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Allarme in Cina: mancano talenti per sviluppare l’IA

| Redazione StudioNews |

Allarme in Cina: mancano talenti per sviluppare l’IARoma, 14 set. (askanews) – Nella grande corsa allo sviluppo dell’intelligenza artificiale (IA), la Cina, che pure sta facendo passi da gigante, si trova ad affrontare una carenza di milioni di talenti. Lo racconta oggi Nikkei Asia in un ampio resoconto.

“Insieme alle grandi aziende tecnologiche, startup, società finanziarie e altri sono alla ricerca di talenti superiori nell’intelligenza artificiale”, ha affermato a Nikkei Angus Chen, capo del personale AI presso la società di reclutamento ManGo Associates con sede a Shanghai. “Molti candidati ricevono offerte da più aziende e alcuni hanno deciso di rivolgersi a un’altra azienda anche dopo che abbiamo trascorso mesi a prepararci per metterli in contatto con una particolare azienda”. In questa situazione di mercato, a giovarsene sono prevalentemente titolari di master o dottorati sulla trentina, i cui curriculum includono periodi presso aziende specializzate in modelli linguistici di grandi dimensioni, che sono alla base dell’intelligenza artificiale generativa. I lavoratori qualificati nel settore dell’IA possono guadagnare molto e Chen ha affermato che alcune “reclute” hanno ricevuto offerte per oltre 3 milioni di yuan (383mila euro) all’anno.

Dopo che, il mese scorso, le autorità cinesi hanno emesso le normative e rilasciato le prime autorizzazioni alla commercializzazione di piattaforme IA, è partita una grande gara dei giganti tech a mettere a disposizione i propri modelli linguistici di grandi dimensioni. Baidu ha reso disponibile il 31 agosto il suo Ernie Bot, SenseTimes il suo SenseChat. Poi sono arrivati anche Tencent e Alibaba. Mentre, invece, i concorrenti Usa, a partire da ChatGPT di OpenAI e Bard di Google, sono ancora bloccati nella Repubblica popolare. Questa corsa a rilasciare chatbot, però sta surriscaldando il mondo del lavoro specializzato del settore. Secondo la piattaforma di ricerca di lavoro Liepin, consultata da Nikkei Asia, le offerte di lavoro nella categoria di generazione di contenuti AI, compresi quelli per ingegneri di algoritmi, sono aumentate di 2,3 volte nella prima metà del 2023 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

La retribuzione media annua per tali offerte di lavoro ha superato i 400.000 yuan, quasi raddoppiando la media di 220.000 yuan osservata nel settore dei veicoli a nuova energia. “La generazione di contenuti basati sull’intelligenza artificiale – ha spiegato Liepin – si sta espandendo rapidamente e la domanda di talenti continuerà a crescere in futuro”. La carenza di personale non viene però come un fulmine a ciel sereno. Già nel 2020 il ministero delle Risorse umane del governo di Pechino aveva quantificato il deficit di personale nel settore dell’IA in 5 milioni di unità. Sostanzialmente, l’offerta di professionisti qualificati nell’IA soddisfarrebbe solo il 10% della domanda. E, se non si intensificheranno gli sforzi di formazione, il deficit potrebbe superare i 10 milioni nel 2025.

Qualcosa tuttavia si muove. Wang Haifeng, responsabile tecnologico di Baidu, ha dichiarato a gennaio che negli ultimi anni si è verificata una carenza di talenti nell’intelligenza artificiale compresa tra 5 e 8 milioni, ma l’azienda ne ha formati oltre 3 milioni attraverso vari sforzi di cooperazione. Secondo un rapporto pubblicato a maggio da McKinsey & Co, però, la Cina è si potrebbe ritrovare a corto di 4 milioni di talenti nel campo dell’intelligenza artificiale nel 2030. “Oltre il 2030, la nostra ricerca – ha scritto ancora la società di consulenza – suggerisce che il calo del tasso di natalità ridurrà ulteriormente la disponibilità di talenti nell’intelligenza artificiale, poiché meno studenti entreranno nei programmi universitari”.