Stretta Ue sui crimini ambientali, nuovi reati e nuove sanzioni
Stretta Ue sui crimini ambientali, nuovi reati e nuove sanzioniBruxelles, 16 nov. (askanews) – I negoziatori del Parlamento europeo, della presidenza di turno spagnola del Consiglio Ue e della Commissione europea hanno raggiunto un accordo provvisorio, nel pomeriggio a Bruxelles, sulla revisione della direttiva Ue sui crimini ambientali, che comprende disposizioni per migliorare le indagini, la definizione di nuove tipologie di reati, e il rafforzamento e l’armonizzazione delle sanzioni non solo contro gli individui, ma per la prima volta anche contro le persone giuridiche nell’Unione.
L’accordo dovrà ora essere confermato dal Parlamento europeo, con un voto della plenaria dopo un passaggio in commissione Affari giuridici, e dal Consiglio Ue. La direttiva entrerà in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea. Le nuove norme sostituiscono la precedente direttiva del 2008, divenuta obsoleta di fronte agli sviluppi del diritto ambientale dell’Ue. A seguito di una valutazione nel 2019-2020, la Commissione europea ha concluso che gli effetti della direttiva erano stati limitati, poiché il numero di casi indagati con successo e conclusi le penalità previste è rimasto limitato. Inoltre, i livelli di sanzioni imposti erano troppo bassi per essere dissuasivi e la cooperazione transfrontaliera non veniva effettuata in modo sistematico. Il 15 dicembre 2021 la Commissione ha presentato perciò una proposta di revisione per migliorare l’efficacia della direttiva.
L’accordo raggiunto oggi dai co-legislatori sulla proposta della Commissione prevede di aumentare da nove a 18 il numero di reati attualmente previsti dal diritto penale dell’Ue. Tra i nuovi reati figurano il traffico di legname, che è una delle principali cause di deforestazione in alcune parti del mondo, il riciclaggio illegale di componenti inquinanti delle navi, gravi violazioni della legislazione sulle sostanze chimiche, l’importazione e l’uso di mercurio e gas fluorurati a effetto serra, l’importazione di specie invasive, l’esaurimento illegale delle risorse idriche e l’inquinamento causato dalle navi. Il Consiglio e il Parlamento europeo hanno inoltre concordato una definizione di “reato aggravato”, con sanzioni più severe, per tutte le violazioni della legge, commesse intenzionalmente, che causano distruzione o danni particolarmente gravi all’ambiente (irreversibili, di lunga durata, diffusi e consistenti con impatto su un ecosistema di notevoli dimensioni o valore ambientale, o su un habitat naturale all’interno di un sito protetto, o sulla qualità dell’aria, del suolo o dell’acqua). Tra questi figurano reati paragonabili all’ecocidio con risultati catastrofici, come l’inquinamento diffuso o gli incendi boschivi su larga scala.
Per le persone fisiche, compresi i rappresentanti delle aziende, che commettono uno dei reati previsti dalla direttiva, è prevista la reclusione massima non inferiore a dieci anni in caso di delitti dolosi che causano la morte di una persona; non inferiore a otto anni in casi di reato aggravato con risultati catastrofici per l’ambiente; non inferiore a cinque anni per i reati commessi con negligenza grave che abbia causato la morte di una persona; e una pena detentiva massima fra i tre e i cinque anni per altri reati intenzionali inclusi nella legislazione, a seconda di fattori quali la durata, la gravità o la reversibilità del danno. Riguardo alle persone giuridiche è prevista una sanzione pecuniaria massima pari al 5% del fatturato complessivo mondiale dell’impresa, o in alternativa una multa da 40 milioni di euro per i reati più gravi, e per tutti gli altri reati una sanzione pecuniaria massima pari al 3% del fatturato complessivo mondiale della persona giuridica, o in alternativa una multa da 24 milioni di euro.
Possono inoltre essere adottate misure aggiuntive, come l’obbligo per i trasgressori di ripristinare l’ambiente danneggiato o di risarcire il danno causato, l’esclusione dall’accesso a finanziamenti pubblici e la revoca di permessi o autorizzazioni. Le persone e le associazioni che denunciano reati ambientali e collaborano con le autorità esecutive beneficeranno di misure di sostegno nell’ambito del procedimento penale. L’individuazione e la sanzione dei crimini ambientali richiede un’efficace catena di azioni che coinvolga la giustizia e le forze dell’ordine. Gli operatori che lavorano sul campo, compresi ispettori, agenti di polizia, pubblici ministeri e giudici, dovranno beneficiare di risorse sufficienti, sia finanziarie e che in termini di personale adeguato, e di una formazione specializzata regolare, nonché di strumenti efficaci per l’applicazione delle norme, il coordinamento, la cooperazione e la raccolta dei dati. Gli Stati membri dovranno organizzare anche delle campagne di sensibilizzazione per ridurre la criminalità ambientale, e saranno inoltre tenuti a preparare strategie nazionali di lotta alla criminalità ambientale e a raccogliere i relativi dati statistici, mentre la Commissione europea dovrà aggiornare regolarmente l’elenco dei reati penali. Dato che la criminalità ambientale è un fenomeno globale complesso che richiede l’impegno di diverse autorità e spesso ha effetti transfrontalieri, la nuova direttiva faciliterà la cooperazione e il coordinamento delle autorità nell’Ue e a livello internazionale. Nei casi di reati transfrontalieri, le autorità nazionali saranno tenute a cooperare tra loro e con altri organismi competenti, come Eurojust, Europol o la Procura europea. La Commissione europea ha accolto con favore l’accordo provvisorio, sottolineando in una nota che la nuova direttiva migliorerà l’efficacia dell’applicazione del diritto penale ai reati ambientali più gravi che possono avere effetti devastanti sia sull’ambiente che sulla salute umana, e contribuirà a raggiungere gli obiettivi del Green Deal europeo. “Una volta entrata in vigore la nuova direttiva, gli Stati membri dovranno includere nelle loro leggi penali una maggiore precisione nella definizione delle categorie di reati ambientali, nonché efficaci sanzioni dissuasive per i trasgressori. Il nuovo quadro giuridico contribuirà a garantire che gravi reati ambientali non rimangano impuniti”, rileva la nota. “La criminalità ambientale provoca danni devastanti al nostro ambiente, nuoce alla nostra salute e alla nostra economia. Per troppo tempo i criminali hanno tratto profitto dalla debolezza delle sanzioni e dalla mancanza di applicazione delle norme”, ha commentato Virginijus Sinkevicius, commissario per l’Ambiente. La nuova direttiva, ha aggiunto, “garantirà meglio che le violazioni più gravi delle norme ambientali siano considerate crimini, che le forze dell’ordine siano più efficaci sul campo e che i difensori dell’ambiente siano più protetti e riconosciuti”. La criminalità ambientale è la quarta attività criminale più importante al mondo ed è considerata una delle principali fonti di reddito per la criminalità organizzata insieme alla droga, alle armi e al traffico di esseri umani. E’ difficile da individuare, perseguire e punire e ha un impatto notevole non solo sull’ambiente ma anche sulla salute umana. Secondo la Commissione, il fenomeno sta crescendo a tassi annuali compresi tra il 5% e il 7% a livello globale, creando danni duraturi agli habitat, alle specie, alla salute delle persone e alle entrate fiscali dei governi e delle imprese. Secondo le stime dell’Unep e dell’Interpol, pubblicate nel giugno 2016, le perdite economiche annuali causata dalla criminalità ambientale sono comprese tra i 91 e i 258 miliardi di dollari.