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Crea: produrre un chilo di miele italiano costa tra i 9 e i 10 euro

Crea: produrre un chilo di miele italiano costa tra i 9 e i 10 euroMilano, 3 nov. (askanews) – Produrre un chilo di miele in Italia ha un costo che oscilla tra gli 8,9 e i 9,7 euro, mentre le rese di miele per alveare si differenziano in base alla modalità di allevamento: per il nomadismo la resa media è di circa 22 chili di miele per alveare, per gli stanziali si attesta intorno ai 12 chili. A calcolare questi valori è stato il Crea che, con il suo centro di politiche e bioeconomia, in collaborazione con l’Osservatorio nazionale miele, ha realizzato l’indagine statistica Honey cost, con l’obiettivo di determinare i costi di produzione del miele, identificati per la prima volta attraverso una metodologia scientifica, rigorosa e precisa.

Di fronte al trend positivo del comparto nell’ultimo decennio, testimoniato sia dal numero crescente di alveari e di apicoltori sia dall’incremento del valore registrato dal comparto in termini economici, il Crea ha cercato di definire in maniera attendibile e sistematica i costi per misurare la sostenibilità tecnica ed economica delle aziende e l’efficienza gestionale. Se confrontiamo i costi italiani a quelli del contesto europeo, sebbene manchino statistiche sul prezzo medio, osserviamo una serie di stime con prezzi piuttosto differenziati, dai circa 3-4 euro nei paesi dell’est Europa (Polonia, Ungheria, Romania) ai 15-20 euro dell’Austria, della Germania, dell’Irlanda; in Spagna, il maggior produttore in Europa, il prezzo stimato si attesta sui 7 euro.

Nel contesto nazionale, da una prima analisi, il Crea deduce buone performance economiche: la produttività unitaria degli alveari (resa in miele), rispetto al prezzo riconosciuto agli apicoltori, si posiziona sopra la soglia minima delle rese unitarie, consentendo di coprire i costi di produzione – ad eccezione delle aziende del gruppo “piccole – stanziali”. I costi di produzione sono distinti in tre livelli, ciascuno con componenti di costo che si aggiungono passando da un livello all’altro. Un primo livello – spese variabili, quelle correnti e quelle sostenute per il confezionamento e la commercializzazione del prodotto – pari mediamente a 4,1 euro per chilo di miele prodotto, un secondo livello – i costi fissi, quelli del lavoro retribuito, degli affitti, delle manutenzioni ordinarie e degli ammortamenti – che ammontano mediamente a 3,2 euro per chilo di miele, e un terzo livello – con la stima del costo opportunità del lavoro familiare non retribuito – che raggiunge i 13 euro per chilo di miele.

Il campione oggetto di indagine è composto da 434 aziende rappresentative del contesto produttivo nazionale e regionale, la cui produzione standard è superiore a 8 mila euro, con una dimensione minima di 120 alveari per un totale di 6.100 apicoltori rappresentati. I dati (2021 e 2022) sono stati rilevati a partire da 392 questionari. Il 70% delle aziende rispondenti praticano il nomadismo e oltre il 30% è di tipo biologico; il 45% delle aziende rilevate sono grandi (con una consistenza media di oltre 240 alveari), corrispondente a oltre 50 mila euro di produzione standard. Circa un terzo si caratterizza, invece, dall’essere di dimensione piccola (meno di 25 mila euro di produzione Standard e una consistenza media di 65 alveari). “Comprendere quanto costa all’apicoltore produrre un vasetto di miele – ha spiegato Milena Verrascina, I tecnologa Crea politiche e bioeconomia e una degli autori dell’indagine – è un importante elemento per determinare le strategie e pianificare gli investimenti aziendali. Per quanto il settore sia soggetto infatti a variabilità, dipendenti da clima, ambiente esterno e eventi non facilmente prevedibili, avere chiaro il costo può aiutare l’apicoltore a pianificare attività, avviare azioni di rafforzamento, intervenire su minacce e problematiche, valutare piani assicurativi adeguati. La determinazione del costo di produzione è un parametro di valutazione anche per il consumatore, che spesso viene attirato dal prezzo basso per la sua scelta di acquisto”. “Un miele di qualità – conclude – prodotto dagli apicoltori italiani che possono contare su una grande varietà di ambienti, di essenze e specie botaniche, di biodiversità, non può avere un costo particolarmente basso, bisogna diffidare”.

Questa rilevazione è la prima di ulteriori analisi, nelle annualità successive, che costituiranno serie storiche utili ad analizzare, anche nel lungo periodo, gli andamenti dei fattori, non solo economici, presi in considerazione. L’indagine, infatti, proseguirà con un’azione specifica nell’ambito della Rete rurale nazionale.