispetto al piano giapponese, inoltre, è arrivato anche dalle nazioni insulari del Pacifico. Il Forum delle Isole del Pacifico, un gruppo regionale guidato dall’ex primo ministro delle Isole Cook Henry Puna, ha sottolineato in un comunicato di giugno che il forum è “pienamente impegnato ad affrontare le forti preoccupazioni per il significato della potenziale minaccia di contaminazione nucleare per la salute e la sicurezza della sua gente e delle sue prospettive”. Più articolata, invece, appare la posizione del governo sudcoreano di Yoon Suk-yeol, che ha aperto una nuova stagione di dialogo e di relazioni amichevoli con Tokyo dopo anni di freddo tra i due principali alleati regionali degli Stati uniti. “E’ da sempre una posizione del governo il fatto di riconoscere l’Aiea come prestigiosa agenzia su cui c’è consenso e noi manteniamo il nostro rispetto per le sue scoperte”, ha detto uno dei portavoce dell’esecutivo, Park Ku-yeon. Non è ancora un appoggio, anche perché Seoul intende presentare un proprio rapporto basato sulle analisi Aiea sul quale definire la sua posizione, ma è un’apertura come non se ne erano mai viste da parte di uno dei paesi che si era opposto i maniera più dura al rilascio. Il cambio di posizione, tuttavia, non costa poco politicamente a Yoon. Il presidente e il suo governo sono stati già fortemente attaccati dall’opposizione per la loro accondiscendenza al progetto giapponese e ci sono state anche manifestazioni di protesta.