Ddl cibo coltivato, Unionfood: cambio nome alimenti a base veg grave danno
Ddl cibo coltivato, Unionfood: cambio nome alimenti a base veg grave dannoMilano, 20 lug. (askanews) – Le aziende del gruppo Prodotti a base vegetale di Unione Italiana Food esprimono in una nota “profonda delusione e preoccupazione” per l’approvazione in Senato dell’emendamento, inserito nel Ddl “sul cibo sintetico”, che vieta l’utilizzo per i prodotti a base vegetale di denominazioni che si ispirano a ricettazioni e preparazioni alimentari utilizzate anche per la carne o il pesce, e/o a terminologie della macelleria, salumeria e pescheria. La nuova norma appena approvata al Senato ora sarà al vaglio della Camera.
“I prodotti a base vegetale sono di casa sulle tavole di oltre 20 milioni di italiani che li consumano regolarmente e che da oltre 30 anni sono abituati a chiamarli così – spiegano in una nota le aziende del gruppo prodotti a base vegetale di Unione Italiana Food – Chi li sceglie legge bene le loro etichette e le valuta chiare, trasparenti e complete, sia sugli ingredienti, che sui valori nutrizionali. Allora perché questo intervento? E perché inserire l’emendamento in un Ddl che si occupa di cibo sintetico con cui i nostri prodotti non hanno nulla in comune, né per caratteristiche, né per materie prime usate (i prodotti a base vegetale sono realizzati, appunto, solo con materie prime agricole di origine vegetale), né per lavorazione? Questo crea un grave danno ai consumatori, che ora saranno sì confusi, e a un importante settore industriale, con le sue aziende e i suoi lavoratori”. “I prodotti a base vegetale non hanno nulla a che vedere con il cibo sintetico o coltivato in laboratorio – proseguono – Nascono da materie prime agricole tradizionali, che fanno parte da sempre della nostra alimentazione: verdure, cereali e legumi. E aiutano a portare in tavola uno degli ingredienti, i vegetali, che è alla base della dieta mediterranea, considerata in tutto il mondo uno dei modelli alimentari più equilibrato e salutare”.
Unionfood sottolinea che il livello di consapevolezza sulla composizione dei prodotti a base vegetale è oggi molto alto tra i consumatori: secondo un’indagine condotta da Astraricerche a marzo 2023, il 79,3% legge attentamente le etichette di questi prodotti (percentuale che sale fino al 92% presso i consumatori più fedeli). Otto consumatori su 10 le reputano “esplicite e chiare”, “facili da leggere e comprensibili”, “veritiere e non fuorvianti”. “Questo divieto nelle denominazioni metterà a rischio un comparto in continua crescita (+10% nel 2021) e aziende (coi loro lavoratori) che operano in questo settore da decenni offrendo prodotti sani, naturali e sostenibili. Marche che comunicano i propri prodotti con modalità e denominazioni chiare, auto esplicative, nel pieno rispetto delle norme. Le nostre etichette permettono al consumatore di reperire e scegliere facilmente sugli scaffali, senza rischi di confusione, i prodotti che vogliono portare in tavola. Il divieto finirà, invece, per ottenere l’effetto opposto a quello desiderato, generando confusione e disorientamento per decine di milioni di italiani, che consumano abitualmente questi prodotti. Sarebbe giusto – concludono – continuare semplicemente a denominare i prodotti a base vegetale per come il consumatore è abituato a identificarli, lasciandogli la totale libertà di scegliere cosa, come e quando mangiarli”.