Proposta direttiva Ue su suolo, Re Soil: solo un primo passo
Proposta direttiva Ue su suolo, Re Soil: solo un primo passoMilano, 6 lug. (askanews) – “Un testo che rispecchia solo parzialmente gli obiettivi giusti e ambiziosi che la Ue aveva fissato per curare il degrado del suolo, nonostante indubbiamente individui importanti azioni di monitoraggio per tracciare, entro i prossimi 5 anni, un quadro preciso della situazione dei suoli europei”; così di Debora Fino, presidente di Re Soil Foundation, ha commentato la proposta di direttiva Ue sul suolo presentata a Bruxelles dal vicepresidente della Commissione, Frans Timmermans, e dal commissario all’Ambiente, Virginijus Sinkevicius.
“Nella sua Strategia 2030 per il Suolo, la Commissione si era data l’obiettivo di riportare in salute tutti i terreni europei entro metà secolo – ha proseguito Fino – Per riuscirci occorrono azioni concrete e coraggiose e un deciso cambio di rotta, a partire dal consumo di suolo che procede a ritmi insostenibili in molti Paesi, Italia compresa. Nella stessa introduzione alla proposta di legge, la Commissione ricorda che il 60-70% dei suoli continentali è malato e che i terreni coltivabili si sono dimezzati in 50 anni da 0,36 ettari pro capite a 0,18”. Nel testo di proposta è contenuto qualche passo in avanti rispetto alla situazione attuale. Secondo Re Soil Foundation è ad esempio positiva la decisione di istituire un quadro coerente di monitoraggio di tutti i suolinella Ue e di obbligare gli Stati membri a dotarsi di un registro aggiornato dei siti contaminati, facendo al tempo stesso una valutazione specifica per ogni sito sulle sue ricadute per la salute umana. “Ma sappiamo bene – ha aggiunto Fino – che il monitoraggio da solo non è in grado di far invertire la tendenza al degrado della salute dei suoli. Occorre inserire dei target che siano il frutto di impact assessment, dialogo con le parti e di una visione sistemica che tenga conto degli impatti delle azioni messe in campo in ottica transettoriale”.
Altrettanto positiva è valutata da Re Soil la scelta di prevedere una sorta di “linee guida” che gli Stati dovrebbero seguire in caso di consumo di suolo. Secondo il testo della Commissione si dovrebbero ad esempio ridurre il più possibile le aree soggette a consumo di suolo, selezionare aree in cui la perdita di servizi ecosistemici sarebbe ridotta al minimo e compensare il più possibile la perdita di tale capacità. Importante poi viene sottolineata la volontà di sostenere gli agricoltori che hanno investito in pratiche agricole sostenibili (es.: rotazione colturale) anche attraverso modelli di carbon farming e sistemi premianti, con l’obiettivo di potenziare i casi virtuosi. Anche l’attenzione alla riduzione degli scarti della filiera agroalimentare (il target fissato per il 2030 è -10% nella fase di processo e -30% per distribuzione e consumo) è considerato un segnale positivo.
Walter Ganapini, presidente del Comitato Tecnico Scientifico di Re Soil Foundation, ha a sua volta sottolineato l’importanza di integrare il contenuto della direttiva nell’iter di approvazione che si aprirà nelle prossime settimane. “È necessario – ha spiegato Ganapini – che il Consiglio dei Ministri UE e il Parlamento Europeo apportino sensibili integrazioni al testo attuale in modo da renderlo coerente con la priorità di avere suoli sani. Da essi dipende il 95% della nostra produzione agricola. Una corretta gestione del suolo, la risorsa più limitata di cui disponiamo, aiuta a mitigare la crisi climatica e ottimizza l’efficienza del sequestro di carbonio. Sono sfide che non possiamo eludere”. Re Soil Foundation è la fondazione promossa dall’Università di Bologna, Coldiretti, Novamont e Politecnico di Torino, con l’obiettivo di dare impulso a reale interventi per la tutela del suolo e la rigenerazione territoriale.