Slovacchia, la svolta filorussa di Fico tra mille incertezze
Slovacchia, la svolta filorussa di Fico tra mille incertezzeMilano, 2 ott. (askanews) – Una vera svolta filorussa nel cuore di Visegrad o un pretesto da campagna elettorale che non avrà le temute conseguenze? Grande è l’allarme per la svolta populista a Bratislava sulla stampa internazionale oggi che la presidente della Slovacchia (ed europeista) Zuzana Caputova ha dovuto conferire al capo del principale partito di opposizione Smer, vincitore delle elezioni parlamentari, l’incarico di formare un governo, dandogli 14 giorni di tempo. Cnn addirittura mette in un titolo la vittoria di Robert Fico sullo stesso piano del “blocco repubblicano degli aiuti all’Ucraina” dagli Usa che “fanno il gioco di Putin”.
Eppure secondo il quotidiano slovacco Dennik N, che oggi pubblica un lungo commento di taglio economico sulla svolta elettorale, “non c’è da temere la promessa di Robert Fico di normalizzare a breve termine i rapporti con la Russia. Da un lato, lui stesso dice che ciò avverrà solo dopo la guerra, cosa che non sappiamo quando avverrà. Inoltre, la Russia non è più già molto importante per i nostri affari e col tempo lo diventerà ancora meno”. Lo Smer ha vinto le elezioni parlamentari con Fico che ha basato la sua campagna sulla retorica anti-americana, sulla promessa di smettere di inviare armi all’Ucraina e sull’impegno a contrastare le ambizioni della Nato. “La Commissione europea può rappresentare l’unico freno funzionale” annota Dennik N. Per ora intanto c’è da formare il governo e il vincitore ha 14 giorni per farlo. “Non sarà facile”, ha ammesso il capo dello Smer secondo il quotidiano slovacco Pravda.
Smer si è infatti aggiudicato quasi il 23% dei voti, ma per un esecutivo con il sostegno della maggioranza in Parlamento bisogna ottenere la collaborazione di almeno altri due partiti. La stessa Caputova certo non gli ha riservato un caloroso benvenuto e non sembra intenzionata a spianargli la strada: i rapporti tra i due sono notoriamente più che tesi. L’incontro è durato 15 minuti. “In passato la Slovacchia ha già sperimentato che il vincitore delle elezioni alla fine non formava un governo. L’ultima volta che è successo è stato nel 2010 proprio a Smer” annota Pravda. Il tempo intanto scorre, ha sottolineto il capo dello Stato che ha incontrato oltre a Fico anche il presidente del movimento slovacco progressista Michal Simecko e domani (3 ottobre) negozierà con il presidente del partito slovacco di orientamento social-democratico Hlas, Peter Pellegrini. Nei prossimi giorni proseguiranno gli incontri con gli altri leader. Se Fico, 59 anni riuscirà a creare una coalizione, diventerà primo ministro per la quarta volta. Ma qualcuno considera che Smer ha vinto, è vero, ma non con il 30% o con il 40%, piuttosto con meno del 23% e non esclude che si può almeno considerare tecnicamente fattibile un governo “normale” senza Smer. Peraltro il partito liberale Progresivne Slovensko (Slovacchia progressista, PS), che ha ottenuto il secondo maggior numero di voti alle elezioni parlamentari slovacche, vede ancora un’opzione per formare una coalizione di governo.
Intanto oggi pomeriggio il Ministero degli Esteri a Bratislava ha convocato un rappresentante dell’ambasciata russa in Slovacchia per false dichiarazioni rilasciate dal capo dell’intelligence russa Sergei Naryshkin – durante il silenzio elettorale in Slovacchia – “che mettevano in dubbio l’integrità delle elezioni libere e democratiche” nel paese. “Riteniamo che tale disinformazione deliberatamente diffusa sia un’ingerenza inammissibile da parte della Federazione Russa nel processo elettorale nella Repubblica Slovacca, che come Stato indipendente, sovrano e democratico garantisce ai suoi cittadini un processo elettorale giusto e trasparente”, ha affermato il Ministero. “I prossimi quattro anni saranno principalmente una lotta per il controllo di queste istituzioni. Smer cercherà sicuramente di controllare i media pubblici, la polizia, la procura e la magistratura” scrive sul quotidiano slovacco Sme Ivan Miklos, ex ministro delle finanze ed economista, facendo riferimento a quanto già accaduto in altri Paesi di Visegrad: Polonia e Ungheria. Insomma niente di nuovo, salvo sorprese. Unico dato certo è che la lotta è solo cominciata.