Coldiretti: da domani fermo pesca esteso a tutto l’Adriatico
Coldiretti: da domani fermo pesca esteso a tutto l’AdriaticoMilano, 18 ago. (askanews) – Il fermo pesca da sabato 19 agosto si estende al tratto di costa compreso tra San Benedetto e Termoli, dopo che la flotta aveva già interrotto le sue attività da Trieste ad Ancona e da Manfredonia a Bari. A darne notizia è Coldiretti Impresapesca, sottolineando che il blocco delle attività, nel tratto tra il sud delle Marche, l’Abruzzo e il Molise, durerà dal 19 agosto fino al 24 settembre. Come lo scorso anno, spiega Coldiretti Impresapesca, in aggiunta ai periodi di fermo fissati i pescherecci dovranno effettuare ulteriori giorni di fermo a seconda della zona di pesca e del tipo di risorsa pescata.
Nonostante l’interruzione dell’attività sulle tavole delle regioni interessate, sarà possibile trovare prodotto italiano, dal pesce azzurro come le alici e le sarde, al pesce spada, a spigole, orate, sogliole, cannocchie, vongole e cozze provenienti dalle barche della piccola pesca, dalle draghe e dall’acquacoltura. Il fermo cade quest’anno in un momento difficile, denuncia Coldiretti Impresapesca, con la spada di Damocle delle nuove linee di indirizzo del Commissario alla Pesca, Virginijus Sinkevicius, che pende sulla flotta Italia. La misura più dirompente è il divieto del sistema di pesca a strascico. Ma le nuove linee prevedono anche la restrizione delle aree di pesca con tagli fino al 30% di quelle attuali, denuncia Coldiretti Impresapesca, con scadenze ravvicinate nel 2024, 2027 per concludersi nel 2030.
Coldiretti Impresapesca lamenta inoltro che l’assetto del fermo pesca 2023 non in tutti gli areali risponde ancora alle esigenze delle aziende né a quelle di sostenibilità delle principali specie target della pesca nazionale, tanto che lo stato di alcune risorse che il fermo vorrebbe tutelare, in una delicata fase di vita, nei 38 anni di fermo pesca non è molto migliorato nonostante gli sforzi e le restrizioni messe in atto dalla flotta nazionale che ha visto una contrazione perdendo circa il 33% delle unità da pesca e 18.000 posti di lavoro. Il fermo, conclude, non deve essere una mera restrizione dei tempi di pesca, misure già abusate dai regolamenti comunitari, ma deve avere come obiettivo quello di tutelare le risorse target nelle fasi biologiche più importanti quali la nascita e l’accrescimento dei giovanili, una fase di tutela che non può essere disgiunta dalla attenzione alla sostenibilità economica delle imprese di pesca coinvolte alla misura di fermo e dalla sostenibilità sociale per la tenuta dei territori costieri e delle tante economie collegate alla produzione ittica quali il commercio, la ristorazione, il turismo e la cantieristica.